Surgical bombing.
La Nato aveva lanciato l'attacco all'Iraq, il muezzin gridava nella notte passi del corano mentre il cielo riluceva delle strisce di missili che piovevano su Baghdad.
Ne cadde uno a 500 metri dalla moschea, i vetri verdi finirono in faccia al vecchio che silenziosamente leggeva il corano.
Fu accecato, tutti fuggirono dalla Moschea.
Le pale degli elicotteri fendevano l'aria e con i monitor a raggi infrarossi vedevano delle macchie verdi umane in movimento confuso sulle strade di Baghdad.
Venivano finiti tutti da scariche dai mitragliatori M134 degli Apache americani.
Surgical bombing.
''We are going to bombing in five minutes.''
''Surgical bombing''.
I palazzi si illuminavano nella notte di un bagliore sinistro, poi arrivavano le multiple onde d'urto.
Gli antifurti delle automobili urlavano il loro rancore isterico alla sacra notte violata dai corvi neri della morte con occhi a raggi infrarossi.
Il vecchio nella moschea però non si era mosso.
Jamal Al Malik era un ragazzo di 14 anni che era stato cresciuto da lui.
Il padre e la madre lo trascuravano.
Il vecchio era colui che lo aveva cresciuto.
Era un pio islamico a cui piacevano i bambini, e si prendeva cura di quelli che erano abbandonati a se stessi.
Aveva giusto 10 capre e un piccolo podere sulle rive del Tigri, e con il latte e il formaggio di Capre aveva allevato molti ragazzini.
Jamal al Malik amava il vecchio, era suo padre, era sua madre, era suo nonno, era il suo maestro, gli aveva insegnato a leggere e a scrivere e gli aveva fatto impare il corano a memoria.
Non tutti i ragazzini erano dotati, ma lui lo era, e il vecchio che era di origine persiana, gli aveva anche fatto leggere i testi persiani, lo aveva istruito alla poesia persiana, gli aveva fatto conoscere lo Shaah Namè e il Rubayat, nonché i versi di Jalal al Din Rumi.
''Maestro, ma nel Rubayat il poeta decanta il vino , ma non è forse vero che non si può bere?''
''Figliuolo, un giorno lo berrai e Allah ne sarà contento, non ti fare troppe domande , guarda queste capre io ho imparato molto da loro, molto ho studiato, molte domande mi sono fatto e poi alla fine quando davo loro un ciuffo d'erba le vedevo ruminare tranquille, loro vivono e mangiano tutto figliolo, anche i rovi, anche le ortiche, una sola pianta non mangiano figlio mio, sai quale?''
''No maestro.''
''La più nobile, il basilico, basilicus in greco significa potente, imprtante, nobile, e loro non la vogliono, la più nobile e profumata delle erbe loro non la vogliono.''
''Perché nonno?''
''Vedi figliuolo, non è questione di umiltà, ci sono piaceri a cui non siamo all'altezza, è stato il piacere a
svezzare l'uomo alla coscienza, egli ha aperto gli occhi e ha visto che era nudo e ha provato vergogna.''
''Perché nonno?''
''Perché egli è diventato cosciente, prima del tempo voluto da Dio, si è visto nella sua pochezza e si è sentito martoriato dalla sua nullità e insignificanza, il piacere figliolo, non è stato proibito in sé, è la conoscenza che è stata proibita, ma non per sempre, il piacere porta alla conoscenza, ma se non si è pronti alla conoscenza si verrà dilaniati da essa come il coltello del macellaio dilania queste capre, esse in verità sono sagge, sanno che il basilico le porterà al coltello della verità, ed esse non sono pronte ad udirla, non sono pronte ad accettarla, non sono pronte a sopportarla, in verità Allah è misericordioso proprio perché tace, se parlasse l'uomo sì, avrebbe la risposta ai propri enigmi, ma dubito che questa risposta gli piacerebbe, egli impazzirebbe e si suiciderebbe, la verità è un coltello figliolo, e in verità il Signore è buono e nega il piacere alle sue capre perché esso le porterà a essere dilaniate dal coltello della verità.''
