mercoledì 23 ottobre 2024

La grande acqua

 Ho sempre pensato che fare lo scrittore implichi di rinunciare alla vita e rimanere ancorati a luoghi solitari come le scogliere di Providence per Howard Philips Lovecraft nonché coltivare una virtù creativa immaginifica che colmi le lacune del grigiore della vita.

Avevo un idea sbagliata, o forse non sono uno scrittore.

Che la vita potesse esplodere in una dimensione creativa lei e dettarmi le pagine di un libro lo ignoravo.

Ma ignoravo e ignoro tutt'ora molte cose.

Stavamo arrivando da Sao Paulo sulla sua compatta ed efficace Chevrolet turbo, io mi ero impigrito dalle ''vacanze'' mentre guidava lei e già solo questo rende l'idea della potenzialità trasformativa della vita.

Mi ritrovavo su un altro continente e per non confondermi troppo guardavo google maps solo a volte , perché ingrandire la mappa e osservare il pallino sul continente sudamericano per me che ero sempre stato in Italia era piuttosto bizzarro e mi lasciava spaesato.

Non è che semplicemente non ero a Torino città natale da me abbandonata e amata, a questo giro ''mi ero allontanato un pò'' ingrandire e vedere il Sudamerica e l'oceano Atlantico del sud era tanto divertente quanto spaesante.

Lei procedeva veloce e decisa per l'autostrada da Sao Paulo a Rio de Janeiro, con una tappa intermedia sempre nello stato di Sao Paulo , un curioso mix di carattere e dolcezza mentre io per una volta mentre viaggiavo con lei non mi abbandonavo al sonno.

A differenza dell'Argentina, il Brasile mi pareva leggermente inquietante e mi teneva desto.

Il paesaggio infatti era ''tropicale cupo'' qualcosa che in effetti il viaggiatore europeo non si attende troppo.

Niente sole, solo nubi basse e nebbie che strisciavano sulle colline verdi del Brasile in rilucenze con una strana luminosità autunnale e lei ironizzava: ''Toscana Brasiliana'' puntando l'accento che diverse volte avevo descritto le colline toscane come sovente cupe e circondate da un alone ultraterreno un pò (molto)funereo.

L'autostrada continuava fra queste colline, forse un pò rovinate anche dagli incendi dove comunque la vegetazione tropicale cresceva su una terra molto rossa, tra un cartellone pubblicitario e cartelloni in cui veniva scritto a caratteri cubitali ''fiscalizacao''(non capivo ancora il portoghese).

Avevo abbandonato le mie insicurezze al letto da cui ero partito tanti anni fa a Torino, avevo rinunciato a essere rassicurato e accettavo che la realtà fosse tanto bella, varia , ondivaga, potente, estrema, stupefacente quanto oggettivamente o soggettivamente poco rassicurante.

Eppure non le avevo del tutto abbandonate.

Ma non ero di certo diventato un cuor di leone, lasciavo che questo film venisse proiettato nei miei occhi, senza rituali di banalizzazione quotidiana, senza routine, senza giustificazioni o autogiustificazioni.

No oggi non sono a lavoro.

Non sto gratificando nessun superego, nessun dovrei essere, sono.

La tappa intermedia era la casa di suo padre.

Morto oramai un  anno e mezzo fa.

Me la voleva mostrare come dispiegamento della sua interiorità nei miei confronti.

Io avevo le mie teorie bizzarre come al solito ed ero convinto che fra quelle colline del Brasile e quelle  toscane dove vivevo ci fosse un tramite e quel tramite fosse la comune natura di quei luoghi con l'aldilà.

Si era diverso dall'Argentina e visto così il Brasile appariva più cupo, ''più toscano''.

La telefonata ''casuale'' che le era partita ''per caso'' e aveva ''per caso'' riavvicinato i nostri destini percorrendo 11000 km dopo che ci eravamo incontrati a Firenze era partita da quella casa di quel lago dello stato di Sao Paulo in Brasile ed era arrivata alle colline delle serre dove correvo in compagnia de ''Los muertos etruscos''.

Dovevo dare un interpretazione, devo dare un interpretazione a tutto e dunque per me il tramite era quello.

Io avevo sempre creduto di essere una sorta di Ermete psicopompo.

Osservavo le colline con le nuvole grigie basse e una pioviggine quasi ''autunnale'' anche se li era primavera,

Via via si fece buio.

Lei aveva il suo fascino coi rayban anche e sopratutto con le nuvole.

Le stringevo la mano.

Abbiamo superato un check in con la sbarra che li in Brasile pare essere cosa abbastanza comune mentre lei guidava disinvolta di qua e di la su delle strade che si sono fatte sterrate.

Siamo scesi.

La Luna è ricomparsa da sopra le nostre teste dopo tanti giorni che pareva scomparsa.

Era crescente ed era inclinata rovesciata rispetto all'Europa.

L'astro illuminava i nostri corpi tenuemente anche se la vicinanza con l'imponente megalopoli di Sao Paulo impediva di apprezzare appieno le costellazioni per via dell'inquinamento luminoso.

La casa era li mentre le luci dei lampioni si riflettevano nel lago buio.

La casa appariva bella anche se ''trascurata''.

''Mio padre era un po loco ha creato una discesa ultraripida al lago, noi ci divertivamo a guardare la gente che tentava di scendere o salire con la macchina e ridevamo dei loro tentativi''.

Fu in effetti una discesa ''particolare'' con una ripidità oggettivamente bizzarra (forse la discesa più ripida che io abbia visto in una strada) in un luogo che non necessitava di quella ripidità in quanto non era montagna.

Suo padre credo non l'avesse fatto solo per ridere, credo fosse una metafora di come la gente affrontasse la vita, la morte e l'amore o di quanta fiducia avessero in se stessi e di come pigiassero l'acceleratore.

Voleva vedere se lasciavano che fosse tutto di un tratto, ripido e immediato, senza rassicurazioni, voleva vedere come se la cavavano con la gravità, la paura, il lago di fronte.

L'universo e il mondo in ogni caso sono troppo vasti per rimanere soli.

Di botto, in maniera improvvisa percorrendo quella discesa.

Scendemmo dall'auto di fronte al fresco del lago di nero di fronte a noi.

Ci baciammo.

''Vieni con me'' disse lei.

C'erano dei kayak, salimmo sopra e cominciammo a remare.

Ci discostammo dalla riva del lago e un freddo incontrò i nostri corpi, io non nego che avevo paura.

Io avevo un unica via di redenzione dalla paura ed era prestare attenzione al suo corpo, alla velocità della sua remata mentre le acque scivolavano tranquille indietro allontanandoci dalla terraferma.

Voleva mostrarmi qualcosa anche se in modo non verbale.

In precedenza mentre correvamo assieme lei aveva saltato un fossato ed era rimasta aldilà dell'acqua mentre la riva era fangosa.

O meglio io ero rimasto aldiqua attendendo che lei tornasse indietro.

Quell'episodio ci aveva colpito.

Io non avevo saltato perché il fango mi pareva troppo.

Lei era tornata indietro.

L'acqua sembrava un elemento con cui lei aveva familiarità e io no.

Ora l'obbiettivo sembrava attraversare quell'acqua.

Attraversarla assieme.

Così al buio mi faceva paura.

