il sole
sanguinava
sui tetti,
le nuvole
si muovevano
lungo
la mia schiena,
come i ricordi.
E i rivi umidi
fluivano
nella putredine.
Tu o palude
maledetta,
hai infettato
i cieli
e la terra
di un morbo
antico
e nuovo.
Tu o palude
maledetta,
sei l'occhio
dell'abisso.
In te ho perso
la mia verginità.
Tu o palude
maledetta,
hai contaminato
il rivo
della mia
giovinezza.
Angeli cantavano
invano
aldilà
delle nuvole.
Ma il silenzio
dei morti
mi ha fatto
prigioniero.
Ora il fango
è nei miei
occhi.
Il ragno
dell'insenso
mi ha inviluppato
fra ragnatele
di strade,
lampioni,
e schifose
case perfette.
Ma di perfetto,
c'erano solo
i mille occhi
spenti,
con cui Thanatos,
il ragno
della morte
mi guardava
con gli occhi
degli abitatori
della palude.
Ma tu,
o palude
immonda,
un dono
me lo hai fatto.
Ora io so,
con quale materia
oscura,
fai avvizzire
le rose.
Con quale materia
oscura,
stritoli i cuori
e maceri i corpi.
Tu o palude maledetta,
mi hai insegnato
il furore della vita,
che nasce
e non ha timore
dei tuoi tentacoli.
Tu o palude maledetta,
mi hai insegnato
cos'è veramente
la morte.
Sciocco è
chi ti crede
scrigno di marmo
fra i giardini
degli dei.
Ed io
sebbene,
non sappia
cosa sia la vita,
so di essere fortunato
a non essere sprofondato
in te.
Sono un sopravvissuto.
Io non so
cosa sia la vita...
Ma so che il mio compito
è capirla
e aiutarla,
ma sopratutto
preservarla da te.
Il mistero della vita
è come
i fiori
possano
nascere dal tuo abisso.
Un giorno
io creerò una luce
nuova;
una luce vera
che mostri
il vero colore
della rosa
che nasce da
te
o abisso.
E solo, allora,
solo allora,
scoprirò
il segreto
dell'eternità,
e solo allora
vedrò il colore
dei miei occhi.
Verrà la vita
e avrà
il colore
dei miei occhi
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