Stupefatto di fronte alla sfera
viola del sole,
delicate e frizzanti
le carezze della sera
il vento sulle viole.
Se l'universo
non può vedere
con l'occhio umido
della luna satellite,
forse è perché il mio
è più terso
se ne facciano ragione
le orbite ermite,
ha scelto me l'immenso
nero profondo,
per guardare i fiori rossi,
come un re si siede
sul trono
la coscienza in me risiede
forse mi sbaglio
non sono uno schiavo,
ma il signore del mondo.
E mentre gli ulivi
mostravano le loro foglie
aggraziate e sparse,
come chiome di dame,
sulle spalle scoperte
delle colline riarse.
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