Il concetto di Logos ha influenzato la storia del pensiero occidentale, tuttavia ritengo necessario soffermarmi sulla sua influenza anche su aspetti apparentemente non correlati ad esso, come alcuni aspetti della fisica quantistica, e della stessa psicologia dell'uomo moderno.
Logos per i greci era sia la parola, e dunque il discorso,ma anche l'ascolto della stessa,dunque l'udire.
Al tempo stesso Eraclito afferma il Logos come razionalità e principio del cosmo,che si identifica nel pantarei,il flusso continuo del divenire.
Dunque il termine Logos era un termine plurivalente.
Ovvero veniva identificato come principio del cosmo e insieme della possibilità di comunicare.
Il termine Logos è criptico,contiene in sé le due categorie del pensiero umano,da una parte la parola,il verbo,che è pensiero classificativo,dall'altra la razionalità,che appunto deriva da ratio,ovvero rapporto,frazione.
Il punto è questo.
Il pensiero umano ha due radici.
Un elemento interno,inerente,trascendente e numerico.
Che cos'è il numero?
E' un atto creativo,con cui la mente divide arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua unicità.
Il numero veicola informazione?
No.
O meglio non da solo.
Per veicolare informazione deve affiancarsi al pensiero classificativo.
Se io dico 2+2=4 non sto veicolando informazione.
Se io dico due mele più due mele fanno 4 mele sto veicolando informazione.
Perché ho unito il pensiero numerico a quello classificativo.
Che cos'è il pensiero classificativo?
E' un atto creativo della mente che unisce arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua diversità.
Il pensiero classificativo è verbale.
Se io dico logos appunto sto unendo arbitrariamente diverse istanze del pensiero umano tra cui appunto,parola, razionalità, principio del cosmo,per poi scoprire appunto che queste istanze sono diverse.
Per quanto ciò appaia paradossale,il pensiero classificativo è sintetico.
La sintesi tende ad associare diversi elementi per esplicitare per così dire un continuum esperienziale,percettivo e semantico.
La sintesi è comunicativa,nel senso letterale del termine,individua delle caratteristiche in comune fra vari elementi della realtà,e sfrutta queste caratteristiche per esplicitarsi e portarsi per così dire ''all'esterno''.
L'analisi per contro è antitetica e complementare alla sintesi,per cui tende a scomporre la realtà in un nesso di causa effetto e di rapporto fra i singoli elementi,portandoci all'interno.
Per intenderci usiamo un gioco che abbiamo tutti utilizzato.
Il puzzle.
Nel puzzle c'è un immagine che è la sintesi.
Tuttavia tale immagine dipende dagli incastri fra i singoli pezzi.
La capacità di incastrare i singoli pezzi individuando il rapporto che lega 2 pezzi,ovvero i loro incastri è analisi.
Tuttavia l'analisi può essere fuorviante senza la sintesi,perchè ci sono pezzi che possono legarsi e incastrarsi senza tuttavia essere corretti,perchè appunto procedendo via via ci si rende conto che a livello complessivo l'immagine non si forma e quell'incastro è appunto solo un incastro fra due pezzi.
La capacità di fornirsi un immagine complessiva è complementare alla capacità di incastrare i singoli pezzi a due a due.
Ora nel caso del linguaggio umano noi forniamo informazione solo se uniamo pensiero analitico numerico a pensiero sintetico classificativo verbale.
E dopo questo lungo preambolo torniamo al logos.
Il logos è sintesi,ma anche analisi,il logos stesso,è una contraddizione.
E' il principio dell'universo,al tempo stesso la razionalità,quindi il rapporto numerico e/o di causa effetto,al tempo stesso la parola,ovvero la capacità di veicolare quel rapporto numerico o causale al di fuori di esso ad un elemento terzo.
Ora io ho usato una parola ''stupirsi''.
Non l'ho usata casualmente.
La mente opera in modo strano,divide in modo arbitrario quel che è unito,e poi si stupisce quando constata che è unito.
Accomuna arbitrariamente ciò che è diviso e poi si stupisce che è diviso.
Cos'è l'informazione?
E' l'insieme di analisi e sintesi della realtà.