''Ma sappi figliolo che in verità solo a occhi chiusi l'uomo si può vedere, la luce lo inganna, i loro occhi si aprirono, ma i loro cuori no, per questo provarono vergogna.''
Jamal stette zitto e guardò le capre che ruminavano in pace.
Guardò il fiume che scorreva tranquillo.
E penso dentro di sé:
''Nessun fiume ha fretta di arrivare al mare, ci arriverà a tempo debito, il maestro mi sta dicendo che in verità, all'uomo non è stata negata da Dio né, il piacere, né la conoscenza, solo egli è un impaziente, e per questo soffre, ha sofferto e soffrirà.''
Il vecchio lo teneva per mano e disse:
''Hai pensato al fiume figliolo?''
''Si, come fai a saperlo Nonno?
Lo accarezzò, e lo baciò sulla testa, non disse nulla e gli sorrise con la bocca sdentata.
Come il ''Nonno'' gli voleva bene... e come voleva bene lui al nonno...
Poi il ragazzo guardò le capre che ruminavano inerti.
Una bomba cadde vicino a Jamal sbriciolando un palazzo.
L'Iraq era sotto attacco e immediatamente Jamal fu destato dai suoi ricordi dall'onda d'urto della bomba.
Era stato un rumore fortissimo e lo aveva sentito anche nelle sue membra e nel sue ventre destando il panico più totale.
Il suo cuore batteva all'impazzata mentre il cielo riluceva di mille bagliori.
Era strano ammetterlo ma tutto ciò aveva un suo fascino, una sua estetica, Jamal era un contemplativo e guardava il fiume che scorreva placido rilucendo i mille luccichii del cielo e le strisce vermiglie dei missili che cadevano su Baghdad.
Si sentiva una di quella capre, tutto sommato egli trovava pace e bellezza anche nell'orrore e rifuggeva dal cercare una spiegazione, essa sarebbe arrivata a tempo debito.
Poi guardò di nuovo il fiume e vide sè ,steso specchiato con l'immagine del nonno che gli accarezzava la testa.
Pensò al nonno.
Dov'era a quest'ora?
Si trovava sicuramente nella Moschea.
Lui aveva imparato dal nonno che non si può sfuggire dal destino, non voleva salvarlo, che tornasse pure nel seno di Abramo, di fronte al trono di Allah, ma lui voleva dargli l'ultimo saluto.
Prese una motoretta e solcò le strade di Baghdad mentre le bombe scoppiavano ovunque sollevando sinistri bagliori.
''Ogni fiume torna al mare solo a tempo debito, solo Allah conosce l'ora, forse è anche la mia, forse no, non è importante saperlo, il nonno ci ha insegnato che Allah ci tace molte verità per nostro amore, io non so cosa ne sarà di me, voglio solo salutare il nonno, che Allah mi conceda l'ultimo saluto.''
Gli elicotteri volavano bassi sulla città, un torrente di fuoco partì da uno di essi e distrusse completamente l'incrocio a 100 metri da lui sciogliendo il metallo delle lamiere delle auto e l'asfalto stesso in un unico ammasso informe.
I corpi carbonizzati erano irriconoscibili, le auto e i camion bruciavano elevando le fiamme al cielo.
Bloccò la sua motoretta e guardò lo spettacolo.
Era strano come tutto ciò avesse una sua estetica.
Le bombe invermigliavano la città come fiori caduchi che sbocciano nei prati della notte e i loro boccioli venivano rapiti dal vento della notte che li portava sopra il quieto deserto, tra le stelle e le nuvole.
Il fuoco delle fiamme degli autoveicoli che bruciavano si rifletteva nelle sue pupille dilatate e perplesse.
''Tutto è perfetto, anche la morte e il dolore, ma come è possibile tutto ciò?''
