Oggi è un sabato sera di una giornata qualunque.
Sai, io sono stato giovane, giovane, sai , ti chiederai in quest'era di vecchi decrepiti chi è giovane...
Bhe giovane è chi non sa di esserlo, e crede di non essere più giovane.
Oddio, mi sono contraddetto, ma non è importante...
Lo faccio spesso.
Se abitassi in campagna, uscirei a guardare le stelle, ma non abito in campagna, ma in centro a Torino.
E' che mi ritrovo a guardare dalla finestra sciami di giovani che vagano con i loro cellulari le loro bottiglie, e mi chiedo se in fondo quell'età sia passata o meno.
Mi corico,c'è la mia compagna che dorme, non voglio svegliarla, non metto neanche il pigiama, chissà che merda ascoltano questi tipi che vagano sotto casa mia...
Trap, rap, crap, crack, boh, roba senza ritmo non mi appassiona.
Bho sarò vecchio.
Chiudo gli occhi.
Tum,tum, tum.
Apro gli occhi, cosa sentono le mie orecchie, il vetro vibra.
Mi alzo guardo passano due tipi con due casse, due tipi strani.
Cazzo sta roba è techno è non è neanche male.
Aspetta che scendo vorrei vedere chi sono.
Già mi stanno simpatici perchè rompono i coglioni ai vecchi come me che pensano che la notte sia per dormire.
Scendo le scale apro la porta, la gente li guarda stupefatti.
C'è una ragazza che salta ritmicamente su una corda luminescente che loro muovono.
Non so come facciano ma la corda sembra che riproduca il ritmo del suono.
Cazzo e che suono.
Sta roba è un techno, o cosa?
Si ha ritmo, quello è certo.
C'è anche un negro dietro che ha delle bottiglie vuote, oddio spero che non voglia suonarle come quei coglioni ai tempi in cui i bonghi andavano di moda rovinando tutto.
Il negro, in realtà è strano, non è proprio un negro di quelli che se ne vedono in giro.
Ha uno strano copricapo ed è seduto su un cubo con uno strano scettro in mano e delle bottiglie davanti.
Mi avvicino, guardo bene, il negro ha un copricapo strano.
Ma chi cazzo sono questi.
Mi avvicino e li guardo senza troppe remore.
Sto per parlare e chiedere chi sono e da dove vengono.
Ma appena apro la bocca lui intona la poesia di Pascoli:
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
Intona quella strofa a ritmo della musica e alla fine un uccello da un albero conclude la poesia
chiu.
Ma chi sono questi?
Hanno messo Pascoli in Techno minimal e pure l'uccello fa il verso.
Esordisco.
''L'assiuolo, mi sembra che fosse, di...Pascoli?''
Il negro si desta dalla sua immobilità e con il suo scettro mi indica una bottiglia di vetro.
''E' li' ''
''Cosa?''
Cambia il ritmo, i subwoofer sono ritmici, la corda luminescente tenuta dai due tipi cambia completamente come a rappresentare la nuova forma del suono con una precisione da computer.
Io sto per chiedere chi sono loro, ma il negro ne intona una nuova:
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Il negro la intona a ritmo, ma come cazzo fanno questi?
Apro la bocca e esclamo perplesso:
''D'Annunzio?''
Il negro indica un altra bottiglia.
''E' li'.''
''Scusate ma voi chi siete?''
Il negro parla di nuovo, questa volta la ragazza non salta più la corda e mi guarda mentre il ritmo cambia di nuovo e la corda luminescente riproduce le fattezze del suono.
Mi guarda silenziosa.
Il negro intona:
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti
In quest’ultimo dei luoghi d’incontro
Noi brancoliamo insieme
Evitiamo di parlare
Ammassati su questa riva del tumido fiume
Privati della vista, a meno che
Gli occhi non ricompaiano
Come la stella perpetua
Rosa di molte foglie
Del regno di tramonto della morte
La speranza soltanto
Degli uomini vuoti.
