martedì 30 luglio 2019

Cattedrale del sole

Corri
nelle autostrade del sole
la tua croce oramai giace
nella polvere
come un involucro
ti libri farfalla
corri
quant'è alta la cattedrale del sole
di bagliore rosso fuoco
si accendono le finestre
schiere di cherubini
finalmente ti alzano la testa
a guardare il tuo riflesso
nello specchio del cielo
tuoi sono gli occhi del sole
i tuoi capelli
le nubi
che trascorrono al vento
che gira le pagine
del libro della tua vita.
Una voce più potente del tuono
ti libera dalla tua carne
madida di dolore
ora sei canto che giunge
alle più alte sfere
potente terribile
voce dalle mille ugole
rende gloria all'altissimo.

L'ultimo difensore della regina


L'ULtimo difensore della regina
La regina giaceva dentro una gabbia,come un animale,come una popolana come una ladra,i capelli oramai prendevano già il colore grigio del trapasso ad un'età matura,ma non creavano un'aurea di vecchiaia,semmai aumentavano l'aurea di austerità di quel viso un tempo regale ma al tempo stesso sbarazzino:
le gite a cavallo nella forsesta d'estate con le amiche,i bagni nuda nelle fontane regali erano definitivamente cancellati.
L'umiliazione,il timore della morte,il passaggio brutale,dall'aria eterea dei palazzi di Versailles al fango delle prigioni aveva mondato il suo viso anche di qualsivoglia ricordo,come solo i tribunali sanno fare.
Non erano solo le mani legate,le vesti stracciate a trasformare il suo viso
Soprattutto poi quelle accuse,non parliamo di quelle di infedeltà che erano  ''veritiere'',ma di quelle cattive orribili accuse di incesto,quelle sì l'avevano di colpo invecchiata:come poteva tollerare la trasformazione da regina venerata a madre incestuosa?
Del popolo non poteva importargliene nulla,ma dei suoi figli,no,questo non poteva essere tollerato;non accettava questo affronto: si sarebbe uccisa per loro.
Tutto questo aveva lavato dal suo viso ogni rossore,ogni velleità di giovinezza,ogni gioco di sguardi,ogni pretesa di malizia, di finta innocenza,così come le pioggie autunnali lavano via ogni colore e calore dai campi e dalle città.
A dirla tutta non era neanche vecchia,37 primavere per l'esattezza,non bastevoli da sole a indurre un simile cambiamento,ma come ebbi a dire molte volte: non è l'uomo o la donna  a fare le circostanze,ma viceversa.
Non era una cella solitaria,ad assistere sadicamente allo spettacolo,ma la folla del tribunale rivoluzionario.
Fra i tanti sguardi,c'erano i più compiaciuti, a vedere la reale giacere nella polvere,le vesti stracciate.
Fra queste primeggiavano le donne, che parevano trarne un gusto particolare,forse a loro dispiaceva che la regina venisse giustiziata, perchè,vederla conciata così,la regina di Francia era delizioso,per loro.
Una morte rapida e sanguinolenta forse era più pietosa,cosa di cui era conscio il boia, che premeva per un esito più veloce delllo ''spettacolo''.
Charles Sanson, era il suo nome, curiosa figura di boia gentiluomo.
Egli aveva preso quel lavoro esclusivamente come una continuazione dell'eredità della sua famiglia,i maestri della morte Sanson,ma aveva un animo tutt'altro che crudele,ma si sa il lavoro è pur sempre lavoro...
Poi c'era il drappello nutrito dei curiosi,quelli che ancora non avevano ben capito cosa stava succedendo,erano timorosi e pronti a battere in ritirata se qualcosa non dovesse essere giusto,erano come struzzi,se gli chiedevi
''cosa sta succedendo?''
Mettevano la testa sotto la sabbia pronunciando il fatidico ''non so niente''.
L'incedere era simile come simile l'aspetto.
E poi vi erano quelli che provavano  un senso di profonda pietà,per la sventurata,nonchè un senso di cavalleria distrutta,e un senso di disorientamento di fronte al trattamento riservato alla loro venerata  regina, cose d'altri tempi.
Già,e poi vi erano quelli che provavano un senso di profonda pietà,e di cavalleria distrutta,ed erano disorientati nel vedere la venerata regina così ridotta...
Già e poi vi erano..
Già e poi..
Ma scusate, dov'erano?
La corte di Francia aveva fatto di tutto per indurre quello stato di cose,quel disincanto nel popolo,quell'odio brutale,ma possibile che il fascino del bello,del frivolo,di cui la regina era l'epicentro,il più bel giglio del giardino di Francia,non facesse accorrere più nessun pazzo avvocato a difendere quel che giustamente la storia si accingeva a cancellare?
Però il dubbio,permaneva,la storia procede per gradi...
1000 anni di cavalleria abbattuti da un solo colpo di ghigliottina?
In verità UN uomo,un solo uomo,in quel consesso,guardava la regina con occhi diversi,era vestito in modo dimesso per non dare nell'occhio e sentiva  il suo cuore stringersi di fronte allo spettacolo che aveva di fronte.
In verità non si trattava di giustizia  o di equità, perchè se la spada della giustizia fosse stata sguainata,e presto sarebbe stata sguainata, le giugulari bianche di quel tenue collo aristocratico sarebbero immediatamente state recise,per far ritornare nel fango, quel sangue blu che si era preteso diverso.
''Polvere sei e polvere ritornerai'',echeggiava il monito biblico, e ora che tale monito si avverava anche per chi si era creduto una dea immortale,quell'uomo sentiva una strana sensazione e non sapeva bene nemmeno di cosa si trattasse.
Era una sensazione sullo stomaco che aveva già sentito e ora venti anni dopo sentiva uguale,era sangue al cuore che gli era già arrivato e lui ora sentiva di nuovo.
Venti primavere erano tante anche per lui,ma non abbastanza per impedirgli di venire dalla Normandia,dal suo castello solitario battuto dalla pioggia incessante,per vedere la sua amata-odiata regina.
Era il cavaliere de Rougeville,essendo suo coetaneo aveva provato un'insensata smodata passione per la sua regina Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena più conosciuta come Maria Antonietta.
In verità fra i 2 non c'era stato niente,ma una fuggevole amicizia,
Tutto era successo vent'anni fa,quando era stato nell'enorme reggia di Versailles,non in pianta stabile a Versailles,ma nel drappello che accompagnava il conte Veramont,dalla Normandia,in visita al re di Francia per commentare un dispaccio e discutere piani di guerra contro le potenze nemiche.