Era nera, era panicogena e in un certo senso era naturale che lo fosse, ma anche no.

Immergersi nel lago, brividi lungo la schiena, quel lago, ma era davvero solo paura, o non sapevo riconoscere le mie emozioni?

Sentivo che quell'acqua era una sorta di tramite, che se avessimo proceduto assieme avremo avuto una sorta di chance di immortalità.

Quella per me era una sorta di barca iniziatica in un Nilo dove noi stavamo preparando noi stessi per l'immortalità, per l'attraversamento della porta della morte thanathos, attraverso eros, entrambi personificati dall'elemento acqua.

Quanto si dovrebbe abbandonarsi alla ''potenza'' della ''paura'' per ritornare ad essere vivi, perché forse appunto, non è paura, è ''potenza'' aldilà dell'impotenza apparente delle circostanze della vita, della riva.

E tu hai paura e ti lasci incantare dal suono dei musici e dei poeti che rimangono sulla spiaggia, che suonano le loro cornamuse mentre intonano canti ai navigatori che arrivarono tanto tempo fa dall'acqua o che tanto tempo fa partirono alla conquista di nuovi mondi.

Sciocchi.

La vita trasborda come onde nei loro cuori se solo la riconoscessero, ma loro credono sia paura, e si radicano ancora più a terra.

La sulla riva come dei Lovecraft inutilmente attaccati al concetto razionale di paura ''europeo''  si concepiscono racconti dell'orrore senza comprendere che solo sulla riva è paura, dopo diventa ''potenza'' oh come si attraversa l'impotenza della vita, gli scogli maledetti sono solo la riva.

Dalla riva pare tutto impossibile, ci si può abbandonare a vene narrative poetiche o prosaiche e stop, mica si può vivere, si può al massimo innalzare canti al sinistro terrore dell'acqua e odi ai popoli che indomiti l'hanno attraversata e i cui discendenti vivono sulle rive.

Celebrare il fatto che i loro discendenti dopotutto hanno abitato sulla tua sponda e che tu in fondo anche aldilà dell'oceano sei ancora sulla tua sponda.

Dopotutto tu cosa ricordi della tua nascita se non onde?

Adesso ricordo quel sogno...

Avevo 3 anni quando sentivo di attraversare quelle onde azzurre e le sognavo mentre con una potenza non adusa a un bambino sognavo di attraversarle con una velocità a dirla tutta inspiegabile come se appunto fossi IO la nave, l'aereo anfibio che le fendeva a velocità folle e adesso il cuore mi sobbalza a quei ricordi perduti.

Morte o nascita?

Un oceano l'abbiamo attraversato tutti e dovremmo ricordarcelo, è inutile ricordare Cristoforo Colombo, tutti veniamo dalla grande acqua.

Non credo che l'acqua significhi solo morte.

Dipende la tua attitudine a buttartici dentro per raggiungere qualcun altro, a dimostrazione che l'ami davvero, a lasciarti circondare da quell'elemento.

E' morte solo vista dalla riva, è nascita per chi attraversa quelle onde, nessun utero, nessuna riva, nessuna certezza, sarà mai sufficientemente rassicurante a vincolarci per sempre alle sue false rassicurazioni, alla finzione di quell'angoscia che in realtà è quella potenza che hai sempre sentito mancarti.

Nel lago li vicino purtroppo suo padre era morto in un incidente aereo.

A un certo punto, al centro del lago lei ha percepito la mia inquietudine.

L'ha affrontata nel suo modo consueto naturale.

Ho respirato, ho smesso per un pò di avere paura di tutto ciò che mi circondava per guardarlo meglio.

La casa era di fronte al di sopra, l'acqua tranquilla nera rifletteva quieta le stelle.

Lei mi disse :''l'acqua è amica, prova a metterci dentro i piedi, nuotiamo qui, buttiamoci dai, è tiepida''.

''No per piacere, non qui, ti voglio seguire, ma sarebbe stupido dirti che non ho paura''.

Io mi limitai a metterci solo i piedi appunto.

Potevo buttarmici dentro?

Li nel centro del lago?

Mi è mancato il coraggio.

Tutto razionalmente appariva incoerente, che ci facevo li in un lago di notte in Brasile?

Ma la razionalità serve a poco.

Ma per il momento ammetto che io me ne servivo ancora per calmare quella paura.

Quella paura così potente di ''annegare'' di ''andare oltre'' che a quel punto poteva diventare un moto di passione dirompente, libido.

''Avviciniamoci a riva se vuoi che nuotiamo, qui non me la sento''

Niente annegamento, niente acqua profonda.

Optai per stare con lei verso riva.

Li ci buttammo.

Nuotammo nelle acque nere di quel lago, nuotammo per dieci minuti buoni.

E venti minuti non sono l'eternità.

Ci eravamo bagnati assieme.

Non l'avevamo di nuovo attraversata anche se ci eravamo bagnati assieme.

Lei non amava le rive, non amava la terra, nemmeno le barche, non era il tipo di donna che posa cretina su una barca di qualche ricco deficiente, lei dalle barche si buttava per nuotare e cosa ancora migliore per nuotare con me, ma la paura non è uno scherzo e sebbene io fossi determinato a seguirla ovunque fui costretto a pregarla di desistere di nuotare ''lì'' al limitare della profondità nera, dove si poteva toccare.

I nostri corpi si incontrarono, ma in acque superficiali, pulite e superficiali, mentre io tenevo a bada la mia paura.

La paura di nuotare, dell'acqua nera porta i corpi a incontrarsi solo in parte.

Spero di aver sentito che la paura è forza, è potenza, che l'angoscia è potenza, che la paura del vuoto è la forza dell'ala dell'uccello che sta imparando a volare.

Non è uno scherzo l'amore, non è uno scherzo il sesso, se Dio ci ha dato un modo per essere dall'altra parte, è scontato che bisogna essere forti per attraversare quell'acqua, ed è scontato che quell'acqua in realtà fa paura, tanta e forte.

A un certo punto le dissi: proviamo a nuotare più in là.

Nuotammo, lei come sirena non era male, io bho.

A un certo punto temevo realmente di affogare quando di punto in bianco una luce squarcio' l'oscurità, ho creduto fosse un angelo o un rapimento alieno che ci puntava la luce in faccia, invece era una barca, un gommone e sopra chi c'era?

Fui incredulo per la natura onirica della visione: era Peyrani sul gommone.

Aveva una birra in mano, la solita steninger.

Lo osservammo increduli, si stava ubriacando con una cerveja in mano, era proprio lui.

Credevo di vedere Dio e l'aldilà e invece vedemmo Peyrani.

Io gridai:

Lo hai visto?

Lei disse: " i tuoi amici hanno la cerveja sulle spalle".

"Ma questo è Igarata o il lago di Arona?"

Come una visione mistica mentre urlavo : "lo avete visto!" il peyrani borracho si allontanava ubriaco sul gommone ridendo loco mentre il gommone girava a vuoto.

Forse io cercavo di comprendere la vita ma Dio mi metteva alla prova con queste visioni, eppure adesso lei mi era testimone il mio amico Peyrani borracho era pure sul lago di Igarata che lei mi disse in lingua locale significa "canoa dell'ubriacone".

