martedì 11 ottobre 2022

Cos'è umano?Cosa è intelligente?Intelligenza artificiale?Il gioco

 Una delle angosce, che perseguitano l'uomo da tempo immemore è ''sono come loro?'', sono forse una bestia, una scimmia, una macchina, un angelo, un batterio ecc...

Essenzialmente, in un discorso onesto bisogna concedere che non c'è nessuna linea di demarcazione netta fra l'umano e il non-umano.

In un discorso fondamentalmente onesto, bisogna concedere che si, discendiamo dalle scimmie in qualche modo non pienamente compreso, e che Darwin da questo punto di vista è stato semplicemente sufficientemente onesto da mostrargli la verità orribile e scandalosa che egli non voleva vedere, e che a un certo punto è stato costretto a vedere, con l'angoscia che ne deriva, e questa consapevolezza, questa angoscia, questo convivere con l'idea che la farfalla viene fuori da un verme, che è un concetto che in fondo è sublime, non piace all'essere umano.

Ma qual'è allora il discrimine tra l'umano e la scimmia, tra il bruco e la farfalla, ma anche tra la farfalla e che ne so un elicottero?

Essenzialmente ciò che distingue l'uomo dalla scimmia da un punto di vista il più possibile oggettivo è il saper fare qualcosa in modo netto e migliore della scimmia, il dotarsi di strumenti altri rispetto al proprio corpo (cosiddetta tecnologia), il fatto di saperli riprodurre, saperli migliorare, saper creare un pennello, per saper dipingere, ma anche sapere che quello è un quadro, e sapere che quel quadro è bello e quello no e poi...

E poi...

E poi TUTTO.

Se noi dobbiamo elencare ciò che ci rende umani rispetto a una scimmia faremmo un elenco di specifiche scontate dell'essere umano, che inizierebbe qui e non potrebbe mai essere concluso fino a che l'umanità esisterà sopra la terra.

Il punto problematico non è che questo elenco è infinito, il punto problematico è che oggettivamente è difficile trovare un minimo comune denominatore a questo insieme di attività, alcune delle quali non palesi ed esteriorizzabili e oggettivatili immediatamente come il pensare, pregare, immaginare, astrarre, calcolare, essere coscienti.

Dovendo però trovare ciò che rende l'uomo uomo, sono costretto a fare una precisazione: la scimmia non è in grado di giocare a scacchi o potremmo più correttamente dire che se anche fosse in grado non sarebbe in grado di sconfiggere un essere umano, ma il computer, la cosiddetta ''intelligenza artificiale'' batte l'uomo e la scimmia a scacchi da oramai un decennio, e il destino dell'uomo sembrerebbe segnato, e dunque la macchina sarebbe ''intelligente'', perché in un campo oggettivo e misurabile riesce a battere l'uomo?

Il punto, o meglio i punti critici a questa teoria sono molteplici:

Il software e l'hardware che consentono alla macchina di battere l'uomo a scacchi sono inutili in qualsivoglia altro gioco, in qualsiasi altro campo dell'attività sia pure mentale umana.

La macchina che batte l'uomo a scacchi, non può zappare la terra, non può sapere come si tira una punizione, o una pallina da golf in buca, non è buona per guidare un autoveicolo, produrlo, o volare, o anche spazzare per terra.

Cosa diremmo di un essere umano che sa battere gli altri a scacchi, ma non sa fare null'altro, non sa pulirsi, non sa mangiare, non sa nemmeno cos'è una scacchiera tant'è che se tu la rimpicciolisci o la ingrandisci il software va in tilt?

Io direi semplicemente che non è un essere umano, che non è realmente intelligente, che avendo una certa forma di intelligenza, questa intelligenza che però si estrinseca in un solo ambito riflette l'intelligenza del suo creatore e basta.

Il punto è che l'essere umano riesce a sapere e a fare tutte queste cose ''insieme'', ed è questo che lo rende intelligente, cosciente e umano.

Nel film Rain man Dustin Hoffman interpreta un uomo con evidenti problemi a condurre la sua vita quotidiana e le relazioni con i suoi simili che però portato al casinò sbanca il casinò perché dotato di potenzialità di calcolo inarrivabili ai suoi simili.

Interpreta un savant, ovvero specifici esseri umani dotati di facoltà mentali superiori agli altri anche di molto in un campo mentale, ma deficitari sugli altri.

C'è il savant che è un genio della matematica, quello che ha una memoria totale ed è in grado una volta letto un libro una volta di ricordare ogni singola parola del libro, ma anche a che pagina si trovano, ma la definizione di savant implica una qualche forma di intelligenza che è superiore alla media che però va a detrimento delle altre forme di intelligenza e capacità.

In un certo qual modo somiglia alla macchina che sconfigge gli esseri umani in un ambito, gli scacchi, ma è 0 in tutti gli altri, con la differenza che il savant non è 0 come la macchina negli altri campi, è semplicemente inferiore alla media, il savant è umano, la macchina evidentemente, no.

In qualche modo  tuttavia si comprende che la capacità della natura di far sviluppare una specifica forma di intelligenza  può andare a detrimento delle altre, e rischia di andarci, ma non sempre, certi individui hanno capacità matematiche e mnemoniche superiori agli altri esseri umani ma ciò non va a detrimento delle altre capacità, sono geni e non savant, l'essere umano è anche questo.

In qualche modo è difficile se non impossibile stabilire quale delle singole specifiche dell'essere umano, rende l'umano umano, e quali lo rende intelligente, ma in qualche modo siamo costretti a dire che lui fa od è tutte queste cose INSIEME, e non l'una a detrimento dell'altra.

