sabato 8 giugno 2019

Lo specchio

Esiste un processo per cui si cerca la verità al di fuori di sè,nei libri,nelle religioni,nel mondo al di fuori.
Poi viene un momento in cui ti chiedi,esiste davvero quel mondo di fuori?
E fin qui il mio percorso non si discosta da quello delle religioni orientali.
Questo percorso è facilitato da determinate condizioni come per esempio,la staticità,il ripetersi delle stesse azioni,delle stesse parole(mantra, preghiere(,delle stesse situazioni (il rito,la liturgia),il confinamento in spazi isolati,(il monachesimo),il vedere sempre le stesse cose porta a vederle meglio,ovvero a non vederle più ,ovvero a vedere oltre.
Anzi è proprio il confine che rinchiude la mente fino a che essa si accumula e scoppia oltre il limite,pensiamo a una delle più belle liriche di Leopardi: l'infinito che cos'è che ha suscitato il sentimento di immensità nel poeta?
Una siepe che lo privava della vista di quell'infinito che lui ha magnificamente declamato.
Dopotutto la tecnica è applicata diremo, nella sua ''brutalità'' cioè all'orientale,per esempio da Bodhidharma il fondatore dello Zen, che ebbe l'illuminazione dopo essere stato per 13 anni in una grotta ''faccia al muro''.
Ora io non pretendo di aver avuto nessuna illuminazione ma per la prima volta ho cercato dentro di me le risposte che prima cercavo fuori.

Prima intuizione

Qual è lo scopo della sofferenza?

Lo scopo della sofferenza non è punitivo,lo scopo della sofferenza è quello di voltare le spalle al mondo esteriore è cercare una via di fuga paradossalmente dentro di sè.

Non esiste nessuna divina provvidenza che permette il male in vista di un bene superiore,la sofferenza è meccanica della vita attrito tra due superfici,noi e gli altri.
Uno può rimanere nella sofferenza per un tempo indefinito,più soffre e più aumentano le possibilità che si rivolga all'interno.

Secondo postulato

Che cosa ho trovato dentro di me?

Questa domanda sarò pretenzioso,è universale nel senso che può essere formulata in infinite altre varianti,ma dà a tutte un'unica risposta.

Vediamo altre modalità in cui può essere formulata:

Che cos'è il mondo?

Che cos'è la verità?

Che cos'è il sè,esiste un sè?

Che cos'è la coscienza?

Bene,per dipanare i dubbi che si formeranno nella mente del lettore,proverò a rispondere alla domanda iniziale:

Che cos' ho trovato dentro di me:

Sarò sintetico il sè,la coscienza è formata da due specchi che si riflettono uno nell'altro.

Ora avete mai visto cosa succede se vi frapponete tra due specchi?

Che la vostra immagine viene replicata all'infinito.

L'avevo già scritto: la coscienza è scissione.

Quando Adamo mangia il frutto dell'albero del bene e del male viene scisso in due e diventa cosciente.

Ovvero finchè è uno può essere sciente ma non cosciente,la coscienza presuppone un numero superiore all'unità,il 2.

Ora so di aver aperto un sentiero di riflessione (cosa vuol dire riflettere letteralmente?Non sono gli specchi a riflettere?) tra i rovi delle mille domande esistenziali dell'uomo.
Non pretendo che sia un'autostrada nè che questo sentiero vi porti al cielo.
Questo sentiero è uno spazio libero dalle spine della sofferenza che conduce DENTRO DI VOI.

Una curiosità che non è solo una curiosità.

Avete mai sentito parlare dell'effetto Casimir?
L'effetto Casimir si verifica quando 2 superfici riflettenti vengono messe molto vicine,esse a quel punto si attraggono.
Qualcuno più ferrato di me mi contesterà ma l'effetto Casimir è l'unico effetto in grado di ottenere energia dal vuoto e probabilmente se si vorrà percorrere una strada per ottenere energia infinita dal vuoto la chiave di tutto starà nell'effetto Casimir,più precisamente nello specchio.
Lo specchio è la chiave di tutto.
Anche i buddhisti specialmente quelli tibetani sostengono che lo specchio rappresenta l'essenza della mente.

Un ultima riflessione (della mia mente specchio) ricordo un film dell'orrore che mi aveva particolarmente inquietato da bambino,non lo so rrintracciare,(i film dell'orrore contengono più verità occulte dei miti,e la loro analisi può risultare particolarmente interessante.
La trama era pressapoco questa:
In un hotel c'erano degli spettri che riuscivano a interferire con i viventi ospiti dell'albergo tramite gli specchi.
Inoltre curiosamente quando manifestavano la loro presenza tramite gli specchi facevano scendere bruscamente la temperatura formando strati di ghiaccio.
Nel film gli spiriti vivevano aldilà dello specchio.
La fine inquietante era che la famiglia finiva al posto degli spettri,nel mondo aldilà dello specchio.
Ora riflessioni sparse:
Quando gli spiriti si manifestano molti sostengono di sentire,anche d'estate una improvvisa sensazione di freddo.
Seconda riflessione non è che lo spirito ''coscienza'' è un'entità che sottrae energia all'ambiente esterno?

Cosa significa vivere nel mondo aldilà dello specchio e perchè ci fa paura?
Si ha paura di ciò che non si conosce,e si ha paura del nulla.
Andare aldilà dello specchio significa ''conoscere il nulla''.
Come si può conoscere il nulla?
Se è il nulla può essere conosciuto tramite una qualsiasi forma esperienziale,anche il buio,il nero,lo spazio vuoto sono concetti esperienziali esistono sotto forma di negazione,ma la loro natura negativa ne permette la concettualizzazione nella mente.
E il nulla allora che cos'è?
Il nulla ci fa paura perchè per l'appunto per definizione non può essere conosciuto dalla mente,perchè la conoscenza presuppone uno stadio esperienziale.
Il nulla però può essere concettualizzato dalla mente,non è un paradosso?

1 commento:

  1. grandissimo Flat, anche qui.

    Io penso che tutto l'Universo si regga sulla Contraddizione e quindi sul Paradosso di opposti che in realtà sono la stessa cosa...

    un applauso per la profondità delle tue riflessioni, sinonimo di una mente viva che cerca l'Eternità

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