Era stato portato lì dal conte,perchè doveva capire,lui dalla lontana Normandia,dalle sue scogliere e dal suo oceano come andava la vita del mondo,era stato mandato lì per quello,e ci stava riuscendo piuttosto bene.
In primis fu la visione della reggia ad abbagliarlo come un sole uscito dalle brume del nord,c'era qualcosa di più bello?
Poi i palazzi le vesti,tutte queste cose parlavano di una bellezza diversa da quella che conosceva lui,non l'austera bellezza della natura,democratica e selvaggia nel concedersi a tutti,ma l'aristocratica e chiusa bellezza della vita di corte.
Non già le solitarie notti di Luna sull'oceano e la spiaggia spazzata dal vento,ma le feste in maschera,illuminate dai sottili giochi di luce dei candelabri di versailles e dei loro cristalli,in particolare nelle notti d'estate quando venivano allestiti giochi per i giovani e i meno giovani e i giardini venivano riempiti di labirinti fontane e di giochi,illuminati dal chiaroscuro dei candelabri piazzati qua e là a creare un regime di magica penombra.
Tu ti potevi rapire nei giardini e nei labirinti ebbro di quella visione incerta e crepuscolare per poi girarti e impallidire e vedere la reggia rifuggere nel suo chiarore,riflettersi nelle acque antistanti,era come guardare il sole e la luna allo stesso tempo il cavaliere,giovane e non abituato alla vita di mondo ne era come stordito.
Fu in preda a questo stordimento che decise di allontanarsi dalla reggia in un pertugio costituito dalle siepi del labirinto estivo,chiedendosi se non portasse a meraviglie maggiori quando fu interrotto da ''meraviglie maggiori''.
Il pertugio e le siepi si aprirono davanti a un grosso albero dentro una fontana attorno al quale c'era un drappello di ragazze giovani alcune vestite di tutto punto,altre seminude altre totalmente nude.
Fu solo un dio greco che diede a quel carattere timido e solitario di avanzare verso quel drappello.
Ci fu silenzio,poi una reazione comprensibile,alcune ragazze,quelle nude urlarono e scapparono via,altre,sebbene nude,mostrarono un'ostentata calma e indifferenza non si mossero e infine una al centro delle altre sbocciò in una risata argentina (e anche un po' oca) e disse,con piglio sicuro e occhi fissi su di lui:
Chi siete?
Conte de Rougeville,madame.
La ragazza era giovane vestita eccezion fatta perchè aveva i piedi scalzi a riposare nell'erba,e pareva per un attimo incuriosita dall'intruso.
''Non ho mai sentito parlare di Rougeville,siete belga,straniero?''
''No abito un castello della Normandia''fu l'ingenua risposta del ragazzo che poteva rendersi intrigante in altri modi,anche se un po' fantasiosi visto che la nobiltà che conta si conosceva tutta ai quattro angoli del globo''.
Questa risposta appiattì l'interesse della ragazza per l'intruso,fu come se avesse detto,''ho una fattoria e faccio latte sulla Luna'',e questo riattizzo il chiacchiericcio fra le ragazze come se lui di colpo si fosse volatilizzato.
Non capiva di cosa stavano parlando come è ovvio per un ragazzo in mezzo a delle ragazze,ma d'altronde a nessuna la sua presenza pareva infastidire,quindi lui stava lì ritto come uno scemo ad aspettare che le splendide creature che aveva di fronte gli rivolgessero di nuovo la parola.
Di fronte a sé neanche a dirlo,la ragazza scalza sotto l'albero dallo sguardo fermo che l'aveva interrogato,era niente meno che la delfina di Francia,Maria Antonietta,non ancora regina perchè il sovrano re luigi xvi non era ancora deceduto,ma di lì a poco lo sarebbe diventata,le amiche la stuzzicavano su questo punto,lei era la regina e doveva dimostrarlo e lo sconosciuto parve un ottima occasione:
''Siamo andate a cavallo tutto il giorno e abbiamo i piedi indolenziti,si misero a ridere,vorreste mostrare la vostra cavalleria e farci da paggetto reale...
La regina invece non rise e come se fosse la cosa più naturale del mondo mostrò le proprie piante al ''cavaliere'',e disse ''vorreste avere la grazia di massaggiarmeli,siete un ragazzo così amabile,non rifiutereste questa gentilezza a una dama anzi,alla vostra futura regina''
Rougeville rimase lì imbambolato,non perchè avesse intenzione di sottrarsi,ma per lo stupore.
Rimasero lei a porgere i suoi piedi scalzi a lui e lui imbambolato e seduto per alcuni secondi,furono attimi di silenzio e la cosa poteva finire male,il gioco scoperto e la delfina di Francia costretta da sua suocera a darsi meno arie e frequentare meno sconosciuti,ma nonostante i lunghi interminabili secondi passavano e le amiche della delfina di francia diventavano sempre di più silenziosamente nervose.
Ma al ragazzo semplicemente mancava il cuore per esprimere il suo sentimento di devozione verso quella ragazza spigliata,e a un certo punto fu quasi per non andare in narcosi,che preso da un'estasi di gioia pronunciò le parole più felici di tutta la sua vita.
Oui Madame.
La delfina non s'era mossa neanche per un secondo era sicura dell'esito,e per tutto il tempo gli aveva puntato gli occhi addosso,con naturalezza,senza libidine.
Le altre tirarono un sospiro di sollievo,che ben presto divenne una risata,che la giovane maria antonietta pareva ignorare,il massaggio evidentemente era di suo gradimento,e il conte sbucato dal buio e dal nulla le si era rivelato utile,
per lei che era quasi una dea,non c'era niente di strano,era tutto perfettamente normale logico e normale,si era forse mai chiesta da dove veniva lo champagne che veniva versato a fiumi?
O aveva mai contemplato una possibilità diversa dalla colazione a letto?
Le amiche ridevano e questo era per Rougeville eraun'umiliazione fonte di ulteriore piacere,ma presto la delfina di Francia si destò e con un cenno della mano le azzittì tutte,non per pietà nei confronti dello sciocco che le faceva da servo e le massaggiava i piedi,ma perchè la destava dal suo gaio sogno di letizia.
Rougeville si chiese se quel sorriso di quieta beatitudine  non fosse opera sua,e gli parve la cosa più bella del mondo.
Lo accomiatava quando dal dolce abbandono passava ad uno più greve che necessitasse le coltri del letto.
Presto,le sere innanzi rinsaldarono il rituale che divenne solitario,le amiche vennero espulse...

