martedì 13 dicembre 2022

Il futuro della specie,la metafora di Ischia

 Di questi tristi tempi pare che il mondo sia di nuovo diviso da una cortina di ferro.

Da una parte le autocrazie Cina Russia e paesi Islampetroliferi, dall’altra Europa, Usa e qualche nipponico e taiwanese convertito alla via del bushido democratico.

Ma qual è la reale posta in gioco?

Quali mondi si stanno realmente confrontando?

Ho l’impressione che lo scontro democrazia-autoritarismo sia in realtà una lotta segreta tra 2 frange di specie umana: i cacciatori solitari, e i cacciatori-agricoltori in branco.

Mai del tutto sopita la guerra tra cacciatori solitari nomadi, e agricoltori stanziali “civilizzati” sta riemergendo in nuove forme.

In primis cos’è l’Occidente e la sua democrazia.

Diciamo, storicamente cos’è stato?

Quando gli europei scoprirono l’America a un certo tipo di europei insofferenti alle condizioni di sovrappopolazione e tirannia al di qua dell’Atlantico non parve migliore paradiso terrestre di un immenso continente abitato da 1 milione di indiani in tutto quando una singola città europea di allora rischiava di avere più popolazione di quell’intero continente.

Inquadrato ruvidamente come colonialismo , questa migrazione di individui dall’Europa alle Americhe fu mossa essenzialmente da una sete di purezza, dì verginità, di anarchia.

I padri Pellegrini del mayflower scappavano si da persecuzioni religiose.

Ma di fondo la questione non è di chi in quel continente ci è emigrato, la questione è di chi è rimasto.

La religione c’entra poco o nulla.

Ho compreso la psicologia dei coloni europei in America leggendo le cronache marziane di Bradbury.

Lo splendido sotterfugio letterario di trasporre l’America rurale del tempo che fu su un Marte apparentemente fantastico e leggendario è riuscito a comunicarmi lo spirito perduto dell’America che fu.

Erano individui claustrofobici, non scappavano ne da guerre, ne da fame, ne da povertà.

Scappavano da una cosa molto precisa: dall’essere umano.

Erano esseri umani che cercavano la verginità la purezza delle condizioni originarie della vita pre “civilizzata”.

Portatori di un anarchismo legislativo a cui faceva da contrappeso una morale strettissima di tipo religioso.

Cosa alquanto incomprensibile per un “ civilizzato” fuori dalla “civiltà “ lontano da altri esseri umani sei solo con te stesso, le leggi umane valgono ciò che valgono, nessuno ti potrà obbligare a nulla, eppure sentirai la necessità di seguire delle leggi per così dire “al di là dell’umano”.

Lo spirito dell’America originario è stato molto equivocato.

Sepolto sotto il mito francamente stretto e incomprensibile del cowboy e dell’indiano si è mancato di riflettere che in origine la convivenza era possibile perché il cosiddetto selvaggio west attraeva i solitari.

Persone che non ne potevano più degli spazi stretti, delle galere, delle fabbriche, delle miniere, dell’ignominia dell’uomo che crede di addomesticare se stesso e si incattivisce come un cane alla catena.

E poi…

E poi dopo che solitari su solitari si accumularono, vennero gli un po’ meno solitari, poi i tipi sociali affaristi, poi i delinquenti, poi gli sceriffi che ti dovevano difendere dai delinquenti poi le prigioni, poi i grattacieli e in sostanza nel momento in cui l’utopia della libertà intesa come “vivo da solo per i cavoli miei” si stempero’ nel nulla attuale crebbe un impero, un impero dimentico dei suoi Romolo e dei suoi Remo, delle sue origini che non c’entrano nulla col capitalismo, la borsa, i dollari e la democrazia intesa in modo giacobino come la dittatura della maggioranza.

Si creò anche in Europa una leggenda in voga presso gli pseudo acculturati europei: quella del cowboy scemo che usa la pistola.

In sostanza nel criticare l’America essi fanno uso dello stesso materiale storiografico di dubbia qualità che dicono di criticare: “ le pellicole western di Hollywood”.

