venerdì 9 luglio 2021

Come la guerra del Vietnam ha creato la globalizzazione

 Cari 4 gatti lettori, oggi affronterò un tema che ho già affrontato altrove, ma cercherò di farlo in modo piu' dettagliato: la (sino)globalizzazione.

Per capire dove siamo arrivati oggi, è necessario risalire ad un episodio storico, la guerra del Vietnam.

Sono sempre stato curioso di estremo oriente, e la guerra del Vietnam non l'ho mai capita fino a che non ho letto Pelle di Leopardo di Tiziano Terzani.

A differenza dell'altro Moloch del giornalismo ''schierato'' ovvero la Fallaci, Terzani è stato un curioso, un viaggiatore, un amante dei paesi che visitava seppure in veste di inviato di guerra.

Terzani per questo motivo ha rischiato piu' volte la vita, gli va riconosciuto.

Non era uno che scriveva e pontificava da dietro una scrivania.

In vari episodi di Pelle di Leopardo ho cominciato a conoscere l'uomo orientale.

Mi ricordo un episodio in cui un marine americano, chiamava ''my friend'' e trattava con affetto e amicizia un ''vietcong'' che lui riteneva di aver convertito alla sua religione della ''democrazia capitalista''.

Costoro vivevano in una casupola con un cane.

Terzani che essendo un italiano era già in parte un ''orientale'', un ''levantino'', scrisse  a proposito del vietcong ''convertito'' :'' sorrideva, sorrideva sempre, e dietro quegli occhi impenetrabili c'era qualcosa che non mi convinceva, ma lui sorrideva sempre.''

In un capitolo successivo Terzani apprese che il ''vietcong convertito'' aveva ucciso il marine americano e si era cucinato e mangiato il cane.

Il Vietnam doveva essere un banco di prova, in cui l'America anziché autocelebrarsi nel suo fallimento nel confronto con l'uomo asiatico, ostentare un' antimilitarismo ridicolo e ipocrita in vari film a mio avviso totalmente non rappresentativi della realtà della guerra del Vietnam, come Full Metal Jacket (film che ritengo di bassissimo livello), o nell'universo onirico di Coppola di Apocalipse Now, che pur essendo decisamente piu' apprezzabile dal punto di vista cinematografico, a parte la natura onirica del film che in un certo senso è apprezzabile, compie un atto assolutamente fuori luogo, trasportare il romanzo ''Cuore di tenebra'' ambientato in Africa in una realtà completamente differente, ovvero il Vietnam.

Non un film storico, anche se decisamente più pregevole del primo.

Per qualche ragione che mi sfugge, penso per dilettantismo, nel mentre che gli europei passavano il testimone agli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, se gli europei avevano imparato a sguinzagliare tutta una serie di ''curiosi'' che approfondivano la natura antropologica dei popoli che andavano dominati, gli Stati Uniti ritenevano di poter ignorare i popoli con cui avevano a che fare.

L'antropologia stessa è una disciplina che è stata fondata dai britannici dopo che dei soldati sikh che combattevano per l'impero si erano rifiutati di sparare perché i proiettili erano unti di grasso di maiale, il maiale era impuro per la loro religione, e la battaglia era stata persa senza sparare un colpo.

I britannici avevano capito che senza conoscere le popolazioni che si proponevano di soggiogare, i loro usi e costumi, la loro storia, non sarebbe stato possibile tenere in piedi l'impero.

Nel momento in cui gli europei, passavano il testimone agli americani, nel caso specifico i francesi, dopo anni di infruttuose e sanguinose lotte, tentarono di spiegare le criticità del sud est asiatico.

Si trattava di studiarne la storia.

La risposta degli americani fu per certi versi comica, considerando i risultati: ''la storia la facciamo noi.''

Se si fossero informati sulla storia avrebbero appreso che due soli paesi avevano resistito alle orde mongole, il Giappone, che grazie a una tempesta provvidenziale (il famoso ''kami kaze'', vento degli dei) vide affondata la flotta mongola, e il Vietnam che invece strappò la sua vittoria con uno stoicismo assoluto che nessun' altra nazione asiatica aveva avuto.

