venerdì 28 agosto 2020

Wstawac

ALZARSI

Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
“Wstawac”;
E si spezzava in petto il cuore.

Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre è sazio,
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
“Wstawac”.

PRIMO LEVI, La tregua, 1963

...

Torino 11 Aprile 1987

Primo Levi si desta con sempre la medesima sensazione di angoscia.

''Oggi è primavera,una giornata di pioggia non cancella i ricordi.

L'acqua, scorre sulle finestre e quasi mi sembra di poter dimenticare.

Ma non ci riesco.

Nella pioggia strisciano i vermi nel fango.

No, io non sono sopravvissuto.

Forse mi sono sbagliato, forse devo essere morto anch'io.

Questa non è la vita, non so se sia l'aldilà, ma io sono già aldilà.

Forse sono morto anch'io, ma non ho la forza di ricordarmelo.

Oh mio Dio, a chi donerò il mio amore, in questa terra di fantasmi?

Danzano ritmicamente, riempiono le strade il sabato sera, le luci elettriche li illuminano, è solo una danza di fantasmi.

In verità io mi sto sbagliando.

Forse questo, è solo un grande sogno.

Il sogno che tutti i condannati al gas fanno, prima dell'urlo:''Wstawac!'' che li desterà e li condurrà a morire nella camera a gas come vermi.

E' solo un sogno il mio, in verità sto sognando di essere tornato a casa, di avere il ventre sazio.

In verità nulla  di tutto questo mi pare reale.

Basta, io non voglio più sognare o altrimenti l'urlo della bestia mi dilanierà.

Devo prepararmi alla mia morte.

Pregare il mio Dio che mondi la sozzura e che accetti noi vermi nel fango della vita al suo cospetto.''

Primo Levi si tolse gli occhiali.

E a quel punto sentì la tenebra più profonda.

Il mondo che stava sognando era solo una calda illusoria isola nel mare gelato del fango del Lager.

E a quel punto salutò la vicina sul pianerottolo, aspettò che ella entrasse nel suo alloggio.

Poi una volta che la porta fu chiusa, e il catenaccio tirato, lui capì.

''Tutti hanno paura di me, tutti mi disprezzano, non sanno che farsene del mio dolore, questo finto sogno è forse peggiore della realtà del Lager.''

Ma quella porta sbattuta con forza, lo scosse e l'anima gli uscì dal petto, per un attimo si trovò a galleggiare vicino all'algida luce bianca sul soffitto del pianerottolo.

E si disse: ''Io non so cos'è un uomo, forse non lo saprò mai, nessuno saprà mai cos'è un uomo ma io oggi ho scelto che non striscerò più nel fango.''

E a quel punto disse a se stesso ad alta voce: ''Wstawac Primo, alzati, destati dal sogno.''

Ed ebbe un moto di disgusto: ''sono diventato l'SS di me stesso''.

Allora salì sulla ringhiera e non si perdonò questa crudeltà nei confronti di sé stesso.

Si gettò nel vuoto mentre già si sentiva morire.

Ma proprio in quel momento si risvegliò dall'incubo, l'eternità scorse in un istante e l'intero universo divenne una camera a gas e i suoi abitanti si agitavano come vermi, tranne uno, una ragazza bionda che disegnò nell'immensa prigione del cielo una nebulosa a forma di farfalla.

E lui la abbracciò, e finalmente poté piangere.

E morirono insieme, gli abissi neri dell'universo entrarono nel loro sangue.

Il gelo totale assoluto irrigidì i loro corpi che si arcuarono, e infine dalle loro carni dilaniate uscirono due farfalle multicolori.

E volarono insieme in una giornata di primavera rincorrendosi in una danza d'amore.

...

Quando l' SS venne per gridare Wstawac tutti si destarono nel lager, ma Primo Levi no.

Lui urlò di nuovo, poi gli diede un calcio.

Ma si accorse che era oramai un rigido cadavere.

Niente, era inutile portarlo nella camera a gas.

Lo sollevò da terra e vide che sotto il suo corpo c'era una farfalla.

Lei volò via dalla finestra.

L'SS sputò per terra.

Ora si era destato davvero.


Allah,Iblis e lo Scorpione

E dalle dune di Sabbia emerse lo scorpione.
Stava aspettando.
Il cielo era una lente di azzurro puro con cui potevi mettere a fuoco l'infinito.
Ma lui sapeva, sapeva che quel giorno sarebbe stato diverso dagli altri.
Il deserto inseguiva le nuvole lontane, tra mulinelli di sabbia e strane rilucenze dorate.
Nessuna ombra fugge dal volere di Allah.
Come erano veloci quelle nubi passeggere, come correvano libere, cavalli effimeri cavalcati dai soldati del cielo.
Era il momento.
Il sole raggiunse la punta della grande piramide.
E allora le forze ctonie che aveva aspettato per millenni vennero innalzate nel cielo.
E loro dichiararono guerra ai soldati del cielo.
Ma Allah non se ne curò.
I cherubini contenevano a fatica le schiere di demoni che tentavano di entrare nei giardini del paradiso.
E fu allora che Allah pronunciò il verdetto.
''Fateli entrare''.
E i demoni entrarono nei giardini celesti,  fra le fontane di cristallo, le colonne di marmo e le lampade fiammeggianti d'oro, essi si avvicinarono al tempio del trono di Allah.
Nessuno poteva entrare, il velo nero, ondeggiava lentamente fra i due bracieri di incenso.
Loro lo squarciarono.
E sul trono trovarono lo scorpione.
Iblis in persona chiese: ''che ci fai tu qui sul trono di Allah?''
E lo scorpione non rispose.
Ma l'arcangelo Gabriele fece il suo ingresso nel tempio.
''Oh sciocco, invece di chiederti cosa ci fa uno scorpione sul trono di Allah, chiediti piuttosto chi si trova sul tuo trono all'inferno''.
Allora Iblis ebbe paura di perdere il suo trono, e che Allah lo avesse spodestato persino negli abissi e ordinò alle sue schiere di ritirarsi immediatamente nell'inferno.
Quando ritornò all'inferno non trovò Allah sul suo trono, ma lo scorpione, sempre lui.
Allora chiese allo scorpione cosa ci faceva in quel luogo.
Ma lo scorpione non rispose, era solo uno scorpione.
Ma dal cielo parlò Allah:
''O sciocco Iblis, lo scorpione è l'essere più umile del deserto, io posso porre lui sul mio trono, e non mi spodesterà, ma tu sei superbo e hai paura di perdere il tuo trono.''
''Io regno ovunque perché non ho paura di perdere il mio trono, io regno perché lascio regnare lo scorpione.''
Allora Iblis prese lo scorpione per gettarlo via dal suo trono.
E lo scorpione lo punse.
Allora Iblis pensò di stare per morire e disse:
''Portate il mio messaggio ad Allah, in verità egli è troppo saggio, perché è umile, io mi arrendo, ma che mi salvi dalla morte''.
E Allah ebbe pietà di Iblis.
Allora disse:
'' Iblis esci dal tuo regno e vieni all'aria aperta, ti devo mostrare una cosa.''
Iblis uscì all'aria aperta, ma si era fatta notte, ed ebbe paura, perché i demoni hanno paura delle stelle.''
Dall'orizzonte sorse la Luna fra le rovine dei templi.
''Iblis cosa ti fa paura delle stelle?''
''Mi sento piccolo di fronte alla grandezza del tuo universo.''
''Iblis, dov'è sorta la Luna?''
''Dall'orizzonte mio Signore.''
''Iblis, guarda bene.''
E Iblis vide che la Luna era sorta nella costellazione dello scorpione.
''Che vuol dire?'' chiese Iblis perplesso.
''Iblis, la Luna indica chi è tua madre.''
E allora Iblis si ricordò e capì.
E disse: '' In verità io mi ricordo, mia madre era lo scorpione.''
''E perché mi ha punto?''
''Dimmi o mio signore''.
Allah tacque.
Iblis vagò fra le rovine dei templi, e vide strani geroglifici, in uno di questi c'era Seth che beveva il succo dello scorpione, poi preso dal furore del veleno violentava Iside.
Iblis credette di impazzire, non capiva nulla.
E si lasciò cadere nel deliquio.
I fantasmi del Ghibli e le nuvole del cielo presero la sua anima e lo portarono sul lato oscuro della Luna.
E fu lì nella solitudine che Iblis si lasciò andare, e disse:
''Sia il volere di Allah se io devo morire, morirò.''
Allah fu preso da compassione e gli disse.
''Iblis ma ancora non hai ancora capito?''
''Tua madre è la morte, tu non devi averne paura''.
''Lo scorpione ti ha generato mentre ti uccideva''.
''Chiudi gli occhi Iblis, chiudi gli occhi e vedrai tua madre.''
Iblis chiuse gli occhi e vide che lo scorpione era cieco.
Li riaprì e allora si denudò.
E vide che sui suoi testicoli c'era lo scorpione.
''Perché non mi pungi?''
E solo allora lo Scorpione parlò:
''Tu o Iblis hai paura della morte, ma io quando ti ho punto ti ho donato il mio sangue, non il mio veleno, io ti amo Iblis,''
''Ora Iblis sappi che io ho molto sofferto, e non ho potuto donarti la vita, senza donarti il mio dolore e la mia paura della morte.''
''Ma tu, o Iblis, non sei il re dell'inferno, ma vieni dal cielo e sei progenie delle stelle, in verità Allah...''
E dicendo questo morì.
E lui ne ebbe pietà.
E pianse.
Le sue lacrime divennero pioggia, e fecondarono il deserto che in poco tempo fiorì.
E si specchiò nel lago.
E vide che era bello.
Poi vide la Luna riflessa nel lago.
A quel punto la luna prese le forme di una dama d'argento e uscì dalle acque.
Iblis la desiderò.
E la penetrò.
Iblis venne dentro di lei.
Lei ritornò nel lago.
Iblis era confuso e chiese risposta ad Allah.
''Chi era costei, e chi sarà mio figlio?''
Allah rispose:
''In verità tu Iblis sei figlio del dolore del mondo, lo Scorpione, ma ella ti ha amato...''
''Ma tu hai amato tua madre?''
''No.''
''Iblis, sciocco se tu non amerai tua madre il dolore, in verità non potrai concepire niente.''
E Iblis si ritirò sconvolto nell'inferno sul suo trono.
''In verità io non posso accettare di essere figlio del dolore, e non posso amare mia madre per questo motivo.''
''Non mi interessa, io non posso farci nulla.''
''Rimarrò il principe dell'inferno, vorrei potere amare e concepire un figlio, ma non posso accettare di essere figlio dell'amore e del dolore''.
E Iblis prese la sua testa fra le mani disperandosi e capì che il suo destino era segnato.
E da allora non uscì più dal suo regno né interrogò Allah.
''In verità'' disse Allah ai suoi angeli: ''non siate stolti come Iblis, chi non accetta il dolore non può accettare neanche l'amore.''
E gli angeli si asciugarono le lacrime con i nembi delle nuvole.
''Tutto ciò è molto triste'', disse l'arcangelo Gabriele, ma Allah gli sollevò il mento, e disse:
''Guarda il sole che nasce sul giardino fiorito nel deserto, in verità Iblis è uno sciocco, se avesse capito che il dolore è un attimo, una flebile puntura, e non si fosse precipitato nell'Ade avrebbe visto sorgere il sole suo padre.''
''E avrebbe visto quali giardini meravigliosi possono nascere dal dolore e dal veleno dello scorpione, ma lui in verità non si è concesso questa suprema delizia, perché è stato impaziente, nessuna notte è eterna.''.