Gli antifurti urlavano persino la disperazione della macchina di fronte al disastro dell'uomo, straziando il cuore di chi cercava rifugio dalla pioggia di fuoco che veniva dal cielo.
Si ricordò di quando il nonno gli aveva raccontato di come la figlia di Lot fosse stata trasformata in una statua di sale per essersi girata a guardare il fuoco che distruggeva la città di Ur e fu preso dal panico.
Prese la motoretta e girò al massimo la manopola dell'acceleratore.
La motoretta faceva quel che poteva, ma neanche poco, era un due tempi sovietico degli anni 60 di quelli che puzzano come 10000 Tir messi insieme, e il nonno una volta gli aveva fatto vedere che poteva anche funzionare non solo con la benzina ma anche con l'olio di semi di girasole.
Il nonno ne aveva un campo e lui faceva andare la sua motoretta con quello.
Lui spinse la motoretta al massimo cercando di evitare gli autoveicoli fermi in fiamme e i tumuli informi di cemento dei palazzi distrutti in una gimkana impegnativa, cercando di tenere sempre l'acceleratore al massimo.
Stava superando una ford escort station wagon di profughi che cercavano disperatamente di portarsi al di fuori della città, quando questa venne centrata dal fiume di proiettili sbandando verso di lui.
Frenò, sterzò e riuscì ad evitarla, la station wagon si schiantò contro il muro di un palazzo, lui l'aveva evitata ma aveva perso il controllo della motoretta e ora essa sfrigolava con lui sopra lasciando mille scintille, a un certo punto cadde da essa e l'asfalto su cui scivolava consumò rapidamente i suoi vestiti ed egli lo sentì come olio bollente che ustionava la sua pelle.
Era caduto dalla motoretta che non andava a più di 80 km orari, ma tale velocità era stata sufficiente a trasformare l'asfalto sotto di lui in una carta vetrata che gli aveva strappato la pelle del dorso e degli arti inferiori.
Ora era fermo e ed era vivo.
Non sentiva nessun osso rotto ma il dolore della pelle abrasa dall'asfalto era incontenibile.
Si alzò senza neanche troppa fatica, cercò di contenersi ma alla fine non ce la fece più.
''Dio sia maledetto!''
Gridò in modo disumano, e la sua bestemmia echeggiò nello strano silenzio della notte, ora i rumori delle bombe si sentivano bassi e lontani.
Una vecchia lo guardò e lo indicò con il bastone ad un gruppo di miliziani che passavano armati su un pick up.
Essi si avvicinarono a lui fermando il pick up chiedendo se si era fatto male, e offrendosi di portarlo all'ospedale.
Ma lui non li ascoltava, stava a malapena in piedi.
Guardava la vecchia che continuava a indicarlo col bastone nonostante i miliziani gli fossero vicino da almeno un minuto.
Si sentì maledetto da Allah e la sua bestemmia gli pesò infinitamente sul cuore.
La vecchia continuava a puntare il bastone impassibile mentre i miliziani pensavano che non rispondesse perché era stato stordito da una bomba.
Infine il suo corpo fu troppo pesante e cadde in ginocchio, chiuse gli occhi e chiese al Nonno di intercedere pressò Allah per perdonarlo.
Si sentiva come la figlia di Lot, aveva disubbidito all'ordine di non guardare il fuoco che scendeva su Ur e ora sarebbe stato una statua di sale per l'eternità.
Chiuse gli occhi e pianse.
''O anima mia
che gonfi il mio petto,
il mio spirito,
il vento del fuoco
è uscito da me
ha urlato l'ignominia.
Ignito
il dolore
mi rimane ancora poco,
perdonami Dio
maledici me e la mia progenie,
se tu hai sentito il mio rancore,
se ti ho mancato di rispetto,
io non conosco il mio destino,
forse è giusto che io sia maledetto.''
I miliziani sentirono queste parole pronunciate da lui e si fecero zitti.
La vecchia lo guardò.
