Corri
nelle autostrade del sole
la tua croce oramai giace
nella polvere
come un involucro
ti libri farfalla
corri
quant'è alta la cattedrale del sole
di bagliore rosso fuoco
si accendono le finestre
schiere di cherubini
finalmente ti alzano la testa
a guardare il tuo riflesso
nello specchio del cielo
tuoi sono gli occhi del sole
i tuoi capelli
le nubi
che trascorrono al vento
che gira le pagine
del libro della tua vita.
Una voce più potente del tuono
ti libera dalla tua carne
madida di dolore
ora sei canto che giunge
alle più alte sfere
potente terribile
voce dalle mille ugole
rende gloria all'altissimo.
martedì 30 luglio 2019
L'ultimo difensore della regina
L'ULtimo
difensore della regina
La regina giaceva dentro una gabbia,come un
animale,come una popolana come una ladra,i capelli oramai prendevano già il
colore grigio del trapasso ad un'età matura,ma non creavano un'aurea di
vecchiaia,semmai aumentavano l'aurea di austerità di quel viso un tempo regale
ma al tempo stesso sbarazzino:
le gite a cavallo nella forsesta d'estate con le
amiche,i bagni nuda nelle fontane regali erano definitivamente cancellati.
L'umiliazione,il timore della morte,il passaggio
brutale,dall'aria eterea dei palazzi di Versailles al fango delle prigioni
aveva mondato il suo viso anche di qualsivoglia ricordo,come solo i tribunali
sanno fare.
Non erano solo le mani legate,le vesti stracciate a
trasformare il suo viso
Soprattutto poi quelle accuse,non parliamo di quelle di infedeltà che erano ''veritiere'',ma di quelle cattive orribili accuse di incesto,quelle sì l'avevano di colpo invecchiata:come poteva tollerare la trasformazione da regina venerata a madre incestuosa?
Soprattutto poi quelle accuse,non parliamo di quelle di infedeltà che erano ''veritiere'',ma di quelle cattive orribili accuse di incesto,quelle sì l'avevano di colpo invecchiata:come poteva tollerare la trasformazione da regina venerata a madre incestuosa?
Del popolo non poteva importargliene nulla,ma dei suoi
figli,no,questo non poteva essere tollerato;non accettava questo affronto: si sarebbe uccisa per loro.
Tutto questo aveva lavato dal suo viso ogni
rossore,ogni velleità di giovinezza,ogni gioco di sguardi,ogni pretesa di
malizia, di finta innocenza,così come le pioggie autunnali lavano via ogni
colore e calore dai campi e dalle città.
A dirla tutta non era neanche vecchia,37 primavere per
l'esattezza,non bastevoli da sole a indurre un simile cambiamento,ma come ebbi a
dire molte volte: non è l'uomo o la donna
a fare le circostanze,ma viceversa.
Non era una cella solitaria,ad assistere sadicamente
allo spettacolo,ma la folla del tribunale rivoluzionario.
Fra i tanti sguardi,c'erano i più compiaciuti, a vedere la reale giacere nella polvere,le vesti stracciate.
Fra queste primeggiavano le donne, che parevano trarne un gusto particolare,forse a loro dispiaceva che la regina venisse giustiziata, perchè,vederla conciata così,la regina di Francia era delizioso,per loro.
Una morte rapida e sanguinolenta forse era più pietosa,cosa di cui era conscio il boia, che premeva per un esito più veloce delllo ''spettacolo''.
Charles Sanson, era il suo nome, curiosa figura di boia gentiluomo.
Egli aveva preso quel lavoro esclusivamente come una continuazione dell'eredità della sua famiglia,i maestri della morte Sanson,ma aveva un animo tutt'altro che crudele,ma si sa il lavoro è pur sempre lavoro...
Fra queste primeggiavano le donne, che parevano trarne un gusto particolare,forse a loro dispiaceva che la regina venisse giustiziata, perchè,vederla conciata così,la regina di Francia era delizioso,per loro.
Una morte rapida e sanguinolenta forse era più pietosa,cosa di cui era conscio il boia, che premeva per un esito più veloce delllo ''spettacolo''.
Charles Sanson, era il suo nome, curiosa figura di boia gentiluomo.
Egli aveva preso quel lavoro esclusivamente come una continuazione dell'eredità della sua famiglia,i maestri della morte Sanson,ma aveva un animo tutt'altro che crudele,ma si sa il lavoro è pur sempre lavoro...
Poi c'era il drappello nutrito dei curiosi,quelli che
ancora non avevano ben capito cosa stava succedendo,erano timorosi e pronti a
battere in ritirata se qualcosa non dovesse essere giusto,erano come struzzi,se
gli chiedevi
''cosa sta succedendo?''
Mettevano la testa sotto la sabbia pronunciando il
fatidico ''non so niente''.
L'incedere era simile come simile l'aspetto.
E poi vi erano quelli che provavano un senso di profonda pietà,per la sventurata,nonchè un
senso di cavalleria distrutta,e un senso di disorientamento di fronte al
trattamento riservato alla loro venerata regina, cose d'altri tempi.
Già,e poi vi erano quelli che provavano un senso di
profonda pietà,e di cavalleria distrutta,ed erano disorientati nel vedere la
venerata regina così ridotta...
Già e poi vi erano..
Già e poi..
Ma scusate, dov'erano?
La corte di Francia aveva fatto di tutto per indurre
quello stato di cose,quel disincanto nel popolo,quell'odio brutale,ma possibile
che il fascino del bello,del frivolo,di cui la regina era l'epicentro,il più
bel giglio del giardino di Francia,non facesse accorrere più nessun pazzo
avvocato a difendere quel che giustamente la storia si accingeva a cancellare?
Però il dubbio,permaneva,la storia procede per
gradi...
1000 anni di cavalleria abbattuti da un solo colpo di
ghigliottina?
In verità UN uomo,un solo uomo,in quel
consesso,guardava la regina con occhi diversi,era vestito in modo dimesso per
non dare nell'occhio e sentiva il suo cuore stringersi di fronte allo
spettacolo che aveva di fronte.
In verità non si trattava di giustizia o di equità, perchè se la spada della
giustizia fosse stata sguainata,e presto sarebbe stata sguainata, le giugulari
bianche di quel tenue collo aristocratico sarebbero immediatamente state
recise,per far ritornare nel fango, quel sangue blu che si era preteso
diverso.