Se avevano resistito ai mongoli, non erano un avversario ''facile''.

Nel momento in cui cominciavano le ostilità tra Vietnam del nord comunista, e Vietnam del sud capitalista, gli americani furono costretti a entrare in guerra, era una replica della situazione della guerra di Corea, c'era un confine arbitrario ad un determinato parallelo, chi lo violava creava reazioni nella parte opposta in una reazione a catena che spinse i due blocchi, quello comunista, e quello atlantico a entrare in rotta di collisione.

Definire ''imperialista'' la reazione americana mi vede scettico.

Il movimento ''mettete dei fiori nei vostri cannoni'' era fortemente prevenuto.

Sia l'Unione Sovietica, che la Cina avevano ambizioni imperialiste, non è questione di imperialismo, è questione che c'erano degli accordi e se questi cedevano il risultato era guerra aperta.

Ma tutto sommato i ''flower power'' tutti i torti non li avevano anche se da una prospettiva diversa.

Negli anni 60-70 l'America era una potenza esportatrice, era la ''Cina'' di allora, il made in U.S.A. copriva il 50% della produzione mondiale.

Con il Vietnam purtroppo questa situazione venne rovesciata a favore della Cina in una serie di eventi a catena che vedremo.

Gli Stati Uniti gasati da una guerra che avevano vinto tirando qualche atomica e approfittando della devastante resistenza e potenza dell'armata Rossa, credevano di poter replicare il risultato in breve tempo.

Non fu così.

Se le ostilità cominciarono con Kennedy è con Nixon che ci fu l'escalation.

Nixon può essere considerato il padre del disastro attuale.

Convinto di poter vincere la guerra con solo la potenzialità distruttiva dei bombardamenti lanciò il famoso slogan: ''bombardiamoli finchè non ritornino all'età della pietra''.

Nixon evidentemente li considerava dei selvaggi.

A modo loro anche le sinistre occidentali abbracciavano questa visione, vedendo in loro dei poveri selvaggi ingenui vittime dei colonialisti, militaristi.

Tutto ciò non era corretto.

Nessuno ha mai rappresentato cinematograficamente il colossale lavoro di cunicoli e cavità sotterranee con cui i vietcong sono entrati a Saigon praticamente uscendo da sottoterra e causando la rapida fuga degli americani.

Nessuno ha messo in rilevo le capacità strategiche di Ho Chi Minh.

Nessuno ha evidenziato lo stoicismo estremo con cui i vietcong hanno vinto la guerra.

Dire che l'abbiano vinta con il solo ''stoicismo'' è limitativo.

Ma va detto.

Gli americani avrebbero dovuto capire con chi avevano a che fare, il Vietnam doveva servirgli di lezione, con l'uomo asiatico non si scherza.

Gli Stati Uniti sotto Nixon tentarono un'impresa disperata per vincere la guerra.

Furono scaricate 3 volte tanti ordigni esplosivi di tutti quelli scaricati nella seconda guerra mondiale.

Agente esfoliante orange.

Bombe al Napalm.

Elicotteri.

Bisogna appunto dire che i sovietici diedero una mano consistente ai vietcong dal punto di vista tecnologico.

Li dotarono di lanciarazzi con puntatore a infrarosso.

Il calore dei motori degli elicotteri attirava i razzi che così abbatterono l'intera flotta.

Gli ampi terrazzamenti e le gole profonde con terrazzamenti a risaia, le foreste, impedivano qualsiasi movimento di mezzi corazzati.

La morfologia del territorio era tale che quella guerra non andava proprio iniziata, le truppe potevano essere solo aviotrasportate in gole scoscese fra montagne alte che si prestavano a un facile tiro al bersaglio, peraltro ulteriormente facilitato dalla tecnologia a raggi infrarossi inventata dai sovietici.

Una qualsiasi foto del Vietnam interno (che per altro è uno splendido paese) rende l'idea dell'impossibilità di qualsiasi manovra:


Tecnicamente impossibile.