Più tardi a Rio sulla spiaggia a 800 km di distanza sull'oceano australe mi bagnai io solo mentre lei mi guardava dalla spiaggia, sentivo che nell'Atlantico suadente del sud c'era un freddo e una nebbia diversa che non c'entrava con la morte, ma c'entrava con la vita, con la natura geografica dei continenti.

La Luna ci osservava da sopra mentre abbracciavo il suo corpo una volta sulla spiaggia io sotto lei sopra, i dos Hirmaos cime bizzarre inargentate dalla luce bianca erano la firma di Dio sul golfo, laddove le luci delle favelas disperate rincorrono le stelle.

Vedevo l'effetto della nebbiolina sulla sua pelle, le faceva venire la pelle d'oca, le nebbie si muovevano dolcemente dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia trasvolando vicino alla Luna correndo per il cielo notturno dall'oceano a noi.

Surreale potente suadente dolce e talora inquietante.

Notte tropicale dolce quando al riparo degli alberi frondosi  i lampioni si fanno piccoli per lasciare il cielo alla Luna che osserva benevola e officia i riti della vita.

Lei aveva tornato a tenerci per mano, in fondo forse non è successo solo a noi, certo siamo dei privilegiati, ma la Luna ha vigilato il rituale della vita nella volta dell'eternità, e confido nella sua dolcezza e pazienza.

Confido nella sua pazienza e nella possibilità di gettare i petali dei fiori una nuova volta oltre l'oceano, in quelle spiagge aldilà mentre gli alberi frondosi riposano tranquilli e inquieti accarezzati dal tepore della spiaggia e dalle brezze fredde dell'oceano.

La morte è soltanto una riva che ci divide, se non nuotiamo assieme, no l'acqua è vita.

L'esistenza umana è una questione di prospettive.

L'acqua è la grande realtà, ma dipende come la si guarda.

Quell'acqua è vita vista da dentro, se ci entri dentro, se la attraversi.

Oramai il viaggio era giunto alla fine.

Sentivo che quelle nebbie atlantiche sebbene in Brasile erano già Europa e di lì a pochi giorni infatti sarei dovuto tornare sulla ''mia riva'' nelle terre aldiquà, della razionalità, delle certezze, delle paure, delle routine, molto aldilà dell'amore, molto aldilà delle terre del paradiso dove la pelle non si accappona per il freddo ma per altre emozioni, lontano probabilmente anche da Dio, e dal volto vero della Luna.

Ancora una volta divisi, non più un fossato fangoso, ma l'Atlantico immenso, eppure tu l'hai già attraversato, eppure mi aspetti, e quando ritornerò su una riva sarà solo per la promessa di un nuovo incontro, non per sognare da solo e cantare da poeta ai limiti dell'ignoto, ma per attraversarlo con te.

In verità la terra non ti piace e ti fa paura il timore di un passo sbagliato, ma nell'acqua no.

In verità è la terra a essere morte e l'acqua sorride a chi gli volta le spalle e vive immergendosi dentro.

domenica 20 ottobre 2024

La ci sono

 Tornare in Toscana è un trauma.

Il silenzio di questo microscopico paesino è abbacinante.

Lasciamo stare problemi assortiti.

Quando sono arrivato ho guardato le stelle, non c'era nessun rumore, era inquietante.

Qui ho imparato mio malgrado a conoscere i colli.

Soffrire d'ansia qui che vuol dire?

Il cielo fa del suo meglio per apparire grigio e piovoso in questa stagione ma io non ce l' ho con lui.

A volte nelle nuvole si vede il proprio passato.

A volte i passati.

A volte sembra di illuminarsi.

Le nuvole scorrono sono acqua.

Dalle colline antistanti arrivavano anche d'agosto nebbie e nuvole che sfioravano la terrazza.

In verità l'acqua pare essere un tramite, e dunque io li vedevo arrivare.

Lasciamo stare le connotazioni turistiche, li nelle colline ci sono.

È difficile dire cosa è suggestione e cosa no.

Avevo fatto un giro al bosco di Ortaglia e mi era anche piaciuto.

Dal basso guardavo il colle e le nuvole che si addensavano lì, sentivo ansia e non sapevo il perché. 

Una volta salito le nuvole mi hanno aspettato, hanno scaricato.

Avevo con me il cellulare che ho messo nell'impermeabile.

Una volta tornato mi resi conto che era morto lo stesso, come loro.

Ho interpretato che volessero danneggiarmi o che non volessero andassi li.

Vero è che non è la prima volta che mentre passo da quelle parti succede qualcosa. 

La proprietà di quei luoghi è che si in teoria sono rilassanti perché naturali.

La pratica è che ogni volta che passi li succede qualcosa. 

E mentre dormo di fianco al colle io mi spiego le paure delle persone,c'è qualcosa o qualcuno che vuole uscire.

Uscire da lì.

Comprendo perché la natura di questo luogo appare intrappolante.

Perché queste mura ovunque, no, non eserciti di tanto tempo fa.

Uscire, qui c'è qualcuno che vuole uscire ed è da tanto tempo che non esce.

Se escono è per entrare in qualcuno.

Meglio francamente non lasciarli uscire.

Meglio ancora non lasciarli entrare.

Io sono sensibile ma non permeabile, lo credeva anche il mio telefono dentro l'impermeabile.

Quando vedi acqua alla tua finestra asciugala.

Quando ascolti in silenzio accendi un lume.

Di fianco al crinale le urne si disfano senza che tu sappia chi era venerato li.

Nell'uomo la sete di paranormale e di senso ignora che le leggi fisiche sono al loro servizio.

Non c'è nulla di paranormale nella nebbia e nell'acqua.

Eppure già altre volte avrei dovuto capire.

I fulmini che erano caduti li quando c'era stato il temporale.

Lì è sempre più forte.

Vicini, violenti Eppure non assassini.

Le stelle stanno sopra silenziose come uno specchio dell'abisso che c'è sotto.

Da lì non credi l'universo sia popolato.

Una inquieta disperazione ti coglie.

Eppure è solo li.

I pertugi all'interno di quel mondo non sono solo li.

Le nuvole si muovono basse anche altrove.

Se tu vuoi attraversare l'acqua non lo puoi fare da solo.

Per il momento limitati ad asciugarla alla finestra.


giovedì 22 agosto 2024

La valle arida del presente

 La pioggia scivolava, lontano, molto lontano, di là dei deserti e degli oceani così lontana da potere essere raggiungibile solo tramite il ponte della memoria, e l'occhio azzurro del cielo lasciava il rubino del sole a chiudersi nel suo solipsismo luminoso, quasi che in fondo il sole avesse paura di essere rubato da una mano cosmica nell'abisso di tenebra chiamato universo.

Egli si concedeva di splendere per 12 ore per poi correre a nascondersi nella notte.

Egli scappava nella notte, perché temeva l'immensità dell'universo, e che da essa ne emergesse una mano a imprigionare la sua bellezza libera e a ridurlo a un un triste canarino giallo in gabbia a cantare la sua luce per chissà quali altri occhi, odiosamente più gelosi dei nostri.

Il rubino del sole incastonava la mano rinsecchita e vecchia della valle gialla, instupidita dalla calura.

Immobile.