''Eliot?''
''Gli uomini vuoti?''
Questa volta il negro non indica una bottiglia, ma lo sciame di gente che passa.
Poi indica me.
''Non capisco, cosa intendi dire?''
''Sono uno degli uomini vuoti?''
Il negro alza lo scettro e indica una stella che pulsa.
Non l'avevo mai vista.
Poi indica le casse.
Le guardo, mi avvicino le tocco, sono scollegate, non emettono nessun suono.
Guardo la stella.
''Oddio che cazzo vuol dire?''
''Solo un caos può partorire una stella danzante.''
Chiosa criptico il negro.
''Nietzsche?'' chiedo io.
''Li' '
E indica un'altra bottiglia.
Il negro indica una bottiglia che a differenza delle altre non ha il tappo.
Non dice nulla.
Io prendo la bottiglia per andarla a riempire, credo sia questo che voglia.
''Fermati'' dice il negro.
E indica la ragazza.
A quel punto intona:
Sono un ingenuo, un sentimentale?
Un furbo, un accattone?
Mi hai chiesto cosa ti ho regalato?
Ti ho regalato un lembo di cielo
che riluce azzurro
fra le sabbie di Samarcanda...
Cupole di lapislazzuli
e fregi dorati
ripetono il nome di Dio all'infinito...
come io ripeto il tuo.
Mi hai chiesto che cosa ti ho regalato.
Ti ho regalato un lembo di cielo,
specchio dei tuoi occhi fulgidi
fra le sabbie di Samarcanda.
Sono forse un millantatore, un bugiardo?
Eppure dai tuoi occhi un nembo rilascerà
una goccia sulla tua guancia.
Una lacrima formerà un'oasi
fra le sabbie di Samarcanda,
a cui noi turisti dell'ignoto
che ci aspetta lungo la via della seta
potremo abbeverarci
di liquido puro amore;
rugiada del deserto
acqua che scroscia beata
fra le sabbie delle nostre solitudini.
Quando verrà la sera e scruteremo
le stelle e le costellazioni
nella notte nera fra i minareti
e le grida dei muezzin
un brivido ci scorrerà lungo la schiena,
e solo allora saprai
che non ti ho mentito:
Ti ho regalato un lembo di cielo.
''Samarcanda, l'ho scritta io, come fai a conoscerla?''
Lui mi indica la ragazza.
''Perché non hai danzato con lei?''
''Ma io non sapevo di dover danzare.
Lui a quel punto indica la bottiglia.
''Vuoi fare la loro stessa fine?''
''Perché scrivi?''
Io rispondo:
''Non so, mi viene naturale.''
''Da quando?''
Io:''Non saprei.''
''Sciocco, da quando hai smesso di danzare.''
''Cosa?''
Il negro parla di nuovo:
''Ma non capisci ?'' e indica la bottiglia vuota.
''No.''
''Tu credi che l'arte possa dare un senso alla vita?'' chiede il negro.
''Si.''
''Allora vuol dire che non ne ha'' conclude il negro.
''Spiegami'' chiedo io.
''Io , con tutto il rispetto non voglio fare la loro fine dunque non solo non scrivo, ma neanche parlo senza necessità.''
Risponde il negro.
''Tu hai amato, vero, ma chi hai amato?''
Mi chiede.
Io taccio.
''Tu non capisci che non ci può essere amore né vita se non danzi, se senti il ritmo della stella, perché scrivi e non danzi?''.
''Sono pochi a sentire il ritmo della stella, sono in pochi a vederla, oggi sei rimasto solo tu, e io non voglio che tu faccia la loro stessa fine.''
''Perché non danzi dunque?''
''Il tempo è poco, e tu lo sprechi così''.
Conclude lui.
''Io non amo la vita.'
Risposi.
Il negro sorride
''Quale vita?Non c'è nessuna vita e nessuna morte''.
E indica la ragazza.
''Se tu senti il ritmo della stella nera, danza.''
