martedì 30 luglio 2019

Berlino 1945

Aveva piovuto molto,
acqua,
fontane dalle mani
degli angeli piangenti;
i loro occhi
di oceano azzurro caraibico
erano offuscati 
dalle nuvole della guerra,
e noi più non vedevamo il cielo
da molto tempo.
Ma i nostri occhi erano vuoti.
Nel mio appartamento
il grammofono suonava
Schubert.
Le finestre
come lastre di ghiaccio sottili
tintinnavano
a ogni esplosione,
come a passi di giganti
che schiacciavano la nostra città.
Avvicinati...
mi disse una voce.
Mi avvicinai alle finestre,
mentre il grammofono
continuava Schubert.
Di fronte a me
il municipio che bruciava ancora
e le svastiche madide della pioggia
piegate come stracci,
occhi dell'aquila
che aveva volato
sui cieli rossi incendiati dell'Europa,
ora  precipitata nel fango,
sanguinante e bruciata.
Guardai i convogli di auto e camion
che si trasferivano
in massa verso Berlino ovest
per il terrore degli stupri
e della vendetta furiosa dei russi.
Guardai e vidi
uomini e donne
vestiti in modo inappuntabile
quasi si recassero a una festa,
quasi che non fossero profughi;
erano tedeschi,dopotutto,
erano tedeschi dopotutto
che guardavano verso il basso
per la vergogna.
Era il tempo della sconfitta
del disonore,della colpa.
Questo è il mio popolo?
Di colpo dal fondo della strada
detonarono i primi spari
sulla colonna di profughi:
i russi erano ormai già arrivati.
Li fecero scendere,
poi girai lo sguardo
per non vedere.
Sentii colpi e vidi
i flash dei mitragliatori
riflessi nelle pozzanghere.
Il sangue si mescolava al fango
mentre la pioggia disegnava
cerchi concentrici
nelle pozzanghere rosse,
a farmi interrogare
che posto avesse il dolore e la morte
in questo mondo perfetto dominato
dal pi greco.
Con riluttanza e nausea guardai,
vidi solo corpi nel fango
che con occhi vitrei
guardavano la pioggia scendere dal cielo grigio.
Vidi una bambina
che teneva forte la mano
di sua madre crivellata di colpi,
la testa della madre reclinata nell'abbandono ultimo
la guardai bene:
era viva o morta?
Dal grammofono uscivano le note dell'Ave Maria
Alzai forte su ''Maria Gratia Plena''
e continuai a guardarla negli occhi
poi fissai una bambola
che avevo sul tavolo,
gli occhi della bambina
quelli della bambola,
gli occhi della bambina,
poi di nuovo quelli della bambola.
Non piangeva, notai
erano fissi nel vuoto
ma stringeva la madre,
era viva dunque.
Guardai di nuovo i suoi occhi
ed erano gli occhi della bambola
ed era solo una bambola,pensai,
poi ebbi una strana sensazione,
che cos'è un essere umano?
Mi chiesi....
Dobbiamo davvero sentirci in colpa?
aprii la finestra tintinnante alle onde d'urto delle katiuscie
uscì nella mia uniforme perfetta di SS.
Dopotutto ero un tedesco
uscì con un sorriso sprezzante,
sotto la pioggia.
Sotto il mio balcone la colonna di russi
gli sputai addosso
prima che potessero rispondermi
dissi:che cos'è un essere umano?
Ecco cos'è un essere umano
ora ve lo mostro:
presi la mia Luger P208
puntai alla tempia e sparai.

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