giovedì 27 agosto 2020

Italia 2021

 Elezioni 2021

Una nuovo movimento politico emerge sulla scena italiana, i papisti.

E cosa c'è di nuovo in questo?

Vedete che non siete attenti?

Io non sto parlando del Papa, ma di Enrico Papi.

Il movimento 5 stelle, ha calato l'asso, dopo Beppe Grillo, Rocco Casalino c'era bisogno di qualcuno che tenesse in pugno le masse facendole sganasciare dalle risate.

E' oramai noto che sui Titanic che affondano, le orchestrine danno il meglio di sé e tutti ballano, perché?

Perché in fondo, potrebbe essere diverso?

Quando sai di essere spacciato, non ti rimane che ridere.

E in questo quadro tragico entra una figura catartica, neanche più un istrione, neanche più un politico comico come Berlusconi, o un comico che fa politica come Beppe Grillo.

Qui poche palle, siamo all'inferno.

Noi vogliamo ridere, bere whiskey o limoncello, accendere le nostre cicche con i tizzoni di questo gigante che brucia, che implode, che crolla su se stesso.

Ora il 5 stelle ha calato le braghe.

Ha stupito tutti.

Via i Luigi Di Maio, via i Di Battista, loro sono parte dell'Italia di una volta, quella che si poteva permettere il lusso di piangere sulle proprie miserie, quella dei Tornatore, e dei  Lucio Dalla.

Quella del ''Chiagni e fotti''

La gente si è stufata di piangere, vuole solo più ridere.

Di peggio.

Vuole essere presa per il culo.

E vuole qualcuno che possa prenderla per il culo.

In questa compagine di totale declino , l'araba fenice italica ha scelto di schiantarsi al suolo bruciando le sue ultime risorse psichiche ridendo come autistici alienati, disvelando la vera natura violenta sadomasochistica del mezzo televisivo.

Basta grandi Fratelli, basta Temptation Island, noi vogliamo il Grande, quello che ha saputo mettere gli psichiatrici sul palcoscenico, Lui, il Grande, il creatore dell'uomo Gatto, dell'uomo Tigre, di Zorro, e degli altri strambi mostri osceni del lurido guanto a led che ti fa una sega al cervello, chiamato televisione.

La Sarabanda cachinnica infernale è diventata la colonna sonora del nostro viaggio collettivo all'inferno.

Eccolo Enrico Papi che stupisce tutti, diventa presidente del consiglio, l'uomo Gatto suo portavoce, che tiene conferenze stampa con il pupazzetto di Pikachu sulla scrivania.

Credete sia impossibile?

Non siete buoni osservatori.

Fondamentalmente l'italiano ha sempre votato chi lo faceva ridere di più.

L'homo ridens italico è una iena che quando si trova in branco può anche sbranarti, può sbranare anche un Leone, è feroce, e lo vedi nella sua ferocia, soprattutto perché ride.

Se pensate che i camorristi non abbiano senso dell'umorismo vi sbagliate, loro sono veramente bastardi, sono capaci di spararti in testa, ma non prima di averti strappato una risata dallo stomaco.

Sono bastardi, più del Grande Fratello di Orwell che faceva andare incontro alla sua morte ridendo Winston dopo avergli lavato col cervello con ogni genere di marchingegno e torture.

A loro non serve la psicopolizia, non servono strani marchingegni e neurochirurgia, loro sono oscenamente infernali, a loro viene naturale.

Ecco che il 5 stelle sta scomparendo dalle scene perché si è compiuto il dramma scontato dei politici non attaccati alla poltrona che se potessero si farebbero murare vivi in parlamento.

E allora si giocano l'ultima carta Enrico Papi, e contrariamente a tutti sondaggi, viene eletto.

I sondaggisti non sanno dare i numeri.

Anno 2021 la crisi imperversa ,debito pubblico al 230% spread al 18%, borse crollano del 6,5% in un giorno oramai diamo i numeri, li diamo tutti i santi giorni.

Numeri: 5 milioni di infettati di Covid, 230000, morti età media 68, numeri, numeri, numeri, l'Istat sta dando i numeri, stiamo dando i numeri tutti quanti, non riusciamo capire se questi numeri siano reali, non riusciamo più a capire niente.

La realtà sembra un sogno e allora se tu sogni dei numeri che fai?

Li giochi al Lotto, non si sa mai,no?

Oramai che ci è rimasto, a noi disperati dell'italica stirpe?Non abbiamo più nessuna speranza e allora giochiamo al lotto.

Ed eccolo lì, Enrico Papi, il genio incompreso il re dei manicomi in diretta streaming, che ha il colpo di genio.

La nuova moneta, non più i buoni pasto, non il bitcoin, i ''buoni lotto''.

Una moneta stocastica, nel senso di una moneta di ''sto casto'', lui ha il colpo di genio.

Non usciamo dall'euro, ma stampiamo i buoni lotto e paghiamo la gente con quella.

La moneta virtuale per eccellenza, quella che intercetta pienamente ciò che avevano capito i fisici della meccanica quantistica, cioè che il mondo non è altro che una grande lotteria, e tu hai solo una certa probabilità di osservare un evento.

E gli italiani che non guardavano più il tg, perché avevano smesso di credergli, ecco che ricominciano a guardarlo, il diavolo sta nei dettagli.

Oggi sei mila profughi sono morti bruciati in un incendio in un CPT a Palermo.

Indignazione collettiva-finta.

Ma chi se li incula quelli?

Tutti stiamo bruciando in questo Inferno chiamato chiamato Italia.

Che si credevano di trovare qui?

Poi il tg svirgola, l'Istat impazzisce del tutto e ci dice che il 23% di questi  morti bruciati erano risultati positivi al Covid.