Nella peggiore delle ipotesi gli spaghetti western.

La sete di libertà, di cieli stellati, di aria pura e spazi sconfinati viene ingloriosamente ignorata.

E così torno al dunque.

L’umanità è al bivio.

Deve scegliere che fare di se medesima.

Purtroppo più aumenta la popolazione più si afferma una clausura sempre più angosciante, muri barriere, folli lockdown in cui intere città diventano prigioni a cielo aperto.

L’uomo deve decidere.

Non tra le galere americane e i laogai cinesi.

L’uomo deve decidere se ne è valsa la pena di aggregarsi.

Nella moderna metropoli si consuma un dramma, il dramma di chi è solo anche se in mezzo alla folla.

Questo dramma è ciò da cui molti europei sono fuggiti nei secoli scorsi trovando rifugi negli spazi sconfinati del nuovo continente.

New York,San Francisco sono l’incubo che ritorna, non di certo la grandezza di quell’utopia.

L’uomo deve decidere se ha senso vivere in una giungla di cemento isolato dagli altri sotto leggi apertamente sadiche, o rivedere la sua natura sociale.

Il lockdown è stato un grande momento storico, la civiltà ha gettato la maschera e si è mostrata per ciò che è: un immensa prigione.

Qualsiasi scusa è buona per infilarti nella gabbia.

Ai cinesi non è sembrato vero un simile assist alla loro “pro socialità “ basata sull’ obbedire come marionette e stare rigidi come pupazzi, neanche come schiavi in catene.

Dopo due anni qualcuno vorrebbe spaccare tutto in quel disastro asiatico.

Non mi sorprende.

Mi sorprende di più l’amante delle catene occidentale che vorrebbe trasformare l’Europa e gli USA in un formicaio delirante cinese.

Ma non mi sorprende neanche troppo.

L’uomo ha da decidere: recuperare la cara antica solitudine e tornare a essere un cacciatore solitario, o essere pigiato come una gallina ovaiola in mezzo ai propri “simili”.

Per l’uomo è un momento di difficoltà.

Civilta non è sinonimo di progresso o di futuro.

Qualcuno mi chiede se il futuro è il motore diesel come piace a me, io dico, il futuro non è le scempiaggini dei detenuti che scrivono sui social.

Il futuro l’umanità lo decide se reputa conveniente fare prevalere il comportamento pro-sociale inteso come schiavitu auto ed eteroimposta o se ridefinire il proprio concetto di priorità è socialità.

L’autocrazia rappresenta una modalità gestionale dell’uomo sull’uomo che non tiene conto del suo essere uomo.

E la democrazia…

Anche.

Ma la forma di autocrazia temperata occidentale rappresenta il residuo di un tempo in cui qualcuno preferì essere un lupo affamato solitario ad essere un cane pasciuto alla catena.

Qui secondo me si consuma un destino.

Il destino di una specie che deve in qualche modo saper fare a meno dei propri simili se vuole conservarsi, o se procedere lungo una linea di privazione totale di libertà nel nome di non si capisce bene cosa.

Non è questione di un anarchismo d’accatto da centro sociale occupato in contesto urbano zozzo.

L’anarchia, l’unica anarchia possibile si chiama solitudine.

Ma quella vera di notte in mezzo a una foresta.

Non quella da bilocale in lockdown.

E l’uomo è chiamato a una scelta non facile:

Da una parte lo sciame umano che ti ignora, ma in cui apparentemente non sei solo, dall’altra le vastità spopolate in cui apparentemente sei solo.

L’aggregazione umana si sta girando contro l’uomo è non è più questione di cacciare mammut in gruppetti, qua si consuma la divergenza della specie.

Soli a trastullarsi sul cellulare in un centro abitato, o soli a tentare di accendere un fuoco nel “nulla”?

Dopotutto già i cinesi stessi avevano presi le distanze dal loro alveare creando il taoismo.

Il saggio che se ne va, non è ambizioso, ritorna nel cuore della foresta, a vivere e morire con dignità e spontaneità.