''Polvere sei e polvere ritornerai'',echeggiava il monito biblico, e ora che tale monito si avverava anche per chi si era creduto una dea immortale,quell'uomo sentiva una strana sensazione e non sapeva bene nemmeno di cosa si trattasse.
''Polvere sei e polvere ritornerai'',echeggiava il monito biblico, e ora che tale monito si avverava anche per chi si era creduto una dea immortale,quell'uomo sentiva una strana sensazione e non sapeva bene nemmeno di cosa si trattasse.
Era una sensazione sullo stomaco che aveva già sentito
e ora venti anni dopo sentiva uguale,era sangue al cuore che gli era già
arrivato e lui ora sentiva di nuovo.
Venti primavere erano tante anche per lui,ma non
abbastanza per impedirgli di venire dalla Normandia,dal suo castello solitario
battuto dalla pioggia incessante,per vedere la sua amata-odiata regina.
Era il cavaliere de Rougeville,essendo suo coetaneo
aveva provato un'insensata smodata passione per la sua regina Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena più conosciuta come Maria
Antonietta.
In verità fra i 2 non c'era
stato niente,ma una fuggevole amicizia,
Tutto era successo vent'anni
fa,quando era stato nell'enorme reggia di Versailles,non in pianta stabile a
Versailles,ma nel drappello che accompagnava il conte Veramont,dalla
Normandia,in visita al re di Francia per commentare un dispaccio e discutere
piani di guerra contro le potenze nemiche.
Era stato portato lì dal
conte,perchè doveva capire,lui dalla lontana Normandia,dalle sue scogliere e
dal suo oceano come andava la vita del mondo,era stato mandato lì per quello,e
ci stava riuscendo piuttosto bene.
In primis fu la visione della
reggia ad abbagliarlo come un sole uscito dalle brume del nord,c'era qualcosa
di più bello?
Poi i palazzi le vesti,tutte
queste cose parlavano di una bellezza diversa da quella che conosceva lui,non
l'austera bellezza della natura,democratica e selvaggia nel concedersi a
tutti,ma l'aristocratica e chiusa bellezza della vita di corte.
Non già le solitarie notti di
Luna sull'oceano e la spiaggia spazzata dal vento,ma le feste in
maschera,illuminate dai sottili giochi di luce dei candelabri di versailles e
dei loro cristalli,in particolare nelle notti d'estate quando venivano
allestiti giochi per i giovani e i meno giovani e i giardini venivano riempiti
di labirinti fontane e di giochi,illuminati dal chiaroscuro dei candelabri
piazzati qua e là a creare un regime di magica penombra.
Tu ti potevi rapire nei giardini
e nei labirinti ebbro di quella visione incerta e crepuscolare per poi girarti
e impallidire e vedere la reggia rifuggere nel suo chiarore,riflettersi nelle
acque antistanti,era come guardare il sole e la luna allo stesso tempo il
cavaliere,giovane e non abituato alla vita di mondo ne era come stordito.
Fu in preda a questo
stordimento che decise di allontanarsi dalla reggia in un pertugio costituito
dalle siepi del labirinto estivo,chiedendosi se non portasse a meraviglie
maggiori quando fu interrotto da ''meraviglie maggiori''.
Il pertugio e le siepi si
aprirono davanti a un grosso albero dentro una fontana attorno al quale c'era
un drappello di ragazze giovani alcune vestite di tutto punto,altre seminude
altre totalmente nude.
Fu solo un dio greco che
diede a quel carattere timido e solitario di avanzare verso quel drappello.
Ci fu silenzio,poi una
reazione comprensibile,alcune ragazze,quelle nude urlarono e scapparono
via,altre,sebbene nude,mostrarono un'ostentata calma e indifferenza non si mossero
e infine una al centro delle altre sbocciò in una risata argentina (e anche un
po' oca) e disse,con piglio sicuro e occhi fissi su di lui:
Chi siete?
Conte de Rougeville,madame.
La ragazza era giovane
vestita eccezion fatta perchè aveva i piedi scalzi a riposare nell'erba,e
pareva per un attimo incuriosita dall'intruso.
''Non ho mai sentito parlare
di Rougeville,siete belga,straniero?''
''No abito un castello della
Normandia''fu l'ingenua risposta del ragazzo che poteva rendersi intrigante in
altri modi,anche se un po' fantasiosi visto che la nobiltà che conta si
conosceva tutta ai quattro angoli del globo''.
Questa risposta appiattì
l'interesse della ragazza per l'intruso,fu come se avesse detto,''ho una
fattoria e faccio latte sulla Luna'',e questo riattizzo il chiacchiericcio fra
le ragazze come se lui di colpo si fosse volatilizzato.
Non capiva di cosa stavano
parlando come è ovvio per un ragazzo in mezzo a delle ragazze,ma d'altronde a
nessuna la sua presenza pareva infastidire,quindi lui stava lì ritto come uno
scemo ad aspettare che le splendide creature che aveva di fronte gli
rivolgessero di nuovo la parola.
Di fronte a sé neanche a
dirlo,la ragazza scalza sotto l'albero dallo sguardo fermo che l'aveva
interrogato,era niente meno che la delfina di Francia,Maria Antonietta,non
ancora regina perchè il sovrano re luigi xvi non era ancora deceduto,ma di lì a
poco lo sarebbe diventata,le amiche la stuzzicavano su questo punto,lei era la
regina e doveva dimostrarlo e lo sconosciuto parve un ottima occasione:
''Siamo andate a cavallo
tutto il giorno e abbiamo i piedi indolenziti,si misero a ridere,vorreste
mostrare la vostra cavalleria e farci da paggetto reale...
La regina invece non rise e
come se fosse la cosa più naturale del mondo mostrò le proprie piante al
''cavaliere'',e disse ''vorreste avere la grazia di massaggiarmeli,siete un
ragazzo così amabile,non rifiutereste questa gentilezza a una dama anzi,alla
vostra futura regina''
Rougeville rimase lì
imbambolato,non perchè avesse intenzione di sottrarsi,ma per lo stupore.