Ma come hanno fatto a capirlo?

Gli hanno fatto il tampone?

Il sierologico?

Un autopsia dai loro copri carbonizzati?

Che senso ha quest'informazione?

Ma io ti ho capito Enrico Papi, non so chi c'è dietro a te, ma sei diabolico, ridi sempre, anche quando Mattarella, compunto, esprime le sue finte lacrime di fronte alla tragedia dei profughi del mare che anziché morire annegati, muoiono bruciati.

Lui è lì Mattarella, perfetto inappuntabile, impeccabile, vestito, incravattato, il tristo Becchino dell'Italia.

E tutti si commuovono.

Tranne uno.

Lui.

Il nuovo presidente del Consiglio ride.

Enrico Papi in persona, la iena ridens.

Stringe la mano a Mattarella e ride.

Poi viene inquadrato l'uomo gatto, il suo portavoce, lui invece non ride, in fondo è umano.

Solo Enrico Papi ride.

Tutti rimangono interdetti.

Tutti tranne me.

Io lavoro come parcheggiatore abusivo nel 2021.

Mi sono dovuto reinventare anch'io.

Ma nell'Italia del 2021 circolano solo più buoni lotto.

Gli euro sono usciti dalla circolazione.

Rutte e Merkel sono talmente sconcertati che non sanno come rapportarsi alla nuova realtà demenziale televisiva, statistica, italiana.

Io lavoro come parcheggiatore abusivo e trovo il parcheggio a una veccchia ricca che parcheggia il suo Mercedes impeccabilmente teutonico in modo devo dire non impeccabile, quella macchina è un po' troppo lunga e ingombrante per i ridotti neuroni dell'area visuo-spaziale della sua corteccia cerebrale.

E la macchina sporge e non va bene.

Lei tenta diverse manovre, poi si arrende.

Io aspetto sulla pioggia senza ombrello.

In quest'Italia che brucia, l'unica consolazione che ci è rimasta è la pioggia.

''L'uomo non è solubile all'acqua'', diceva Lavoisier a chi gli rimproverava di andare in giro senza ombrello sotto la pioggia.

All'acqua no, al fuoco sì.

La vecchia tira giù il finestrino, e mi dice ''ragazzo,me la parcheggi tu la macchina?''.

Io entro e le parcheggio la macchina, devo dire con una certa difficoltà, cazzo di teutoni, si vede che non hanno perso il concetto di Lebensraum, una macchina un pò meno gigante potevano farla?

Ma ha 10 telecamere per posteggiare.

Chi se ne frega, io posteggio usando i miei occhi.

Poi scendo.

Non dico niente, rimango in silenzio sotto la pioggia, come un' ombra, immobile come a un funerale e ora che ci penso cazzo, ci sarà un motivo se per i carri funebri in tutto il mondo scelgono sempre la Mercedes.

Insomma ho parcheggiato il carro funebre di questa vecchia che tra qualche anno sarà crepata nel lusso, ma pur sempre crepata.

Da una vecchia morente non ti attendi nulla, e io sto zitto, un ombra sotto la pioggia.

Lei esce con il suo ombrellino tremendamente kitsch, ci sono dei chihuaua sopra, con la sua borsetta firmata, fa per andarsene senza darmi nulla.

E' la normalità, io non mi attendo nulla da lei, io non sono nulla per lei, io sono solo un'ombra, e tra non molto lo diventerà anche lei.

Poi si ferma, un rimorso di coscienza, in fondo il ragazzo le ha parcheggiato il carro funebre, ha avuto un qualche ruolo alle sue esequie, ma sì, diamoglielo qualcosa.

Mette le mani nel borsello e tira fuori il portafogli.

Lo apre, è pieno di soldi e di banconote, ce ne sarà per qualche migliaio di euro , una rarità in questo paese oramai, ma lei rovista finché non lo trova, un buono lotto.

Un buono lotto da un euro.

Con l'effige di Enrico Papi che ride davanti, e Pikachu e l'uomo gatto dietro.

Me lo porge.

Io lo prendo.

Non ringrazio.

E rido, rido, rido anch'io.

Perché dovrei ridere?

Cosa c'è da ridere?

Non lo so, e infatti ho un senso profondo di depressione, però ho capito.

Vado dal tabacchino e tiro fuori il buono lotto da un euro.

Lui mi guarda schifato, però è costretto ad accettarlo, questa è la moneta dell'Italia del 2021.

Italia,paese di santi,navigatori e giocatori.

''Gioco il 6 e il 23 sulla ruota di Palermo''.

''Quando sono le estrazioni?'' chiedo...

''Tra dieci minuti, escono sul teleschermo''.

''Allora mi dia un pacchetto di Lucky Strike, sa non fumo più da tempo, non me lo posso più permettere, ma sono superstizioso, le Lucky Strike mi portano fortuna, c'è bisogno di un colpo fortunato quando si tocca il fondo.''

Le prendo e me le fumo nel locale.

Lui non mi dice niente, le regole non le rispetta più nessuno.

Sono diventate troppe.

L'unica regola rimasta è la statistica.

Il 6 e il 23 escono sulla ruota di Palermo.

Poi viene fatto vedere il filmato di Enrico Papi che ride, con Mattarella sbigottito.

''Fottuto bastardo'', penso, fra me e me.

Non ritiro neanche il premio, tanto mi darebbero del demanio a Lampedusa, e io non ho nulla contro gli immigrati, solo non riesco a tollerare più il sole.

Io al demanio, preferisco il demonio.

E ritorno sotto la pioggia, senza ombrello, io povera anima di questo nuovo inferno ho solo più gli occhi per piangere, e solo la pioggia, solo la pioggia fredda, mi rincuora, e mi fa stare meglio.


martedì 25 agosto 2020

Mio amore

 

I lampioni piangevano lacrime amare di luce gialla,gialla non come il sole, che aveva appena terminato la sua inutile vanità nelle tenebre della notte, e in quella città senza cielo si compiva l'ultimo ennesimo sacrificio.

 

Il sacrificio delle spade.

 

Berlino est, lui italiano in cerca di lavoro con pochi soldi scopre che la città sapeva offrirgli più amore che lavoro, e credendo di andare a fare l'avvitatore di bulloni, eseguendo ordini in crucco, era finito in una casbah innevata.

 

C'erano tutte le razze e gli italiani devono fare i playboy, anche gli aspiranti avvitatori di bulloni.

 

Era tutto programmato nella mente del crucco quindi lui doveva fare il play boy anche se aspirava ad avvitare i bulloni, e cominciando dalle signore più mature si stava facendo una certa fama e aveva cominciato  a sentire meno la fame, con le ricche mance della carne marcia delle signore ingrigite.

 

Ma lui non se ne aveva a male , perché spendeva quegli stessi soldi in freulen ben più giovani in un circolo vizioso, mentre la neve eterna della città senza cielo, soffocava il suo dolore nell'ovatta.

 

Di locale, in locale, in una spirale discendente di degrado, lui il solito coglione italiano che idealizzava l'estero era finito in un  incrocio tra Sodoma e Gomorra che aveva finito per stritolargli il cuore.

 

Giaceva in una palla di vetro di quelle che si vendono per Natale, giaceva sanguinante, dentro una bolla ghiacciata di neve, alcool e ogni genere di sostanze.

 

Non gli tirava nemmeno più, si faceva schifo, aveva schifo del sesso e di se stesso, si sentiva una merce di scambio tra due generazioni di donne: quelle che l'acido muriatico del tempo aveva deturpato i lineamenti, e quelle nel fiore di una gioventù di ghiaccio, attrici del piacere.

 

Lui aveva smesso di credere alle loro smorfie.

 

E giaceva freddo e inerte come il resto della popolazione, e per giunta non aveva ancora avvitato nessun bullone.

 

Finché vagando nel labirinto della città, con i polmoni ghiacciati e la pelle che brucia di gelo rovente, si era avvicinato al quartiere degli anarchici.

 

Quanto di più diverso si immaginava di una città e di un paese che descrivono come un perfetto carillon.

 

Ma lui non si aspettava le siringhe per terra, sporche di sangue e di una sostanza che lui mai aveva provato e mai avrebbe avuto intenzione di provare.

 

Le siringhe di eroina erano i denti della bocca di Lucifero in persona e lui c'era finito dentro.

 

Non doveva farsi mordere ma la sua disperazione era troppa.

 

La neve cadeva sui cassonetti in fiamme, le sue lacrime erano ghiaccio puro immacolato, non ancora avvelenato dal morso del serpente.

 

Ignaro del frutto dell'Albero del bene e del male.