Pensava già di essere arrivato nel paradiso terrestre e di aver trovato un angelo,ma ben presto le porte di questo paradiso furono chiuse da due cherubini,come quando Adamo fu cacciato dall'Eden.
Era una sera di Luglio,e Versailles rifulgeva ancora di più,dai suoi balconi provenivano suoni di musiche e orchestre sinfoniche,dagli ampi vetroni che rilucevano gialli si vedevano figure di dame e nobili avvicendarsi in lenti balli,mentre correva fuori dalle sue stanze guardò un attimo le corti ballare dall'esterno,era uno spettacolo di gran lusso e di grande bellezza e lui non potè fare a meno di chiudere gli occhi e pensare di iniziare un ballo con la sua adorata,ma questa visione fu interrotta bruscamente aprì gli occhi ed ebbe un brivido lungo la schiena:
gli ampi soffitti,le vetrate tutto era come prima,ma a lui parve che quella stanza fosse vuota,che a suonare e a ballare ci fossero dei fantasmi,i loro vestiti le loro lunghe parrucche tutto gli sapeva di morte.
Gli fischiarono le orecchie e per un attimo gli parve che tutto fosse silenzioso e la reggia fosse diroccata,si girò confuso,e vide nel mezzo del cielo notturno la luna che guardava dall'alto lo spettacolo,era rossa,rossa come tinta di sangue,e sembrava contrita,come se i crateri che alll'occhio umano sembravano occhi,si fossero dilatati e la bocca fosse pronta a lanciare un urlo.
Cosa presagiva?
Non lo sapeva era lì da poco e non aspettava altro che correre dalla sua regina per il rito,fu solo distratto da una piramide di coppie ripiene di brandy che nel calore della notte apparivano ancora più intense e fragranti.
Si guardò in giro,chiedendosi se gli fosse lecito per un pò e infine quasi per cancellare il sinistro presagio,prese la coppa di brandy e la finì in un attimo.
Nessuno lo notò,lo fece una seconda e una terza volta,la terza la sorseggiò con disinvoltura,i maggiordomi e le coppie passavano e nessuno gli diceva nulla,era quasi divenuto arrogante,era quasi divenuto uno di loro.
La principessa però lo attendeva al fondo del giardino dove nessuno sembrava volgere lo sguardo.
Corse la scalinata di gran fretta e prese il pertugio fra le siepi,i candelabri,splendevano uguali in mezzo al labirinto di siepi,ma Rougeville non vi trovò nessuno,nessuno,neanche all'inizio nella parte in cui qualche coppietta si appartava.
Corse lo stesso con il cuore in gola,già sentiva la fontana,già presagiva di incontrare la principessa,i suoi piedi scalzi nell'erba,i suoi capelli rivolti all'indietro che si bagnavano nella fontana,i suoi occhi su di lui,penetranti,già presagiva tutto questo e si era tolto il cappello e aveva pronunciato il fatidico ''madame'' quando di fronte a lui,il nulla silenzioso.
La fontana era vuota,la luna vi si specchiava dentro e sarebbe stato anche un bello spettacolo se lei la sera prima non gli avesse dato appuntamento lì.
Decise dentro di sè che era in ritardo e sarebbe arrivata magari dopo.
Rimase di questa convinzione fino alle 2-3 di notte poi disperò e infine appena prima dell'alba scappò nelle sue stanze,per l'angoscia che gli provocava l'alba nelle notti insonni,gli feriva gli occhi come un coltello,e veniva a prendere con sè tutti i sogni che la notte nell'oscurità aveva promesso,preferì prendere con sè


preferì prendere con sè gli ultimi rimasti per piombare    nel sonno chiudendosi alla luce del sole nel suo stanzone pesantemente oscurato dai tendaggi barocchi,e bearsi fra i cuscini con le immagini ancora vive di lei dei giorni precedenti.

Rougeville,rougegeville,quand è che il mondo ti crollò addosso?
In verità il giorno dopo,ripetè quanto fatto il giorno prima,ma lo fece stanco e dimesso timoroso di trovare di nuovo il vecchio compare di sempre:il nulla,ma quando si avvicino sentì il chiacchiericcio familiare,era la regina con le sue amiche,lo salutarono con cortesia come se nulla fosse successo,ma qualcosa invece si era rotto nel cuore del cavaliere.
Il rito fu reiterato di nuovo,questa volta la regina non aveva ancora finito di dire ''avreste la grazia...'' che già gli aveva posato i piedi in grembo,lui prese a massaggiarglieli e per un attimo tutto tornò come prima,le ragazze,non interrompevano la discussione che verteva sul ballo che si era svolto ieri.
Dentro di sè voleva chiedere,perchè non mi avete invitato,non dico come vostro compagno,ma almeno come ospite,perchè quella reggia lo ospitava,ma non lo coinvolgeva nella sua vita,questo avrebbe voluto chiederle,ma non si osò e continuò silenziosamente a massaggiarle il piede...
''Sì il mio fidanzato mi ha regalato una collana splendida per l'occasione....''
Rougeville taceva,il suo cuore no.
Alla fine prese parola:''madame ieri mi avevate dato appuntamento qui perchè non siete venuta'?
''Oh dovete scusarmi,mi ero proprio dimenticata,disse,inarcando le dita dei piedi,segno    che Rougeville interpretò a metà fra lo spergiuro e un certo imbarazzo,'' di informarvi che non potevo venire per il ballo reale,e dovete anche scusarmi, tra venti minuti dobbiamo andare perchè c'è il compleanno di Nathalie...

