Ahriman era nel suo fuoco a bruciare.
Stava sepolto nel suo tumulo di cenere al fondo dell'inferno.
Il suo castello di pietre all'incontrario era costruito da molto tempo e da molto tempo egli non usciva.
Dicono che i demoni siano cattivi, ma non è detto che sia così.
Non potevano forse lasciarlo solo nel tumulo della sua rovina?
Egli dimenticava il tempo in cui aveva sfidato l'alto e aveva perso.
A dirla tutta gli sembrava una bugia.
Nel castello di pietre all'incontrario succedevano molte cose strane.
Era sempre notte e tutte le finestre erano accese.
Mentre saliva le scale, messere dalle tre teste oblunghe vide la cameriera dal bel volto che si incipriava alla luce delle lampade, al suo specchio, si metteva il suo rossetto alla finestra.
Era una cameriera strana, sempre ferma a quella finestra che tu vedevi mentre salivi le scale.
Messere dalle tre teste oblunghe era venuto a trovare Arhiman l'infimo il maledetto dal fondo del suo sepolcro.
''Signore della tempesta e del vento caldo del deserto è ora che ti desti'' disse di fronte ai mattoni rossi della porta barocca murata nel suo sepolcro.
Non rispose.
''Signore dei cimiteri, i morti hanno troppa pace, vieni a tormentare i vivi...''
Provò a stuzzicarlo.
Non rispose.
''E' morto?''
Si chiese messere dalle tre teste oblunghe.
''Orbene il filosofo Nietzsche al piano quarto è ben distratto, ha notato la morte di Dio ma si è scordato della morte del demonio.''
Infilò le mani in tasca e pose un crocefisso rovesciato ai piedi del tumulo, sia mai che accoglie i doni....
''Vai a fare in culo.''
Furono le parole semplici che emersero dalla sua gola limpida.
Parole chiare come di un uomo normale, non di un demone.
''Per quale ragione mio signore?'' chiese il messere.
''Se ti mando al diavolo ti dovrei tenere con me.''
Fu la laconica risposta.
''Mio signore, lei mi pare molto in difficoltà, volevamo solo esprimerle la nostra vicinanza.''
''Messere senza volto dalle tre teste oblunghe, non c'è una motivazione a ciò che dico.''
Si inginocchiò compunto e riprese il crocefisso rovesciato con una certa tristezza.
Si girò e salì le scale.
La cameriera incipriata brillava delle luci delle lampade sempre alla finestra che si metteva il rossetto allo specchio.
Chissà cosa c'era dall'altra parte del palazzo, messere senza volto la guardò con una sola testa, poi si ritirò in un cimitero al di sopra, l'aria dell'inferno era snervante.
Sotto un cipresso guardava la luna triste.
Mentre guardava la luna una mano si posò sulla sua spalla.
Pensò subito alla cameriera incipriata.
Invece era Lilith, oh che noia.
Chinò tutte e tre le teste, in preda allo sconforto.
''Volevo solo confortarti e guardare la luce della luna con te''.
Disse.
Appena lo toccò i suoi tre membri si rizzarono come sempre.
''Lilith ti odio''.
Lei sorrise a quella parola.
Ebbe una risata.
''E' per questo che io ti amo.''
Lui rimase fermo in silenzio guardando la luna.
''Lilith aiutami con Arhiman, non esce più dal suo tumulo di cenere, prova tu, ma ho poca fiducia.''
Lei provò a graffiarlo con le sue unghie ma lui si scostò.
Non era giornata.
Camminò coi suoi tacchi a spillo lungo tutte le scale, vide la cameriera incipriata che si metteva il rossetto mentre batteva i tacchi come un orologio sulle scale lei si girò a guardarla e le luci si spensero.
Era una sovrana gelosa.
Nella tenebra più totale si presentò ad Arhiman.
''Cosa posso darle mio Signore, ho un cuore gelido a sufficienza per lei?''
Arhiman non rispose.
Depose un sigaro sulla soglia murata.
''Di solito i crocefissi rovesciati non gli garbano i sigari sì''.
Arhiman diede tre colpi.
La cameriera incipriata si fece presente e prese il sigaro.
''Cosa fai?''
''Glielo vado a portare''.
Lilith si tolse una scarpa e con il tacco a spillo le perforò la fronte.
Messere dalle tre teste dietro le scale arrivò sommesso.
''Ci sei riuscita?''
Arhiman sfondò il muro di mattoni infastidito, prese il sigaro e si ritirò nel suo silenzio.
''A quanto pare no''.
Mentre salivano le scale buie Lilith si tolse anche l'altra scarpa.
Messere dalle tre teste oblunghe si girò e si diedero ad un amplesso.
''Riesci sempre ad eccitarmi comunque''.
Mentre i due i due si davano all'amore ''persona senza volto'' li scavalcò senza quasi avvedersene.
Arrivò alla soglia.
''Arhiman''
''Ti voglio portare alla spiaggia là dove la luce della luna è azzurrognola e gioca nella notte con i pesci, forse questo ti potrà essere di sollievo''
Arhiman uscì subito intontito.
Era un bambino di cinque anni.
''Mi porti?''
''Mi proteggi?''
Lei non rispose e lo prese per mano.
Arhiman vide i due che facevano l'amore.
''Cosa fanno?'' chiese.
''Coreografia'' fu la risposta.
''Tutto questo inferno che vedi è coreografia.''
''Ora ti mostro il male reale''.
''Vieni''.
Uscirono dal castello.
''E' giorno'' gridò spaventato Arhiman.
''Avevi detto che mi proteggevi.''
Lei inflessibile lo portò alla spiaggia.
''Non è ne giorno ne notte''.
Lui vide la spiaggia.
''Vuoi bagnarti?''
''Perché quelle onde non arrivano a riva?'' chiese.
Lei lo sospinse nelle acque tetragona ad ogni risposta.
L'acqua era liquida all'inizio poi diventava via via più gelatinosa.
Arhiman fu preso da inquietudine, da forte inquietudine.
Le onde via via si irrigidivano e cristallizzavano, la cosa lo inquietava molto più dell'inferno.
''Perché queste onde non arrivano a riva?''
Chiese disperato.
''Che ne è delle leggi della fisica?''
''E' qui che le anime soffrono per sempre?''
Lei lo conduceva.
Entrò nell'acqua in quel punto e vide la spiaggia da quel punto.
Non poteva nemmeno annegare.
''Perché queste onde non arrivano a riva?''
Non ebbe risposta.
Lei era scomparsa.
Sentì le anime bloccate.
Ne fu turbato, non potè nemmeno capire.
''Mi ha mentito qui non ci sono ne la luna ne i pesci qui c'è il nucleo del male nel mondo''.
Provò a tornare a riva e non ci riuscì.
Sono sempre più convinto che i tuoi racconti siano frutto di visioni perfettamente rappresentate . Chapeau
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