Un vero spreco per certi versi che l'acqua che era scorsa in codesta valle in tempi molto arcaici ora dovesse essere solo più nelle nuvole dei ricordi, abbacinate dal sole e tiranneggiate dal vento volubile che li deformava.

I ricordi come le nuvole durano un attimo e poi diciamolo non esiste un ricordo uguale ad un altro.

Sarà questa cosa che noi chiamiamo presente?

Ma poi noi chi?

Io so solo di essere io solo che  camminavo scalzo e solo nella valle deserta e solitaria.

E più cercavo lo spirito di Allah e di Buddha o di Cristo o degli dei etruschi, e più sentivo semplicemente che lì in quella terra terribile violenta sulfurea e infuocata viveva nascosto nei milioni di anni lo spirito della pioggia. 

Io camminavo scalzo in questa valle sui ricordi della pioggia, dell'acqua che era scorsa chissà quanto tempo fa.

Lasciavo che la radiazione gialla anestetizzasse la malinconia di non essersi potuto più permettere una sana malinconia.

Solo depressione o ansia, che in realtà sono solo canti di guerra incompresi.

Mi inginocchiai verso la Mecca e pregai che tornasse l'acqua sulla valle ma nessuno rispose.

Pregai Cristo ed Odino.

Pregai tutti e pregai nessuno.

Dissi basta.

Cominciai a carezzare la terra riarsa, concessi al suolo riarso le mie dolci carezze.

Colui che riceve solo sputi dei naufraghi solitari e il paranoico solipsismo del sole bollente, io lo accarezzai stupidamente.

Lo accarezzai coi miei piedi.

E con le mie mani.

Lo baciai.

Riuscì persino a piangere.

Quella fu la prima acqua che quella valle vedeva da millenni.

Me ne fu grata.

E parlò alla pietra del mio cuore facendogli ricordare che cos'era veramente l'acqua.

Me ne andai sollevato.

Non ero profeta di dei e nemmeno portavo croci impensabili o ero un mostro dell'inferno.

Ero solo un ragazzo carino dai begli occhi.

Aceto

 I raggi del tempo

splendono

dall'istante.

Per sempre

si irradiano,

prima, dopo

o durante.

Camminano

lungo il sole.

Foglie umane

lasciano ombre

di eternità.

I cuori dei bambini

ricordano

la vita,

l'origine.

Scivolano via

le tue ombre sacre

con la cosiddetta

maturità.

Nel calore di agosto

papaveri rossi

e fantaasmi

urlano di dolore

nelle RSA.

Oltre il mosto

c'è il vino,

oltre il vino

solo aceto.

Butta via

queste anime vecchie

e acide

dal cattivo odore

del tutto insano.

Rancido vecchio peto.

Un uomo buono

non gradisce il male

finanche umano,

questo si noterà.

Tu lascia che le stelle

prendano discepoli

nel gracidare

delle rane.

Nella pozzanghera

e non nel mare.

Limpidi neri

occhi specchi

saltano su

orbite lontane.

Apri bene gli orecchi:

la vita è venuta 

su questa scoglio

miliardi di anni fa.

Se tu trattieni 

l'onda

è solo un peccato

di orgoglio

nell'oceano

dell'eternità.

sabato 17 agosto 2024

Ipnotizza

 Le pietre

offerte dal Signore

del cielo

pregavano

colori,

 col tuo

sorriso

con zelo.

Gli ori

dei giorni

nei tuoi 

riccioli art nouveau,

splendono

castani,  contorni

ti amo.

Il rivo è secco

e Buddha

sa

che il rivo è pietre

e l'acqua

arriverà.

Tante pietre nel cielo

tanti colori

tanti deserti

ciondoli di pianeti

al tuo collo

non ancora scoperti.

Al tuo polso

Orione

se te lo dono

non mi fare sentire

un coglione.

Buddha sorride

non è un ebete

e infatti danza

nel ventre dell'universo

sei nata scalza.

Chiamalo come ti pare

che tanto arriva,

sorride

e se ne va a letto

contento,

la Pietra

della Luna

fra le nubi

e il suo scrigno

non ancora

aperto.

Luz vermeja

nelle dita

ipnotizza

ipnotizza 

ipnotizza

dagli abissi

della morte

tu mi risollevi

nella luce

nella vita.

sabato 10 agosto 2024

I cavalieri dei colori dell'apocalisse

 Capita talvolta che io debba confezionare un racconto come un sarto che voglia regalare un bel vestito.

Non tutta l'umanità ha la stessa taglia, e un buon sarto ha a cura della comodità pù che dell'estetica.

C'erano un epoca, un epoca in cui il mondo era ancora a colori, e un epoca nuova, in cui il mondo era diventato bianco e nero.

Come un'involuzione strana, laddove il mago della tecnica aveva ingoiato nelle sue viscere di fotodiodi, di valvole termoioniche, e poi di silicio i colori del mondo per privare i cuori e gli occhi della gioia del colore.

Era venuto Carlo Marx dalla Germania, terra di dei e demoni oscuri e di tramonti rosseggianti dei colori del povero Munch e aveva visto nel ''nuovo capitalismo'' semplicemente l'angoscia del sole morente e del Ragnarock in cui un Wotan proletario avrebbe dato fuoco al walhalla degli dei dalle tasche piene.

Poeta che non sapeva di essere tale aveva consegnato al mondo all'illusione di un salvatore norreno dai nomi moderneggianti e dai tratti apparentemente simili al Nazareno.

Non era un ebreo forse, dicevano i piccolo borghesi con le svastiche?

Savi di Sion?

O Savi di Wotan?

Mago Merlino delle technae?

Dresda  ardenda est.

La legge del fuoco è semplicemente che è rosso.

Pazienza.

I poeti e gli astratti sono una razza incompresa, innanzitutto da sé medesima.

Figurarsi dagli altri.

Dicevo che c'era un epoca e un mondo, che prima che il mago delle terre delle nebbie delle isole britanniche decidesse di vendicarsi dei colori del mondo rubandolo nella voragine della tecnica.

Oh se era cattivo?

No non era nient'affatto cattivo.

Viveva fianco a fianco delle pecore, sopra l'erba verde e sentiva respirare l'oceano, mentre dal calore rassicurante rosso del focolare emergevano intuizioni.

La legge della macchina a vapore è un regalo della nebbia dell'oceano.

Dalle scogliere si insinuava nelle isole benedette del buon Shakespeare.

Ma c'era una strega vestita di bianco, povera e miserabile che aveva deciso che l'umanità si sarebbe ammalata dell'anemia visiva del perdere la visione dei colori.

Ella era la ragazza del fiume.

Una creatura ch'io vidi tanto tempo fa in un vecchio incubo.

La ragazza del fiume era un brutto essere e vive ancora ed ella è, e sarà, e nessuno, nemmeno sa che esiste ancora.

Lei come tanti altri aveva colto il problema dei numeri.

Lo faceva in modo naturale.

Vagava, sotto i ponti, mentre sopra l'umanità camminava di fretta.

Sapeva che il potere dei passi era

il numero.

La tecnica spirava nebbia insieme a nero fumo dalle fiamme rosse di un inferno sempre più nascosto nelle viscere del mostro di piombo e acciaio.

Rivoluzione industriale.