Una domanda a caso, voi nel film sul Vietnam avete mai visto paesaggi simili?

O avete visto una specie di giungla indefinita in cui Rambo o chi per esso compieva le sue ''eroiche gesta''?

Che senso ha ambientare Full Metal Jacket nella periferia di Los Angeles?

Forse avete visto i lanciarazzi sovietici?

I sorrisi ambigui dei vietcong?

Perché nei villaggi, chiunque poteva essere un vietcong, e gli americani erano psicologicamente impreparati a cogliere la natura impermeabile e impenetrabile dell'uomo asiatico.

Io ho capito queste cose leggendo Pelle di Leopardo di Terzani, diversamente ero all'oscuro di tutto ciò.

E per la prima volta ebbi paura dell'uomo asiatico, ne colsi la pericolosità, il sottile ingegno, il basso profilo,  la resistenza totale al dolore e a condizioni per noi insopportabili, la sua, diciamolo pure, ambiguità e falsità.

Francamente, a posteriori, quella guerra andava bloccata molto prima.

Ma ripeto è Nixon che ha sbagliato.

E uno ha sbaglio ha per così dire attirato l'altro e messo gli Stati Uniti e i loro alleati nelle grinfie del dragone cinese.

Ora io ho fatto un lungo excursus storico.

Da un certo momento in poi storia ed economia sono discipline inscindibili.

Non puoi capire una senza capire l'altra.

Ripeto negli anni 70 l'economia occidentale e americana aveva accolto il keynesismo come forma di ''capitalismo addolcito''.

Era stata creata la ''vetrina'' della classe media, una larga fascia di famiglie che avevano buoni stipendi e potevano permettersi una vita con un tenore ben diverso da quello del capitalismo originario 8e quello odierno).

Ma se la gente ha soldi, lavora, spende, bhe, l'inflazione sale.

Tutto sommato, tuttavia il fenomeno era sotto controllo, in Italia si applicava il fenomeno della ''scala mobile'' e l'inflazione era esattamente ciò che Keynes si aspettava: un lubrificante dell'economia senza il quale si sarebbe precipitati nella spirale mortale deflazionaria prevista da Marx e realizzatasi nella depressione del 29.

Ora il sistema funzionava.

Il made in USA ripeto era la regola.

Con il Vietnam tutto è cambiato.

Ma non per ragioni politico militari, ma economiche.

Se tu tiri in testa 3 volte tanto di bombe rispetto al secondo conflitto mondiale, bhe, le bombe costano.

La guerra costa.

La guerra è la grande consumatrice.

Gli americani avevano in mano la valuta di riferimento mondiale, il dollaro.

A quei tempi si era in una fase di ''gold standard intermedio'', ovvero il ''dollar gold exchange standard'', cioè il dollaro aveva come controvalore le riserve auree, e dunque teoricamente non poteva essere stampato a iosa.

Ma la guerra costa.

E un conflitto durato una decina d'anni con un dispendio di mezzi superiore a quello impiegato dagli Stati Uniti per il secondo conflitto mondiale è costato tantissimo.

E gli americani pur facendo finta di mantenere il dollaro ancorato alla quantità di riserve auree hanno stampato a iosa per finanziare il conflitto.

Ma ovviamente la cosa non è passata inosservata, né non ha avuto conseguenze sull'inflazione.

Se già negli anni 60 l'inflazione era comunque alta rispetto agli standard attuali, con l'oceano di dollari stampati nel decennio del Vietnam la situazione si è surriscaldata.

Si è entrati nel periodo della stagflazione, depressione economica con inflazione galoppante.

Si è data la colpa a questa inflazione alla crisi petrolifera.

Nel giro di pochi giorni gli arabi cattivi hanno detto ''o ci date il triplo per un barile o pagate direttamente in oro.''

Con buona probabilità le riserve auree americane erano già state depauperate dalle spese militari, e molti incominciarono a temere che Fort Knox fosse vuota e che i dollari di cui erano in possesso non garantissero piu' la convertibilità in oro.

Non furono solo gli arabi dell'OPEC a pensarla così, anche De Gaulle mandò navi militari per rimpatriare l'oro francese detenuto oltreoceano.