Se io dovessi tradurre correttamente dal greco definirei il logos come informazione.
Ma come possono fondersi analisi e sintesi?
Come si può al tempo stesso,analizzare la relazione numerica fra due enti e al tempo stesso veicolarla fuori dal rapporto fra i due enti stessi a un elemento terzo?
E' il problema dell'informazione.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci dice che arrivati a un certo punto,la realtà incomincia a porre dei paletti alle informazioni che la mente può osservare.
Non si può contemporaneamente sapere l'energia e la posizione della particella in modo del tutto preciso, senza arrivare ad un punto in cui la conoscenza della prima non pregiudichi la conoscenza della seconda.
Questo principio ci sta affermando sostanzialmente la natura del logos.
L'energia è una proprietà inerente la particella,un informazione per così dire ''interna'',la posizione della stessa è un informazione che coinvolge noi,o comunque altri osservatori è una proprietà esterna,non inerente,non dipendente alla particella stessa,ma dipendente da un secondo elemento.
E' impossibile, stabilire la posizione di una particella,se per assurdo,quella particella fosse unica nel cosmo.
Perché il concetto stesso di posizione perderebbe di significato.
Tuttavia quella particella,pur essendo unica nel cosmo può avere un certo valore di energia, che non dipende assolutamente da un secondo elemento, una seconda particella, ma è inerente, e può cambiare solo nella misura in cui il secondo elemento,la seconda particella, interagisce con essa.
Ora le proprietà inerenti di una particella,e le sue proprietà non inerenti sono inversamente proporzionali,o meglio non strettamente inversamente proporzionali ma regolate appunto dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
E questo sarebbe un paradosso?
Per nulla affatto.
E' già tutto contenuto nel logos.
Il logos abbiamo detto che è il rapporto fra due enti:
il numero che è inerente interno all'ente stesso...
e la parola che è classificativa e porta l'informazione al di fuori.
Ora ritorniamo sulla definizione di numero che ho dato:
E' un atto creativo,con cui la mente divide arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua unicità.
E ritorniamo alla definizione di parola che ho dato:
E' un atto creativo con cui la mente unisce arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua diversità.
Il logos è fusione di entrambi.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha stupito la mente nella misura in cui essa appunto opera appunto divisioni arbitrarie di ciò che è uno,è unioni arbitrarie di ciò che è diverso.
Perché qual è il punto?
Che la mente è uno straordinario meccanismo con cui l'essere umano è riuscito a stupirsi di ciò che è assolutamente ovvio.
Perché la natura della mente è quella di usare il logos e provare stupore di fronte a ciò che essa stessa ha per così dire volontoriamente ignorato.
Se l'inconscio ha un significato vero,questo significato sta in un volontario accecamento di fronte alla constatazione dell'ovvio,che tuttavia avviene,per poi stupirsi dopo che la natura dell'ovvio riemerge nel momento in cui la realtà costringerà la mente a prendere atto delle ovvietà che essa stessa ha voluto occultare a sé medesima.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg non ci dice molto sull'universo, quanto sulla natura della mente.
Il logos è un processo in cui vengono fusi divisioni arbitrarie di ciò che è unico, ed unioni arbitrarie di ciò che è diverso.
Il punto alla fine, è che l'uomo ha inventato uno straordinario marchingegno per divertirsi.
E stupirsi.
Autoaccecandosi.
L'informazione, il logos é in ultima analisi è il percorso circolare che la mente fa ogni volta che sceglie di autooccultarsi la realtà di fronte, fino al punto in cui presto o tardi questa finisce per emergere.
Il processo stesso dell'ironia, è appunto un gioco con cui gli esseri umani scelgono di ignorare che il re è nudo per poi ridere quando il bambino che è in loro grida che il re è nudo.
Si direbbe che il logos è una straordinaria invenzione della mente umana...
Per ovviare alla noia della realtà.
Einstein si ribellò al principio di indeterminazione di Heisenberg ed affermò che Dio non gioca a dadi.
Ed aveva ragione.
Non è Dio a giocare a dadi.
Ma l'uomo.
Perché appunto,si annoia della realtà.
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