sabato 9 novembre 2019

Nirvana

Avevano lasciata un pick up  sotto la pioggia.
Le lacrime del cielo scintillavano ai fari accesi dell'auto.
I bombardieri scesero silenziosi dalle montagne e mentre le auto urlavano a 200 km orari sull'asfalto per sfuggire dalla città, loro calavano sulla centrale elettrica.
Un bagliore, una colonna di fuoco si riflesse nelle pozzanghere, mentre mille scintille, tizzoni ardenti del fuoco che aveva inondato il cielo si spensero nel buio improvviso dei mille lampioni privati del sangue elettrico pompato dalla centrale.
Ora la colonna di fuoco si innalzava sulla città rubandone le mille luci e portandole verso la vetta del cielo come in un olocausto, un sommo sacrificio.
Ora i bombardieri già si allontanavano dalla città, era il turno degli apache il loro cupo rumore incessante aveva iniziato a echeggiare nelle periferie.
Ma la città era piena di trappole e le montagne sopra di essa avevano gli occhi di mille guerrieri appostati tra gli alberi umidi che silenziosi lucidavano il loro mitragliatore.
Il pick up aveva i fari accesi che insolenti tagliavano come coltelli il mantello di tenebra che era sceso sulla città.
Immediatamente vennero adescati, virarono a destra dove quell'unico fascio di luce tagliava la notte in due.
Si appostarono e immediatamente un torrente di piombo fuso incandescente scese dal cielo sull'auto solitaria vuota.
Il metallo sul metallo schizzò mille pallini di luce nel buio, immediatamente prese fuoco e le fiamme si accesero sopra il mezzo.
''Done, do it''
Un ultimo guizzo di luce, il razzo fece saltare ciò che rimaneva.
Contenti del loro operato gli elicotteri fecero per alzarsi quando le migliaia di formiche vietnamite fecero per uscire dai loro nascondigli nel fitto dell'umido della foresta.
Dalle nere montagne che sovrastavano la città si accesero mille flash, i vietcong avevano atteso che gli elicotteri fossero adescati dai fari dell'auto per lanciare l'urlo di vendetta dei loro caricatori contro gli empi assassini che giacevano sospesi nella pioggia scrosciante.
Mille flash azzurri, le verdi colline vietnamite si illuminarono a giorno.
Istericamente le gocce di pioggia formarono un oceano di cristalli sospesi mentre riflettevano i flash degli spari.
Gli elicotteri cominciarono a essere forati in ogni parte, i vetri saltarono, incominciarono a sbandare, a cadere in spirali mentre i flash illuminavano a intermittenza la scia di fumo che lasciavano i loro abitacoli in fiamme.
Quando giungevano al suolo le loro pale si staccavano andando a divellere la vegetazione.
Furono abbattuti tutti dalle cascate blu di morte scese dalle montagne.
La statua del buddha impassibile aveva osservato tutto.
E sapeva che questo affronto non sarebbe rimasto non vendicato.
Furono allertati i bombardieri che giacevano al di sopra delle nuvole in attesa che qualcuno li chiamasse.
Silenziosi i guerrieri vietcong si radunarono davanti alla statua del buddha e incuranti della pioggia madidi fradici ,si inchinavano e sorridendo rispettosamente deponevano uno ad uno un fiore ai piedi della statua.
Era il loro modo di festeggiare composti la caduta degli elicotteri.
Ma loro sapevano qual era il destino che li attendeva.
In picchiata vertiginosa i jet stavano giungendo come aquile pronte a ghermire con artigli di fuoco la tenebra sotto di loro.
I loro altimetri roteavano a velocità vertiginosa quando sganciarono la bomba al napalm.
Il guerriero vietcong sorrise e lascò cadere il fiore.
Un istante infinito, la mano aperta del vietnamita stava lasciando cadere ogni legame con la vita.
E in quell'istante infinito sollevò lo sguardo e lo portò agli occhi del buddha, impassibili astratti vivi e al tempo stesso oltre la vita e la morte.
Il vietcong ebbe un brivido lungo la schiena.
Quegli occhi erano troppo profondi, lo lacerarono da parte a parte.
Quando il fiore fu a terra nello stesso istante la bomba al napalm raggiunse il suolo ed esplose.
Lui vide il buddha supremo accendersi fra le fiamme che il liquido napalm aveva generato.
Il buddha lo guardava con le fiamme che salivano dal suo corpo, fu rapito in estasi.
Rimase ritto immobile mentre  la statua fiammeggiante con i suoi occhi vuoti si alzò e mosse passi verso di lui.
Il buddha innalzò le braccia e dove passava le fiamme si sollevavano rosse a bruciare tutto.
Rimase in piedi in quell'istante infinito fino a quando il buddha sorridente dagli occhi vuoti reclinò la testa e alzò il braccio di pietra fiammeggiante fino a toccargli la fronte con un dito.
Vide un rubino e il volto del buddha.
Gli occhi del buddha si aprirono e furono due luci una simile al sole dell'alba, l'altra simile a quella del sole del tramonto che illuminarono il rubino il quale si accese in una luce rossa simile a quella del tramonto.
Inondò lo spazio nero di quella luce.
Lui fu preso da un fremito di beatitudine quando la sua carne prese fuoco e divenne tutt'uno con le fiamme della statua del buddha.
Fu elevato al paradiso dell'occidente del buddha Amithaba dove giacque per sempre illuminato con il buddha fiammeggiante innanzi e una stella tra le sue mani giunte.
La stella della vita perduta in cui una bomba al napalm lo aveva trascinato ai vertici dell'universo nella luce del nirvana.

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