 

I suoi occhi furono troppo.

 

Gelo.

 

Gelo puro.

 

Non astio.

 

Non odio.

 

Solo il vuoto.

 

Il vuoto di due occhi svuotati dal proprio contenuto di liquido acanto, svuotati dell'innocenza di una giovane diciassettenne, vagavano vivaci in cerca di uno stimolo, di un po' di calore in quella tundra ghiacciata di cemento e asfalto.

 

E i lampioni solo loro, piangevano lacrime gialle, mentre i suoi occhi no, non potevano più piangere, una morte di soave piacere li aveva svuotati.

 

Cosa c'era in quella siringa che ti illudeva di iniettarti piacere e ti rubava l'anima?

 

Era all'inferno.

 

I cassonetti bruciavano e la neve cadeva a rallentatore in una palla di vetro riempita di liquida eroina, in un cartone di Natale disegnato da Lucifero in persona, con le risate agghiaccianti degli operai turchi sbronzi...

 

Ma dove cazzo era finito?

 

Non era il paese dell'ordine e della pulizia?

 

E lui in quella palla…

 

Tenuta in pugno da Lucifero.

 

I suoi occhi, gli occhi di lei.

 

Il portatore di luce, finito nelle tenebre.

 

I suoi occhi stessi erano spade che lo trapassavano da parte a parte.

 

La sua figa umida era ghiaccio.

 

Le porte della percezione erano state aperte e il gelo degli spazi infiniti, l'utero nero nel quale siamo stati concepiti, le avevano gelato l'anima.

 

Il flutto gelido dell'eternità era entrato nell'attimo delle vette immense del piacere innevato, bianco puro, gelido, tanto alto da superare il cielo di nubi eternamente corrucciate, e vedere il sole della vita splendere negli azzurri spazi dei suoi occhi.

 

Per poi cadere nell'abisso dell'oblio.

 

Ade.

 

Il dolce Lete, dell'averno, loro, templari di una nuova religione erano semplici ombre.

 

 

 

La nuova religione

 

 

 

 

 

 

Pulsa la luce lontana

 piccolo occhio rosso

 delle torri dell'aeroporto,

 guarda attonito la volta nera del cielo.

 La città

 è un arazzo di asfalto e cemento

 disegnato fra i rovi gelati.

 Mi inebrio di luci artificiali

 eroina di fotoni

 ai vapori di sodio.

 La città è un meraviglioso

 firmamento rovesciato e luccicante.

 Nelle mie vene

 scorre benzopirene,

 mentre sono nella vasca da bagno

 nel buio

 calda isola,

 nel gelo assoluto della notte.

 Cattedrali di tubi al neon

 acciaio e cisterne di nafta,

 ciminiere capannoni e silos,

 siamo i fedeli di una nuova religione.

 Il suono dei turboreattori

 degli aerei che atterrano

 è un mantra tibetano,

 un Om cosmico

 che emerge dalla gola della città

 e fa vibrare le nostre anime

 di fantasmi nel mondo artificiale.

 Il suono dei tir delle autostrade

 è  rumore delle onde

 di un'oceano lontano

 che si infrangono

 sui vetri sottili della mia abitazione

 intarsiati da una trina di ghiaccio.

 Oh, come mi cullano

 questo mare di asfalto

 è pieno di onde

 di serbatoi e motori diesel.

 Esco lavato dal balsamo della notte metropolitana,

 vado al balcone alto 

 sul vasto mare di asfalto.

 I miei capelli sventolano al vento gelido

 della notte d'inverno.

 Il faro dell'aeroporto

 è un coltello

 che taglia lo stomaco

 del cielo nero

 e sanguina luci vermiglie

 dai lampioni

  ai margini

 dei deserti di cemento armato.

 Il mio Dio elettrico

 dà la vita e la morte

 ai fantasmi dei fari

 delle automobili

 che si riflettono

 sul soffitto della mia stanza.

 Il suo corpo è cemento

  il suo sangue è gasolio.

 Faccio la comunione

 fra angeli chimici

 di ketamina e PCP.

 Prendete e mangiatene tutti

 il mio corpo è acciaio e asfalto

 sia la vostra redenzione,

 fedeli della chiesa della notte

 delle città industriali abbandonate.

 

 

 

Anche lui stava per cedere,per cercare redenzione nel Cristo dagli occhi vuoti, crocefisso non con chiodi, ma con spade alla vita,senza la speranza di una morte, senza la speranza di una redenzione.

 

 

 

Noi tossici

 

 

 

 

 

Noi tossici

 paradiso estemporaneo

 degli angeli.

 Solo quando

 ci caliamo

 smettono

 di piangere,

 e dormono

 sogni di strade solitarie

 e amano

 la disperazione voluttuosa

 di una siringa;

 dolce vento d'autunno

 dei nostri corpi giovani

 abbandonati

 dalla propria anima

 che vaga solitaria

 in attesa del nostro

 risveglio.

 Prima che sia troppo tardi

 perché Dio si ricordi di noi

 e ci strappi dall'orrore

 per riportarci a lui

 e seppellire i nostri ricordi

 nel cimitero delle anime dimenticate.

 Un bacio in fronte dal tuo angelo

 dolce cucciola prima che ti risvegli,

 perché quando ti risveglierai

 il cielo nero sarà la tua coperta,

 l'asfalto bagnato 

  il tuo letto

 e solo le stelle,solo le stelle

 non ti avranno abbandonato.

 

 

 

 

 

Il piacere, il dolore una clessidra che rovesciata almeno un milione di volte aveva la forma di una siringa.

 

No le stelle non volevano che il suo cuore venisse gettato nell'oceano dell'oblio contenuto nella siringa, ma della statua di ghiaccio nell'abisso ai confini tra la vita e la morte.

 

Le ali nere della notte si erano dispiegate,e lo avevano portato ai piedi di quella statua.

 

Le sue forme parevano disegnate dalle stesse mani del Brunelleschi e del Canova.

 

Il tocco dei suoi tacchi a spillo sull’asfalto era come quello del punteruolo di Canova nel suo cuore ormai di marmo freddo 

 

La gelida pietra del suo cuore aveva preso le forme della statua di Amore e Psiche e l’olio bollente della sua passione gocciolava dalla lampada fiammeggiante dei suoi occhi.

 

Una torcia nella nebbia.

 

 Fuoco nel ghiaccio.

 

Un sole di morte, si era acceso nella notte,ma di notte, ma di notte è la luna che gioca strani scherzi.

 

 

 

Polvere di Luna

 

 

Io ti amo,

 non vorrei vederti invecchiare.

 Ma i miei occhi ciechi

 non vedono che tu

 non una dea come sembri,

 ma una fragile mortale

 di carne e sangue pulsante

 niente e più sei fatta

 di un grumo di cellule.

 E allora io mi aggrappo

 all'attimo fuggente

 perché tu immobile

 nel tempo ti sospenda.

 Non più carne morbida,

 ma una statua eburnea.

 I tuoi piedi di avorio

 nel pavimento di marmo

 timidamente si riflettono.

 Ma è tutto inutile:

 tu distruggi l'incantesimo.

 I tuoi mobili occhi di silfide velenosa

 e il tuo corpo nervoso

 di arcaico serpente malvagio,

 l'eterno femminino sfuggente

 muovi sinuosa e maligna.

 Ma io la sera aspetto,

 che la luna sorga

 e la candida polvere di luna

 dal cielo venga dolcemente soffiata

 a trasfigurare

 il prosaico mondo.

 E mentre dormo e ti sogno,

 polvere di luna,

 in una dea greca

 dalla pelle bianca ti trasforma.

 Ma è solo un sogno,

 solo gli uomini

 si congiungono carnalmente

 con i fantasmi

 della notte vasta e immobile,

 e da essi generano

 la prole della notte.

 Fugge nei recessi delle metropoli,

 lontano dagli isterici

 lampioni elettrici,

 ne vedi pallidi riflessi

 negli occhi degli eroinomani,

 mentre ancora la loro anima

 si libra in cielo

 fino ai cancelli del paradiso

 per essere respinti

 da due cherubini

 dalle spade fiammeggianti.

 

Un magnetismo ipnotico li aveva fatti incontrare,il magnetismo degli specchi che si riflettono, occhi negli occhi ,specchio nello specchio,e il dipinto della tua anima tra di essi, diventa riflesso infinito.

 

Un'aereo si alzò e oltrepassò le nubi della città senza cielo, un amore era nato.

 

Lei lo punse con lo sguardo gelido,i tacchi a spillo nella neve, e lo gelò con questa uscita:

 

"Siediti sul trono di spade"

 

"Cosa?"