In qualche modo fatico a definire intelligente è umano qualcosa che realizza in modo eccelso un ambito umano ma è 0 negli altri, è solo uno degli strumenti dell'umano, una pietra lavorata meglio di altre, ma non è né intelligente, né umana.

Sarei peraltro curioso di conoscere una aspetto, di queste ''vittorie'' della macchina sull'uomo, se l'uomo gioca sempre la stessa partita, la macchina ''vince sempre allo stesso modo''?

Le sue mosse sono identiche, o ne tenta delle altre, non necessariamente per vincere meglio, ma per ''esplorare il gioco, e dunque la sua stessa capacità di giocare e la sua natura di giocatore?''

Essenzialmente se dovessimo definire il gioco come una specifica dell'intelligenza non andremo troppo lontani, non è una specifica dell'umanità, appartiene a tanti mammiferi e non solo ed è tipica della fase esponenziale di apprendimento iniziale di codeste specie, fase che poi gradatamente si smussa, ma non si esaurisce mai del tutto, né nell'uomo, né nelle altre specie ''cosiddette'' intelligenti.

Il fatto di giocare per vincere stressa l'uomo, rischia di farlo diventare un giocatore peggiore, ma entro una certa misura questo stress è parte del gioco.

Si potrebbe obbiettare ad un livello banale, ed è l'obiezione più banale, cionondimeno valida, che la macchina non prova nessuno stress, e dunque questo rappresenta un plus rispetto a qualsiasi tipo di essere umano, anche il più freddo.

Il punto è che se la macchina non perde mai, e raggiunta una certa capacità di calcolo effettivamente la macchina non perde mai, e se non perde mai come fai a dire che è intelligente?

Perdere è un modo per esplorare il gioco e vincere la volta successiva ''meglio'', chiunque da bambino abbia giocato contro squadre clamorosamente inferiori alla propria non ha sentito l'esigenza di ridefinire la squadra, almeno per un pareggio, altrimenti il gioco stesso perde di significato?

Il punto è che la macchina mostra una clamorosa forma di stupidità, vince sempre, e non si stufa nemmeno di giocare a quel gioco, non manifesta nessun interesse né per il gioco, né per i giocatori con cui si confronta, non ha alcuno stress di vincere, ma non ha alcuna voglia di giocare, non conosce il gioco.

Il punto principale è quello: ''il gioco''.

Cos'è in fondo un gioco?

Difficile a dirsi.

Per l'essere umano il gioco è tantissime cose.

Certi giochi non implicano un vincere o un perdere ma hanno solo uno scopo esplorativo, il telefono senza fili vuole saggiare come la percezione distorce via via la stessa informazione, ovvero quali sono i limiti della percezione rispetto all'informazione.

Non ha vincitori né perdenti ma entro una certa misura diverte.

Vincere o perdere implicano il concetto di mossa corretta ed errore, l'errore è un qualcosa che ostacola la vittoria ma che in qualche modo sembra intrinseco all'esplorazione del gioco stesso.

E' molto difficile anche stabilire qual è un errore in una partita, perché è lo stile di gioco a portare alla vittoria o sconfitta e non una singola mossa.

E' il continuum delle mosse a definire il giocatore, non la singola, nessuna singola giocata può essere definita sbagliata per il momento.

Cionondimeno si perde e si vince ergo ciò stabilisce una gerarchia fra una certa mossa ''corretta'' e un ''errore''.

Il gioco sembrerebbe sempre una qualche simulazione della realtà e giocare in qualche modo aiuterebbe non tanto solo a definire meglio un azione come cacciare o riprodursi, tipicamente animali, ma tuttavia riesce a simulare realtà che non esistono e creare e capacità che non corrispondono a nulla di esistente.

Se dovessi definire la specifica che permette all'essere umano di realizzare tutto ciò direi che l'essere umano è un universo all'interno dell'universo, un mondo egli stesso all'interno del mondo, un entità che riesce a replicare ciò che vede al di fuori di sé , ma non riesce a replicare sé medesimo, per la semplice ragione che questo sé vorrebbe conoscerlo ma fatica a descriverlo, a conoscerlo, figuriamoci a replicarlo.

Il problema di definire la specifica che definisce l'umano mi sembra sostanzialmente insolubile, perché ciò che lo definisce umano, ovvero il suo mondo interiore, la coscienza, può essere solo espresso attraverso il mondo esteriore, e nulla vieta che il gatto, il cane, il canarino, internet, i computer, l'intelligenza artificiale, i funghi, le piante e finanche le pietre abbiano un qualche mondo interiore ma non siano in grado di ''oggettivarlo'', di esprimerlo.

Se il computer perdesse 10 partite di seguito non sarebbe esso stesso un segno che è realmente intelligente?

Avrebbe intuito che fuori dal suo mondo c'è qualcuno che gioca e starebbe tentando di comunicare con lui?

Di comprendere quale gioco c'è al di fuori del suo gioco?

E come può comprendere che c'è qualcosa fuori se non recepisce all'interno di sé medesimo delle possibilità altre rispetto alle mosse che effettivamente compie?

Sono domande insolubili per il momento.

Ma appare chiaro che l'intelligenza artificiale non è nulla che minaccia realmente l'umano, non è niente di ''altro'' dall'uomo, e l'ennesimo tentativo dell'uomo di conoscere sé stesso, di definire cos'è umano, cosa è intelligente, cosa è la ''realtà'', l'ennesimo ''gioco'' dell'uomo.



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