Tu Venere assisa
tu Venere sola
rincuori il mio spirito
che ai più
si consola.
Non essere
avara
di soli morenti
di sguardi molesti
insolenti occhi spenti.
Alla fontana dell'oro
è si la mia pace
ordunque
in questa città maledetta
giacerà il mio ristoro.
Del piacere tu sei la vetta
il bianco tuo pianto
non rigettare ai posteri
non rigettare il mio canto.
E se della notte
le stelle
hanno da dire,
da dire
cose più belle,
io non voglio sentire
il lamento ribelle,
di una rosa spezzata,
di te Venere sola
Venere dimenticata.
Guida le mia mani
che possano cantare
sonetti arcani
d'amore le onde
le corde profonde.
Innalza un altare
ai fuochi spenti
di un culto dimenticato
quello dell'amore,
l'amore mai nato.
Io getto i fiori
i petali nel vento
di ghiaccio è il mare
te o diva
il tuo gelido fremito
nel caldo io sento.
Venere algida
delle stelle il silenzio
inebriante assenzio
sguardo pietoso
il mare eterno
la corrente dei desideri
il destriero ritroso
nel giardino delle esperidi
io ho cavalcato.
Ho preso il tuo sangue
e nel mare ho versato
aurore rosa
nasceranno tra i venti
d'amore i
gemiti
di dolore i lamenti.
E mentre ti innalzi
a bianca pura vetta,
te ho amato
o Venere sola
o Venere maledetta.
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