giovedì 22 agosto 2024

La valle arida del presente

 La pioggia scivolava, lontano, molto lontano, di là dei deserti e degli oceani così lontana da potere essere raggiungibile solo tramite il ponte della memoria, e l'occhio azzurro del cielo lasciava il rubino del sole a chiudersi nel suo solipsismo luminoso, quasi che in fondo il sole avesse paura di essere rubato da una mano cosmica nell'abisso di tenebra chiamato universo.

Egli si concedeva di splendere per 12 ore per poi correre a nascondersi nella notte.

Egli scappava nella notte, perché temeva l'immensità dell'universo, e che da essa ne emergesse una mano a imprigionare la sua bellezza libera e a ridurlo a un un triste canarino giallo in gabbia a cantare la sua luce per chissà quali altri occhi, odiosamente più gelosi dei nostri.

Il rubino del sole incastonava la mano rinsecchita e vecchia della valle gialla, instupidita dalla calura.

Immobile.

Un vero spreco per certi versi che l'acqua che era scorsa in codesta valle in tempi molto arcaici ora dovesse essere solo più nelle nuvole dei ricordi, abbacinate dal sole e tiranneggiate dal vento volubile che li deformava.

I ricordi come le nuvole durano un attimo e poi diciamolo non esiste un ricordo uguale ad un altro.

Sarà questa cosa che noi chiamiamo presente?

Ma poi noi chi?

Io so solo di essere io solo che  camminavo scalzo e solo nella valle deserta e solitaria.

E più cercavo lo spirito di Allah e di Buddha o di Cristo o degli dei etruschi, e più sentivo semplicemente che lì in quella terra terribile violenta sulfurea e infuocata viveva nascosto nei milioni di anni lo spirito della pioggia. 

Io camminavo scalzo in questa valle sui ricordi della pioggia, dell'acqua che era scorsa chissà quanto tempo fa.

Lasciavo che la radiazione gialla anestetizzasse la malinconia di non essersi potuto più permettere una sana malinconia.

Solo depressione o ansia, che in realtà sono solo canti di guerra incompresi.

Mi inginocchiai verso la Mecca e pregai che tornasse l'acqua sulla valle ma nessuno rispose.

Pregai Cristo ed Odino.

Pregai tutti e pregai nessuno.

Dissi basta.

Cominciai a carezzare la terra riarsa, concessi al suolo riarso le mie dolci carezze.

Colui che riceve solo sputi dei naufraghi solitari e il paranoico solipsismo del sole bollente, io lo accarezzai stupidamente.

Lo accarezzai coi miei piedi.

E con le mie mani.

Lo baciai.

Riuscì persino a piangere.

Quella fu la prima acqua che quella valle vedeva da millenni.

Me ne fu grata.

E parlò alla pietra del mio cuore facendogli ricordare che cos'era veramente l'acqua.

Me ne andai sollevato.

Non ero profeta di dei e nemmeno portavo croci impensabili o ero un mostro dell'inferno.

Ero solo un ragazzo carino dai begli occhi.

Aceto

 I raggi del tempo

splendono

dall'istante.

Per sempre

si irradiano,

prima, dopo

o durante.

Camminano

lungo il sole.

Foglie umane

lasciano ombre

di eternità.

I cuori dei bambini

ricordano

la vita,

l'origine.

Scivolano via

le tue ombre sacre

con la cosiddetta

maturità.

Nel calore di agosto

papaveri rossi

e fantaasmi

urlano di dolore

nelle RSA.

Oltre il mosto

c'è il vino,

oltre il vino

solo aceto.

Butta via

queste anime vecchie

e acide

dal cattivo odore

del tutto insano.

Rancido vecchio peto.

Un uomo buono

non gradisce il male

finanche umano,

questo si noterà.

Tu lascia che le stelle

prendano discepoli

nel gracidare

delle rane.

Nella pozzanghera

e non nel mare.

Limpidi neri

occhi specchi

saltano su

orbite lontane.