A un certo punto un miliziano disse stranito:
''Che è questa puzza di fritto?''
Jamal aprì gli occhi.
Il serbatoio della motoretta detonò in un' esplosione.
Tutto ora puzzava di fritto e nessuno capiva il perché.
Si alzò e chiese ai miliziani di portarlo alla Moschea perché doveva salutare una persona prima di entrare nell'Ade.
Lo guardavano ancora più straniti, aveva la forza di reggersi in piedi
Gli negarono quello che chiedeva.
''Se vuoi ti accompagniamo ad un ospedale fuori dalla città, ma la Moschea è vicino all'aeroporto e sta subendo i maggiori bombardamenti''.
Gli indicarono le bolle cangianti che si alzavano nella direzione dell'aeroporto.
Ci furono 30 secondi di silenzio.
Le bombe si sentivano in lontananza, il terreno sotto di loro tremava.
Stranamente il faro dell'aeroporto nonostante i bombardamenti continuava a tagliare il ventre della notte come un coltello d'acciaio rotante, e il cielo sembrava sanguinare di luci vermiglie, le nuvole avevano il colore del sangue.
Del sangue o del vino...
Si fermò e rifletté, chiuse gli occhi e vide l'immagine del nonno che lo abbracciava e gli diceva:'' un giorno Allah te lo farà assaggiare.''
Non lo aveva mai bevuto in vita sua ma ora guardava le nuvole vermiglie e pensava dentro di sé:
''Hanno il colore del vino, è per questo che Allah lo ha proibito: il suo colore è bello, il suo sapore è orrendo.''
E tirò fuori la lingua cercando di sentire quel sapore.
A un certo punto sentì come se sulla lingua ci fosse del sale.
''Il sale?''
''Sto forse diventando una statua di sale come la figlia di Lot, la mia maledizione si sta compiendo?''
Fu interrotto da una voce familiare.
''Il sale piace alle mie caprette''.
Era la voce del nonno.
Aprì gli occhi, non c'era nessuno.
Anche i miliziani se n'erano andati, chi aveva parlato?
Anche la vecchia se n'era andata.
Era stranito.
Non capiva.
Non capiva neanche quanto tempo fosse passato.
Forse il nonno era già morto.
Forse anche lui doveva morire e l'anima del nonno era passato a salutarlo.
Poi gli venne in mente il basilico.
Non sapeva cosa fare, tentò un passo, sì, poteva camminare, ma a rilento.
Camminava come uno zombie o un fantasma, ma capì che se voleva avvicinarsi alla moschea doveva semplicemente camminare verso le bolle incandescenti che si illuminavano dove c'era l'aeroporto.
Caracollava e cadeva , ma si alzava, poi non seppe neanche come, ma incominciò a correre, correva disperatamente verso le sinistre luci che si alzavano verso l'aeroporto.
Corse fino a che fu vicino all'aeroporto, passò in una stradina laterale risparmiata dai bombardamenti.
La luce dell'aeroporto in fiamme illuminava in modo potente la notte tanto che ogni volta che non era all'ombra di un edificio, la vedeva accecante.
Ma correva così veloce che ormai gli edifici passavano veloci e lui la vedeva pulsare e ritmica accendersi e spegnersi ogni volta che passava un edificio e passava la strada vuota tra un edificio e l'altro.
''La luce e il buio.''
''La notte e il giorno.''
''Il bene e il male.''
Pensò fra sé e sé
Correva e le endorfine lo stordivano, a un certo punto fu davanti alla moschea.
I suoi vetri erano rotti, ma l'edificio era intatto, camminò più lentamente, le lampade verdi illuminavano gli smeraldi della moschea.
Il nonno giaceva seduto e tranquillo con la faccia ricoperta di sangue e il corano chiuso in mano.
''Nonno? Sei vivo?''
''Si figliuolo, ora Allah mi ha fatto il più grande dono io lo posso finalmente vedere.''
Guardò il nonno e lo nettò dal sangue che imbrattava la sua faccia.