''Tu sei vivo?''
''Non so.'' Rispondo io.
''Chiudi gli occhi'' dice il negro.
Si alza e mi dà lo scettro in testa.
''Ahia.''
''I morti non dicono ahia.''
''O almeno, così mi risulta.''
''A te?'' Chiosa il negro sorridente.
''Anche a me''
''Bene.'' Soggiunse lui.
''E allora smetti di comportarti da morto''.
''Se tu scrivi danzi solo con le mani, il resto del corpo a cosa ti serve?''
''Credo di aver capito, ma a me non piace né vivere, né danzare.''
Dico io.
''Nulla ha senso.''
Concludo.
''Ascolta figlio, ora tu sei l'ultimo rimasto della nostra stirpe, io sono il faraone nero, il primo e l'ultimo, e tutti insieme.
Anch'io ero come te, guardavo le stelle e mi chiedevo che senso avessi io, il faraone, il capo e dio dell'Egitto.
Avevo un popolo che mi amava, una regina bella e gaudiosa, ma io cercavo una spiegazione alle cose.
I nostri sacerdoti conoscevano molte più cose dei vostri eppure loro sapevano solo darmi ulteriore potere.
Il mio popolo è sorto ed è decaduto, noi sapevamo tutto in anticipo.
Abbiamo costruito piramidi e sì, loro ci ingannavano dicendo che servivano a serbare il nostro ricordo quando ci saremo spenti.''
''Si lo so, in verità le costruivano per altri motivi, noi volevamo essere ricordati e loro ci dicevano che sarebbero serviti come immenso mausoleo per ricordare il nostro nome nell'eternità, ma in realtà loro sapevano che solo gli uomini che vengono dalle stelle avrebbero potuto tornare alla stella che vedi pulsare, in verità ogni uomo ha la sua stella, tu vedi pulsare la tua, le piramidi sono solo ascensori per il tuo castello nella tua stella in cielo.''
''Non commettere il più grande errore della tua vita, quel castello ha due serrature, se tu non danzi con la tua amata non potrai mai entrare nel castello, da solo, tu ti estinguirai.''
''Chi hai amato dunque?''
Riflettei.
''Ho amato una foto.''
''La vita figlio mio è movimento come potevi pensare, che tu amavi davvero, se hai amato una foto?''
''Tu hai amato, dunque?''
''Io ho creduto di amare.''
''Figlio mio, non ti rattristare, in verità già i nostri sacerdoti sapevano che l'Unico, l'Altissimo non vuole essere amato attraverso un effigie, per quanto meravigliosa, chi la ama amerà solo l'anima di chi ha scolpito l'effigie, gli idoli sono solo per i figli delle tenebre, il loro destino è segnato, è inutile curarsi di loro, che amino Anubi, Baal, o Gesu' Cristo, non importa loro sono perduti comunque, e mi dispiace questo, non sai quanto mi dispiace, non c'è nessuna stella in cielo pronta ad accoglierli.''
''Quella che tu chiami arte figlio mio, è stata creata da Iblis, da Satana, il nemico, è un trucco per rapirti l'anima, tu figlio mio, non fare lo stesso errore, chi scrive poesie, chi dipinge , chi scolpisce il marmo è un figlio delle stelle e ne sente la pulsazione, tu figlio mio, fai una sola cosa, ascolta il ritmo e della stella e danza, Iblis ha creato questa bottiglia chiamata arte perché vuole imprigionare le anime dei figli delle stelle, lo ha fatto con tutti.''
''Quella bottiglia?La vedi?'' e indica con lo scettro una bottiglia.
''Leonardo da Vinci... la sua anima è rimasta nella Gioconda.''
''Sai qual è il difetto di costoro? Hanno amato solo sè stessi la loro anima e la hanno impressa nelle forme di una donna.''
''I fotografi, poi sono i peggiori, questa nuova arte diabolica ha imprigionato milioni di anime, tu vedi una foto e vedi forse quella ragazza, o l'anima di chi l'ha fotografata?''