Rimasero lei a porgere i suoi
piedi scalzi a lui e lui imbambolato e seduto per alcuni secondi,furono attimi
di silenzio e la cosa poteva finire male,il gioco scoperto e la delfina di
Francia costretta da sua suocera a darsi meno arie e frequentare meno
sconosciuti,ma nonostante i lunghi interminabili secondi passavano e le amiche
della delfina di francia diventavano sempre di più silenziosamente nervose.
Ma al ragazzo semplicemente
mancava il cuore per esprimere il suo sentimento di devozione verso quella
ragazza spigliata,e a un certo punto fu quasi per non andare in narcosi,che
preso da un'estasi di gioia pronunciò le parole più felici di tutta la sua
vita.
Oui Madame.
La delfina non s'era mossa
neanche per un secondo era sicura dell'esito,e per tutto il tempo gli aveva
puntato gli occhi addosso,con naturalezza,senza libidine.
Le altre tirarono un sospiro
di sollievo,che ben presto divenne una risata,che la giovane maria antonietta
pareva ignorare,il massaggio evidentemente era di suo gradimento,e il conte
sbucato dal buio e dal nulla le si era rivelato utile,
per lei che era quasi una
dea,non c'era niente di strano,era tutto perfettamente normale logico e
normale,si era forse mai chiesta da dove veniva lo champagne che veniva versato
a fiumi?
O aveva mai contemplato una
possibilità diversa dalla colazione a letto?
Le amiche ridevano e questo
era per Rougeville eraun'umiliazione fonte di ulteriore piacere,ma presto la
delfina di Francia si destò e con un cenno della mano le azzittì tutte,non per
pietà nei confronti dello sciocco che le faceva da servo e le massaggiava i
piedi,ma perchè la destava dal suo gaio sogno di letizia.
Rougeville si chiese se quel
sorriso di quieta beatitudine non fosse
opera sua,e gli parve la cosa più bella del mondo.
Lo accomiatava quando dal
dolce abbandono passava ad uno più greve che necessitasse le coltri del letto.
Presto,le sere innanzi
rinsaldarono il rituale che divenne solitario,le amiche vennero espulse...
Pensava già di essere arrivato nel paradiso terrestre e di aver trovato un
angelo,ma ben presto le porte di questo paradiso furono chiuse da due
cherubini,come quando Adamo fu cacciato dall'Eden.
Era una sera di
Luglio,e Versailles rifulgeva ancora di più,dai suoi balconi provenivano
suoni di musiche e orchestre sinfoniche,dagli ampi vetroni che rilucevano
gialli si vedevano figure di dame e nobili avvicendarsi in lenti balli,mentre
correva fuori dalle sue stanze guardò un attimo le corti ballare
dall'esterno,era uno spettacolo di gran lusso e di grande bellezza e lui non
potè fare a meno di
chiudere gli occhi e pensare di iniziare un ballo con la sua adorata,ma questa visione
fu interrotta bruscamente aprì gli occhi ed ebbe un brivido lungo la schiena:
gli ampi
soffitti,le vetrate tutto era come prima,ma a lui parve che quella stanza fosse
vuota,che a suonare e a ballare ci fossero dei fantasmi,i loro vestiti le loro
lunghe parrucche tutto gli sapeva di morte.
Gli fischiarono
le orecchie e per un attimo gli parve che tutto fosse silenzioso e la reggia
fosse diroccata,si girò confuso,e vide nel mezzo del cielo notturno la luna che
guardava dall'alto lo spettacolo,era rossa,rossa come tinta di sangue,e
sembrava contrita,come se i crateri che alll'occhio umano sembravano occhi,si
fossero dilatati e la bocca fosse pronta a lanciare un urlo.
Cosa presagiva?
Non lo sapeva
era lì da poco e non
aspettava altro che correre dalla sua regina per il rito,fu solo distratto da
una piramide di coppie ripiene di brandy che nel calore della notte apparivano
ancora più intense e fragranti.
Si guardò in
giro,chiedendosi se gli fosse lecito per un pò e infine quasi per cancellare il
sinistro presagio,prese la coppa di brandy e la finì in un attimo.
Nessuno lo notò,lo fece una
seconda e una terza volta,la terza la sorseggiò con disinvoltura,i maggiordomi e
le coppie passavano e nessuno gli diceva nulla,era quasi divenuto arrogante,era
quasi divenuto uno di loro.
La principessa
però lo attendeva
al fondo del giardino dove nessuno sembrava volgere lo sguardo.
Corse la
scalinata di gran fretta e prese il pertugio fra le siepi,i
candelabri,splendevano uguali in mezzo al labirinto di siepi,ma Rougeville non
vi trovò nessuno,nessuno,neanche all'inizio nella parte in cui qualche
coppietta si appartava.
Corse lo stesso
con il cuore in gola,già sentiva la fontana,già presagiva di incontrare la
principessa,i suoi piedi scalzi nell'erba,i suoi capelli rivolti all'indietro
che si bagnavano nella fontana,i suoi occhi su di lui,penetranti,già presagiva
tutto questo e si era tolto il cappello e aveva pronunciato il fatidico
''madame'' quando di fronte a lui,il nulla silenzioso.
La fontana era
vuota,la luna vi si specchiava dentro e sarebbe stato anche un bello spettacolo
se lei la sera prima non gli avesse dato appuntamento lì.
Decise dentro
di sè che era in
ritardo e sarebbe arrivata magari dopo.
Rimase di
questa convinzione fino alle 2-3 di notte poi disperò e infine
appena prima dell'alba scappò nelle sue stanze,per l'angoscia che gli provocava l'alba nelle
notti insonni,gli feriva gli occhi come un coltello,e veniva a prendere con sè tutti i sogni
che la notte nell'oscurità aveva promesso,preferì prendere con sè
preferì prendere con sè gli ultimi rimasti per piombare nel sonno chiudendosi
alla luce del sole nel suo stanzone pesantemente oscurato dai tendaggi
barocchi,e bearsi fra i cuscini con le immagini ancora vive di lei dei giorni
precedenti.
Rougeville,rougegeville,quand
è che il mondo
ti crollò addosso?
In verità il giorno
dopo,ripetè quanto fatto il giorno prima,ma lo fece stanco e dimesso
timoroso di trovare di nuovo il vecchio compare di sempre:il nulla,ma quando si
avvicino sentì il chiacchiericcio familiare,era la regina con le sue amiche,lo
salutarono con cortesia come se nulla fosse successo,ma qualcosa invece si era
rotto nel cuore del cavaliere.
