Stava aspettando.
Il cielo era una lente di azzurro puro con cui potevi mettere a fuoco l'infinito.
Ma lui sapeva, sapeva che quel giorno sarebbe stato diverso dagli altri.
Il deserto inseguiva le nuvole lontane, tra mulinelli di sabbia e strane rilucenze dorate.
Nessuna ombra fugge dal volere di Allah.
Come erano veloci quelle nubi passeggere, come correvano libere, cavalli effimeri cavalcati dai soldati del cielo.
Era il momento.
Il sole raggiunse la punta della grande piramide.
E allora le forze ctonie che aveva aspettato per millenni vennero innalzate nel cielo.
E loro dichiararono guerra ai soldati del cielo.
Ma Allah non se ne curò.
I cherubini contenevano a fatica le schiere di demoni che tentavano di entrare nei giardini del paradiso.
E fu allora che Allah pronunciò il verdetto.
''Fateli entrare''.
E i demoni entrarono nei giardini celesti, fra le fontane di cristallo, le colonne di marmo e le lampade fiammeggianti d'oro, essi si avvicinarono al tempio del trono di Allah.
Nessuno poteva entrare, il velo nero, ondeggiava lentamente fra i due bracieri di incenso.
Loro lo squarciarono.
E sul trono trovarono lo scorpione.
Iblis in persona chiese: ''che ci fai tu qui sul trono di Allah?''
E lo scorpione non rispose.
Ma l'arcangelo Gabriele fece il suo ingresso nel tempio.
''Oh sciocco, invece di chiederti cosa ci fa uno scorpione sul trono di Allah, chiediti piuttosto chi si trova sul tuo trono all'inferno''.
Allora Iblis ebbe paura di perdere il suo trono, e che Allah lo avesse spodestato persino negli abissi e ordinò alle sue schiere di ritirarsi immediatamente nell'inferno.
Quando ritornò all'inferno non trovò Allah sul suo trono, ma lo scorpione, sempre lui.
Allora chiese allo scorpione cosa ci faceva in quel luogo.
Ma lo scorpione non rispose, era solo uno scorpione.
Ma dal cielo parlò Allah:
''O sciocco Iblis, lo scorpione è l'essere più umile del deserto, io posso porre lui sul mio trono, e non mi spodesterà, ma tu sei superbo e hai paura di perdere il tuo trono.''
''Io regno ovunque perché non ho paura di perdere il mio trono, io regno perché lascio regnare lo scorpione.''
Allora Iblis prese lo scorpione per gettarlo via dal suo trono.
E lo scorpione lo punse.
Allora Iblis pensò di stare per morire e disse:
''Portate il mio messaggio ad Allah, in verità egli è troppo saggio, perché è umile, io mi arrendo, ma che mi salvi dalla morte''.
E Allah ebbe pietà di Iblis.
Allora disse:
'' Iblis esci dal tuo regno e vieni all'aria aperta, ti devo mostrare una cosa.''
Iblis uscì all'aria aperta, ma si era fatta notte, ed ebbe paura, perché i demoni hanno paura delle stelle.''
Dall'orizzonte sorse la Luna fra le rovine dei templi.
''Iblis cosa ti fa paura delle stelle?''
''Mi sento piccolo di fronte alla grandezza del tuo universo.''
''Iblis, dov'è sorta la Luna?''
''Dall'orizzonte mio Signore.''
''Iblis, guarda bene.''
E Iblis vide che la Luna era sorta nella costellazione dello scorpione.
''Che vuol dire?'' chiese Iblis perplesso.
''Iblis, la Luna indica chi è tua madre.''
E allora Iblis si ricordò e capì.
E disse: '' In verità io mi ricordo, mia madre era lo scorpione.''
''E perché mi ha punto?''
''Dimmi o mio signore''.
Allah tacque.
Iblis vagò fra le rovine dei templi, e vide strani geroglifici, in uno di questi c'era Seth che beveva il succo dello scorpione, poi preso dal furore del veleno violentava Iside.
Iblis credette di impazzire, non capiva nulla.
E si lasciò cadere nel deliquio.
I fantasmi del Ghibli e le nuvole del cielo presero la sua anima e lo portarono sul lato oscuro della Luna.
E fu lì nella solitudine che Iblis si lasciò andare, e disse:
''Sia il volere di Allah se io devo morire, morirò.''
Allah fu preso da compassione e gli disse.
''Iblis ma ancora non hai ancora capito?''
''Tua madre è la morte, tu non devi averne paura''.
''Lo scorpione ti ha generato mentre ti uccideva''.
''Chiudi gli occhi Iblis, chiudi gli occhi e vedrai tua madre.''
Iblis chiuse gli occhi e vide che lo scorpione era cieco.
Li riaprì e allora si denudò.
E vide che sui suoi testicoli c'era lo scorpione.
''Perché non mi pungi?''
E solo allora lo Scorpione parlò:
''Tu o Iblis hai paura della morte, ma io quando ti ho punto ti ho donato il mio sangue, non il mio veleno, io ti amo Iblis,''
''Ora Iblis sappi che io ho molto sofferto, e non ho potuto donarti la vita, senza donarti il mio dolore e la mia paura della morte.''
''Ma tu, o Iblis, non sei il re dell'inferno, ma vieni dal cielo e sei progenie delle stelle, in verità Allah...''
E dicendo questo morì.
E lui ne ebbe pietà.
E pianse.
Le sue lacrime divennero pioggia, e fecondarono il deserto che in poco tempo fiorì.
E si specchiò nel lago.
E vide che era bello.
Poi vide la Luna riflessa nel lago.
A quel punto la luna prese le forme di una dama d'argento e uscì dalle acque.
Iblis la desiderò.
E la penetrò.
Iblis venne dentro di lei.
Lei ritornò nel lago.
Iblis era confuso e chiese risposta ad Allah.
''Chi era costei, e chi sarà mio figlio?''
Allah rispose:
''In verità tu Iblis sei figlio del dolore del mondo, lo Scorpione, ma ella ti ha amato...''
''Ma tu hai amato tua madre?''
''No.''
''Iblis, sciocco se tu non amerai tua madre il dolore, in verità non potrai concepire niente.''
E Iblis si ritirò sconvolto nell'inferno sul suo trono.
''In verità io non posso accettare di essere figlio del dolore, e non posso amare mia madre per questo motivo.''
''Non mi interessa, io non posso farci nulla.''
''Rimarrò il principe dell'inferno, vorrei potere amare e concepire un figlio, ma non posso accettare di essere figlio dell'amore e del dolore''.
E Iblis prese la sua testa fra le mani disperandosi e capì che il suo destino era segnato.
E da allora non uscì più dal suo regno né interrogò Allah.
''In verità'' disse Allah ai suoi angeli: ''non siate stolti come Iblis, chi non accetta il dolore non può accettare neanche l'amore.''
E gli angeli si asciugarono le lacrime con i nembi delle nuvole.
''Tutto ciò è molto triste'', disse l'arcangelo Gabriele, ma Allah gli sollevò il mento, e disse:
''Guarda il sole che nasce sul giardino fiorito nel deserto, in verità Iblis è uno sciocco, se avesse capito che il dolore è un attimo, una flebile puntura, e non si fosse precipitato nell'Ade avrebbe visto sorgere il sole suo padre.''
''E avrebbe visto quali giardini meravigliosi possono nascere dal dolore e dal veleno dello scorpione, ma lui in verità non si è concesso questa suprema delizia, perché è stato impaziente, nessuna notte è eterna.''.
Nessun commento:
Posta un commento