Albero
Che stormisci
La sera,
Gli occhi delle stelle
Illuminano
Di azzurro
Le tue fronde.
Onde nel mare
Di erba
Sotto le montagne.
Grevi concupiscono
Le anime dannate
Di vedere
Il cielo
E di incastonare
Dell'ebano della notte
I loro sguardi di fuoco.
Ma tu o tenera ancella
Del sole
Non avere paura
L'eco delle grida
Della guerra
Nel paradiso
Oramai sono lontane.
Lumi sulle tombe
Degli algidi
Guardiani della Luna
Accendono di bianco
Il tetro splendore
Dei salici.
E i tuoi capelli
D'oro
Lavati nei rivi umidi
Saranno
I raggi dorati del sole
Che fresco
Verrà a svegliare
Le tue gote rosa
Al mattino.
Ma la notte
È lunga
E ai cavalli
Bianchi
Dei nostri ricordi
È affidato il compito
Di raggiungere
L'orizzonte
Di tenebra
Dal quale siamo tutti
Venuti.
A lui ritorneremo
Ma non prima
Di aver inspirato
La fragranza delle
Rose di primavera.
E quando la tua rosa
Sfiorira'
E i suoi petali
Saranno dispersi al vento
Io la innaffiero'
Delle mie lacrime
Perché risorga.
Solo il tuo profumo
Non dimenticherò.
Solo il tuo profumo
È caro
A Ebe
coppiera degli dei,
Perché dei nostri
Autunni
sia vino
che inebri
gli dei
che sul monte
Olimpo
Danzano e cantano.
Una soave musica
La sera
Lì guiderà
Al sonno
Al lume dell'ultima candela.
E il tuo profumo
Gonfierà le tende
E gli stendardi
Della città
Che si protende alla Luna.
Tu cara agli dei,
Perché il loro sonno
Sia soave,
Perché
Nel tenue abbandono,
Di te abbiano a ricordare
E di me non dimentichino,
Il perdono.
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