In tanti hanno creduto nel potere della macchina, abbarbicati alla visione del pupazzo quando tramite i numeri ella tirava le fila del nuovo demone.

Ipnotizzava gli occhi umani di diversi colori nel demone danzante di colore grigio.

Erano grigi gli occhi della ragazza del fiume, neri i suoi capelli, bianchi i suoi piedi.

Per vendicarsi dei colori, gelosa del bel colore degli occhi dei ragazzi del mondo li aveva ipnotizzati al cemento grigio, all'acciaio etereo, e ringrazia il vetro con cui almeno nei grattacieli il cielo poteva specchiarsi per potersi asciugare le lacrime.

Per vendicarsi dei capelli castani, degli occhi verdi, dei capelli rossi, delle carni delle passioni che avessero un colore aveva condannato il mondo alla grande ipnosi.

Dall'occidente all'oriente, la strega, oh se non lo era lei..

Aveva annegato i colori nel bianco e nel nero.

Il primo schermo in bianco e nero.

Le rassicuranti prediche di Pasolini e l'apparente innocenza del carosello.

I programmi per i bambini.

Le lacrime.

I cavi.

I tubi che pompavano nel suo cuore linfa vitale di colore nel suo sangue grigio dove i suoi globuli grigi tentavano di scaldarsi con le lacrime di sangue dei poveri.

La loro vergogna livida blu.

Con quali soldi ti comprerò un fiore?

O mio sciocco narciso ma se essi crescono sui bordi delle autostrade e persino i gatti ne vedono le sfumature.

All'umanità è sfuggito di mano il colore.

Guardi l'erba verde e non è più verde.

Ma su un tablet coreano è verde, ancora verde l'erba.

Ma tu non ci saresti arrivato che era la strega del colore lei?

E l'umanità era in un inferno non tanto di macchine, ma di numeri.

Se c'è un qualcosa a cui si contrappone il numero, quello è il colore.

Digitalmente parlando tornerebbe comodo dare la colpa ad uno smartphone sopratutto nel 2024 dopo le varie sciocchezze blackmirror di quei complessati d'Albione.

I'm not sorry.

E' semplicemente qualcosa che si confà al mio livello.

Sono mago anch'io e conosco le leggi dei numeri e dei colori, e le macchine hanno poco gioco, sono il burattino, il burattino tirato dai numeri contro cui la folla ignorante, la plebe sciocca,superstiziosa e ignorante si prostra o getta pietre.

E vorrei poter dire qualcosa di buono del cuore di costei, perché in fondo, si al di là della sua sofferenza forse era davvero buona anche lei.

Non esistono i cattivi nelle mie storie, esistono le lacrime degli illusi contenti di illudersi, i tentacoli dei numeri, le piovre dall'abisso dello zero, le mani che digitano su una tastiera i colori degli occhi.

Nelle sue viscere, nei suoi globuli grigi, nel mare della sua tecnica, i colori vivono e vivono splendenti del Walhalla che Wotan Marx proletario aveva fallito nel bruciare a Berlino (piantando una bandiera che casualmente era rossa).

I cuori che dinanzi alle sirene digitali si incontrano.

E danzano.

La tecnologia è un estensione della magia.

E da a quei pochi che hanno ancora occhi colorati la possibilità di sognare a occhi aperti a colori.

Pomba Gira, Erzulie, la Venere di Milo, l'azzurro mistico del mare Egeo, la bellezza di Venere cui Paride aveva porto il pomo in ginocchio in verità esisteva ancora nelle viscere della tecnica grigia.

Tra hotspot wi fi e connessioni traballanti non si fa poi molto diverso che davanti a una candela, un pò del proprio sangue rosso e un sigillo.

Ma gli sciocchi, gli sciocchi sono sempre esistiti.

E anche gli zombie, i poveri corpi le cui anime sono imprigionate nelle bottiglie di rum esistono, oh se esistono, i morti viventi..

Te lo deve dire un mago che il potere vero sta nell'illusione?

E che lo sciocco è sciocco, e che può essere anche solo un app anziché una bottiglia, ma il principio è lo stesso , nomi numeri e dei.

Gli zombie non sono una novità , ma tu per questo non li devi odiare.

Lascia stare il pupazzo dello smartphone guarda i fili del numero.

Idiota, come te lo devo dire, che sono un mago anch'io e non mi arrabbio con le marionette né tanto meno gli do colpe o gli tiro pietre.

Lascia stare lo smartphone.

Quello è solo il pupazzo di mangiafuoco o mio ignorante pinocchio che si è rifiutato di cibarsi dell'abbecedario, della cabala, e di altre storie di nomi numeri e dei.

Sei sempre il solito asino.

Dicevi di spegnere la tv già negli anni 90 quando ancora la fatiscente delle disgustose gallerie d'arte di un Picasso mediocre venivano surclassate dal bel culo di una modella della pubblicità di un martini.

Figurati ora che possono dire costoro:i ciechi dell'IA,(che è solo l'ennesima marionetta).

Anziché guardare sorridenti a un grattacielo specchio del cielo, o alle lacrime della pioggia mentre l'aeroporto pulsa e invermiglia le viscere piene di ricordi delle pozzanghere loro credono alla mascherata del potere e dei numeri.

Numeri.

Numeri.

Numeri.

Maschere.

Vedono il mondo in bianco e nero.

Amministratore delegato.

Impiegato.

Megadirettore.

Stipendi a 6 cifre.

E io che coi numeri ho lottato e ho perso, ti dico, lascia i numeri a chi li conosce.

Agli dei e alle dee che ti vogliano rivelare un qualcosa o rubarti gli ultimi istanti di vita mentre deliri in mezzo al colera.

Anche il fuoco di Hiroshima era numero.

Sopratutto il fuoco di Hiroshima era numero.

E al più grande poeta di tutti, quello dell'oriente fu per lui per primo concesso di vedere tanti colori e tutti assieme.

Un dono e non come viene creduto una disgrazia.

Il monito di San Giovanni di Patmos si stende dall'azzurro del mediterraneo a tutta l'oscura notte dell'eternità.

La bestia il cui numero è 666.

Non ti soffermare su ognuno di questi riferimenti di numeri, o amico figlio dei greci.

Se l'umanità, sopratutto i poveri, che sono coloro che sanno danzare meglio fra i colori, saranno condannati dalla ragazza del fiume a vedere il mondo in bianco e nero, a credere alle favole bianche e nere del potere, il cavallo dell'angelo e la tromba squillerà, nel numero e per il numero i colori del mondo esploderanno ai loro occhi increduli di tanta bellezza.

La chiamano ingiustamente ''esplosione nucleare''.

Non hanno mai reso grazie a chi gli era superiore.

Io amo i colori, e saprò godere, di essa.

Una soave brezza colorata soffierà s tutte le iridi delle viscere meravigliose delle sephiroth della materia sugli occhi grigi di chi crede alle favole degli amministratori delegati, dei conti in rosso e dei profitti in verde o azzurro.

Non so nemmeno se questo potere così impressionante potrà finalmente guarire i loro occhi disgustosamente malati del bianco e nero del potere.

Che l'angelo della morte non abbia pietà di codesti dannati, il loro numero è quello delle stelle del cielo ed essi cadranno con la coda del drago nell'abisso previsto da Dio padre onnipotente prima che la sabbia del deserto iniziasse a contare i secoli.