Il rito fu
reiterato di nuovo,questa volta la regina non aveva ancora finito di dire
''avreste la grazia...'' che già gli aveva posato i piedi in grembo,lui prese a massaggiarglieli
e per un attimo tutto tornò come prima,le ragazze,non interrompevano la discussione che
verteva sul ballo che si era svolto ieri.
Dentro di sè voleva
chiedere,perchè non mi avete invitato,non dico come vostro compagno,ma almeno
come ospite,perchè quella reggia lo ospitava,ma non lo coinvolgeva nella sua
vita,questo avrebbe voluto chiederle,ma non si osò e continuò
silenziosamente a massaggiarle il piede...
''Sì il mio fidanzato
mi ha regalato una collana splendida per l'occasione....''
Rougeville
taceva,il suo cuore no.
Alla fine prese
parola:''madame ieri mi avevate dato appuntamento qui perchè non siete
venuta'?
''Oh dovete
scusarmi,mi ero proprio dimenticata,disse,inarcando le dita dei piedi,segno che Rougeville interpretò a metà fra lo
spergiuro e un certo imbarazzo,'' di informarvi che non potevo venire per il
ballo reale,e dovete anche scusarmi, tra venti minuti dobbiamo andare perchè c'è il compleanno
di Nathalie...
Rougeville
tacque perchè si sentiva umiliato,escluso,e non c'era nulla che lui potesse
dire,uno non può autoinvitarsi,anche se molti di quei tempi non parevano di
quell'opinione...
Infine quasi
per non tacere del tutto,mentre la regina si faceva massaggiare silenziosamente
i piedi,una mano dietro la testa,e anche le altre amiche tacevano perchè pensavano che
fosse stata maleducata nei confronti di quel giovane così
gentile,chiese:
E chi è Nathalie?
''E' il mio
amore dolcissimo''
E' lesbica pensò il
cavaliere,io sono feticista e lei è lesbica,che mondo strano,qui
nulla si incastra,pensò il cavliere,ma non si azzardò a dirlo.
''Ah''
Silenzio.
''E' la sua
cagnetta'' sentenziò la sorella ,che aveva intuito l'equivoco nella faccia del
giovane.
Capisco il
ballo reale,ma nemmeno invitarlo al compleanno di un cane,la cosa non è che gli
garbava tantissimo,ma la notte era serena venti minuti passavano in fretta,e
bisognava godersi quel che rimaneva,si inginocchiò meglio ai piedi della sua regina
e massaggiò con più intensità i suoi adorati piedi,la regina lo premiò abbandonandosi
in un lieve ''ah'' e socchiudendo gli occhi,dalle stanze reali Nathalie abbaiò in vano per più di due ore,(altrochè venti
minuti)il cavaliere si prese la sua rivincita neanche contendendola a un
principe,ma a un cane,e qui capì dentro di sè che le cose non andavano per nulla bene,e che questo suo
abbandono poteva costargli caro.
La regina si
alzò,semiaddormentata
dicendo ''povera Nathalie arrivo subito'',Rougemont arrivederci'' disse dopo
venti metri,mentre correva infilandosi le scarpe,lasciando lui disteso
sull'erba a continuare idealmente il massaggio.
Dalla finestra
della regina,illuminata a giorno si sentiva la sua voce al colmo della
gioia,poi i cani che abbaiavano e le ragazze che ridevano,Rougeville camminò lentamente
senza farsi vedere,più volte ebbe paura di essere visto poi si fermò lì sotto,nascosto
dietro a un salice.
Se c'è una cosa che
divide l'amore,questa sono i palazzi e i balconi regali,è questa la
lezione di Shakespeare,ma qui non c'era una pietosa Giulietta a porgerli le
trecce,solo un muro,uno splendido muro agghindato dall'edera,ma pur sempre un
muro,invalicabile duro,creato per dividere,per allontanare,e non certo per
unire.
I muri si ergono contro i ladri e
contro i nemici,apparteneva lui a queste 2 categorie?
No queste erano le categorie
della Normandia,lui apparteneva ad una terza quella degli esclusi.
Se ne andò col cuore
affranto,e sì sentì piccolo,piccolo nei confronti di quel muro enorme,si ritirò nella sua
stanza e rimase silenzioso sdraiato sul letto,gli occhi sul soffitto,la luce
accesa,fu interrotto da Veramont il conte a capo della spedizione,che così lo apostrofò:
''come Rougeville io vi porto nel
cuore della vita di corte,e voi andate a letto a quest'ora,animo,animo,ora voi
andate a divertirvi su che aspettate,questi sono i vostri ultimi giorni,tra 2
giorni si torna in Normandia''
Fu per non dispiacere il conte
che Rougeville si alzò a passo lento e si allontanò dalla sua stanza,sollevato dalla
notizia di andarsene da questo paradiso-rinchiuso in sè stesso,ora
tutta quella bellezza gli pareva finta:dalla bocca delle dame usciva solo
veleno che veniva sparso da quei ventagli malefici ai quattro angoli della
stanza,gli uomini erano manichini che venivano mossi da leggi impersonali.
Versailles in verità non era il
calore lasciato dal re sole,era fredda,era gelo steccati divisioni,era più fredda della
piovosa Normandia.
Il giorno dopo tornò alla
fontana,la regina era ancora maestosa nella sua bellezza in fieri,giovane e
fresca,nuda nella fontana,e lo accolse con un timido imbarazzo che lo stupì,(lei poteva
provare imbarazzo,davvero?)era affascinato da come i suoi capelli bagnati le ricadevano
dietro le spalle,stava per chiedere un accappattoio alle amiche ma lui la fermò:
''rimanete pure nel vostro bagno
io ero venuto solo a portarvi questa lettera,devo tornare a casa e vorrei che
ci mantenessimo in contatto,mi dispiaceva concludere tutto questo nel niente,io
vi ho amato,ma voi eravate la delfina di Francia e io non potevo
pretendervi,tuttavia vorrei poter mantenere una corrispondenza con voi ed avere
di voi notizie''
''Vi dò la mia
parola,Rougeville''
Per vent'anni le sue lettere non ebbero
risposta,e non seppe più nulla di lei per vent'anni.