Gli prese la mano.
''Chiudi gli occhi e vedilo con me.''
Chiuse gli occhi.
Vide il serpente che giaceva crocefisso davanti a una fiamma bianca incandescente.
''Phosphoros'', soggiunse il nonno.
''O Lucifero, in latino.''
''Il portatore della luce.''
Si avvicinò alle fiamme e vide che in esse bruciavano milioni di anime.
Il nonno prese una manciata di sale e la gettò nelle fiamme.
Le fiamme si spensero e il fuoco si trasformò in milioni di anime che finalmente fuggivano verso il cielo come fumo bianco.
Il serpente parlò e disse: '' voi siete il sale della Terra''.
Poi il buio.
''Apri pure gli occhi figliuolo.''
''Hai capito?''
''No nonno, ma sono contento di vederti vivo.''
Lo abbracciò.
Il nonno ricambiò l'abbraccio e cercò di accarezzargli la testa.
Capì che era rimasto accecato quando vide i frammenti dei vetri verdi confitti nel suo volto e nei suoi occhi.
''Nonno, ti voglio bene, io sono maledetto, ma tu almeno vieni, salvati almeno tu.''
''Tu non sei maledetto figliuolo, tu hai il compito di salvare molte anime.''
''Io nonno sono stato maledetto da Allah, mi sono girato a guardare il fuoco del cielo e ora sarò trasformato in statua di sale per l'eternità come la figlia di Lot.''
''Il sale piace alle mie capre, il basilico no.''
Disse il Nonno.
''Hai capito?''
''No nonno, aiutami.''
''Devi arrivarci da solo, sei il migliore dei miei allievi''.
''Cosa contiene il basilico?''
Jamal ebbe l'impressione di avere capito.
Ma non del tutto.
Il nonno gli prese la mano, poi con l'altra toccò il suo volto.
''Si forse ora ti vedo meglio, il nemico è il portatore della luce, Phosphoros o Lucifero, chiamalo come vuoi, la luce inganna, ora che sono cieco ti vedo meglio, non mi sono sbagliato su di te.''
''Tu sei buono, macché maledetto... io tra poco morirò sono contento di averti allevato, ma ora devi svolgere la tua missione, tra poco Fallujah sarà attaccata, Baghdad è stata distrutta ma tu puoi salvare centinaia di migliaia di vite.''
''Figlio mio, io ti ho insegnato i segreti dell'Alchimia, ferma il portatore della luce.''
Detto questo spirò.
La sua mano lo lasciò.
Il nonno si irrigidì e la sue cute divenne bianca, bianca come il sale, ma la luce dell'aeroporto che bruciava lo faceva sembrare rosso del colore del sangue.
Jamal non fu solo desolato ma anche inorridito.
La morte lo lasciava atterrito.
Lo guardò perplesso per molto tempo, era ancora il nonno quel cencio contratto di carne fredda?
Gli occhi spenti come di bambola fissi nel vuoto.
Che fosse quel che fosse, lo strinse vicino a sé e pianse, pianse così tanto da inondarlo di lacrime, quando vide che il cadavere del nonno stava scendendo come se il cuscino compatto e alto mezzo metro si stesse afflosciando rapidamente, toccò il cuscino inumidito delle lacrime e vide che c'erano granuli di qualcosa, qualcosa che le sue lacrime avevano sciolto.
Ne strappò l'involucro esterno e vide che era sale.
Fu molto perplesso.
Infine si sciolse del tutto e il nonno cadde disteso.
Uscì dalla Moschea e vide che c'era un pick up carico di sale e dotato di un rozzo cannone di quelle specie di fine ottocento che andavano caricati di polvere da sparo e palle di piombo.
Forse aveva capito.
Prese il drappo con cui era ricoperto il nonno e lo abbandonò nudo nella moschea.
Gli sembrò di mancare di rispetto, ma il nonno mentre gli strappava il drappo sembrò sorridere.