Rougeville tacque perchè si sentiva umiliato,escluso,e non c'era nulla che lui potesse dire,uno non può autoinvitarsi,anche se molti di quei tempi non parevano di quell'opinione...

Infine quasi per non tacere del tutto,mentre la regina si faceva massaggiare silenziosamente i piedi,una mano dietro la testa,e anche le altre amiche tacevano perchè pensavano che fosse stata maleducata nei confronti di quel giovane così gentile,chiese:
E chi è Nathalie?
''E' il mio amore dolcissimo''
E' lesbica pensò il cavaliere,io sono feticista e lei è lesbica,che mondo strano,qui nulla si incastra,pensò il cavliere,ma non si azzardò a dirlo.
''Ah''
Silenzio.
''E' la sua cagnetta'' sentenziò la sorella ,che aveva intuito l'equivoco nella faccia del giovane.
Capisco il ballo reale,ma nemmeno invitarlo al compleanno di un cane,la cosa non è che gli garbava tantissimo,ma la notte era serena venti minuti passavano in fretta,e bisognava godersi quel che rimaneva,si inginocchiò meglio ai piedi della sua regina e massaggiò con più intensità i suoi adorati piedi,la regina lo premiò abbandonandosi in un lieve ''ah'' e socchiudendo gli occhi,dalle stanze reali Nathalie abbaiò in vano per più di due ore,(altrochè venti minuti)il cavaliere si prese la sua rivincita neanche contendendola a un principe,ma a un cane,e qui capì dentro di sè che le cose non andavano per nulla bene,e che questo suo abbandono poteva costargli caro.
La regina si alzò,semiaddormentata dicendo ''povera Nathalie arrivo subito'',Rougemont arrivederci'' disse dopo venti metri,mentre correva infilandosi le scarpe,lasciando lui disteso sull'erba a continuare idealmente il massaggio.

Dalla finestra della regina,illuminata a giorno si sentiva la sua voce al colmo della gioia,poi i cani che abbaiavano e le ragazze che ridevano,Rougeville camminò lentamente senza farsi vedere,più volte ebbe paura di essere visto poi si fermò lì sotto,nascosto dietro a un salice.
Se c'è una cosa che divide l'amore,questa sono i palazzi e i balconi regali,è questa la lezione di Shakespeare,ma qui non c'era una pietosa Giulietta a porgerli le trecce,solo un muro,uno splendido muro agghindato dall'edera,ma pur sempre un muro,invalicabile duro,creato per dividere,per allontanare,e non certo per unire.
I muri si ergono contro i ladri e contro i nemici,apparteneva lui a queste 2 categorie?
No queste erano le categorie della Normandia,lui apparteneva ad una terza quella degli esclusi.
Se ne andò col cuore affranto,e sì sentì piccolo,piccolo nei confronti di quel muro enorme,si ritirò nella sua stanza e rimase silenzioso sdraiato sul letto,gli occhi sul soffitto,la luce accesa,fu interrotto da Veramont il conte a capo della spedizione,che così lo apostrofò:
''come Rougeville io vi porto nel cuore della vita di corte,e voi andate a letto a quest'ora,animo,animo,ora voi andate a divertirvi su che aspettate,questi sono i vostri ultimi giorni,tra 2 giorni si torna in Normandia''
Fu per non dispiacere il conte che Rougeville si alzò a passo lento e si allontanò dalla sua stanza,sollevato dalla notizia di andarsene da questo paradiso-rinchiuso in sè stesso,ora tutta quella bellezza gli pareva finta:dalla bocca delle dame usciva solo veleno che veniva sparso da quei ventagli malefici ai quattro angoli della stanza,gli uomini erano manichini che venivano mossi da leggi impersonali.
Versailles in verità non era il calore lasciato dal re sole,era fredda,era gelo steccati divisioni,era più fredda della piovosa Normandia.

Il giorno dopo tornò alla fontana,la regina era ancora maestosa nella sua bellezza in fieri,giovane e fresca,nuda nella fontana,e lo accolse con un timido imbarazzo che lo stupì,(lei poteva provare imbarazzo,davvero?)era affascinato da come i suoi capelli bagnati le ricadevano dietro le spalle,stava per chiedere un accappattoio alle amiche ma lui la fermò:
''rimanete pure nel vostro bagno io ero venuto solo a portarvi questa lettera,devo tornare a casa e vorrei che ci mantenessimo in contatto,mi dispiaceva concludere tutto questo nel niente,io vi ho amato,ma voi eravate la delfina di Francia e io non potevo pretendervi,tuttavia vorrei poter mantenere una corrispondenza con voi ed avere di voi notizie''
''Vi dò la mia parola,Rougeville''
Per vent'anni le sue lettere non ebbero risposta,e non seppe più nulla di lei per vent'anni.
Per vent'anni fino a un giorno.

