E la luce disse:''Troverò un modo per risolvere l'enigma.
Come posso io emergere dal buio?''
Allora prese un diamante, la mente.
E la luce entrò nel diamante, e così la Luce venne riflessa in milioni di direzioni, e rifratta in milioni di colori.
A quel punto il diamante che era puro e trasparente, anziché prendere coscienza di sé, si perse nella bellezza di ciò che vedeva, ed allora la luce si ritrasse, perché voleva che il diamante prendesse coscienza di sé e capisse quanto era puro e meraviglioso e risolvesse l'enigma.
Così fu il buio.
Il diamante si chiese: ''Tutto è oscuro, dove è andata la luce?''
Rispose la luce: ''tu ti chiedi dov'è finita la fiamma che si è spenta... in verità, dov'era prima? Essa è tornata da dove è venuta''.
E così fu posto l'enigma al diamante.
Il diamante, non sapeva rispondere all'enigma e allora inventò Dio, per risolvere l'enigma.
Ma Dio taceva alle sue domande.
Il diamante provò dolore per la scomparsa della luce e pianse lacrime di cristallo.
Fu così che vennero create le stelle.
Allora si domandò: ''Come è possibile che dal mio dolore siano scaturite queste creature luminose?
Forse che la luce era nel mio dolore?''
Cercò la luce nel segreto del proprio dolore.
Si disse:
''In verità, il dolore è l'assenza.''
Allora Dio parlò per la prima volta e disse:
''Conta le tue facce o diamante e scoprirai, non il segreto del tuo dolore, ma della tua bellezza.''
Il diamante cominciò a contare le sue facce vide che erano lo stesso numero delle stelle e fu sorpreso.
''Tutto l'universo soffre con me per la perdita della luce, in verità la bellezza che io vedo in esso mi porta a soffrire ancora di più la perdita della luce.''
A quel punto Dio inventò lo specchio, e disse:
''Guardati e sappi che il segreto della luce è in te.''
Ma lo specchio era uno solo e il diamante aveva milioni di facce.
Così decise di girare su se stesso per le sue facce,ma sebbene non vi fosse la luce...
vide le stelle ruotare, e pensò che questo fosse strano.
A quel punto disse: ''Tu o luce sei mio padre, tu o dolore, sei mia madre, tu enigma
sei il mio Dio''.
Il diamante si soffermò ancora sulla bellezza delle stelle, una ad una.
Ogni stella era meravigliosa, e tanto più la stella era meravigliosa, tanto più il diamante soffriva la perdita della luce.
Andò da Dio e disse:
''Io non capisco l'enigma: Perché tanta meraviglia e tanto dolore?''
E Dio rispose:
''Perché cerchi la luce al di fuori di te?
In verità tu hai dimenticato come è fatta la luce, ma la luce non si è dimenticata di come sei fatto tu.''
Non comprese...
Si disperò.
A quel punto la luce gli sussurrò:
''In verità tu hai pianto le stelle, e l'universo è figlio del tuo dolore.''
''Ma come han potuto essere luminose le stelle, che sono frutto del tuo dolore?''
Finalmente lui comprese.
E fu così che scoprì che egli aveva un cuore, e per la prima volta provò a sentire cosa c'era dentro.
Provò a sentire il suo cuore, sentì l'amore e scoprì che l'amore è la luce invisibile dell'universo.
E in quell'istante mentre contemplava il suo cuore gli si aprì la mente e comprese che lo specchio
che gli aveva posto di fronte Dio, era falso, perché il vero specchio, era tutto intorno a lui, e ogni stella
corrispondeva a una sua faccia, a un suo occhio.
Si concentrò sul suo cuore e realizzò finalmente che egli poteva vedersi simultaneamente solo, se
anziché guardare le stelle, egli si concentrasse sul suo cuore.
Sentì di essere un diamante meraviglioso e dal suo cuore eruppe una luce che illuminò di nuovo
tutto l'universo, ma lui non si curò di osservarlo, semplicemente lo amò.
Le stelle caddero dal cielo, stupefatte non dalla luce, ma dall'amore, si ricongiunsero al suo cuore,
smise di soffrire e risolse l'enigma.
Ogni volta che cercava la bellezza e la luce al di fuori di sé, soffriva.
Ora finalmente aveva capito:
La luce era nel suo cuore, prima che nel suo occhio.
Nessun commento:
Posta un commento