Mostruosamente la Cina moderna ha preso solo la sua parte più deteriore civilizzata:

Il bastone che a Confucio serve per picchiare, a Lao Tsu serviva per inerpicarsi sui monti.

Inutilmente si ciancia di ambientalismo e pianeta che soffre.

Il pianeta se ne fotte, il dramma è tutto nostro.

Abbiamo costruito un modello di cooperazione fra noi che per funzionare deve eliminare le precipuita’ che abbiamo acquisito in milioni di anni.

Lancio il mio anatema contro i vari ambientalismi d’accatto.

Prima di essere ambientalista devi stare in un bosco di notte.

Devi conoscere ciò che credi di difendere.

E devi conoscere anche te stesso e la tua paura.

Per capire che ne sarà di te.

L’essere umano sta correndo verso follie di socialità che francamente sono asociali.

Si comporta da insetto, neanche più da mammifero.

E si sente tale.

E come scarica la sua frustrazione?

Prendendosela con i mammiferi che si comportano come mammiferi e non come insetti.

Prigionieri di una totale cecità proclamo che non me ne fotte un cazzo del CO2 dei Diesel se poi devo mettermi una mascherina in cui affogo nel mio stesso CO2.

Questa mascherata di ciò che io chiamato come futurinismo va vista per quello che è:

La macchina elettrica, le baggianate rinnovabili non sono necessariamente il futuro.

Ma neanche il diesel.

Il futuro è comprendere se il gioco del comportamento sociale vale la candela della libertà.


Ulteriori divieti ci faranno solo stare peggio.

Prendiamo il disastro di Casamicciola.

La lettura è univoca.

Non dovevano costruire li o bisognava fare “ manutenzione” del territorio.

Nessuno riflette su una cosa.

Su Ischia ci sono 80000 persone se non stanno a Casamicciola dove stanno?

A Napoli?

E se erutta il Vesuvio?

Allora sgomberiamo Napoli intera e la mandiamo al nord?

E se poi ritorna il covid e loro si trovano bloccati a Bergamo li rimandiamo a Napoli?

Ma signori, ma non vi rendete conto di qual è il reale problema?

Invece di postare foto del fascio in cui si facevano i canali di scolo rendetevi conto che durante il fascismo la popolazione non era concentrata in modo ossessivo sulle coste o nelle pianure dove appunto se c’è un alluviò e sono cavoli tuoi.

C’erano tante piccole rocche medievali sulle cime dei colli e degli Appennini che si sono spopolate.

Paesi fantasma dove ormai vivono solo più gli ottantenni.

Ma se tutti stanno sulle coste o nelle piane malsane ti stupisci sul serio di alluvioni frane ed epidemie?

E tutti a cianciare di ulteriori leggi per impedire alla gente di edificare case o per buttarle giù.

Ma tanto anche se le buttano giù le ricostruiranno in un posto assurdo.

Guarda i prezzi delle case “davanti al mare”.

Ma certo che i costruttori costruiscono la gente si concentra sulle coste con atteggiamento da sciame di formiche.

I divieti non servono.

Leggi c’è ne sono 70000.

Processi 70 milioni.

Ma Cristo santo credi che nel medioevo fossero così scemi da edificare in certi posti?

Ma mica qualcuno glielo vietava.

Il punto è che se tu vedi una fotografia satellitare notturna dell’Italia ti renderai conto del problema.

Tolta la luce sulle coste e in pianura padana, l’Italia ha una sorta di midwest appenninico totalmente spopolato.

Totalmente.

Chiaro che se la popolazione dai tempi del fascio raddoppia e per giunta va via dai paesini medievali in cima alle rocche per stare a valle avrai cementificazione folle e dissesto idrogeologico, sia perchè a monte non c’è più nessuno per fare manutenzione sia perché a valle sono in troppi.

E’ difficile da capire?

Attendo processo a sindaci e metereologi che non hanno lanciato l’alleata meteo.

Ma almeno la galera è in un posto al sicuro o franerà anche lei?

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