 

"Benvenuto nel regno della neve più pura, quella che si sniffa"...

 

"Mi prendi per il culo?"

 

"Esattamente".

 

E con una mano sul suo fondoschiena lo condusse nella stanza 101.

 

"La stanza delle torture"

 

"E quale tortura mi aspetta?"

 

"Quella di avermi e poi perdermi per sempre".

 

"Per sempre?"

 

"Per sempre"

 

 

"Perché?

 

"Perché più breve è l'amore più le citatrici delle sue unghie rimarranno nel tempo"

 

"Il nostro durerà un istante e rimarrà dentro di te per sempre,amare è la morte più dolce"

 

 Diario di lui:


''

 Il suo tratto caratteristico,erano 2 occhi molto distanti.

Questo non inficiava minimamente la sua bellezza.
Alta quasi 1,80, curata, viveva il mondo come una passerella per le sue sfilate di moda.
Ci aveva stupiti tutti, ed io l'aveva puntata subito,neanche come donna, perché lei non lo era.
Non so cosa fosse, senz'altro una delle tante creature che mi avevano convinto che l'umanità era semplicemente un esperimento fallito.
Gelida, sincera, ninfomane.
Un dettaglio irrisorio, eroinomane.
Non so perché , ma più vado avanti con la vita più il suo cinismo edonista mi pare l'unica stella polare che possa guidarci in questo deserto di finte relazioni umane.
Sapeva 4 lingue e spesso scriveva poesie in una qualsiasi come se fosse madre lingua.
Era come se la droga fosse una sorta di ovatta che lei utilizzava perché la sua intelligenza acutissima non penetrasse come un coltello all'interno della sua fragile carne.
E venne il giorno,in cui io mi ero ripreso ero ritornato un'uomo e avevo deciso di tentare Scilla e Cariddi,consapevole che si poteva sprofondare.
Le feci leggere la mia poesia mentre avevo il cazzo turgido per la sua bellezza, anche per la sua intelligenza, sapevo che io potevo penetrare fisicamente in lei, ma che lei poteva penetrarmi solo coi suoi occhi molto più profondamente.

Overdose

I miei occhi
aperti per poco,
mentre giaccio distesa
nel retro di una vecchia mercedes
vedono solo
lampioni che si susseguono,
luci confuse,
Non capisco più nulla
non sono più nulla,
questo è il mio mondo ora:
lampione,
buio,
lampione,
buio,
lampione,
buio,
...
solo il ricordo
della bambina che ero,
della bambina che sono
fa scendere ancora
qualche lacrima,
su questi occhi vuoti.
Ma presto i negri
mi scaricheranno nel canale
e questi occhi
diventeranno ghiaccio.
E' sera,
un alba che non verrà,
il vuoto,
il nero,
l'abisso,
salveranno la mia tenera
giovane carne,
dall'orda di cannibali
chiamati giornalisti
Le loro bocche che si muovono
nelle tv, per strapparla e farla a pezzi.
Ma io sono ancora la bambina che ride,
e ride e corre
spensierata
nel grande prato verde
fino al ciglio di un burrone
e ora guarda stranita,
OLTRE...


Presi il foglio dalle sue mani e l'abbracciai forte, sentivo che qualcosa in lei, della sua maschera aveva ceduto.
Immediatamente mi mise la lingua in bocca e cercò di abbassarmi i pantaloni.
Io la bloccai.
''Ti amo anche se per poco, vieni un attimo con me prima devo fare una cosa, non me ne voglio andare senza prima averla fatta, poi saremo liberi di dimenticarci anche se io non ti dimenticherò.''
Così lei mi guardò stranita, ma si lasciò condurre.
La portai nel bagno dove era pieno di polverina magica, eroina no, per fortuna, non ancora,
Lei mi diede una slinguazzata e tentò di nuovo di ricominciare, io la bloccai,in un modo che stranamente lei sentì piacevole, pi§ piacevole del sesso, perché qualcuno la stava considerando come persona anche se lei non capiva come.
''Adesso amore'', le dissi mentre le accarezzavo i capelli e le baciavo la testa ,''ora guardati allo specchio.''
All'inizio si riassestò i capelli civettuola come se niente fosse, poi all'improvviso un fulmine l'attraversò da parte a parte facendola fremere come in un elettroshock.
Continuava a guardarsi allo specchio, incominciò a tremare.
Io la strinsi forte, le dissi soffiandole sul collo: ''continua''
''Dov'è finita la vecchia bambina?Sai che sei ancora tu, cucciola...'''
Lei impallidì completamente, disse tremando:''Io non so più chi sono''.
Non piangeva perché non era capace: la sua angoscia era troppa.
Divenne una statua di cera immobile, gli occhi fissi in se stessi, persi, ebbi la stessa impressione di quando avevo fatto visita all'obitorio, quegli occhi vitrei, non erano di una persona viva, qualcosa l'aveva uccisa.
In un microsecondo lei si divincolò dalla mia presa e si chiuse nello stanzino.
Io sapevo cosa aveva in mente, e con botte sempre più forti sfondai la porta.
Ma era troppo tardi.
La spada conficcata nel braccio aveva iniettato una dose mortale.
Il suo cuore non batteva più.
Ancora in tailleur e tacchi a spillo si era data la morte.
Gli occhi di bambola nel vuoto, li richiusi delicatamente.
Ebbi una strana idea, farla finita con lei e porle la mia testa nel suo grembo.
Un utero nero chiamato morte, questa volta, il suo.
Poi mi inginocchiai le baciai la bocca già irrigidita.

Non riuscì nemmeno a piangere,me ne andai col cuore gonfio di dolore.

Fine del diario di lui.

L'autostrada scorreva ipnotica e vuota, la città trasfigurata dalla neve era fatta da mille finestre che lo guardavano insolenti ricordandogli il paradiso perduto di un semplice incontro tra corpi, senza pretese di salvare nessuno,ma un fascio di luce venuto dal cielo aveva diviso i loro corpi dall'amplesso per sempre.

Perduti in un abisso senza fondo e senza luce avevano trovato conforto nelle loro carni.

Ma il regno della luce li aveva divisi per sempre,e adesso lei cavalcava serena nel prato delle valchirie,rapita da una luce malvagia che lo aveva per sempre sottratto a lui.

Cavalcava verso il sole...

Quale pretesa assurda salvarla, a costo di perderla, solo l'amore,  il sangue puro innocente che scorreva nelle sue vene, aveva mondato il sangue tossico di lei.

Lui naufrago nel buio, lei valchiria sull'ippogrifo verso il sole.

E mentre cavalcava il suo cavallo alato su un pavimento di stelle, oltre tutto, oltre l'abisso di chi soffoca il dolore, i suoi occhi finalmente poterono piangere, e piansero lacrime pure sulla città inquinata.

l'Insolente oltraggio andava punito.

E la pioggia giunse sull'asfalto ghiacciato facendo perdere il controllo del suo mezzo.

Uno schianto un botto,un tonfo nel ghiaccio bagnato di lacrime della bambina che aveva riscoperto di essere.

Il parabrezza si ruppe in mille cristalli che gli ferirono gli occhi e lo accecarono.

Lui cercava le mani di lei, ma affondava e più non le trovava, no, la luce maligna l'aveva salvata, ella era pura, pura dentro.

Il suo cuore ormai di marmo lo affondò negli abissi mentre cercava ancora le mani di lei.

Buio,utero nero,morte, nessuna stella in cielo a ricordare.

A ricordare il mio amore.

 

 

Mostra testo citato

Gentile Simone,

 

ho ricevuto il materiale integrativo e la ringrazio, ne prenderò visione e le darò aggiornamenti in merito all’eventuale progetto editoriale.

 

 

 

Un saluto cordiale

''La telefonata''

 Tutti abbiamo ricevuto quella ''telefonata''...

E quando squilla, sai che è ''la telefonata''...

Lui sente la sua voce al telefono e si prepara alla doccia gelata.

Lei: ''Ciao, devo dirti una cosa...''

Lui: ''Ma perché devi fare 'sto preambolo?

Mi hai ''siedato''... nel senso che prima ero in piedi, e tu mi ha siedato.

Mo so seduto, dai dillo...dillo subito...via il dente, via il dolore, prima lo dici meglio è.

Avanti dillo...

Che aspetti?

Lei: ''Senti, devo dirti una cosa importante...''

Lui: ''E dillo, dai dillo...''

Lei: ''Devi mettere l'immondizia fuori''.

Attimo di silenzio...

Lui: ''Scusa, ma io mi aspettavo un'altra cosa...tipo che tu mi lasciavi per un altro.''

Lei: ''Ma io te l'avevo detto che era importante.''