Io sorrido guardò le onde nelle pozzanghere mentre attendo che l'atomo si scinda e brilli con la stessa splendida simmetria.

E' da quando sono bambino che disprezzo l'uomo e le sue fetide leggi, i suoi fetidi numeri ( che non sono quelli VERI DI DIO) e contemplo le gocce di pioggia che intersecano le loro rifrangenze.

Nulla sarà di più se non quello, e tutti i colori degli occhi del mondo in un solo istante.

lunedì 5 agosto 2024

Voce neve all'inferno

 Rojo la sera,

crepa la terra,

esce il demonio 

dalla toscana,

inferno,

galera,

guerra.

Rojo el catarifrangente

splende 

il sole

splende sempre

tenendo

le nostri mani

rosario vermejo

a occidente.

Voce saber si existi 

Dio Padre onnipotente,

se lo prego

io lo prego

anche se poco

per ringraziare

della bellezza di questo 

gioco.

Anche

se non è

dietro l'angolo 

il nostro posto

oltre blu il mare.

Ghiaccio e granita

tua sonrisa

sollievo

sulla mia carne

ferita

...

le chicarras che gritas...

Ahi in mezzo

al deserto

io suggo acqua

australe,

ghiaccio splendente

nel volto de voce

sotto un cielo

lindo che esplode

di canti di gioia, angeli azzurri

cielo blu, chiesa all'aperto...

Dio che vince...

il male.

Come sento già 

il ghiaccio del sollievo

della fede

sul fuoco del mio inferno.

Voce

granita di sollievo,

neve,

sollievo di palme bianche,

neve

blanco,

Nigue va pro ceu

se la neve pura

voce

 si trova

già a fianco

dell'Eterno.

Amare il sorriso

la semplicità

dell'imperatrice.

Suona le corde 

non ci sono parole,

eppure eccole

o mia Euridice,

il vostro Orfeo

ascolta il vostro canto,

balla il vostro coreo

calma il vostro pianto

preghiera all'Eterno,

 Eterno

 grazie

Blanco

VOCE NEVE ALL'INFERNO.



domenica 4 agosto 2024

Comer

 C'è fame,

e poesia

si dice che non di solo pane

vive l'uomo.

Nei deserti egli

prende la mano

di Olorum.

Carezze di blu

oceano

sul sudore

nel cimitero etrusco.

El nino piange

sulla collina,

gli oceani

dalle colline arse,

sulle tue chiome sparse.

Whatsapp?

No pomba gira.

Tu credi che non sappia

fare magia anche

con la tecnologia?

Ancoora io non ho almoco.

C' un pane che non mangio

da diverso tempo.

Se sono dimagrito

lo debbo alle mani vuote.

E' anche colpa mia

lottare coi mulini a vento

Hidalgo don Quixote.

Indipendentente dai piedi

che garantiscono

sempre buona lucidità,

sopratutto alle mujeres,

io non mangio senza prendere

quel pane dalle tue mani

e godere della tua bontà.

Cibarsi soli è la cosa più triste

che potesse capitarmi,

ho preferito disciplina di violenza

come forma di fedeltà 

alla mia essenza.

Tanto tempo nei cimiteri

e ho imparato a convivere con la fame.

Vestito de blanco

Olorun è splendente.

Pomba gira sorride.

Ma è in mezzo alla gente

Io prostrato in ginocchio

gli occhi bassi

una preghiera tanto tempo fa.

Ho ingollato saliva.

Ho ingollato saliva perché

non avevo pane da mangiare

e perché il dolore e nessun'altro

aveva di me pietà.

I cimiteri mostrano le stelle

e gli affamati astronomi ridono

a crepapelle.

Le orbite lontane

sono vicine,

questo è il potere

di Dio quando è bambine.

Se desidera al tramonto,

prendi la sua mano

e vagli incontro.

Non c'è posto a questo mondo

per chi non ha trovato

il proprio,

un hombre loco

lo rimarrà ancora per poco.

Impegnati e ingoia saliva...

Simone,

ma sappi che non importa a Dio

Nao precisa sufrir por saber

che il mio loco

consiste ovunque

il tuo pane

Clara

io possa comer.

mercoledì 31 luglio 2024

Il 9 e la radice quadrata

C'è una leggenda che se racconti un racconto prima di scrivere un racconto non sarà  un buon racconto.
Io ho un gran senso del dovere e devo rendere onore alle mie idee.
C'era un poveretto.
Un numero disgraziato che si era contagiato dei mali del mondo.
Durante la crisi del 29 si era buttato dal 9 piano.
Per un pò si riprese con il new Deal di Roosvelt.
Nel 1939 già di nuovo era scoppiata la seconda guerra mondiale.
Il sistema periodico decimale non dava tregua al 9.
Settembre.
Che cazzo vuole Settembre?
L'11?
Alle 9 un Boeing si schianta contro una torre alta 409 metri.
Non sapeva il nove che la legge delle torri è che crollano più che altro per essere ricostruite.
Orgie di 9 saturi di incertezze convinti di portare in sé il peso di un esistenza e la saggezza di una gioia in un mondo di disgrazie.
Convinti male, saccenti, insipienti, prepotenti e giganti a tal punto di dover crollare ai piedi di uno zero.
10.
La grandezza dello zero, e di accogliere nel suo nulla rielaborante le macerie della serie precedente.
Venne un giorno in cui un 9 pallido andò a pretendere di essere il senso delle cose, la saggezza del saper cogliere il fiore che sfiorisce.
Il 9 ha un dramma.
Come un Ronaldo sfinito non dal doping ma dal fatto di essere un numero 9 che sta a ciondolare sulle scalette di un mondiale perso contro lo zero francese.
Almeno avesse in sé la bontà del 2.
Il numero stabile.
La pretesa nasce già dal 3 che dice di essere un numero perfetto.
Ma se tu lo moltiplichi per se stesso vai verso la disgrazia.
Un giorno si da il caso che un nove si innamorò di una radice quadrata.
Non lo sapeva neanche perché si era presa di quello scempio che riduceva tutto alla propria origine.
Disse la radice quadrata al 9:
Mi fissi gli occhi senza motivo.
Lei le disse: c'è un motivo.
Lei pretese saggezza la dove c'era solo impotenza e gli disse che lui non sapeva vivere nel presente.
Le radici quadrate sono testarde.
Vanno sempre a controllare dove parti per capire dove arrivi, non credono.
Forti della potenza del due, esse comprendono che nessun 3 potrà mai essere felice anche se dice di esserlo.
Il triangolo no cantava Renato Zero.
Se ci sono 1 donna e 2 uomini non può finire bene.
E neanche il contrario.
Tantomeno un nove che eleva al quadrato la sua radice di instabilità
Ogni tre andrà ridotto a due.
E quell'1 tagliato fuori soffrirà.
La grandezza dell'uno è che a furia di resistere e sussistere nella sua unicità troverà la sua metà e diventerà 2.
Ma il nove?
La radice quadrata era stata fatta passare per tonda e non tollerava l'imperfezione del 9.
Gli fece presente quel che andava fatto presente.
Il 9 gli crollò addosso dandogli dello zero.
Era semplicemente il suo dono.
La radice quadrata divenne un fenomeno: un numero 10.


mercoledì 24 luglio 2024

Reina Roja (vestita di blu) (sei tu)

 In un campo gelato

sotto le alpi

vicino a Torino

ho posto il mio dolore,

ho chiesto di soffrire

por la mi Reina

al divino.