Per vent'anni fino a un giorno.
Se non ci fosse stata la
pioggia,l'incessante pioggia,le nuvole scure che lo coprivano dalla luce del
sole sarebbe impazzito.
L'eterno clima piovoso della
Normandia,l'Oceano che muggiva,le serate piovose passate in compagnia del
focolare con il rumore dell'arcolaio di sua madre che filava,tutto questo gli
era di conforto.
Avrebbe voluto essere sepolto in
un cimitero,ma stare nel castello era simile a essere sepolto,potevi sentirli
quei soffi freddi,sentirteli vicino sul collo e non erano malvagi.
Era una famiglia di nobili
decaduti,rifiutati dalla corte di Versailles,e dai popolani che vivevano in un
consesso semiseparato,anche se a dirla tutta non erano malvisti.
Rougeville così rifiutato non
riuscì a trovar
moglie e per vent'anni l'unica consolazione furone le carezze che talvolta gli
provenivano dall'ignoto della sua stanza.
Avevano sofferto come lui quei
fantasmi?
Disperavano di attenzioni o si
prendevano gioco di lui?
Era forse meno valicabile il muro
della morte che quello di Versailles?
Erano queste le sue domande
quando una notte stranamente serena,di nuovo d'estate,si addormentò con la
finestra aperta per sentire il rumore dell'oceano.
La brezza fresca lo cullava,non
passarono pochi minuti che sprofondò in un sonno profondo,sentì un grande
abbandono,calore nelle vene,il buio era più buio e quando gli parve di
riaprire gli occhi i colori erano più luminosi
Il suo corpo etereo si alzò dal letto e
andò verso la
finestra,ora poteva vedere i fantasmi che vagavano nelle altre stanze e quello
di una ragazzina rannicchiata in un angolo che gli dava le spalle,riconobbe le
sue mani,in quelle pazienti che dal buio lo avevano accarezzato.
Voleva ringraziarla baciandola
sulla testa quando vide la finestra e fu attratto dallo spettacolo:l'oceano non
era scuro come avrebbe dovuto essere ma rifulgeva di una tinta bluastra
violetta;poteva vedervi dentro e guardare nelle sue profondità.
Le onde rilucevano di una tonalità violetta e lui
poteva vederci dentro i pesci,ma improvvisamente si accorse che il cielo non
era senza nubi,una nube fuggevole si alzava rosata nel cielo?
Rosata,perchè quel colore
strano?
Alzò gli occhi e trasalì:nel cielo
c'era la stessa Luna rossa che aveva visto a Versailles quello sfortunato
giorno che gli si era crepato il cuore,aveva gli stessi occhi dilatati e con la
sua bocca sembrava urlare,sentì persino l'odore del Cognac che aveva tracannato quel giorno,poi
vide che dalle nubi pioveva un liquido,un rivoletto aveva preso a scorrere
dentro la finestra:lo assaggiò,non era cognac era sangue.
Riguardò la Luna pieno
di inquietudine e la visione mutò,non era più solo la
Luna,ma era il volto della regina che si mutava in un espressione di orrore,e
dal suo collo un rivolo di sangue cadeva nell'oceano che si tingeva di rosso.
Si girò terrorizzato e
chiuse le imposte,ma la stanza riluceva lo stesso di una luce bianca
metafisica,era bianchissima e illuminatissima come solo versailles poteva
esserlo eppure nessun candelabro era acceso,i fiotti di sangue incominciarono a
uscire dappertutto dalle pareti,andò disperato dalla ragazzina
all'angolo della stanza le chiese disperato:che cosa devo fare,la scosse...
Lei imperturbabile come una bambola,uno
strano sorriso sulle labbra tacque per un pò poi gli disse:
''Scegli mon frere,chiudere
definitivamente con ciò che non ti appartiene (il mondo dei vivi),e venire insieme a
noi,oppure continuare il viaggio nel tuo dolore''
Come ti chiami?
''Simone''
''Sei delicata Simone''
''Anche tu,non sei fatto per
questo mondo''
''Ora però io non posso
parlare oltre'',e fu il buio.
Riaprì gli occhi di
scatto ed era già mattino,un piovoso pietoso mattino della Normandia di quelli
che inducono a indugiare nelle coltri come se il sole non fosse mai sorto.
La finestra era chiusa e il
problema non si poneva era stato un curioso sogno indotto dalla
solitudine,guardò con gli occhi al soffitto per altre 2 ore senza nessuna
emozione tangibile.
Era solo molto stanco,e si
sentiva vecchio,invecchiato precocemente dalla solitudine,il sogno stesso ebbe
un impatto limitato su di lui.
Che avrà mai voluto
dire?
Troppo vino il giorno prima,può darsi.
Fu scosso dai colpi che
provenivano dalla porta di sotto.
Scese giù di malavoglia
e aprì l'uscio.
Era il cavaliere DuBois
'''Devo parlarvi''
''Dite''
''Sotto la pioggia?''
''Entrate per Dio,e bevete''
''Anche a me piace iniziare le
mie giornate col vino e non col latte''
''iniziarle e finirle''
Comunque dite:
''Beh ecco,questa è una
soddisfazione per noi''
''Quale?
''A Parigi il popolo si è ribellato a
quegli stronzi che ci hanno abbandonato qui a pescar pesci''
''Gran notizia,disse indifferente
rougeville''
''io ho perso l'interesse per
quel che accade a Parigi e a Versailles UN PO' di tempo fa''
Si' ma tu non hai capito,il
popolo ha già preso la bastiglia e minacciano di cambiare tutto,e di
ucciderli, gli sta bene,non un soldo mi hanno versato di quelli che mi
spettavano''
''Va bene grazie
dell'informazione'' Rougeville appariva del tutto indifferente.
Chiuse la porta in modo piuttosto
maleducato in faccia al acavaliere e si accinse a versarsi dell'altro vino e
tornare nel letto.
''Versailles,che mi frega a me di
Versailles...
Stette in silenzio,il vino agì in modo
opposto a quanto avrebbe dovuto rinfocolando la circolazione cerebrale spenta
del fantasma vivo Rougeville e improvvisamente ebbe l'illuminazione il sogno
gli tornò alla mente e fu una girandola di emozioni.
Comprese le circostanze.