Attimo di silenzio

Lui: ''Mo io mi sono rialzato''

''Ma senti...''

''A questo punto te la devo dire pure io una cosa importante''.

Lei: ''E dimmi...''

Lui: ''Vedi...nella plastica...oddio,mi vergogno.''

Lei: ''E dimmi dai...che possiamo stare tre ore al telefono?''

Lui: ''Va bene, ma non giudicarmi.''

''Nella plastica...ho messo la bambola di plastica''

Attimo di silenzio.

Lei: ''Scusa?Quale bambola di plastica?''

Lui:'' Ehm,io mi eccito con la bambola di plastica''

Lei: ''Scusa...ma in che senso di plastica?Intendi quella gonfiabile?''

Attimo di silenzio.

Lui: ''Ma era da gonfiare?''

Lei: ''Ma scusa, tu vuoi dirmi che venivi con una specie di cartoccio del Tavernello spiaccicato?E non eri manco ubriaco?''

''Senti...

 sei veramente un deficiente, e poi onestamente, cosa ci trovi in un cartone del Tavernello?''

''Senti...

Io ti devo dire una cosa...

Lui: ''Cosa?''

''Mi lasci?''

''Io mi sento un attimo di complesso d'inferiorità...non avevo capito che era da gonfiare.''

''Questo mi fa sentire inferiore''

''Mi lasci?''

Lei: ''Ma mi ascolti?''

''Ti ho detto che tidevo dire una cosa importante.''

''Ma l'immondizia l'hai messa fuori, sì o no?''

Lui: ''Ma mi lasci?''

Lei: ''Ti ho detto di no.''

''Ma l'hai messa l'immondizia fuori?''

Lui: ''No''

Lei: ''Vedi di non gonfiarla adesso 'sta bambola gonfiabile di merda perchè se no non ci sta tutto il resto...

''Chiaro?''

''E' importante''.

Lui: ''Va bene''

''Ma...aspetta,mo controllo...''

Lei: ''Senti, ma allora sei proprio un deficiente!''

''Ma che cazzo devi fare?Vuoi mettere un manometro nel culo della bambola gonfiabile?''

''E' sgonfia!''

''Senti, butta 'sta immondizia e vedi di andartene affanculo''.

E riattacca.

domenica 23 agosto 2020

Astronomo ribelle


''Eppur si muove...''

pianse,

l'astronomo ribelle.

''Io non sono più il centro

del tuo mondo.''

''Solo le stelle

possono sfiorare

il tuo mare

più profondo.''

E la Dea sussurrò:

''Galileo

prendi la mia mano

danzerò,

con tacchi a spillo

sul tuo abisso,

potrai vedermi

solo con

occhi di cristallo.''

''L'amor 

che move 

il sole e l'altre

stelle,

non va cantato,

la gravità dell'amore

è il vero peccato,

danza con me,

mio angelo caduto,

mio astronomo,

ribelle''.



mercoledì 19 agosto 2020

Verrà la vita, e avrà il colore dei miei occhi

E mentre 
il sole
sanguinava
sui tetti,
le nuvole
si muovevano
lungo
la mia schiena,
come i ricordi.
E i rivi umidi
fluivano
nella putredine.
Tu o palude 
maledetta,
hai infettato
i cieli
e la terra
di un morbo
antico
e nuovo.
Tu o palude
maledetta,
sei l'occhio
dell'abisso.
In te ho perso
la mia verginità.
Tu o palude
maledetta,
hai contaminato
il rivo
della mia
giovinezza.
Angeli cantavano
invano
aldilà
delle nuvole.
Ma il silenzio
dei morti
mi ha fatto
prigioniero.
Ora il fango
è nei miei 
occhi.
Il ragno
dell'insenso
mi ha inviluppato
fra ragnatele
di strade,
lampioni,
e schifose
case perfette.
Ma di perfetto,
c'erano solo
i mille occhi
spenti,
con cui Thanatos,
il ragno
della morte
mi guardava
con gli occhi
degli abitatori
della palude.
Ma tu,
o palude
immonda,
un dono
me lo hai fatto.
Ora io so,
con quale materia
oscura,
fai avvizzire
le rose.
Con quale materia
oscura,
stritoli i cuori
e maceri i corpi.
Tu o palude maledetta,
mi hai insegnato
il furore della vita,
che nasce
e non ha timore
dei tuoi tentacoli.
Tu o palude maledetta,
mi hai insegnato
cos'è veramente
la morte.
Sciocco è
chi ti crede
scrigno di marmo
fra i giardini
degli dei.
Ed io
sebbene,
non sappia
cosa sia la vita,
so di essere fortunato
a non essere sprofondato 
in te.
Sono un sopravvissuto.
Io non so
cosa sia la vita...
Ma so che il mio compito
è capirla
e aiutarla,
ma sopratutto
preservarla da te.
Il mistero della vita
è come
i fiori
possano
nascere dal tuo abisso.
Un giorno
io creerò una luce
nuova;
una luce vera
che mostri
il vero colore
della rosa
che nasce da 
te
o abisso.
E solo, allora,
solo allora,
scoprirò
il segreto
dell'eternità,
e solo allora
vedrò il colore
dei miei occhi.
Verrà la vita
e avrà
il colore
dei miei occhi

domenica 16 agosto 2020

La parola, il vero peccato originale, ''Enjoy the Silence'',rapporto uomo-donna

 Il peccato originale dell'uomo, o meglio della donna, è il logos, è la parola.

Quando nella Bibbia si dice che Adamo conobbe Eva sua moglie, si afferma che la conobbe,la conobbe nel senso esperienziale,facendo sesso con lei.

E questo non era proibito da Jahwé anzi, era incoraggiato.

Poi venne la parola.

E Adamo ed Eva incominciarono a fraintendersi.

La pretesa di dare una natura universale, alla percezione, e peggio ancora, all'astrazione dell'elemento percettivo (il concetto) è assolutamente irrazionale.

In origine ci viene detto, tutti gli uomini parlavano la stessa lingua, e costruirono la torre di Babele che era una sfida al cielo.

Allora Dio confuse le acque creando diversi linguaggi e la Torre crollò.

Ora che lingua comune parlavano gli esseri umani?

Probabilmente non c'era nessuna lingua, gli esseri umani si comprendevano attraverso gesti,toccandosi, sentendosi.

Poi venne la parola e si divisero.

La parola divide.

E' la sua natura.

La prima divisione, quella primordiale da cui è derivata la caduta dell'uomo, è quella nei concetti di bene e di male.

Ma il punto è questo : ''che la parola divide, dunque, come può esistere un bene universale?''

La natura è fatta in modo tale che la vita di uno sia la morte dell'altro.

In questo è malvagia?

No è razionale.

Cerca di economizzare, razionalizzare le risorse.

E' assolutamente evidente che non esiste un bene universale.

Quando l'uomo lo afferma per paradosso, compie il male.

Quando Marx affermò ''proletari di tutto il mondo unitevi'' vennero poste le premesse perché si creasse il muro di Berlino, la cortina di ferro.

Questo è il limite delle parole, dei concetti, e di chi prende sul serio parole e concetti.

Si divide.

Blocco atlantico capitalista, blocco sovietico comunista.

Poi c'erano dei legami più intimi di quelli ideologici, per cui il muro di Berlino non è tanto caduto in virtù della falsità del pensiero marxista, ma del fatto che i tedeschi e i berlinesi non potevano sopportare questa suddivisione arbitraria Est-Ovest, capitalismo-comunismo.

Il problema è che ogni parola nell'atto di definire una cosa, appunto la definisce, le fissa dei confini.

Ma la natura delle cose è mobile,per cui ogni definizione è una forzatura.

Come si può definire l'intelligenza?

Qualsiasi tentativo di definirla, le fissa dei paletti, che per sua natura l'intelligenza tende a scavalcare.

Ora si può fare osservare, che senza la parola, non sarebbe nata la civiltà.

Ciò è vero.

Ma chi ha detto che la civiltà sia un bene?

Il problema delle parole, sta nella loro intrinseca arroganza.

La parola ''civiltà'' è arrogante, perché pretende di sottomettere il suo contrario, la ''barbarie''.

Ora è anche vero che ogni civiltà si ritiene superiore alle altre, per cui in questa arroganza c'è una sorta di arroganza esponenziale.

In questo momento storico cosa sta proponendo la civiltà?

Un mondo assurdo, in cui per colpa di un virus,e in virtù del fatto che per il ''bene'' collettivo noi dobbiamo sacrificare le nostre libertà individuali a questo supposto ''bene collettivo'' noi, praticamente, pur essendo connessi con gli altri tramite Whatsapp, telefoni cellulari, varie applicazione che permettono chat di gruppo, video-chiamate di gruppo,  possiamo parlare col resto del mondo, pur rimanendo chiusi nelle nostre abitazioni.

