mercoledì 7 ottobre 2020

L'antiprometeo

Anno 2054 baby sboom, impennata dei decessi da 57 milioni di abitanti la penisola italica ne conta solo più venti.
Dove sono stati seppelliti 37 milioni di morti?
La pianura padana non è adusa ai grattacieli, ecco che gradualmente dopo aver riempito tutti gli spazi ''orizzontalmente'' per fare posto a nuovi loculi, emerge gradualmente la nuova realtà della gestione verticale del necrospazio.
Dopo il bosco verticale, ecco che Milano inaugura il cimitero verticale.
340 metri di altezza.
Asettico, perennemente illuminato, il grattacielo dei morti si staglia sulla skyline di Milano, e non è più la madunina a sfiorare le nuvole nel punto più alto.
Le nuovi necropoli si incominciano a profilare ovunque, sinistri grattacieli verdognoli torreggiano fosforescenti nel cielo buio.
I preti, hanno dovuto digitalizzarsi, dopo l'eterno riposo danno un qr code alla bara.
Accedere alla lapide del proprio defunto non è semplice senza l'informatica.
Si accede a pagamento all'ingresso del cimitero verticale, si viene accolti come nell'atrio di un albergo, perché di albergo si tratta, bisogna oramai pagare una retta annuale.
Si procede verso il il lettore ottico, si conserva il qr code sullo smartphone per farlo leggere al lettore ottico.
A quel punto tutto è in discesa, anzi in salita, il pavimento interattivo si illumina di una striscia azzurra e ci porta fra i 12 ascensori a quello giusto per ritrovare la ''tomba''.
Le porte dell'ascensore si aprono e io salgo.
L'ascensore non ha pulsanti, io non devo fare nulla, la tecnologia pensa a tutto.
Inizia la salita agli inferi.
L'ascensore sale rapidamente ed io ho la sensazione di essere risucchiato, verso un ''abisso'' superno.
Nell'ascensore viene diffusa ''Imagine' di John Lennon, poi ''Blue Monday'' dei New Order.
Le porte dell'ascensore si aprono e ricompare la striscia azzurra sul pavimento interattivo, sono stordito dal modo asettico con cui devo approcciarmi alla morte.
Sulle pareti quadri di arte astratta, forme non definite, accanto ad essi i loculi, per ogni lapide c'è uno schermo che  manda immagini del defunto principalmente prese dai profili facebook e instagram.
 Surreale, davvero surreale: laddove giacciono le ossa di un morto, vengono proiettate immagini di ragazzi e ragazze soridenti in spiaggia con il mare blu dietro.
Ora che il gelido oceano dell'eternità pare averli inghiottiti per sempre, niente pare trasparire di questo trapasso.
E' un posto strano, sui teleschermi vengono proiettate immagini sorridenti di ragazzi giovani, immagini di bambine sorridenti con il loro micetto.
Sono distratto da diverse immagini non posso non essere incuriosito, vedo tantissime cose, gente che sorride mentre sfreccia sulla sua sportiva, velisti, immagini e video di giovani che si baciano a concerti, gente che gioca a golf, gente che corre.
Sono stranito e vorrei fermarmi ma non devo perdere la linea blu altrimenti mi perdo nella necropoli verticale.
Arrivo in un locale più ampio dopo mezz'ora abbondante di cammino, stordito, come se avessi preso dell'acido.
In questo locale più ampio c'è un bar la linea blu si interrompe e compare a scritta ''pause'' sul pavimento.
Ne approfitto per abbeverarmi e ristorarmi, devo riprendermi.
Chiedo una coca cola all'inserviente e mi viene prontamente porta.
Io la bevo.
Perdo conoscenza.
Mi ritrovo in un loculo ottagonale illuminato debolmente, sono in preda all'angoscia più totale, adesso ho capito dove sono finite venti milioni di persone: chi entra nei cimiteri verticali diventa parte dei suoi inquilini.
C'è un touch screen nel loculo, pare che ci sia un programma.
Possiamo scegliere quali immagini dei nostri profili social possiamo mostrare, ma non solo ai ''visitatori'' del cimitero verticale.
C'è una specie di social network di chi è imprigionato nel cimitero verticale.
E' un social network interno, non si può comunicare con l'esterno.
Da quello che vedo nel loculo vengono forniti tramite appositi pulsanti anche cibo e acqua.
Quindi molti di quelli che credevo essere morti nei loculi erano vivi.