Era di nuovo,vivo,per il momento.
Corse alla porta a vedere se il
cavaliere era ancora nei paraggi,urlò il suo nome,in vano.
Nel giro di una mezz'ora partì per Parigi,il
suo destino lo attendeva e insieme a lui la sua adorata regina.
La prima cosa che il suo suo
cuore lo portò a fare fu a vagare nei luoghi dove aveva
sofferto (e goduto) nella sua giovinezza,vide che Versailles era aperta,la
piscina in cui era giaciuta la principessa nel fulgore acerbo delle sue grazie
giaceva fangosa e riempita esclusivamente dalla pioggia come una pozzanghera...
Ebbe un primo sussulto allo
stomaco,il paradiso ridotto così?
Mano a mano che procedeva
l'inquietudine aumentava,la reggia era visibilmente diroccata e
devastata,c'erano segni di bruciature e incendi,di battaglie avvenute.
Salì le scale e mentre guardava
dall'esterno gli stanzoni dei balli ebbe di nuovo un colpo allo stomaco:gli sobbalzò in mente la visione di quel
giorno con i saloni vuoti,e i soffitti diroccati,lui aveva GIA' visto tutto
questo venti anni prima.
Le vetrate erano spaccate,avrebbe
potuto entrarvi,ma preferì starne fuori,perchè?
Tuttavia procedette ancora di
fianco alla reggia per vedere l'antica finestra e l'antico balcone,quelli sotto
i quali aveva stazionato sperando di non essere visto.
Avanzava nell'ora del crepuscolo
con la pioggia battente sulla sua testa.
Arrivò al salice e si
fermò lo toccò,poi alzò gli occhi: il
balcone e la finestra erano lì,silenziosi aperti,ma bui.
Il muro era SQUARCIATO.
Che cosa aveva potuto squarciare
quel muro,quale arma e perchè?
Si avvicinò e preso da un impulso irresistibile,a rischio della sua incolumità prese a
scalare il muro sbocconcellato a pezzi.
Al posto delle trecce della
principessa l'edera cresciuta a dismisura.
Fu con qualche problema ma alla
fine arrivò alla cima scavalcò la cinta in marmo del balcone ed
entrò,spinto da un
sentimento simile alla contentezza.
Fu gelato:
L'interno era totalmente
devastato,sui ritratti alcuni giovanili della regina scorreva l'acqua che
veniva dal soffitto.
Dietro di sè
improvvisamente sentì il fragore di una controsoffittatura che si sbriciolava.
Sentire l'acqua che gocciolava su
quei ritratti,era come sentire il rumore del tempo.
Quanto ne doveva essere
trascorso...
Eppure quello che lui aveva
vissuto era successo.
Si avvicinò al letto,che
aveva lievi bruciature,ma era ancora complessivamente intatto...
''Dormivi qua principessa?''
E si avvicino al cuscino per
stringerlo a sè.
Strinse solo fango e acqua,nessun
odore era percepibile.
Guardò a fianco del
letto c'era una cuccia e pensò
''questa era la cuccia di
Nathalie''
Passò da un senso di
tenerezza a uno di rabbia in un centesimo di secondo,e tirò un calcio alla
presunta cuccia.
''Fanculo Nathalie,nemmeno al
compleanno di un cane''' pensò,e si stupì di questo gesto era come se avesse vent'anni di meno,come se
fosse trasportato a vent'anni fa.
Questo gesto fu la goccia che
fece traboccare il vaso,stare lì era inutile,e lo faceva soffrire inutilmente,mentre la storia
gli scorreva vicino, stare nel tempio dell'amore passato a sentire il
ticchettare del tempo non aveva senso,quando un temporale lì vicino stava
per compiersi a portare via definitivamente come una marea ciò che gli era più caro.
La prossima destinazione era
Parigi.
Come poteva lui influenzare il
corso degli eventi?
Il muro che lo aveva diviso dalla
regina nella fortuna avrebbe continuato a dividerla da lui nella sciagura,certi
destini sono strutturalmente separati e c'è chi è destinato a
vivere nel fango e chi nell'oro,perchè divisi da un muro,e quand'anche
l'oro diventi fango il muro rimarrebbe comunque eretto.
Eppure la crepa di Versailles
avrebbe dovuto fargli presagire che quel muro si era definitivamente rotto
Lui vi stava entrando,ma nel
momento sbagliato.
La prima cosa che fece a Parigi
fu comprarsi un giornale per scoprire se la regina era ancora viva,o tutto era
stato vano,un ulteriore peso sul suo cuore,lesse che Luigi XVI era già stato
ghigliottinato e che era in atto un processo contro la regina e diversi nobili.
Tirò un respiro di sollievo,la regina
era ancora viva,ma non per molto,come salvarla,come in quelle circostanze?
Lesse il giornale per intero al
fondo c'era un trafiletto:
Rue Saint-Michelle26,Società dei nobili
cavalieri,un garofano per la regina.
Intuì che se voleva
fare qualcosa doveva andare lì,poteva anche essere una trappola per catturare
veteromonarchici,ma che gliene importava a lui della sua vita?
Vi si recò la sera
stessa.
A beneficio del lettore
spieghiamo brevemente che cos'era il complotto dei garofani,era un complotto di
filomonarchici che sotto la scusa nobile cavalleresca di salvare la regina
cercavano di reintrodurre la monarchia in Francia,tramite l'uso della forza
delle potenze straniere.
L'Austria arrabbiata reclamava la
sua regina che aveva donata in sposa a Luigi XVI e ora vedeva a rischio di
ghigliottina e un ritorno di Maria Antonietta alla sua patria avrebbe
accelerato e facilitato senz'altro un intervento del potente esercito
austrungarico,nonchè aumentare il loro prestigio presso la nobiltà europea...
Tutto era pronto per rapire la
regina,mancava solo un defic... ehm cavaliere che si facesse avanti ed entrasse
nella sua stanza per informarla delle macchinazioni,a suo rischio e
pericolo,ovviamente.
Se le cose fossero andate male i
nobili gentiluomini sarebbero passati oltrecortina.
Inutile dire che l'arrivo del
giovane cavaliere in quel club mascherato da innocua tavernetta fu accolto nel
migliore dei modi.