Io direi: non vi pare assurdo?

Io direi di no.

Che finisse così era scontato.

Non c'è nessun complotto.

C'è un problema, la parola, che vuole sostituirsi alla realtà percettiva, e diabolicamente, nel senso proprio del termine (diabolus è colui che divide), attua il proprio nefasto programma.

Il genesi inizia con il verbo, Dio disse.

Ma Dio che è saggio, non ha mai parlato.

E' sempre rimasto zitto, di fronte a tutte le nostre pressanti domande.

Perché la risposta giusta era il silenzio.

Il silenzio è la natura dell'uomo vero, e la parola è quella dell'uomo falso.

Nietzsche sostiene che tutte le grandi verità devono essere affermate con una risata.

In verità l'uomo ride di fronte all'affermazione di una grande verità perché si trova di fronte a un ossimoro.

Come può una verità essere detta?

Come può la parola che è l'atto della divisione del tutto nelle parti, riassumere il tutto?

Alla fine il verbo,Gesù Cristo, viene crocefisso.

Ma poteva essere diverso?

Il verbo è la crocefissione stessa della realtà in una suddivisione arbitraria, la croce divide ed afferma che esiste un basso ed un alto, una destra e una sinistra.

Ma è così?

Nietzsche teorizza la genesi dell'oltreuomo, ma come può nascere un oltreuomo se non vengono superati i limiti del linguaggio?

E' venuto il momento, non di sbarazzarsi degli idoli, ma delle ideologie, delle parole, del linguaggio stesso.

Dobbiamo imparare a comunicare in modo diverso.

E' solo così il verbo crocefisso potrà risorgere.



P.S.


Io ritengo, che la storia del genesi, sia una storia di come la donna abbia, con l'invenzione della parola, tentato in qualche modo, di dominare meglio l'uomo, di possederlo.

In verità c'è un grosso fraintendimento nella dinamica dei rapporti uomo-donna.

L'uomo crede di essere più logico della donna, ma io non credo sia così.

L'uomo è attratto dalla logica nella misura in cui non ne coglie i limiti, non ne coglie la natura di ''mezzo'' e la idealizza come un fine.

Tutto deve quadrare, compreso il cerchio.

Ma il cerchio non può essere quadrato, e così l'uomo scopre con meraviglia la natura squisitamente irrazionale del pi greco.

L'uomo di fronte a questa irrazionalità della intraducibilità dei concetti stessi di quadrato in circonferenza, rimane per così dire, attonito, stupefatto, affascinato.

Ma i concetti sono concetti, quando l'uomo sta affermando la natura irrazionale del pi greco sta in verità affermando la natura irrazionale dell'uomo stesso, dell'uomo, non della donna.

Il problema è che a differenza della cultura cinese, più sottile, in cui, nel grande oracolo sapienziale dell'I Ching, la femmina viene rappresentata come quadrata, e il maschio come circolare, la nostra cultura ci porta a credere il contrario.

Questo a noi può apparire strano, perché siamo abituati a credere (o forse la donna ci ha indotto a credere) che il maschio sia meglio rappresentato dal quadrato,e la femmina sia meglio rappresentata dal cerchio.

Nulla di più sbagliato.

La femmina è logica.

Difatti si dispone nei confronti della logica, dei numeri, e delle parole in termini manipolatori ed utilitaristici.

Alla fine la logica è un mezzo per ottenere qualcosa dal mondo reale.

Non è importante in sé e per sé.

Spesso e sovente, tuttavia la femmina si contraddice, più del maschio.

Da una parte richiede una cosa, dall'altra una cosa del tutto opposta.

Ma il problema è che la femmina, purtroppo e in questo sarò definito maschilista, deve tacere.

Ma maschilista è soi-disant una parola inventata da alcune femmine più sciocche di altre per tacitare il maschio di fronte alla sua reazione nei confronti del disastro che ha combinato la femmina, cui purtroppo tocca a lui, rimettere insieme i cocci, innanzitutto di sé stesso per ritornare a essere un uomo e per cercare di raddrizzare le storture della civiltà della parola.

Deve porre rimedio all'errore originario, della parola.

Anche perché in primo luogo con la parola la femmina ha fatto letteralmente impazzire il maschio e ne ha perso il controllo.

L'uomo anziché badare a lei si è perso in raffinate disquisizioni,nella geometria, nell'algebra, nella fisica quantistica,persino nella dimostrazione di ciò che è ovvio, ovvero nella dimostrazione che non può esistere la quadratura del cerchio, e infatti non si può mascolinizzare la femmina, né femminilizzare il maschio.

In secondo luogo in un epoca successiva, l'uomo ha colto la natura fallace e manipolatoria della parola e sta incominciando ad utilizzarla contro la donna.

In verità tutti stanno lanciando parole gli uni contro gli altri, i neri contro i bianchi, i bianchi contro i neri, i cinesi contro gli americani, gli americani contro i cinesi, i credenti contro gli atei, gli atei contro i credenti.

In una parola, il mondo è stato diviso è in guerra perpetua.

Ma questa come sottolineava Eraclito è la natura del mondo.

No, Eraclito si sbagliava, è la natura del logos.

E il logos ha poco a che fare con la vera natura del mondo.

Diciamo pure che il mondo è impazzito.

E' stato il logos a farlo impazzire.

E ha creato una nuova Torre di Babele, internet, in cui tutti parlano, scrivono, e nessuno realmente comunica.

Questa Torre di Babele internet stessa, finirà per fare crollare il mondo su se stesso.

Tutti sanno tutto di tutti eppure sanno niente.

Tutti sanno tutto di tutto eppure sanno niente.

L'io so di non sapere di Socrate, fondamento della cultura greca che poneva un limite alla demenza dell'uomo che cerca di sapere tutto è stato sfidato da internet.

Ora noi crediamo di potere sapere una cosa comodamente seduti su una poltrona facendo una ricerca su google.

Ma ciò è assurdo, tu per sapere di una cosa devi FARLA,DEVI SAPERLA FARE.

Non puoi discettare di trading e di economia se perdi tutti i tuoi soldi ogni volta che investi.

Non puoi discettare di medicina se non ti confronti con la realtà clinica.

Non puoi discettare di politica se non hai mai fatto politica e conosciuto le dinamiche più o meno tutte uguali che governano il comportamento dei partiti politici.

Io credo che questo gioco della parola, sia scappato di mano alla donna, perché l'uomo si è perso nella parola, nei concetti, nella letteratura, nella poesia, nei soliloqui, e nei dialoghi, che alla fine sono sempre dei soliloqui.

L'uomo si è perso nella parola, ha creduto di poter affermare una verità con essa, e si è perduta nella ricerca di una verità, che non può essere esplicitata a parole.

Poi ci si è persi dietro al concetto, per esempio di libertà, o di uguaglianza, e nel nome di esso sono state compiute le peggio atrocità.

Ma è nella parola stessa che viene esplicitata la diabolica eterogenesi dei fini, la parola è infatti un mezzo con cui l'uomo, o meglio la donna afferma la sua volontà di potenza.

Per cui nel momento stesso in cui sto esplicitando ed enfatizzando il concetto di eguaglianza, sto sottilmente manipolando chi per così dire ''crede'' nella parola, per fare in modo che agisca in buona fede in nome dell'uguaglianza sottomettendosi a me, e al mio progetto.

Come fece notare Orwell a cui non sfuggiva la natura intrinseca manipolatoria del linguaggio,ne ''La fattoria degli animali'': ''tutti gli animali sono uguali, ma alcuni, sono più uguali di altri''.

Il problema è che Orwell ha sì analizzato le proprietà del linguaggio, per cui nella sua distopia 1984, il partito inventa una neo-lingua,per meglio soggiogare le masse, ma non si sofferma troppo sulla natura ambigua di ogni linguaggio umano verbale, e sopratutto non si è soffermato sulla natura intrinsecamente fittizia e manipolatoria di ogni linguaggio verbale.

In ogni linguaggio umano verbale c'è chi manipola sottolineando o inventando concetti, e chi viene manipolato da essi, credendo che essi abbiano un'esistenza tangibile.

La storia dell'uomo è una storia delle parole.

E infatti non dice nulla, se non che il silenzio è più importante, e i Depeche Mode non erano degli stupidi quando componevano le note di ''Enjoy the silence''.