Se non ci fosse stata la pioggia,l'incessante pioggia,le nuvole scure che lo coprivano dalla luce del sole sarebbe impazzito.
L'eterno clima piovoso della Normandia,l'Oceano che muggiva,le serate piovose passate in compagnia del focolare con il rumore dell'arcolaio di sua madre che filava,tutto questo gli era di conforto.
Avrebbe voluto essere sepolto in un cimitero,ma stare nel castello era simile a essere sepolto,potevi sentirli quei soffi freddi,sentirteli vicino sul collo e non erano malvagi.
Era una famiglia di nobili decaduti,rifiutati dalla corte di Versailles,e dai popolani che vivevano in un consesso semiseparato,anche se a dirla tutta non erano malvisti.
Rougeville così rifiutato non riuscì a trovar moglie e per vent'anni l'unica consolazione furone le carezze che talvolta gli provenivano dall'ignoto della sua stanza.
Avevano sofferto come lui quei fantasmi?
Disperavano di attenzioni o si prendevano gioco di lui?
Era forse meno valicabile il muro della morte che quello di Versailles?
Erano queste le sue domande quando una notte stranamente serena,di nuovo d'estate,si addormentò con la finestra aperta per sentire il rumore dell'oceano.
La brezza fresca lo cullava,non passarono pochi minuti che sprofondò in un sonno profondo,sentì un grande abbandono,calore nelle vene,il buio era più buio e quando gli parve di riaprire gli occhi i colori erano più luminosi
Il suo corpo etereo si alzò dal letto e andò verso la finestra,ora poteva vedere i fantasmi che vagavano nelle altre stanze e quello di una ragazzina rannicchiata in un angolo che gli dava le spalle,riconobbe le sue mani,in quelle pazienti che dal buio lo avevano accarezzato.
Voleva ringraziarla baciandola sulla testa quando vide la finestra e fu attratto dallo spettacolo:l'oceano non era scuro come avrebbe dovuto essere ma rifulgeva di una tinta bluastra violetta;poteva vedervi dentro e guardare nelle sue profondità.
Le onde rilucevano di una tonalità violetta e lui poteva vederci dentro i pesci,ma improvvisamente si accorse che il cielo non era senza nubi,una nube fuggevole si alzava rosata nel cielo?
Rosata,perchè quel colore strano?
Alzò gli occhi e trasalì:nel cielo c'era la stessa Luna rossa che aveva visto a Versailles quello sfortunato giorno che gli si era crepato il cuore,aveva gli stessi occhi dilatati e con la sua bocca sembrava urlare,sentì persino l'odore del Cognac che aveva tracannato quel giorno,poi vide che dalle nubi pioveva un liquido,un rivoletto aveva preso a scorrere dentro la finestra:lo assaggiò,non era cognac era sangue.
Riguardò la Luna pieno di inquietudine e la visione mutò,non era più solo la Luna,ma era il volto della regina che si mutava in un espressione di orrore,e dal suo collo un rivolo di sangue cadeva nell'oceano che si tingeva di rosso.
Si girò terrorizzato e chiuse le imposte,ma la stanza riluceva lo stesso di una luce bianca metafisica,era bianchissima e illuminatissima come solo versailles poteva esserlo eppure nessun candelabro era acceso,i fiotti di sangue incominciarono a uscire dappertutto dalle pareti,andò disperato dalla ragazzina all'angolo della stanza le chiese disperato:che cosa devo fare,la scosse...
Lei imperturbabile come una bambola,uno strano sorriso sulle labbra tacque per un pò poi gli disse:
''Scegli mon frere,chiudere definitivamente con ciò che non ti appartiene (il mondo dei vivi),e venire insieme a noi,oppure continuare il viaggio nel tuo dolore''
Come ti chiami? 
''Simone''
''Sei delicata Simone''
''Anche tu,non sei fatto per questo mondo''
''Ora però io non posso parlare oltre'',e fu il buio.
Riaprì gli occhi di scatto ed era già mattino,un piovoso pietoso mattino della Normandia di quelli che inducono a indugiare nelle coltri come se il sole non fosse mai sorto.
La finestra era chiusa e il problema non si poneva era stato un curioso sogno indotto dalla solitudine,guardò con gli occhi al soffitto per altre 2 ore senza nessuna emozione tangibile.
Era solo molto stanco,e si sentiva vecchio,invecchiato precocemente dalla solitudine,il sogno stesso ebbe un impatto limitato su di lui.
Che avrà mai voluto dire?
Troppo vino il giorno prima,può darsi.
Fu scosso dai colpi che provenivano dalla porta di sotto.
Scese giù di malavoglia e aprì l'uscio.
Era il cavaliere DuBois
'''Devo parlarvi''
''Dite''
''Sotto la pioggia?''
''Entrate per Dio,e bevete''
''Anche a me piace iniziare le mie giornate col vino e non col latte''
''iniziarle e finirle''
Comunque dite:
''Beh ecco,questa è una soddisfazione per noi''
''Quale?
''A Parigi il popolo si è ribellato a quegli stronzi che ci hanno abbandonato qui a pescar pesci''
''Gran notizia,disse indifferente rougeville''
''io ho perso l'interesse per quel che accade a Parigi e a Versailles UN PO' di tempo fa''
Si' ma tu non hai capito,il popolo ha già preso la bastiglia e minacciano di cambiare tutto,e di ucciderli, gli sta bene,non un soldo mi hanno versato di quelli che mi spettavano''
''Va bene grazie dell'informazione'' Rougeville appariva del tutto indifferente.
Chiuse la porta in modo piuttosto maleducato in faccia al acavaliere e si accinse a versarsi dell'altro vino e tornare nel letto.
''Versailles,che mi frega a me di Versailles...
Stette in silenzio,il vino agì in modo opposto a quanto avrebbe dovuto rinfocolando la circolazione cerebrale spenta del fantasma vivo Rougeville e improvvisamente ebbe l'illuminazione il sogno gli tornò alla mente e fu una girandola di emozioni.
Comprese le circostanze.
Era di nuovo,vivo,per il momento.
Corse alla porta a vedere se il cavaliere era ancora nei paraggi,urlò il suo nome,in vano.
Nel giro di una mezz'ora partì per Parigi,il suo destino lo attendeva e insieme a lui la sua adorata regina.