Se in sostanza tutti si presentavano alla banca centrale americana chiedendo il corrispettivo in oro il destino del dollaro era segnato.

Gli americani avevano stampato consapevoli del fatto che solo una piccola parte della valuta creta rimaneva in patria, la maggior parte era detenuta fuori.

Ma se tutta la massa di dollari fuori si precipitava alla banca centrale americana, bom il destino degli Stati Uniti era una replica della repubblica di Weimar con iperinflazione.

Il pericolo era grave, gravissimo, anche perché il predominio americano era basato sul dollaro, e non sugli ''inefficienti cannoni'' e perché un'iperinflazione in occidente significava vittoria del blocco comunista.

Nixon con la guerra del Vietnam stava rischiando di fare ritornare il suo paese all'età della pietra.

Fu costretto a prendere delle decisioni, una delle quali ci ha potato alla situazione attuale.

Innanzitutto chiuse la finestra di convertibilità aurea.

L'oro che c'era a Fort Knox era americano, punto, i detentori di dollari non potevano reclamare il corrispettico in oro.

In secondo luogo mise un banchiere centrale della scuola ''lacrime e sangue'',  che innalzò i tassi di interesse americani fino al 18% (considerate che adesso sono a 0% da una decina di anni).

In terzo luogo comprese che per abbassare l'inflazione bisognava distruggere la classe media, togliendogli il denaro dalle mani.

La produzione andava spostata fuori dagli Stati Uniti, in modo da spostare gli  stipendi altrove.

L'inflazione non è solo un fenomeno di espansione della quantità di moneta, è anche e soprattutto un fenomeno di disponibilità della stessa nelle mani della gente comune.

Nixon fece entrare il mondo nell'era della globalizzazione.

Immemore della pericolosità degli orientali decise, per dividere la Cina dall'Unione Sovietica, ma soprattutto per spostare in Cina la produzione industriale, di approfittare degli attriti sino-sovietici e dell'apertura relativa al mercato del piccolo timoniere Deng Xiaoping, di inaugurare una nuova era di rapporti distesi e di rapporti commerciali fra Cina e Usa culminata nell'ingresso della Cina nel WTO nel 2001.

Nixon ha creato la globalizzazione, la sino-globalizzazione, consapevole che il solo alzare i tassi di interesse non sarebbe bastato a contenere le fiammate inflattive.

Ma d'altra parte sebbene Trump possa considerarsi l'anti Nixon, ovvero colui che stava invertendo la rotta dei rapporti Usa-Cina, bisogna considerare che la strategia di Nixon va misurata in uno spettro di tempo piu' amplio.

C'è un motto che recita: ''se vuoi rovinare qualcuno, riempilo di soldi''.

Il concetto è quello.

Con il Giappone li hanno forzati ad andare in bolla perchè il Giappone la guerra l'ha persa ed è stato costretto ad accomodarsi ai diktat americani.

Siccome il Giappone negli anni 80 era la potenza emergente che esportava sempre di piu' negli Stati Uniti sono stati conclusi gli accordi di ''La Plaza'' dove il Giappone si impegnava a rafforzare la propria valuta per diminuire l'export, i giapponesi hanno acconsentito, la banca centrale del Giappone ha cominciato a comprare dollari e valuta estera in modo da abbassare il cambio, si era così impegnata in tali accordi.

Ma per impedire un eccessivo apprezzamento la banca centrale abbassò i tassi di interesse creando un fiume di credito che gonfiò la bolla immobiliare giapponese, la quale è scoppiata nei primi anni 90.

Ora l'economia giapponese non si è mai piu' ripresa.

C'è una differenza importante tra Cina e Giappone: la Cina controlla il suo tasso di cambio, ovvero, non permette a investitori esteri di possedere yuan.

Per certi versi nessuno la obbliga a creare una bolla ma se il resto del mondo si impoverisce e la Cina si arricchisce, l'inflazione può diventare un problema in Cina.

Non lo è ancora, ma cauti a vedere nel denaro in sé un segno di vittoria.

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