Apri bene gli orecchi:

la vita è venuta 

su questa scoglio

miliardi di anni fa.

Se tu trattieni 

l'onda

è solo un peccato

di orgoglio

nell'oceano

dell'eternità.

sabato 17 agosto 2024

Ipnotizza

 Le pietre

offerte dal Signore

del cielo

pregavano

colori,

 col tuo

sorriso

con zelo.

Gli ori

dei giorni

nei tuoi 

riccioli art nouveau,

splendono

castani,  contorni

ti amo.

Il rivo è secco

e Buddha

sa

che il rivo è pietre

e l'acqua

arriverà.

Tante pietre nel cielo

tanti colori

tanti deserti

ciondoli di pianeti

al tuo collo

non ancora scoperti.

Al tuo polso

Orione

se te lo dono

non mi fare sentire

un coglione.

Buddha sorride

non è un ebete

e infatti danza

nel ventre dell'universo

sei nata scalza.

Chiamalo come ti pare

che tanto arriva,

sorride

e se ne va a letto

contento,

la Pietra

della Luna

fra le nubi

e il suo scrigno

non ancora

aperto.

Luz vermeja

nelle dita

ipnotizza

ipnotizza 

ipnotizza

dagli abissi

della morte

tu mi risollevi

nella luce

nella vita.

sabato 10 agosto 2024

I cavalieri dei colori dell'apocalisse

 Capita talvolta che io debba confezionare un racconto come un sarto che voglia regalare un bel vestito.

Non tutta l'umanità ha la stessa taglia, e un buon sarto ha a cura della comodità pù che dell'estetica.

C'erano un epoca, un epoca in cui il mondo era ancora a colori, e un epoca nuova, in cui il mondo era diventato bianco e nero.

Come un'involuzione strana, laddove il mago della tecnica aveva ingoiato nelle sue viscere di fotodiodi, di valvole termoioniche, e poi di silicio i colori del mondo per privare i cuori e gli occhi della gioia del colore.

Era venuto Carlo Marx dalla Germania, terra di dei e demoni oscuri e di tramonti rosseggianti dei colori del povero Munch e aveva visto nel ''nuovo capitalismo'' semplicemente l'angoscia del sole morente e del Ragnarock in cui un Wotan proletario avrebbe dato fuoco al walhalla degli dei dalle tasche piene.

Poeta che non sapeva di essere tale aveva consegnato al mondo all'illusione di un salvatore norreno dai nomi moderneggianti e dai tratti apparentemente simili al Nazareno.

Non era un ebreo forse, dicevano i piccolo borghesi con le svastiche?

Savi di Sion?

O Savi di Wotan?

Mago Merlino delle technae?

Dresda  ardenda est.

La legge del fuoco è semplicemente che è rosso.

Pazienza.

I poeti e gli astratti sono una razza incompresa, innanzitutto da sé medesima.

Figurarsi dagli altri.

Dicevo che c'era un epoca e un mondo, che prima che il mago delle terre delle nebbie delle isole britanniche decidesse di vendicarsi dei colori del mondo rubandolo nella voragine della tecnica.

Oh se era cattivo?

No non era nient'affatto cattivo.

Viveva fianco a fianco delle pecore, sopra l'erba verde e sentiva respirare l'oceano, mentre dal calore rassicurante rosso del focolare emergevano intuizioni.

La legge della macchina a vapore è un regalo della nebbia dell'oceano.

Dalle scogliere si insinuava nelle isole benedette del buon Shakespeare.

Ma c'era una strega vestita di bianco, povera e miserabile che aveva deciso che l'umanità si sarebbe ammalata dell'anemia visiva del perdere la visione dei colori.

Ella era la ragazza del fiume.

Una creatura ch'io vidi tanto tempo fa in un vecchio incubo.

La ragazza del fiume era un brutto essere e vive ancora ed ella è, e sarà, e nessuno, nemmeno sa che esiste ancora.

Lei come tanti altri aveva colto il problema dei numeri.

Lo faceva in modo naturale.