Pomba gira,

le tue camicie stira

e bagna di sangre

lacrime gelate e candomblè,

prima o poi sarei arrivato

da te.

Roja Luna,

sorride sui grattacieli

della città,

si è spaventata dell'orrore

della civiltà del male

e a suo ninho

ha donato Te...

Abbine pietà.

Egli è il tuo

 servitore...

E tu la sua Reina,

insegna a lui con pazienza

come non annegarsi

nella paura e nell'assenza.

Si chiama

amore.


Piange

singhiozza onde azzurre

di oceani blu


Reina Luna Roja


sei tu.



lunedì 22 luglio 2024

NecroPolizei

 Sorridi fratello.

Sorridi alla natura.

Chi ha paura della natura?

Chi nella natura non ci va.

Io personalmente ho imparato a superare via via le mie paure del buio e delle campagne desolate di notte alla luce della Luna.

Ma quale lupo che non sia passato di qui non mi ha fiutato?

Quale istrice non conosce il mio odore acre?

Il mio sudore impenetrabile?

Quale zecca non mi ha annusato?

Quale zanzara non ha sentito che c'era sangue fresco per lei?

E io continuavo a perseverare nell'errore della scienza.

Ma in fondo gli unici che mi trattavano bene erano i fichi e l'uva, qui.

Gli unici che mi donassero se stessi.

Gli altri murati vivi (o morti) in un equivoco in cui non distinguevi più i ''bimbi'' del bar, da quelli del cimitero.

Tutti i volti uguali, sordidamente impermeabili a ogni genere di risposta all'umano.

Un qualcosa di fronte a cui anche l'omertà più omertosa ha i suoi problemi a raccapezzarsi.

''La gente da noi in Sicilia è un pò più malleabile''.

Mi disse l'ennesima signora sicula testimone del triviale silenzio urlante toscano.

La funerea natura dell'angoscia.

Ma io compio sempre l'errore di non capire gli elementi.

Un temporale in Piemonte è diverso da un temporale in Sicilia, ed è diverso da un temporale in Toscana.

A suo tempo per fuggire dai miei fantasmi avevo sentito la potenza del tuono sopra i colli.

Non avevo capito che i fantasmi altrui non volevano i miei.

Reo di pensarla come Lavoisier (l'uomo non è solubile all'acqua) non mi ero reso conto che in pianura l'acqua non è un problema e nemmeno i fulmini, in collina e in montagna si.

E quando ti esplode un tuono a 500 metri di distanza e tu continui a correre poi lampo botta, poi lampo blu botta decisa, la sopravvivenza che immediatamente annulla la memoria del passato che non passa con il lampeggiante blu della volante delle nuvole.

Esplodono blu elettrici e potentissimi creandoti la sensazione che si in fondo peggio di così non potrà andare perché in fondo la botta ti è arrivata vicino, diamine se ti è arrivata vicino.

L'acqua scrosciava a torrenti e letteralmente il blu a centesimi di secondi ti esplodeva come un onda d'urto di panico.

Un temporale somiglia a un bombardamento.

Di fulmini, non tanto di acqua.

Non avevo capito che in fondo i morti non mi volevano neanche del tutto seccare.

Se no lo avrebbero fatto.

E mi avrebbero preso insieme a loro.

E a qualcuno purtroppo da quelle parti li su quei colli è successo.

Nel laghetto bello sotto idem, qualche cretino più cretino di me che credeva nella bontà degli elementi si era bagnato nel laghetto per morire annegato.

E gli omicidi.

Insomma i morti prima di spararti in testa mi avevano sparato dei fulmini a salve senza che io me ne rendessi conto.

Sui colli finivo sempre per illudermi di trovare la mia dimensione.

Era o non era così?

La verità è che probabilmente sia per i vivi che per i morti vale la stessa logica omertosa, finché non ficchi il naso dove non devi ti è permesso andare ovunque.

Ci sono botole e pertugi là fra quelle colline?

E certo.

Botole pertugi, tombe e necropoli.

Anche necroPolizei.

Ogni popolo che abbia un legame coi morti tenta sempre di allontanare i ladri, i tombaroli e gli esploratori.

Avevano mormorato per tutta Europa quando purtroppo Carter aveva messo il muso dove non doveva.

Poi lo scienziato di turno aveva tutti rassicurato:

''Ma no, in un paese tropicale chi è che non può morire di puntura di insetto?''



I morti no di sicuro, sono già morti.

E i vivi?

A un certo punto mi sembrava di aver trovato la mia dimensione qui in mezzo ai colli.

E basta.

Credevo il problema fossero i vivi e stupidamente avrei persino portato altri vivi ad andare vicino ai fantasmi dei colli.

Un mio amico lo avevo visto peggiorare credendo fosse l'alcool, mentre ragiono adesso che era normale andasse in tilt.

Lo avevo portato sulla soglia dell'oltretomba...

Giusto per dimostrare che quello che dicevo era vero?

Ah ah ah.

Jaruf...

Guardavo la Luna, giorni fa e mi sembrava di sentirmi sereno.

Ironicamente (forse troppo ironicamente) ero andato vicino alla tomba o pozzo o necropoli con la sirena.

La volante dei morti.

Una roba che a me veramente pareva assurda e incomprensibile messa li.

Cosa ci faceva una sirena, una sirena insomma, muta con il lampeggiante li a girare a vuoto rossa per tutta la notte?

Chi ce l'aveva messa?

Lo scopo delle volanti è semplicemente mandare via la gente eppure qualcuno la volante la chiama.

Io ero di fianco alla volante dei morti adesso che cerco di ricostruire l'accaduto, lì a ironizzare cantando le canzoni di Loredana Bertè.

E di colpo mi arriva una chiamata.

Il collega del pronto che mi dice che in turno ci sono io.

Diamine che ansia.

Appena che mi rilasso subito questi ''umani vivi'' che ''reclamano'' la mia presenza...

Che strano sovente sembra che io praticamente non esista per loro.

Ma difatti io per loro infatti so di non esistere.

Diamine tempo che arrivo li e avevano chiamato la volante dei ''vivi''.

Mica simpatico...

Mi ero assentato?

Ti viene l'ansia...no?

Il problema è che a me o questi morti trovano il modo di terrorizzarmi o davvero non riescono a mandarmi via?

E che forse i morti non sono molto bravi nell'eloquio.

E i toscani nemmeno.

E a dirla tutta, io ho conosciuto troppe macchiette che credono che il silenzio sia forza.

Poi alla fine si riducono a caricature di sé medesimi.

Un segreto è sempre patetico ed infantile per definizione ai miei occhi.

I segreti giurin giurello, lo giuro su Dio che sto zitto, per paura del demonio e dell'inferno sono una roba che io ho archiviato all'età di 8 anni.

Io fondamentalmente detesto questa mania di parlare dietro le spalle.

Ma a dirla tutta mi rendo conto, che le parole, se dette male, o in modo stupido, o inadeguato possono solo essere una seccatura anche soprattutto davanti.