Forse aveva davvero capito.
Sul pick up vide dell'acido nitrico, forse aveva davvero capito, lo spesso drappo di cotone, l'acido nitrico, il cannone e il sale erano tutto ciò che gli serviva.
Accese il Pick Up e viaggiò nel deserto tra Baghdad e Fallujiah , il rumore torbido del diesel quasi lo cullava, non si girò per vedere Baghdad bruciare, non era il punto tanto di diventare una statua di sale, il punto è che ora aveva fretta di arrivare a Fallujiah e il sale sì, poteva essere molto utile.
Gli aerei della Nato solcavano il cielo rombando rapidi fra le stelle silenziose mentre la mezza Luna scintillava sorniona e Venere riluceva vicino ad essa.
Spense i fari e rallentò, non voleva correre il rischio di farsi notare da uno di loro, la luce della Luna era più che sufficiente.
Arrivò all'aeroporto di Fallujiah e fu fermato da un posto di blocco di soldati iracheni.
''Chi sei? Cosa fai con questo sale? Questa zona è a rischio, non possiamo lasciarti entrare, stiamo cercando di evacuare la città.''
''Non c'è più tempo per evacuarla lasciatemi entrare o tutti gli abitanti moriranno, so quello che faccio.''
Sentì il cupo rombo degli elicotteri che si avvicinavano, e li indicò ai soldati iracheni.
Quelli spalancarono gli occhi e urlarono al walkie talkie che la contraerea si preparasse.
Lo lasciarono perdere e si fiondarono dentro i mezzi verso la zona con i camion dotati di missili antiaerei.
Lui li lasciò andare.
''Senza neanche salutare se ne vanno, che sciocchi che sono, quel che hanno intenzione di fare non serve.''
Lui si spostò su una zona un po' più alta posizionò il cannone a 35 gradi calcolando che il moto parabolico doveva portare i suoi ''proiettili'' sopra la città e in particolare sopra l'aeroporto dove riteneva sarebbe avvenuto il grosso dell'attacco.
In breve tempo gli elicotteri furono sopra la città, la contraerea irachena tentò di abbatterli ma furono rapidamente azzerati dalla superiore potenza di fuoco degli elicotteri americani.
Lui tagliò il mantello di cotone del nonno in tante piccole strisce , le imbevve di acido nitrico e compattò delle palle di sale del diametro del cannone.
Ora gli elicotteri stavano in volo fisso, immobili sopra Fallujiah, in particolare sull'aeroporto, pronti.
''Fate ciò che avete intenzione di fare.''
''Il basilico contiene fosforo, e per quello che non piace alle capre del nonno.''
Jamal vide che gli elicotteri ora svuotavano una sostanza bianca sopra la città di Fallujiah.
Essa riluceva immediatamente appena veniva a contatto con l'umidità dell'atmosfera rilasciando una nube luminosissima che stava per scendere su Fallujiah.
''Alle capre del nonno invece piace il sale.''
''Mangiate caprette.''
E così facendo infilò una striscia di cotone trattato con acido nitrico nel cannone, aveva reagito diventando nitrocellulosa, un'esplosivo rudimentale ma efficace.
Poi mise i proiettili di sale.
Infine fece detonare con una miccetta e un accendino.
Il proiettile di cloruro di sodio non rimase compatto ma si frammentò in tanti granuli che si sparsero sopra la città.
Il cloro del sale reagì immediatamente con il fosforo bianco rilasciato dagli elicotteri.
Precipitò del tricloruro di fosforo e la nube bianca si spense prima di cadere sul suolo di Fallujiah e consumare ogni traccia di materia vivente reagendo con l'acqua presente in essa.
Al terzo proiettile si bloccò, la nube bianca si era del tutto spenta.
Gli elicotteri vagarono sopra la città, infine si ritirarono.
Ogni luce cessò.
Il fosforo, Lucifero, il portatore della luce era stato sconfitto, l'inferno era stato spento.