A questo punto, entro in contatto con i ''morti'' del cimitero verticale.
Gli chiedo come si può uscire.
Mi risponde una ragazza che dalla faccia sembra sulla ventina.
''Per uscire devi morire sul serio.''
Non mi rassegno a passare tutti i miei giorni in questo lager infernale.
Ma lei mi manda un messaggio:
''Non ti preoccupare, vedrai che non vorrai più uscire, qui si sta benissimo.
Metti la tua mano sul sensore e lascia che il sensore entri in te, potremo fare l'amore.''
A quel punto metto la mano sul sensore e sì, chiudo gli occhi e sento la sua sensazione del suo corpo sul mio, la penetro, godo, vengo.
''Dove sono finito?''
A quel punto vorrei davvero morire.
Ma non posso.
Mi addormento e faccio uno strano sogno: Prometeo scende dalla rupe a cui è incatenato per aver compiuto il nefasto gesto di portare il fuoco agli esseri umani.
Scende con un' anfora e spegne il fuoco.
Io mi sveglio sudato, ma non sono più io ad agire è Prometeo pentito che vuole rimediare al suo misfatto e le mie mani abilmente si muovono da sole.
Io sono il Prometeo redento, oramai tutto mi è chiaro, il fuoco ha finito per trasformare i vivi in morti, e i morti in vivi.
Io premo il bottone dell'acqua, lo premo indefinitamente finché l'acqua riempie tutto il cubicolo,
probabilmente sto per morire annegato ma non cedo.
A un certo punto le luci a led si spengono e sento una forte corrente elettrica attraversarmi il corpo, si dev'essere creato un cortocircuito, mentre mi dimeno disperato tiro un calcio contro lo sportello del cubicolo e si apre.
L'acqua esce fuori, io esco e respiro, sono di nuovo nel mondo dei vivi.
Ora io sono l'antiprometeo, porterò l'acqua agli esseri umani perché smettano di bruciare nel loro inferno tecnologico.
Prendo un accendino che avevo con me e vado vicino al sensore antincendio, lo attivo, una pioggia d'acqua allaga il locale in cui mi trovo.
Il fuoco prometeico va spento, l'acqua fa contatto con i cavi che permettono al pavimento di essere luminoso e agli schermi di trasmettere parodie della vita dei rinchiusi nel cimitero verticale.
Tutto si spegne, il grattacielo va in black out, i ''morti'' escono dalle loro tombe che si aprono.
E' il giorno del giudizio.
Il giorno in cui i vivi usciranno dalle loro tombe di acciaio e cemento armato.
Il giorno in cui l'uomo giudicherà se stesso per aver giocato con la tecnologia.
Il grattacielo ha ampie vetrate è notte, c'è la Luna.
Al chiaro di Luna ci incontriamo, noi i fantasmi della civiltà tecnologica, resuscitati alla vita dall'acqua e ora illuminati dalla Luna.
''Chi sei?'' mi chiede una signora anziana.
''Sono quello con cui hai fatto l'amore virtuale la notte scorsa, riconosco la tua voce, non sei una ragazza giovane, ma non importa, la tecnologia è gioco di prestigio, inganno.''
''Ma ora sappi davvero chi sono, sono l'antiprometeo, colui che spegnerà il fuoco con l'acqua, e danzeremo insieme alla luce della Luna, senza fuoco, più nessuna tecnologia dovrà adottare l'essere umano, perché per paura di morire egli ha trasformato la sua vita in morte.''
Sciamarono tutti fuori liberandosi dei vestiti, nudi danzarono intorno a un salice alla luce della Luna.
Una nuova religione era nata.

1 commento:

  1. Scioccante ma sinistramente credibile. Qualcuno ne aveva scritto un secolo fa:
    Questa è la terra morta
    Questa è la terra dei cactus
    Qui le immagini di pietra
    Sorgono, e qui ricevono
    La supplica della mano di un morto
    Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
    Gli occhi non sono qui
    Qui non vi sono occhi
    In questa valle di stelle morenti
    In questa valle vuota
    Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti
    In quest’ultimo dei luoghi d’incontro
    Noi brancoliamo insieme
    Evitiamo di parlare
    Ammassati su questa riva del tumido fiume
    Privati della vista, a meno che
    Gli occhi non ricompaiano
    Come la stella perpetua
    Rosa di molte foglie
    Del regno di tramonto della morte
    La speranza soltanto
    Degli uomini vuoti.

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