Dall'estratto del libro:
"Quando il Buddha si addormento' nessuno notò la differenza col nirvana, quando ebbe il RISVEGLIO pero' si"
Il Buddha era seduto in meditazione.
Giaceva giaceva.
Mai che capiva.
A volte si accendeva delle sigarette.
Giaceva nella natura.
La natura è maestra di vita.
Un giorno continuava la solita inutile catena di eventi.
Lui guardava il prato.
E notava che c'era una mosca e una lucertola.
La lucertola cercava di acchiappare la mosca ma la mosca era più veloce di lei è per sfotto' quando la lucertola credeva di averla acchiappata lei volava via e lasciava uno stronzo, la lucertola, pensa che faccia faceva quando si ritrovava sempre uno stronzo davanti al più bello.
E il Buddha penso' "ma qual è la metafora della vita che quando uno crede di aver acchiappato qualcosa si ritrova solo uno stronzo davanti?"
La lucertola entrò in depressione il Buddha anche.
La lucertola dopo tutta la giornata che tentava di acchiappare la mosca smise di tentare.
Giaceva ferma esausta sentendosi una lucertola fallita.
La mosca invece si sentiva molto furba.
C'era un ragno che faceva una ragnatela sempre nello stesso punto e passava un corridore e gli sfasciava la ragnatela.
Anche lui voleva acchiappare la mosca e si sentiva fallito.
Andarono dal Buddha a chiedergli consiglio e lui gli disse: " se credete che dipenda da voi morirete ."
Che brutto consiglio, che brutte parole, che brutto Buddha, che brutto mondo, che brutta storia, andarono in depressione ancora di più.
Si immaginarono di morire di fame senza quella cavolo di mosca.
Un giorno il corridore tardò a venire e il ragno fece tempo a fare la ragnatela.
Lui credeva che sarebbe stata sfasciata anche quella ma invece il runner non era ancora passato e la mosca rimase rimase impigliata.
Il ragno fu contento e si credette furbo, un ragno di successo, ma la lucertola vedendo la mosca impigliata si avvicinò e se la mangiò.
A quel punto già che c'era mangiò anche il ragno.
E si credette brava più del ragno, e credette a stomaco piena di essere l'artefice del suo successo e già andava sognando di scrivere libri su come acchiappare le mosche e di briatoreggiare.
A quel punto il corridore che tardava a venire venne e correndo rapido mentre lei era satolla e contenta, la schiaccio' senza avvedersene.
Il Buddha dentro di sé riflette e quando gli chiesero qual era la morale di tutta questa storia fu ben cauto a parlare.
" Una morale vera e propria non c'è e se va la dicessi tronfio sarei sciocco come quei tre".
"E' semplicemente una storia zen del cazzo"
"Il punto se devi trovare un punto, è quello che ho detto a loro tre, se non ti rendi conto che non dipende da te, e ti vanti del successo o ti deprimi nell'insuccesso fai una brutta fine".
"Ma sopratutto che la sfiga è in agguato soprattutto nel successo".
"E poi non so volendo proprio trovargli una morale è che se non acchiappi quel che credi di dovere acchiappare è perché in realtà il destino ti sta proteggendo".
Poi fermò il runner e gli disse cotali nobili parole:
"Cazzo corri stronzo?"
E lui gli rispose davanti a tutti credendo di umiliarlo " io sono tre mesi che mi alleno e finalmente ho fatto il tempo che mi promettevo di fare, tu invece guarda che ciccione del cazzo menagramo che sei, con ste storie inutili demoralizzi la gente, ma fai a fare un po' di ginnastica coglione!"
La nobiltà era di casa al villaggio e che dottrina!
E correndo tronfio finì sotto un camion.
Tutti si toccarono i coglioni e da quel giorno il Buddha fu giustamente considerato uno iettatore e nessuno volle più saperne delle sue storie zen.
Nessun commento:
Posta un commento