I nobili gli fecero i migliori
inchini e gli riempirono le coppe di vino,il piano era già preparato e
lui doveva solo portarle un messaggio dentro dei garofani.
Le guardie di turno erano già state corrotte
con una congrua somma di denaro,doveva solo recarsi lì l'indomani e
presentare i garofani alla reginacon il favore della notte.
Questa volta per vedere la regina
dovette scendere e non già salire le scale,infine la guardia che lo aveva
accompagnato,fece scattare il chiavistello e aprire la porta.
Si affacciò quasi con
paura, lo avrebbe riconosciuto?o sarebbe rimasta con lo sguardo inerte nel
vuoto che aveva visto mentre era nel processo.
La regina era girata di spalle
rispetto a Rougeville,seduta all'incontrario su una sedia,china le mani sulla
fronte.
I suoi capelli grigi le
ricadevano sulla schiena,erano ancora bellissimi,pensò il cavaliere.
La guardia come presentazione
battè le mani,
la regina girò lentamente la
testa e poi appena mise a fuoco il nuovo arrivato, spalancò gli occhi
azzurri su di lui.
Un rossore si diffuse per il suo
volto ora molto più austero.
Il cavaliere capì istintivamente
che almeno grazie al cielo,gli era stata risparmiata l'umiliazione di non
essere riconosciuto,sentì rigonfiarsi il cuore di parte del sangue che gli era uscito venti
anni fa.
''Rougeville...''
.''Madame..''
''Rougeville,che cosa siete
venuto qua a fare chi vi manda?''
Girò di scatto anche il resto del
corpo,e si sedette composta,rigida di fronte a lui.
Ora sembrava aver perso quella
naturalezza sfacciata,che lui bene aveva conosciuto.
Finalmente un sentimento nobile
aveva attraversato quel sangue blu secolare:la vergogna.
Provò un vero impeto
di vergogna,per come era conciata,per quella visita,per come lo aveva trattato
in precedenza,quello che era l'unico visitatore che riceveva da 13 mesi a
questa parte,il primo che la richiamasse Madame,dopo tutto quello che era
capitato,dopo tutta la sua prigionia.
Sorrise perchè era contenta
di ricevere una visita e concesse anche se un pò di malavoglia (era molto rigida
il suo braccio pareva congelato) la mano perchè Rougeville la baciasse.
Era vestita di stracci e calzata
con 2 stivali di cuoio sporchi e se ne vergognava visibilmente,teneva le gambe
serrate e le mani sulle gambe pensava dentro di sè ''menomale che c'è solo una
candela così non vede come sono conciata'',e aveva preso a lisciarsi i
capelli nervosa.
Rougeville pensò che vent'anni
di silenzio erano stati sufficienti a insegnargli quando si parla e quando no e
anzichè starsene zitto o venire subito al sodo senza toccarla si chinò e le disse:
''Non è il caso che
proviate imbarazzo,per come siete messa,le circostanze lo hanno voluto,non c'è nulla di cui vergognarsi siete
sempre molto bella''
La regina ABBASSO' lo sguardo,dagli occhi di Rougeville deviandolo leggermente di
lato''
Non disse grazie,semplicemente
riprese a guardare nel vuoto,gli occhi spalancati,''a che pensava,quale mondo
perduto le aveva ricordato la cortesia di Rougeville?''
Il cavaliere infatti non la
scambiò per una scortesia,si rendeva conto di come l'isolamento
producesse un'incapacità a stare continuamente attaccati alla realtà,e di come
rendesse più labili i confini tra il mondo interiore e quello esteriore.
Si riscosse un minuto dopo,ora
pareva di nuovo in sè,fece un sorriso galante al cavaliere,e tornò nell'imbarazzo
più profondo della
sua condizione,prese dal suo vestito un ventaglio che evidentemente aveva
nascosto e incomincio a sventagliarsi nervosamente benchè la temperatura
non ne desse la necessità.
''Parlatemi di
voi,Rougeville',che avete fatto in questi anni,e sedetevi...''
Rougeville prese uno sgabello e
con l'esperienza di solitudine che aveva maturato decise di optare per
l'opzione verità,almeno in quelle circostanze.
''Niente''
''Ho pescato pesce in un castello
della Normandia,in mancanza di altri soldi''
''Pescato pesce?''
''Si pescato pesce'' disse il
cavaliere ridendo.
''C'è qualcosa di
strano?
La regina lo guardò,e questa volta
si concesse una confidenza gli mise una mano sul braccio e gli disse:
''Potevate almeno venire a
Versailles,eravate di sicuro persona più gradita di tanti altri...''
''Ho mandato lettere per
questo,per riessere ammesso al vostro cospetto,e non ne ho mai ricevuto
risposta''
La regina si portò la mano alla
bocca,stando zitta.
''Ma non me ve ne dovete fare una
colpa,è tutta la Francia che vi scriveva e attendeva risposta,e non
necessariamente di entrare a Versailles''
Sempre più rimasta senza
parole,chiese per deviare la discussione:
''e avete preso moglie,avete dei
figli,volevo mostrarvi alcuni piccoli ritratti dei miei..''
''ho convissuto esclusivamente
con fantasmi,fra cui il vostro...''
''Ma per grazia di Dio io non
sono ancora morta''disse la regina...
''Quando si ama qualcuno,e questo
qualcuno non c'è che sia morto o no,è come amare un fantasma''
''Ma che dite?''
''Quando noi diciamo di amare un
caro defunto,noi cosa amiamo un mucchietto d'ossa,o il ricordo di
lui,un'immagine mentale,un fantasma,fatto di dipinti quadri ricordi e nulla più''?
La regina reagì con il sommo
dell'incomprensione e dell'imbarazzo,a questo punto diventò rossa e
...sorrise...
Rougeville capì che aveva
detto troppo,e non era il caso di toccare simili argomenti.
''Sentite,non
importa,ascoltate,io sono venuto qui per aiutarvi,per mettermi nuovamente al vostro
servizio per salvare la vostra persona...
E qui tirò fuori il
garofano con il messaggio dentro,la regina lesse il messaggio e sospirò,finalmente
c'era una via di fuga a questo strazio.
