Quando sali a Volterra, gli edifici è come avessero un colore giallo oro, la luce del sole non sembra illuminarli, sembrano luminosi, dorati.
La città è posta sulla sommità di un colle, che non lo diresti,''colle''.
Sebbene sia alto solo 500 metri sembra che sia montagna.
Se la Toscana in generale sembra più vicina al cielo, Volterra sembra oltre.
Mentre tu osservi il paesaggio dal belvedere a occidente hai delle strane sensazioni.
Questi colli, che tu vedi sotto, e che da sotto, fotografati sembrano i colli classici toscani con cipressi e palla di fieno assortita, da sopra sembrano una sorta di guanto di velluto della mano divina di un essere più grande, divino.
Diciamolo chiaramente, più in basso questi cipressi in cima ai colli, che cingono le alture di sotto sembrano quasi assurgere una dimensione oscillante, tra l'onirico e il metafisico, ma con una decisa componente cimiteriale.
D'altronde il cipresso, forse anche solo per associazione, ma non ne sono del tutto sicuro, evoca quello.
I filari di cipressi, col sentiero, hanno un certo impatto visivo, giustificato, ma è un paesaggio creato e curato dall'uomo, devo dire, con maestria, garbo estetica e qualcosa di imponderabile.
C'è un fondo di solitudine e tristezza in quei lampioni e quelle case circondate da un cielo così vicino che il vento ti parla ed il cielo azzurro sembra vicino, quasi che fosse il Tibet eppure non sei affatto altissimo.
Lo so è un paragone strano, ma neanche tanto, il fatto che abbiano scelto di fare il più grande monastero buddhista d'Italia a Pomaia non è un caso.
Sono andato molto più in quota, sono nato vicino alle Alpi, ci sono salito diverse volte eppure non ho mai avuto quella sensazione.
E' astratto questo paesaggio, i campanili sembrano quasi onirici.
Se quei cipressi visti da sotto hanno qualcosa della morte, e qualcosa di un cimitero, e di fondo, la morte mette in crisi l'uomo perché è troppo astratta, visto, da sopra, quel paesaggio sembra una sorta di paesaggio ultraterreno.
Come se tu avessi oltrepassato una soglia.
Forse sarà la stagione invernale, però , visto da sopra il paesaggio è completamente diverso, gli stessi colli che da sotto ti apparivano il colle tipico toscano li vedi diversi, li vedi insieme e sembra il guanto, e le pieghe verdissime di un essere infinitamente più grande.
A volte hai persino la sensazione che se l'essere sotto si muove queste pieghe cambino con la velocità mutevole con cui una coperta o un vestito si adattano alle forme di un corpo.
I cipressi che cingono la cima di un colle, danno insieme a lui un impressione diversa, quei cipressi è come fossero un anello al dito di una mano guantata di verde di un Signore immensamente più grande di cui tu solo adesso cerchi di intuire la forma.
E queste colline sembrano quasi che siano il manto sotto il quale c'è un grande essere.
Dio siede al tuo fianco, qui il cielo non è vicino, è qui, anzi, sei oltre.
E' un paesaggio per certi versi che ricorda un paesaggio montano, alpino, ma senza quella durezza, e quelle valli inutilmente chiuse.
A nord si vedono le alpi apuane che degradano nel mare, lontane ma quei colli più sotto, hanno davvero una forma indefinibile.
Si si vede guardando a occidente, tra un colle e l'altro una striscia devo dire esilissima e sottilissima del mare, di fianco l'isola della Corsica, tu la vagheggi, è così sfocata e lontana.
Mentre ero dentro il duomo ho concepito questi versi per cercare di esprimere:
Un sole invisibile
si irradia dal marmo dell'altare.
Dietro ai volti
reali, anche se dipinti
ti sembra di vedere, il mare.
Ti innamori
degli occhi di una giovinetta
presenti e tutt'altro che finti.
Sono vivi
come è vivo il suo cuore
vive per sempre l’amore
di chi li ha dipinti.
Come la luce
si irradia invisibile
nello spazio nero
più profondo
così in questo mondo,
sono i corpi opachi
che la riflettono
quelli che sembrano
luminosi e veri.
Il nome di Dio
i bianchi spenti ceri,
da loro una luce
una vibrazione invisibile,
raggi e fiammelle si irradiano
tu li percepisci
ma non li puoi vedere.
Il vestito, a croci broccate
di una dama di corte,
le sue ossa dimenticate,
la sua beltà
ha superato la morte.
Un guerriero
guarda coi suoi occhi pazienti
il suo viso sereno,
è sicuro lui
uno dei committenti.
La vera luce divina
il vero scopo della vita
è comprendere
che la bellezza,
è manifestazione dell'invisibile,
chiusi gli occhi,
sei salvo,
prima che sia finita.
Ipnotizzato dal marmo,
questa la vibrazione la sento
altare e agnello di Dio,
invisibili i raggi da esso,
il centro.
Luce delle nuvole
sacri sillabi
arabeschi divini,
lettere d'oro
angeli a me vicini,
protendono
candele in coro.
Una descrizione accurata e fuori da ogni schema narrativo che porta agli occhi una città fiabesca.
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