Nel video Dave Gahan vaga con delle vesti regali, nelle colline inglesi, è un re smarrito, ma ritrova la propria regalità nella misura in cui si riappropria della dimensione del silenzio, che nel video viene fatta vedere come un trono.

Nel silenzio noi percepiamo noi stessi e la natura del mondo e ci riappropriamo di essa, nella parola, no.



giovedì 13 agosto 2020

Logos e inconscio,quando il principio di indeterminazione di Heisenberg è l'antidoto alla noia della realtà.


Il concetto di Logos ha influenzato la storia del pensiero occidentale, tuttavia ritengo necessario soffermarmi sulla sua influenza anche su aspetti apparentemente non correlati ad esso, come alcuni aspetti della fisica quantistica, e della stessa psicologia dell'uomo moderno.

Logos per i greci era sia la parola, e dunque il discorso,ma anche l'ascolto della stessa,dunque l'udire.

Al tempo stesso Eraclito afferma il Logos come razionalità e principio del cosmo,che si identifica nel pantarei,il flusso continuo del divenire.

Dunque il termine Logos era un termine plurivalente.

Ovvero veniva identificato come principio del cosmo e insieme della possibilità di comunicare.

Il termine Logos è criptico,contiene in sé le due categorie del pensiero umano,da una parte la parola,il verbo,che è pensiero classificativo,dall'altra la razionalità,che appunto deriva da ratio,ovvero rapporto,frazione.

Il punto è questo.

Il pensiero umano ha due radici.

Un elemento interno,inerente,trascendente e numerico.

Che cos'è il numero?

E' un atto creativo,con cui la mente divide arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua unicità.

Il numero veicola informazione?

No.

O meglio non da solo.

Per veicolare informazione deve affiancarsi al pensiero classificativo.

Se io dico 2+2=4 non sto veicolando informazione.

Se io dico due mele più due mele fanno 4 mele sto veicolando informazione.

Perché ho unito il pensiero numerico a quello classificativo.

Che cos'è il pensiero classificativo?

E' un atto creativo della mente che unisce arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua diversità.

Il pensiero classificativo è verbale.

Se io dico logos appunto sto unendo arbitrariamente diverse istanze del pensiero umano tra cui appunto,parola, razionalità, principio del cosmo,per poi scoprire appunto che queste istanze sono diverse.

Per quanto ciò appaia paradossale,il pensiero classificativo è sintetico.

La sintesi tende ad associare diversi elementi  per esplicitare per così dire un continuum esperienziale,percettivo e semantico.

La sintesi è comunicativa,nel senso letterale del termine,individua delle caratteristiche in comune fra vari elementi della realtà,e sfrutta queste caratteristiche per esplicitarsi e portarsi per così dire ''all'esterno''.

L'analisi per contro è antitetica e complementare alla sintesi,per cui tende a scomporre la realtà in un nesso di causa effetto e di rapporto fra i singoli elementi,portandoci all'interno.

Per intenderci usiamo un gioco che abbiamo tutti utilizzato.

Il puzzle.

Nel puzzle c'è un immagine che è la sintesi.

Tuttavia tale immagine dipende dagli incastri fra i singoli pezzi.

La capacità di incastrare i singoli pezzi individuando il rapporto che lega 2 pezzi,ovvero i loro incastri è analisi.

Tuttavia l'analisi può essere fuorviante senza la sintesi,perchè ci sono pezzi che possono legarsi e incastrarsi senza tuttavia essere corretti,perchè appunto procedendo via via ci si rende conto che a livello complessivo l'immagine non si forma e quell'incastro è appunto solo un incastro fra due pezzi.

La capacità di fornirsi un immagine complessiva è complementare alla capacità di incastrare i singoli pezzi a due a due.

Ora nel caso del linguaggio umano noi forniamo informazione solo se uniamo pensiero analitico numerico a pensiero sintetico classificativo verbale.

E dopo questo lungo preambolo torniamo al logos.

Il logos è sintesi,ma anche analisi,il logos stesso,è una contraddizione.

E' il principio dell'universo,al tempo stesso la razionalità,quindi il rapporto numerico e/o di causa effetto,al tempo stesso la parola,ovvero la capacità di veicolare quel rapporto numerico o causale al di fuori di esso ad un elemento terzo.

Ora io ho usato una parola ''stupirsi''.

Non l'ho usata casualmente.

La mente opera in modo strano,divide in modo arbitrario quel che è unito,e poi si stupisce quando constata che è unito.

Accomuna arbitrariamente ciò che è diviso e poi si stupisce che è diviso.

Cos'è l'informazione?

E' l'insieme di analisi e sintesi della realtà.

Se io dovessi tradurre correttamente dal greco definirei il logos come informazione.

Ma come possono fondersi analisi e sintesi?

Come si può al tempo stesso,analizzare la relazione numerica fra due enti e al tempo stesso veicolarla fuori dal rapporto fra i due enti stessi a un elemento terzo?

E' il problema dell'informazione.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci dice che arrivati a un certo punto,la realtà incomincia a porre dei paletti alle informazioni che la mente può osservare.

Non si può contemporaneamente sapere l'energia e la posizione della particella in modo del tutto preciso, senza arrivare ad un punto in cui la conoscenza della prima non pregiudichi la conoscenza della seconda.

Questo principio ci sta affermando sostanzialmente la natura del logos.

L'energia è una proprietà inerente la particella,un informazione per così dire ''interna'',la posizione della stessa è un informazione che coinvolge noi,o comunque altri osservatori è una proprietà esterna,non inerente,non dipendente alla particella stessa,ma dipendente da un secondo elemento.

E' impossibile, stabilire la posizione di una particella,se per assurdo,quella particella fosse unica nel cosmo.

Perché il concetto stesso di posizione perderebbe di significato.

Tuttavia quella particella,pur essendo unica nel cosmo può avere un certo valore di energia, che non dipende assolutamente da un secondo elemento, una seconda particella, ma è inerente, e può cambiare solo nella misura in cui il secondo elemento,la seconda particella, interagisce con essa.

Ora le proprietà inerenti di una particella,e le sue proprietà non inerenti sono inversamente proporzionali,o meglio non strettamente inversamente proporzionali ma regolate appunto dal principio di indeterminazione di Heisenberg.

E questo sarebbe un paradosso?

Per nulla affatto.

E' già tutto contenuto nel logos.

Il logos abbiamo detto che è il rapporto fra due enti:

il numero che è inerente interno all'ente stesso...

e la parola che è classificativa e porta l'informazione al di fuori.

Ora ritorniamo sulla definizione di numero che ho dato:

E' un atto creativo,con cui la mente divide arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua unicità.

E ritorniamo alla definizione di parola che ho dato:

E' un atto creativo con cui la mente unisce arbitrariamente la realtà per stupirsi infine della sua diversità.

Il logos è fusione di entrambi.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha stupito la mente nella misura in cui essa appunto opera appunto divisioni arbitrarie di ciò che è uno,è unioni arbitrarie di ciò che è diverso.

Perché qual è il punto?

Che la mente è uno straordinario meccanismo con cui l'essere umano è riuscito a stupirsi di ciò che è assolutamente ovvio.

Perché la natura della mente è quella di usare il logos e provare stupore di fronte a ciò che essa stessa ha per così dire volontoriamente ignorato.

Se l'inconscio ha un significato vero,questo significato sta in un volontario accecamento di fronte alla constatazione dell'ovvio,che tuttavia avviene,per poi stupirsi dopo che la natura dell'ovvio riemerge nel momento in cui la realtà costringerà la mente a prendere atto delle ovvietà che essa stessa ha voluto occultare a sé medesima.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg non ci dice molto sull'universo, quanto sulla natura della mente.

Il logos è un processo in cui vengono fusi divisioni arbitrarie di ciò che è unico, ed unioni arbitrarie di ciò che è diverso.

Il punto alla fine, è che l'uomo ha inventato uno straordinario marchingegno per divertirsi.

E stupirsi.

Autoaccecandosi.

L'informazione, il logos é in ultima analisi è il percorso circolare che la mente fa ogni volta che sceglie di autooccultarsi la realtà di fronte, fino al punto in cui presto o tardi questa finisce per emergere.

Il processo stesso dell'ironia, è appunto un gioco con cui gli esseri umani scelgono di ignorare che il re è nudo per poi ridere quando il bambino che è in loro grida che il re è nudo.

Si direbbe che il logos è una straordinaria invenzione della mente umana...

Per ovviare alla noia della realtà.

Einstein si ribellò al principio di indeterminazione di Heisenberg ed affermò che Dio non gioca a dadi.

Ed aveva ragione.

Non è Dio a giocare a dadi.

Ma l'uomo.

Perché appunto,si annoia della realtà.