Si abbandonò mise la testa
sul tavolo poi la rialzò sorrise al cavaliere,gli prese la mano e qui fu il culmine
dell'abbandono dalla sua rigidità e disse:
''Rougeville,io apprezzo la
vostra devozione verso di me,soprattutto in queste circostanze,ma la vostra
vita vale quanto la mia e voi,interamente mi pare che non l'abbiate ancora
vissuta,io non posso mettervi in pericolo,io non voglio mettervi in pericolo,io
non oso mettervi in pericolo perchè non lo merito io,e non lo
meritate voi''
Il cavaliere rimase sconcertato.
Era lei si chiese fra sè,era ancora
lei?
Rougeville insistette:
''Ma come voi siete la mia
regina,quale soddisfazione migliore di legare il mio destino al vostro,anche
nella morte''?
''E poi che senso ha la mia
vita,io sono già morto?''
''No'' disse la Regina,questa
volta col tono autoritario e disinvolto di sempre,''voi non lo meritate,non per
me,almeno''.
E con questa frase lo congedò.
Si era dato all'alcool sfruttando
il credito che ancora gli davano i ricchi clienti del club del garofano,che
contava ottime botti di buon vino da svuotare.
Si sentiva senza speranza,la
prospettiva di tornare indietro con un altro fantasma della regina,questa volta
più
spento,livido,vicino alla morte e lontano dai bagliori dei sogni della sua
giovinezza lo atterriva.
Il popolo per contro continuava a
gridare nelle piazze,la rabbia e il livore degli esclusi,si riversava a fiumi
contro i nobili e pareva per la prima volta che il muro non esistesse più,distrutto
dalla fiumana del rancore.
La regina era colpevole,colpevole
fino al midollo,innanzitutto di non aver visto questo muro,di non aver
immaginato cosa c'era oltre,ma allora era colpevole anche lui,perchè nemmeno lui
dall'altra parte all'inizio aveva intuito della sua esistenza.
Quelle sere estive sotto il suo
balcone nascosto gli avevano rivelato la sua esistenza,ma perchè lui prima era
stato cosi' sciocco da ignorarla?
Era immerso in questi
pensieri,quando uno dei nobili del club,gli battè una mano sulla spalla e gli
disse:
''Rougeville non siate abbattuto
pare che la regina abbia cambiato idea,e che voglia tentare la fuga''
''Ora dovete solo ripetere quel
che avete fatto l'altra volta tutto è pronto per la fuga''.
Perchè aveva cambiato
idea?
Debolezza,paura della morte,forse
addirittura amore di lui,volontà di concedergli una seconda chance per stare assieme, fantasticò il cavaliere?
Non lo seppe mai,perchè vennero
scoperti,da una soffiata di una delle guardie,
lei lo aspettava ritta e immobile
e venne via con lui meccanicamente come un'automa
mentre la portava via con sè cercò nei suoi occhi
una risposta,ma non trovò niente,la regina aveva di nuovo quello sguardo assente,era un
fantasma che lui stava cercando di riscattare dall'Ade,come Orfeo con
Euridice,e prima che potesse voltarsi per guardarla parlarle e carpire da lei
il significato del suo gesto,già le guardie la portavano via da lui ricacciandola nelle tenebre.
.
....
Li portarono alla piazza del
patibolo su due carrozze separate,
le grida del popolo erano
isteriche gli insulti continui,le invettive agghiaccianti
''Strappategli il fegato!''
''Bruciateli vivi''
''Scorticateli''
''Vigliacchi''
''Parassiti''
La regina non pareva essere
minimamente toccata dagli insulti,aveva gli occhi trasognati e guardava oltre
la folla,si era rifugiata nei ricordi,e questa nube di ricordi gli schermava
l'orrida visione.
Chissà,se nei suoi
ricordi c'era posto per lui?
O erano solo
balli,saloni,principi giardini e corti,tutte cose che lui non aveva mai
visto,se non come uno specchio nello sguardo di lei.
Lui per contro non aveva ricordi
dietro a cui ripararsi e si sentiva oltraggiato dagli insulti,ma aveva senso
che dovesse pagare anche lui in quel modo?
Così comunque aveva voluto lui.
Quando la regina fu messa sulla
ghigliottina,lui guardava per terra e si sentiva completamente schiacciato da
quello spettacolo,si sentiva teso come la corda di un violino,e quando la lama
cadde e sentì IL SUO RUMORE sul collo della regina,la corda venne
recisa,impazzì perse il controllo,e mentre la folla festeggiava con la testa
della regina,lui salì sul patibolo,e preso dalla foga diede vita a un vecchio
desiderio:
baciare i piedi della regina.
Dato che aveva le mani
legate,come un cane si avventò sul suo stivalo e glielo tolse con la bocca,poi fece lo stesso
con la sua calza e infine baciò il piede della regina che nel frattempo era diventata un livido
cadavere.
Fu bloccato dal boia e dagli
altri,che lo presero di forza,perchè anche il suo destino fosse
compiuto.
Quando fu bloccato sulla
ghigliottina,vide chiaramente di fronte a sè il sangue che il prezioso collo
della regina aveva schizzato copiosamente quando la lama era caduta.
Ne sentì l'odore:
Sapeva di COGNAC DI QUEL COGNAC:
Si mise a leccarlo,era proprio
COGNAC
La folla incominciò a sorridere,a
quel punto guardò in avanti nel catino che doveva ospitare anche la sua testa,era
mezzo pieno d'acqua mista a sangue,sebbene fosse nuvolo,lui rivide la Luna
quella Luna di quel giorno con quell'espressione e poi il volto della regina
questa volta giovane.
''Vieni''gli sussurrò...
A quel punto emise un grido
'PER QUESTA DONNA HO PERSO LA
TESTA!''
''Decisamente sì'' disse
serafico il boia,e si tirò giù il cappello conscio di stare macellando l'ennesimo innocente e
azionò il meccanismo.
La folla scoppiò in una risata
fragorosa,l'ironia macabra della scena e della frase era implicita.
L'abate di Clermont invece scosse
la testa
''Un altro pazzo,oggi ne hanno
fatti fuori 5 a fronte di una testa coronata''
Se il sacrificio di Rougeville
valse qualcosa,non fu a salvare la regina ma forse a illuminare qualcuno che la
marea di ''giustizia'' rischiava di travalicare e trasformarsi nel suo diretto
opposto,cosa che appunto avvenne.
Iscriviti a:
Post (Atom)