Vagava, sotto i ponti, mentre sopra l'umanità camminava di fretta.

Sapeva che il potere dei passi era

il numero.

La tecnica spirava nebbia insieme a nero fumo dalle fiamme rosse di un inferno sempre più nascosto nelle viscere del mostro di piombo e acciaio.

Rivoluzione industriale.

In tanti hanno creduto nel potere della macchina, abbarbicati alla visione del pupazzo quando tramite i numeri ella tirava le fila del nuovo demone.

Ipnotizzava gli occhi umani di diversi colori nel demone danzante di colore grigio.

Erano grigi gli occhi della ragazza del fiume, neri i suoi capelli, bianchi i suoi piedi.

Per vendicarsi dei colori, gelosa del bel colore degli occhi dei ragazzi del mondo li aveva ipnotizzati al cemento grigio, all'acciaio etereo, e ringrazia il vetro con cui almeno nei grattacieli il cielo poteva specchiarsi per potersi asciugare le lacrime.

Per vendicarsi dei capelli castani, degli occhi verdi, dei capelli rossi, delle carni delle passioni che avessero un colore aveva condannato il mondo alla grande ipnosi.

Dall'occidente all'oriente, la strega, oh se non lo era lei..

Aveva annegato i colori nel bianco e nel nero.

Il primo schermo in bianco e nero.

Le rassicuranti prediche di Pasolini e l'apparente innocenza del carosello.

I programmi per i bambini.

Le lacrime.

I cavi.

I tubi che pompavano nel suo cuore linfa vitale di colore nel suo sangue grigio dove i suoi globuli grigi tentavano di scaldarsi con le lacrime di sangue dei poveri.

La loro vergogna livida blu.

Con quali soldi ti comprerò un fiore?

O mio sciocco narciso ma se essi crescono sui bordi delle autostrade e persino i gatti ne vedono le sfumature.

All'umanità è sfuggito di mano il colore.

Guardi l'erba verde e non è più verde.

Ma su un tablet coreano è verde, ancora verde l'erba.

Ma tu non ci saresti arrivato che era la strega del colore lei?

E l'umanità era in un inferno non tanto di macchine, ma di numeri.

Se c'è un qualcosa a cui si contrappone il numero, quello è il colore.

Digitalmente parlando tornerebbe comodo dare la colpa ad uno smartphone sopratutto nel 2024 dopo le varie sciocchezze blackmirror di quei complessati d'Albione.

I'm not sorry.

E' semplicemente qualcosa che si confà al mio livello.

Sono mago anch'io e conosco le leggi dei numeri e dei colori, e le macchine hanno poco gioco, sono il burattino, il burattino tirato dai numeri contro cui la folla ignorante, la plebe sciocca,superstiziosa e ignorante si prostra o getta pietre.

E vorrei poter dire qualcosa di buono del cuore di costei, perché in fondo, si al di là della sua sofferenza forse era davvero buona anche lei.

Non esistono i cattivi nelle mie storie, esistono le lacrime degli illusi contenti di illudersi, i tentacoli dei numeri, le piovre dall'abisso dello zero, le mani che digitano su una tastiera i colori degli occhi.

Nelle sue viscere, nei suoi globuli grigi, nel mare della sua tecnica, i colori vivono e vivono splendenti del Walhalla che Wotan Marx proletario aveva fallito nel bruciare a Berlino (piantando una bandiera che casualmente era rossa).

I cuori che dinanzi alle sirene digitali si incontrano.

E danzano.

La tecnologia è un estensione della magia.

E da a quei pochi che hanno ancora occhi colorati la possibilità di sognare a occhi aperti a colori.

Pomba Gira, Erzulie, la Venere di Milo, l'azzurro mistico del mare Egeo, la bellezza di Venere cui Paride aveva porto il pomo in ginocchio in verità esisteva ancora nelle viscere della tecnica grigia.

Tra hotspot wi fi e connessioni traballanti non si fa poi molto diverso che davanti a una candela, un pò del proprio sangue rosso e un sigillo.