La prima cosa che il suo suo cuore lo portò a fare fu a   vagare nei luoghi dove aveva sofferto (e goduto) nella sua giovinezza,vide che Versailles era aperta,la piscina in cui era giaciuta la principessa nel fulgore acerbo delle sue grazie giaceva fangosa e riempita esclusivamente dalla pioggia come una pozzanghera...
Ebbe un primo sussulto allo stomaco,il paradiso ridotto così?
Mano a mano che procedeva l'inquietudine aumentava,la reggia era visibilmente diroccata e devastata,c'erano segni di bruciature e incendi,di battaglie avvenute.
Salì le scale e mentre guardava dall'esterno gli stanzoni dei balli ebbe di nuovo un colpo   allo stomaco:gli sobbalzò in mente la visione di quel giorno con i saloni vuoti,e i soffitti diroccati,lui aveva GIA' visto tutto questo venti anni prima.
Le vetrate erano spaccate,avrebbe potuto entrarvi,ma preferì starne fuori,perchè?
Tuttavia procedette ancora di fianco alla reggia per vedere l'antica finestra e l'antico balcone,quelli sotto i quali aveva stazionato sperando di non essere visto.
Avanzava nell'ora del crepuscolo con la pioggia battente sulla sua testa.
Arrivò al salice e si fermò lo toccò,poi alzò gli occhi: il balcone e la finestra erano lì,silenziosi aperti,ma bui.
Il muro era SQUARCIATO.
Che cosa aveva potuto squarciare quel muro,quale arma e perchè?
Si avvicinò e   preso da un impulso irresistibile,a rischio della sua incolumità prese a scalare il muro sbocconcellato a pezzi.
Al posto delle trecce della principessa l'edera cresciuta a dismisura.
Fu con qualche problema ma alla fine arrivò alla cima scavalcò la cinta in marmo del balcone ed entrò,spinto da un sentimento simile alla contentezza.
Fu gelato:
L'interno era totalmente devastato,sui ritratti alcuni giovanili della regina scorreva l'acqua che veniva dal soffitto.
Dietro di sè improvvisamente sentì il fragore di una controsoffittatura che si sbriciolava.
Sentire l'acqua che gocciolava su quei ritratti,era come sentire il rumore del tempo.
Quanto ne doveva essere trascorso...
Eppure quello che lui aveva vissuto era successo.
Si avvicinò al letto,che aveva lievi bruciature,ma era ancora complessivamente intatto...
''Dormivi qua principessa?''
E si avvicino al cuscino per stringerlo a sè.
Strinse solo fango e acqua,nessun odore era percepibile.
Guardò a fianco del letto c'era una cuccia e pensò
''questa era la cuccia di Nathalie''
Passò da un senso di tenerezza a uno di rabbia in un centesimo di secondo,e tirò un calcio alla presunta cuccia.
''Fanculo Nathalie,nemmeno al compleanno di un cane''' pensò,e si stupì di questo gesto era come se avesse vent'anni di meno,come se fosse trasportato a vent'anni fa.
Questo gesto fu la goccia che fece traboccare il vaso,stare lì era inutile,e lo faceva soffrire inutilmente,mentre la storia gli scorreva vicino, stare nel tempio dell'amore passato a sentire il ticchettare del tempo non aveva senso,quando un temporale lì vicino stava per compiersi a portare via definitivamente come una marea ciò che gli era più caro.
La prossima destinazione era Parigi.

Come poteva lui influenzare il corso degli eventi?
Il muro che lo aveva diviso dalla regina nella fortuna avrebbe continuato a dividerla da lui nella sciagura,certi destini sono strutturalmente separati e c'è chi è destinato a vivere nel fango e chi nell'oro,perchè divisi da un muro,e quand'anche l'oro diventi fango il muro rimarrebbe comunque eretto.
Eppure la crepa di Versailles avrebbe dovuto fargli presagire che quel muro si era definitivamente rotto
Lui vi stava entrando,ma nel momento sbagliato.

La prima cosa che fece a Parigi fu comprarsi un giornale per scoprire se la regina era ancora viva,o tutto era stato vano,un ulteriore peso sul suo cuore,lesse che Luigi XVI era già stato ghigliottinato e che era in atto un processo contro la regina e diversi nobili.
Tirò un respiro di sollievo,la regina era ancora viva,ma non per molto,come salvarla,come in quelle circostanze?
Lesse il giornale per intero al fondo c'era un trafiletto:

Rue Saint-Michelle26,Società dei nobili cavalieri,un garofano per la regina.

Intuì che se voleva fare qualcosa doveva andare lì,poteva anche essere una trappola per catturare veteromonarchici,ma che gliene importava a lui della sua vita?
Vi si recò la sera stessa.
A beneficio del lettore spieghiamo brevemente che cos'era il complotto dei garofani,era un complotto di filomonarchici che sotto la scusa nobile cavalleresca di salvare la regina cercavano di reintrodurre la monarchia in Francia,tramite l'uso della forza delle potenze straniere.
L'Austria arrabbiata reclamava la sua regina che aveva donata in sposa a Luigi XVI e ora vedeva a rischio di ghigliottina e un ritorno di Maria Antonietta alla sua patria avrebbe accelerato e facilitato senz'altro un intervento del potente esercito austrungarico,nonchè aumentare il loro prestigio presso la nobiltà europea...
Tutto era pronto per rapire la regina,mancava solo un defic... ehm cavaliere che si facesse avanti ed entrasse nella sua stanza per informarla delle macchinazioni,a suo rischio e pericolo,ovviamente.
Se le cose fossero andate male i nobili gentiluomini sarebbero passati oltrecortina.
Inutile dire che l'arrivo del giovane cavaliere in quel club mascherato da innocua tavernetta fu accolto nel migliore dei modi.
I nobili gli fecero i migliori inchini e gli riempirono le coppe di vino,il piano era già preparato e lui doveva solo portarle un messaggio dentro dei garofani.
Le guardie di turno erano già state corrotte con una congrua somma di denaro,doveva solo recarsi lì l'indomani e presentare i garofani alla reginacon il favore della notte.