''L'immagine è pericolosa.''
''Tutto ciò che non si muove mente.''
Ero perplesso, finalmente aveva parlato, ma ciò che mi aveva detto non colmava le lacune della mia mente.
''Che cosa devo fare?''. Chiesi.
''Devi danzare...con lei.''
Io la presi per mano e feci per tentare di danzare con lei al ritmo della musica della stella, ma in quel momento non sentii più la sua vibrazione.
''E' nata prima la musica o la danza, figlio mio?''
Disse il faraone.
''Non so.''
''Prendile la mano e chiudi gli occhi.''
Soggiunse il faraone nero.
Io le presi la mano e li chiusi.
Sprofondai nella tenebra e sentii che la musica, in realtà scorreva nei nostri corpi.
Una musica bellissima, così bella che a occhi chiusi cominciai a danzare, quando...
Caddi dal letto.
Aprii gli occhi e vidi la mia compagna, che si stropicciava gli occhi e accendeva la luce sul comodino.
Non c'era nessun faraone nero, era stato solo un sogno.
''Amore che fai? Perché mi hai preso la mano e mi hai svegliata poi hai fatto strani movimenti a occhi chiusi e sei caduto dal letto? Che ti prende, soffri forse di sonnambulismo?''
Chiese lei.
''No.''
''Senti amore è nata prima la musica o la danza?''
Chiesi io.
''Ma che dici, ti sei diventato scemo, a quest'ora mi fai 'ste domande? Ma che me ne frega? Piuttosto ti sei fatto male?''
''Si, ma potevo farmi molto peggio, ma ora ho capito.''
Mi alzai e la presi per mano e sentii la vibrazione allora la tirai su dal letto e inscenai uno strano walzer con lei in pigiama.
Lei mi guardava perplessa.
''Amore mi preoccupi, hai bevuto ieri sera?''
Mi fermai.
''Scusami se ti ho svegliata, adesso andiamo pure a letto.''
Ci mettemmo a letto.
Ma io tenevo gli occhi aperti.
Lei vide che non dormivo e si preoccupò.
Riaccese la luce.
''Amore è tardi, domani devi andare al lavoro, che ti succede, ma sei impazzito?''
''No, semmai lo sono stato finora.''
''Cosa intendi dire?''
Io le presi la mano e le ripetei la domanda.
''E' nata prima la musica o la danza?''
''Ancora con questa domanda, ma chissenefrega...dormi che domani devi andare al lavoro.''
''Ma non capisci, le api quando si accoppiano...i cervi...non capisci?''
''No proprio non capisco.''
''Non importa, io ho capito.''
''Ora dormi, non ti curare se io vado un attimo sul balcone.''
Io andai sul balcone, la notte fredda d'inverno non mi intirizziva, il vento gelido nei capelli mi accarezzava.
Lei mi seguì, il mio comportamento lo preoccupava.
''Ma che fai qui fuori sul balcone, copriti che fa freddo e cosa guardi in cielo?''
Io le presi il dito e le feci indirizzare il dito verso una stella a caso.
Quella si mise a pulsare.
''Amore è bella, pulsa, ma adesso entriamo dentro e dormiamo.''
''E' nata prima la musica o la danza?''
Chiesi io di nuovo.
''Amore non lo so mi stai facendo impazzire, ora andiamo a dormire.''
Ora avevo capito cos'era il castello a due chiavi e la stella pulsante.
Andammo a letto e io la presi la mano.
Lei sentì la vibrazione e mi guardò.
''La stella in cielo ha vibrato perché le nostre mani erano unite.''
Dissi.
Lei incominciò a prendermi sul serio, perché si rese conto che era stato così.
''Tutto l'universo può essere la nostra dimora, il nostro castello eterno.''
Lei mi guardò con gli occhi spalancati.
Infine le dissi:
''L'amore è nato prima, e non smetterà mai di far risuonare le sue note silenziose e di farci danzare.''.
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