Ma gli sciocchi, gli sciocchi sono sempre esistiti.

E anche gli zombie, i poveri corpi le cui anime sono imprigionate nelle bottiglie di rum esistono, oh se esistono, i morti viventi..

Te lo deve dire un mago che il potere vero sta nell'illusione?

E che lo sciocco è sciocco, e che può essere anche solo un app anziché una bottiglia, ma il principio è lo stesso , nomi numeri e dei.

Gli zombie non sono una novità , ma tu per questo non li devi odiare.

Lascia stare il pupazzo dello smartphone guarda i fili del numero.

Idiota, come te lo devo dire, che sono un mago anch'io e non mi arrabbio con le marionette né tanto meno gli do colpe o gli tiro pietre.

Lascia stare lo smartphone.

Quello è solo il pupazzo di mangiafuoco o mio ignorante pinocchio che si è rifiutato di cibarsi dell'abbecedario, della cabala, e di altre storie di nomi numeri e dei.

Sei sempre il solito asino.

Dicevi di spegnere la tv già negli anni 90 quando ancora la fatiscente delle disgustose gallerie d'arte di un Picasso mediocre venivano surclassate dal bel culo di una modella della pubblicità di un martini.

Figurati ora che possono dire costoro:i ciechi dell'IA,(che è solo l'ennesima marionetta).

Anziché guardare sorridenti a un grattacielo specchio del cielo, o alle lacrime della pioggia mentre l'aeroporto pulsa e invermiglia le viscere piene di ricordi delle pozzanghere loro credono alla mascherata del potere e dei numeri.

Numeri.

Numeri.

Numeri.

Maschere.

Vedono il mondo in bianco e nero.

Amministratore delegato.

Impiegato.

Megadirettore.

Stipendi a 6 cifre.

E io che coi numeri ho lottato e ho perso, ti dico, lascia i numeri a chi li conosce.

Agli dei e alle dee che ti vogliano rivelare un qualcosa o rubarti gli ultimi istanti di vita mentre deliri in mezzo al colera.

Anche il fuoco di Hiroshima era numero.

Sopratutto il fuoco di Hiroshima era numero.

E al più grande poeta di tutti, quello dell'oriente fu per lui per primo concesso di vedere tanti colori e tutti assieme.

Un dono e non come viene creduto una disgrazia.

Il monito di San Giovanni di Patmos si stende dall'azzurro del mediterraneo a tutta l'oscura notte dell'eternità.

La bestia il cui numero è 666.

Non ti soffermare su ognuno di questi riferimenti di numeri, o amico figlio dei greci.

Se l'umanità, sopratutto i poveri, che sono coloro che sanno danzare meglio fra i colori, saranno condannati dalla ragazza del fiume a vedere il mondo in bianco e nero, a credere alle favole bianche e nere del potere, il cavallo dell'angelo e la tromba squillerà, nel numero e per il numero i colori del mondo esploderanno ai loro occhi increduli di tanta bellezza.

La chiamano ingiustamente ''esplosione nucleare''.

Non hanno mai reso grazie a chi gli era superiore.

Io amo i colori, e saprò godere, di essa.

Una soave brezza colorata soffierà s tutte le iridi delle viscere meravigliose delle sephiroth della materia sugli occhi grigi di chi crede alle favole degli amministratori delegati, dei conti in rosso e dei profitti in verde o azzurro.

Non so nemmeno se questo potere così impressionante potrà finalmente guarire i loro occhi disgustosamente malati del bianco e nero del potere.

Che l'angelo della morte non abbia pietà di codesti dannati, il loro numero è quello delle stelle del cielo ed essi cadranno con la coda del drago nell'abisso previsto da Dio padre onnipotente prima che la sabbia del deserto iniziasse a contare i secoli.

Io sorrido guardò le onde nelle pozzanghere mentre attendo che l'atomo si scinda e brilli con la stessa splendida simmetria.