Questa volta per vedere la regina dovette scendere e non già salire le scale,infine la guardia che lo aveva accompagnato,fece scattare il chiavistello e aprire la porta.
Si affacciò quasi con paura, lo avrebbe riconosciuto?o sarebbe rimasta con lo sguardo inerte nel vuoto che aveva visto mentre era nel processo.
La regina era girata di spalle rispetto a Rougeville,seduta all'incontrario su una sedia,china le mani sulla fronte.
I suoi capelli grigi le ricadevano sulla schiena,erano ancora bellissimi,pensò il cavaliere.
La guardia come presentazione battè le mani,
la regina girò lentamente la testa e poi appena mise a fuoco il nuovo arrivato, spalancò gli occhi azzurri su di lui.
Un rossore si diffuse per il suo volto ora molto più austero.
Il cavaliere capì istintivamente che almeno grazie al cielo,gli era stata risparmiata l'umiliazione di non essere riconosciuto,sentì rigonfiarsi il cuore di parte del sangue che gli era uscito venti anni fa.
''Rougeville...''
.''Madame..''
''Rougeville,che cosa siete venuto qua a fare chi vi manda?''
Girò di scatto anche il resto del corpo,e si sedette composta,rigida di fronte a lui.
Ora sembrava aver perso quella naturalezza   sfacciata,che lui bene aveva conosciuto.
Finalmente un sentimento nobile aveva attraversato quel sangue blu secolare:la vergogna.
Provò un vero impeto di vergogna,per come era conciata,per quella visita,per come lo aveva trattato in precedenza,quello che era l'unico visitatore che riceveva da 13 mesi a questa parte,il primo che la richiamasse Madame,dopo tutto quello che era capitato,dopo tutta la sua prigionia.
Sorrise perchè era contenta di ricevere una visita e concesse anche se un pò di malavoglia (era molto rigida il suo braccio pareva congelato) la mano perchè Rougeville la baciasse.
Era vestita di stracci e calzata con 2 stivali di cuoio sporchi e se ne vergognava visibilmente,teneva le gambe serrate e le mani sulle gambe pensava dentro di sè ''menomale che c'è solo una candela così non vede come sono conciata'',e aveva preso a lisciarsi i capelli nervosa.
Rougeville pensò che vent'anni di silenzio erano stati sufficienti a insegnargli quando si parla e quando no e anzichè starsene zitto o venire subito al sodo senza toccarla si chinò e le disse:
''Non è il caso che proviate imbarazzo,per come siete messa,le circostanze lo   hanno voluto,non c'è nulla di cui vergognarsi siete sempre molto bella''
La regina ABBASSO'   lo sguardo,dagli occhi di Rougeville deviandolo leggermente di lato''
Non disse grazie,semplicemente riprese a guardare nel vuoto,gli occhi spalancati,''a che pensava,quale mondo perduto le aveva ricordato la cortesia di Rougeville?''
Il cavaliere infatti non la scambiò per una scortesia,si rendeva conto di come l'isolamento producesse un'incapacità a stare continuamente attaccati alla realtà,e di come rendesse più labili i confini tra il mondo interiore e quello esteriore.
Si riscosse un minuto dopo,ora pareva di nuovo in sè,fece un sorriso galante al cavaliere,e tornò nell'imbarazzo più profondo della sua condizione,prese dal suo vestito un ventaglio che evidentemente aveva nascosto e incomincio a sventagliarsi nervosamente benchè la temperatura non ne desse la necessità.
''Parlatemi di voi,Rougeville',che avete fatto in questi anni,e sedetevi...''
Rougeville prese uno sgabello e con l'esperienza di solitudine che aveva maturato decise di optare per l'opzione verità,almeno in quelle circostanze.
''Niente''
''Ho pescato pesce in un castello della Normandia,in mancanza di altri soldi''
''Pescato pesce?''
''Si pescato pesce'' disse il cavaliere ridendo.
''C'è qualcosa di strano?
La regina lo guardò,e questa volta si concesse una confidenza gli mise una mano sul braccio e gli disse:
''Potevate almeno venire a Versailles,eravate di sicuro persona più gradita di tanti altri...''
''Ho mandato lettere per questo,per riessere ammesso al vostro cospetto,e non ne ho mai ricevuto risposta''
La regina si portò la mano alla bocca,stando zitta.
''Ma non me ve ne dovete fare una colpa,è tutta la Francia che vi scriveva e attendeva risposta,e non necessariamente di entrare a Versailles''
Sempre più rimasta senza parole,chiese per deviare la discussione:
''e avete preso moglie,avete dei figli,volevo mostrarvi alcuni piccoli ritratti dei miei..''
''ho convissuto esclusivamente con fantasmi,fra cui il vostro...''
''Ma per grazia di Dio io non sono ancora morta''disse la regina...
''Quando si ama qualcuno,e questo qualcuno non c'è che sia morto o no,è come amare un fantasma''
''Ma che dite?''
''Quando noi diciamo di amare un caro defunto,noi cosa amiamo un mucchietto d'ossa,o il ricordo di lui,un'immagine mentale,un fantasma,fatto di dipinti quadri ricordi e nulla più''?
La regina reagì con il sommo dell'incomprensione e dell'imbarazzo,a questo punto diventò rossa e ...sorrise...
Rougeville capì che aveva detto troppo,e non era il caso di toccare simili argomenti.

''Sentite,non importa,ascoltate,io sono venuto qui per aiutarvi,per mettermi nuovamente al vostro servizio per salvare la vostra persona...
E qui tirò fuori il garofano con il messaggio dentro,la regina lesse il messaggio e sospirò,finalmente c'era una via di fuga a questo strazio.
Si abbandonò mise la testa sul tavolo poi la rialzò sorrise al cavaliere,gli prese la mano e qui fu il culmine dell'abbandono dalla sua rigidità e disse:

''Rougeville,io apprezzo la vostra devozione verso di me,soprattutto in queste circostanze,ma la vostra vita vale quanto la mia e voi,interamente mi pare che non l'abbiate ancora vissuta,io non posso mettervi in pericolo,io non voglio mettervi in pericolo,io non oso mettervi in pericolo perchè non lo merito io,e non lo meritate voi''

Il cavaliere rimase sconcertato.
Era lei si chiese fra sè,era ancora lei?

