La luce della luna fredda sui colli faceva da lanterna alle solitudini dei boschi.
La terra emanava un profumo repulsivo.
Si sentiva un sentore di morte, il lumino del santo al crocicchio nel crepuscolo sembrava fare da specchio buio al gelo della Luna.
Non c'erano seconde possibilità, le braccia avvolgenti dell'oscurità si protendevano ad abbracciare le viscere, gli alberi i boschi, gli animali che raspavano nella penombra a formare un sincizio con il lume del santino e ad aprire una porta nel mondo di Ade.
Non c'erano seconde possibilità.
La terra promanava una sensazione come se l'erba dovesse crescerti nelle viscere.
Da lontano un crepuscolo rosato ad occidente faceva l'occhiolino alla vita che moriva infiltrandosi nella terra.
Mi avvicinai al santino e vidi che era una strano santino, una strana statua che sembrava del tutto identica a me.
La luce cinerea della Luna la illuminava.
Vidi che aveva un dito che indicava ad un anfratto.
Provai ad avvicinarmi e vidi che era stretto, sentivo una attrazione.
Entrai nel pertugio illuminandolo con la luce del cellulare e vidi una meridiana sul soffitto.
Entrai in quell'oscurità e persi il senso del tempo, non capivo se procedeva avanti o indietro, c'era uno spazio nero in cui entrai, o meglio, lui entrò in me.
Sentii un senso strano, non di pace, ma neanche di inquietudine vidi la bellezza che sfioriva, vidi i petali dei fiori, solitari che si staccavano per entrare nella terra.
Sentii il mio stomaco avvolto in questa sensazione una umidità che mi permeava.
La luce della torcia del cellulare vagava nel pertugio che si apriva sempre di più.
Sentivo le membra sempre più rigide e a un certo punto cercai con forza di uscire, ma le mie membra diventavano sempre più rigide, mano a mano che mi avvicinavo all'uscita.
Via via che cercavo di uscire la terra mi entrava nelle viscere e mi sembrava di diventare di pietra fino a che mi fermai immobile con la mano con il dito che indicava l'apertura.
Mi resi conto che ero diventato la statua di pietra che avevo visto all'ingresso, guardai la luce fredda della Luna e sentì che l'abisso nero era diventato la mia pelle.
Guardai la caducità e compresi che i fiori si sentivano soli e io avrei dovuto fargli compagnia per l'eternità.
La lirica si espande cogliendo ,come già in altre situazioni letterarie , ogni sfumatura poetica dando al testo una caratteristica di stile pericolosamente efficace.
RispondiEliminaIl tuo post si è distinto: informativo, coinvolgente e stimolante. Grazie!
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