E' da quando sono bambino che disprezzo l'uomo e le sue fetide leggi, i suoi fetidi numeri ( che non sono quelli VERI DI DIO) e contemplo le gocce di pioggia che intersecano le loro rifrangenze.

Nulla sarà di più se non quello, e tutti i colori degli occhi del mondo in un solo istante.

lunedì 5 agosto 2024

Voce neve all'inferno

 Rojo la sera,

crepa la terra,

esce il demonio 

dalla toscana,

inferno,

galera,

guerra.

Rojo el catarifrangente

splende 

il sole

splende sempre

tenendo

le nostri mani

rosario vermejo

a occidente.

Voce saber si existi 

Dio Padre onnipotente,

se lo prego

io lo prego

anche se poco

per ringraziare

della bellezza di questo 

gioco.

Anche

se non è

dietro l'angolo 

il nostro posto

oltre blu il mare.

Ghiaccio e granita

tua sonrisa

sollievo

sulla mia carne

ferita

...

le chicarras che gritas...

Ahi in mezzo

al deserto

io suggo acqua

australe,

ghiaccio splendente

nel volto de voce

sotto un cielo

lindo che esplode

di canti di gioia, angeli azzurri

cielo blu, chiesa all'aperto...

Dio che vince...

il male.

Come sento già 

il ghiaccio del sollievo

della fede

sul fuoco del mio inferno.

Voce

granita di sollievo,

neve,

sollievo di palme bianche,

neve

blanco,

Nigue va pro ceu

se la neve pura

voce

 si trova

già a fianco

dell'Eterno.

Amare il sorriso

la semplicità

dell'imperatrice.

Suona le corde 

non ci sono parole,

eppure eccole

o mia Euridice,

il vostro Orfeo

ascolta il vostro canto,

balla il vostro coreo

calma il vostro pianto

preghiera all'Eterno,

 Eterno

 grazie

Blanco

VOCE NEVE ALL'INFERNO.



domenica 4 agosto 2024

Comer

 C'è fame,

e poesia

si dice che non di solo pane

vive l'uomo.

Nei deserti egli

prende la mano

di Olorum.

Carezze di blu

oceano

sul sudore

nel cimitero etrusco.

El nino piange

sulla collina,

gli oceani

dalle colline arse,

sulle tue chiome sparse.

Whatsapp?

No pomba gira.

Tu credi che non sappia

fare magia anche

con la tecnologia?

Ancoora io non ho almoco.

C' un pane che non mangio

da diverso tempo.

Se sono dimagrito

lo debbo alle mani vuote.

E' anche colpa mia

lottare coi mulini a vento

Hidalgo don Quixote.

Indipendentente dai piedi

che garantiscono

sempre buona lucidità,

sopratutto alle mujeres,

io non mangio senza prendere

quel pane dalle tue mani

e godere della tua bontà.

Cibarsi soli è la cosa più triste

che potesse capitarmi,

ho preferito disciplina di violenza

come forma di fedeltà 

alla mia essenza.

Tanto tempo nei cimiteri

e ho imparato a convivere con la fame.

Vestito de blanco

Olorun è splendente.

Pomba gira sorride.

Ma è in mezzo alla gente

Io prostrato in ginocchio

gli occhi bassi

una preghiera tanto tempo fa.

Ho ingollato saliva.

Ho ingollato saliva perché

non avevo pane da mangiare

e perché il dolore e nessun'altro

aveva di me pietà.

I cimiteri mostrano le stelle

e gli affamati astronomi ridono

a crepapelle.

Le orbite lontane

sono vicine,

questo è il potere

di Dio quando è bambine.

Se desidera al tramonto,

prendi la sua mano

e vagli incontro.

Non c'è posto a questo mondo

per chi non ha trovato

il proprio,

un hombre loco

lo rimarrà ancora per poco.

Impegnati e ingoia saliva...

Simone,

ma sappi che non importa a Dio

Nao precisa sufrir por saber

che il mio loco

consiste ovunque

il tuo pane

Clara

io possa comer.