Rougeville insistette:

''Ma come voi siete la mia regina,quale soddisfazione migliore di legare il mio destino al vostro,anche nella morte''?
''E poi che senso ha la mia vita,io sono già morto?''

''No'' disse la Regina,questa volta col tono autoritario e disinvolto di sempre,''voi non lo meritate,non per me,almeno''.

E con questa frase lo congedò.

Si era dato all'alcool sfruttando il credito che ancora gli davano i ricchi clienti del club del garofano,che contava ottime botti di buon vino da svuotare.
Si sentiva senza speranza,la prospettiva di tornare indietro con un altro fantasma della regina,questa volta più spento,livido,vicino alla morte e lontano dai bagliori dei sogni della sua giovinezza lo atterriva.
Il popolo per contro continuava a gridare nelle piazze,la rabbia e il livore degli esclusi,si riversava a fiumi contro i nobili e pareva per la prima volta che il muro non esistesse più,distrutto dalla fiumana del rancore.
La regina era colpevole,colpevole fino al midollo,innanzitutto di non aver visto questo muro,di non aver immaginato cosa c'era oltre,ma allora era colpevole anche lui,perchè nemmeno lui dall'altra parte all'inizio aveva intuito della sua esistenza.
Quelle sere estive sotto il suo balcone nascosto gli avevano rivelato la sua esistenza,ma perchè lui prima era stato cosi' sciocco da ignorarla?
Era immerso in questi pensieri,quando uno dei nobili del club,gli battè una mano sulla spalla e gli disse:
''Rougeville non siate abbattuto pare che la regina abbia cambiato idea,e che voglia tentare la fuga''
''Ora dovete solo ripetere quel che avete fatto l'altra volta tutto è pronto per la fuga''.

Perchè aveva cambiato idea?
Debolezza,paura della morte,forse addirittura amore di lui,volontà di concedergli una seconda chance per stare assieme, fantasticò il cavaliere?

Non lo seppe mai,perchè vennero scoperti,da una soffiata di una delle guardie,
lei lo aspettava ritta e immobile e venne via con lui meccanicamente come un'automa
mentre la portava via con sè cercò nei suoi occhi una risposta,ma non trovò niente,la regina aveva di nuovo quello sguardo assente,era un fantasma che lui stava cercando di riscattare dall'Ade,come Orfeo con Euridice,e prima che potesse voltarsi per guardarla parlarle e carpire da lei il significato del suo gesto,già le guardie la portavano via da lui ricacciandola nelle tenebre.

.                                                          ....
Li portarono alla piazza del patibolo su due carrozze separate,
le grida del popolo erano isteriche gli insulti continui,le invettive agghiaccianti
''Strappategli il fegato!''
''Bruciateli vivi''
''Scorticateli''
''Vigliacchi''
''Parassiti''
La regina non pareva essere minimamente toccata dagli insulti,aveva gli occhi trasognati e guardava oltre la folla,si era rifugiata nei ricordi,e questa nube di ricordi gli schermava l'orrida visione.
Chissà,se nei suoi ricordi c'era posto per lui?
O erano solo balli,saloni,principi giardini e corti,tutte cose che lui non aveva mai visto,se non come uno specchio nello sguardo di lei.

Lui per contro non aveva ricordi dietro a cui ripararsi e si sentiva oltraggiato dagli insulti,ma aveva senso che dovesse pagare anche lui in quel modo?
Così comunque aveva voluto lui.


Quando la regina fu messa sulla ghigliottina,lui guardava per terra e si sentiva completamente schiacciato da quello spettacolo,si sentiva teso come la corda di un violino,e quando la lama cadde e sentì IL SUO RUMORE sul collo della regina,la corda venne recisa,impazzì perse il controllo,e mentre la folla festeggiava con la testa della regina,lui salì sul patibolo,e preso dalla foga   diede vita a un vecchio desiderio:
baciare i piedi della regina.
Dato che aveva le mani legate,come un cane si avventò sul suo stivalo e glielo tolse con la bocca,poi fece lo stesso con la sua calza e infine baciò il piede della regina che nel frattempo era diventata un livido cadavere.
Fu bloccato dal boia e dagli altri,che lo presero di forza,perchè anche il suo destino fosse compiuto.

Quando fu bloccato sulla ghigliottina,vide chiaramente di fronte a sè il sangue che il prezioso collo della regina aveva schizzato copiosamente quando la lama era caduta.

Ne sentì l'odore:

Sapeva di COGNAC DI QUEL COGNAC:
Si mise a leccarlo,era proprio COGNAC

La folla incominciò a sorridere,a quel punto guardò in avanti nel catino che doveva ospitare anche la sua testa,era mezzo pieno d'acqua mista a sangue,sebbene fosse nuvolo,lui rivide la Luna quella Luna di quel giorno con quell'espressione e poi il volto della regina questa volta giovane.

''Vieni''gli sussurrò...
A quel punto emise un grido

'PER QUESTA DONNA HO PERSO LA TESTA!''

''Decisamente sì'' disse serafico il boia,e si tirò giù il cappello conscio di stare macellando l'ennesimo innocente e azionò il meccanismo.

La folla scoppiò in una risata fragorosa,l'ironia macabra della scena e della frase era implicita.
L'abate di Clermont invece scosse la testa

''Un altro pazzo,oggi ne hanno fatti fuori 5 a fronte di una testa coronata''

Se il sacrificio di Rougeville valse qualcosa,non fu a salvare la regina ma forse a illuminare qualcuno che la marea di ''giustizia'' rischiava di travalicare e trasformarsi nel suo diretto opposto,cosa che appunto avvenne.