C'era un criceto in una gabbia.
Era un esperimento e lui non lo sapeva.
Al suo cervello erano collegati elettrodi con cui lo sperimentatore poteva vedere su uno schermo le immagini nel suo cervello.
Il criceto nella gabbia era insofferente.
Voleva uscire, il suo corpo e la sua testa erano fatti per osservare ed esplorare l'ambiente.
Nella gabbia venne messa una ruota, il criceto incominciò a correre sulla ruota freneticamente.
Gli elettrodi sulla testa del topo segnalavano che lui nella sua testa immaginava tante tope e gli correva dietro, faceva l'amore, ma poi non era soddisfatto e correva dietro un altra topa e così via.
Immaginava tanti formaggi, gli correva incontro, li mangiava, non era soddisfatto e continuava così.
C'era un essere umano che passava tutto il giorno a lavoro e tornava in una stanza, nella stanza c'era a malapena lo spazio per un letto.
L'essere umano si comprò uno smartphone, per distrarsi e quando tornava nella stanza non faceva altro che masturbarsi con immagini di femmine.
Il fatto stesso di guardare quelle immagini in uno spazio così piccolo come quello di uno smartphone lo irritava profondamente ma era diventato inesorabile, più la sua frustrazione cresceva più si masturbava e così via, come fosse su una cazzo di ruota e più correva più rimaneva fermo, e il rimanere fermo lo frustrava e lo faceva correre di più.
Andò da uno psicologo e lo psicologo gli disse che era dipendente dal porno, e lui se la bevve, il criceto credette di essere dipendente dalla ruota.
Andò da un sociologo e gli disse che lo smartphone e i social avevano rovinato la vita.
''Curioso come i criceti diano la colpa alla ruota e non alla gabbia di aver loro rovinato la vita'' pensò lo sperimentatore.
C'erano tanti esseri umani, credevano di essere fuori da una gabbia e correvano, correvano.
Correvano per andare al lavoro in tempo, per tornare a casa, per sbrigare la burocrazia, per ecc...
Alla fine del mese il conto corrente era sempre lo stesso, se non diminuito, eppure cavolo se avevo corso...
Tu li vedi già alle 6 del mattino che corrono, corrono, corrono.
In strada, al lavoro, sull'autobus, a qualsiasi ora.
Non prestano attenzione a ciò che c'è intorno a sé non esplorano, corrono e basta.
Il tempo passa e non cambia nulla.
Il tempo e la vita passava lento e placido come il fiume lungo l'autostrada in cui correvano, vicino al posto di lavoro in cui lavoravano, ma non avevano tempo di guardarlo.
Non avevano tempo per il tempo, paradossale eppure era così.
Presto incominciarono a pensare che il tempo fosse dei sofisticati congegni in cui due lancette rincorrevano sé stesse su di una ruota al loro polso.
Ma il tempo in che direzione andava?
Il tempo scorreva in un cerchio freneticamente per non andare da nessuna parte?
Difficile a sapersi se non smetti di girare sulla ruota ed esci dalla gabbia.
Poi a un certo punto l'esperimento divenne curioso.
Il criceto sulla ruota correva sempre più lentamente, le immagini nella sua testa scorrevano più veloci, frenetiche, sempre più veloci, e più rallentava più andavano veloci.
Era come se il corpo del criceto avesse realizzato inconsciamente che correre non lo portava da nessuna parte e si fosse messo in sciopero.
A un certo punto il criceto cadde dalla ruota a pancia all'aria e non si muoveva più.
Non gli riusciva più di muoversi.
A un certo punto un essere umano non riuscì più ad alzarsi per andare a lavoro.
Ma non solo, smise proprio di muoversi e parlare.
Lo portarono all'ospedale e gli dissero che era in depressione catatonica.
Lo sperimentatore a quel punto fece una cosa al criceto.
Gli aprì la gabbia ed entrò una criceta, una topa.
Il criceto la guardò e pensò che si trattasse di una delle tante immagini mentali che visualizzava sulla ruota per distrarsi e correre.
Non si mosse.
La gabbia era aperta e lui non si muoveva.
Lo sperimentatore gli mise di fianco del formaggio e lui smise di mangiare, non lo guardava neanche.
Per lui era solo più un immagine mentale nella sua testa per farlo correre su una ruota non del formaggio reale.
L'esperimento si faceva interessante, il topo non rispondeva più agli stimoli.
Poi nella gabbia entrò un criceto grasso che si fece chiamare il Buddha criceto, e gli disse:
''Tu sei stanco perché il tuo io è una gabbia e la tua mente è una ruota, tu non sei il criceto che corre sulla ruota.''
''E chi sono?'' chiese il criceto.
''Il criceto?''
''La ruota?''
''La gabbia?''
''Niente di tutto ciò'' disse il Buddha criceto.
''E quale sarebbe la soluzione di questa condizione assurda?'' chiese il criceto esausto
''Smetterla di correre sulla ruota?'' chiese il criceto.
''No, smetterla di identificarsi.''
Disse il Buddha criceto.
A questo punto il criceto riprese a correre e le immagini divennero sempre più veloci e lo sperimentatore le poteva vedere dallo schermo, fino a che allo sperimentatore prese il panico perché non vedeva più sullo schermo immagini di criceti e formaggi, ma immagini e pensieri della sua vita.
Allo sperimentatore prese il panico e si chiese se il criceto fosse lui, o lui fosse un criceto sulla ruota, se in realtà lui fosse la cavia dell'esperimento e non il criceto, e...
E poi riecheggiò nella sua mente: ''non identificarti.''
''Ma sti cazzi'' pensò lui.
A un certo punto nella stanza entrò una donna bellissima e lui la vide sia sullo schermo sia nella realtà.
Il criceto correva sempre più frenetico sulla ruota e lui guardava inquietato un pò il criceto correre furiosamente sulla ruota, un pò la donna bellissima in carne e ossa, un pò quella sullo schermo che sembrava fosse oramai collegato a una telecamera che registrava la ''realtà''.
Lei gli mise una mano sulla bocca e con un'altra toccava il suo corpo.
Guardò la donna, il criceto correre sulla ruota, lui e lei sullo schermo.
Nulla gli sembrò reale.
Gli venne un inquietudine tremenda e si mise a correre fuori dalla stanza.
E correva, correva.
La donna guardò lo schermo con le immagini viste dal punto di vista di un uomo che corre, guardò il criceto e rimase a bocca aperta, guardò il criceto correre sulla ruota e rimase perplessa, era innamorata di quell'uomo e quell'uomo era sempre lì a guardare quel cazzo di criceto e di schermo, poi esasperata si era fatta avanti e lui era scappato, era molto bella e mai nella sua vita un uomo si era comportato così.
Guardò il criceto correre e si chiese:
''Sono reale?''
''Ma si per Dio'' si rispose, ''certo che sto esperimento gli ha rovinato la vita e rischia pure di rovinare me.''
Si sentì sola e in mancanza di altro fece uscire il criceto dalla gabbia e lo portò via con sé.
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