E' difficile spiegare questo a un toscano.

In un posto in cui tutti alimentano l'urlo muto del vento, gridando verità e bugie indicibili appena hai spostato la tua ombra di 10 mm dai loro piedi, credono sia garbo gridarti insulti inutili e discutibili in faccia.

E' tipico di chi rimane zitto per molto tempo credere che tu lo debba ringraziare per aver aperto la bocca a vuoto.

Ma io non parlo a vanvera.

E chi si permette di discutere le mie parole è la mia maledizione.

Io sono un greco e la mia parola è il chiodo che mi inchioda alla croce della realtà purtroppo.

Se ho detto una cosa, poi purtroppo, e sottolineo, purtroppo, a testa china dovrò mantenere la parola.

In troppi mi hanno sottovalutato.

Perché sono un ritardatario.

Ma io arrivo sempre se ho detto che sarei arrivato.

A testa china io porto il bambino Simone che ha fatto il giurin girello fino anche in Sudamerica se ho malauguratamente promesso ciò in un momento magari di euforia o di scarsa valutazione dell'entità della fatica.

Ma in fondo che vuoi che sia?

Ma in fondo hanno cercato di farmelo capire i morti che qui non mi volevano.

Io credevo fossero i vivi il problema.

Credevo che insomma la gente, avesse problemi di ''accoglienza''.

Poi realizzo chi ha chiamato la volante dei ''vivi ieri sera''.

Lo realizzo e capisco che è lui o lei ad averla chiamata.

Infine mi stoppo.

Sono un uomo solo.

Vivo o morto la mia compagnia non è gradita.

Comprendo e cerco di far comprendere a tutti (vivi e morti) che possibilmente, quanto prima

MI LEVERO' DAL CAZZO e non metterò più il muso dove non devo.

Grazie.

Se lo volete sul serio, non mettetemi i bastoni fra le ruote.

Il vostro Carter ha avuto l'intelligenza di bloccarsi alla soglia della tomba.

Non si era reso conto di essere così sgradito.

Si scusa coi morti e coi vivi anche se un pò (molto) a fare in culo ce li manda pure lui costoro.

La regina schiava greca dai capelli neri lisci

 O Aronne, o Mosè....

Perché mentite sempre...

Vostra madre vi negò il seno, l'Egitto vi ha accolto.

E il torto originale è stato camuffato da califfato.

...

C'era una Regina famosa in tutta la storia, una greca tolemaica dai capelli neri corvini e lisci prestata a un luogo così tropicale da mettere a dura prova non solo il tuo intestino, ma la tua fede nel Logos, nel pi greco, nel polemos, e nella falange.

Quando Alessandro incontrò l'Egitto iniziò il dramma...

Tanto lo incendiò l'araba fenice che aveva conosciuto in Egitto che finì per inseguirla in Oriente in un lungo raggio di sterminio e conquista verso l'oriente che terminò in una febbricitante malaria mentre ancora tentava di afferrare l'incandescente uccello nei cieli.

Il logos dei greci non è testato per i climi estremi, rischiano sul serio di bruciare tutto.

Polemizzarono pure con i buddhisti trovati in India chiamandoli bruciati e non illuminati (i gimnosofisti, praticamente dei pannelli solari della Sophia), ma il Logos non comprende a  determinate temperature si va oltre il caldo e il freddo e pare che effettivamente si possano avere illuminazioni.

Al  ritorno dalla spedizione in Oriente si spartirono quello che rimaneva della strafexpedition nei confronti dell'araba fenice che aveva seminato dolore e morte agli sfortunati civilizzati Signori della Persia.

Gli uccelli solari sono quanto di più bello abbia creato la mitologia.

Anche di più bruciante.

E anche i Persiani che sono Signori  passano oltre le funeste ire greche (ingiustamente ancora oggi i supponenti dall'occidente li pretendono barbari).

Hanno saputo perdonare i greci regalando un Saoshyant al funesto Logos greco.

Si chiamava Cristo.

...

C'era una regina famosa in tutta la storia.

Le regine a volte sanno avere il garbo di darsi la morte da sé, senza concedere la testa al popolo.

Perché è una testa molto pensante, una testa che vorrebbe capire quello che veramente il popolo pensa.

Tale regina greca, dai capelli neri corvini e dai piedi lunghi, procedeva disorientata allucinata e sfatta da una dimensione che le sfuggiva.

Discendente dei tolomei provava grazia ancora in molte cose legate al Logos.

Dicono che costei fosse devota più all'Amore che al Logos.

E dicono bene.

Perché sono fedeli a ciò che Lei ha dettato in punto di morte al visir.

Aveva chiesto, molte volte, troppe volte, ai sacerdoti egizi di spiegare quelle formule.

Aveva tentato di comprendere il suo popolo.

Era una greca in mezzo a degli alieni.

I suoi sudditi dai crani oblunghi la servivano e la ubbidivano con solerzia e amore.

Oh se La amavano...

Era la grazia e lo zucchero più fino dalla Nubia fino al Mediterraneo.

Si poteva non amarla?

Ma le cose ovviamente andavano male, molto male.

Lei faceva domande in greco, si sforzava di comprendere, ma i nomi veri, i nomi che le avrebbero dato la possibilità di comprendere come quei monoliti erano stati sollevati, le venivano negati dal popolo dei crani oblunghi alieni.

Non aveva né i nomi né i numeri per potere ardire il senso.

E i sapienti avevano scelto la malaugurata disgrazia del silenzio.

Tutta questa gioviale perifrasi per dire che quando un regno finisce sotto i piedi di una donna è alla frutta.

Per la semplice ragione che piedi o testa, se non capisci non puoi governare niente.

Nemmeno te stessa.

Lei tuttavia non aveva molta intenzione di continuare su questa strada.

Non era una stupida testarda Maria Antonietta, una rincoglionita fatta bella dall'aver perso una testa che sopra quel collo era un ornamento e nulla più.

Il  popolo della regina greca non nominava il vero nome degli dei, gli Elohim che avevano potuto quello che nemmeno ai cinesi con la Grande Muraglia era successo.

Il suo popolo non era il suo popolo.

La amavano silenziosi e teneri cercando di coccolarla il più possibile, tutti.

Persino le donne sorridevano rispettose e in silenzio e chinavano il capo anche loro.

Nemmeno con loro gli riusciva di strapparle quei nomi antichi.

A un certo punto pensò veramente che non se ne veniva fuori se non con un pò di teatro.

Lei era greca, dai capelli neri e lisci.

Oramai era una regina schiava.

E lo aveva capito, proprio scema non era.

Ingollò lei a un certo punto.

Purtroppo chinò la testa e fece finta di nulla di fronte all'impellente esigenza del suo Logos di conoscere i nomi degli Dei e delle parole, e dei numeri, e di altre astrazioni che avrebbero concesso a Lei la grazia della conoscenza.

Era una  Schiava greca camuffata da Regina.

Così un giorno ingollò e disse al visir di scrivere:

''Si tolse la vita per amore di Marco Antonio''

Non che non fosse vero.

Non che non lo amasse.

Ma la storia, anche una schiava greca ha cura di dettarla ad alta voce di modo che non rimanga nell'ambiguo.

Si chiamava Cleopatra.

Una volta morta, gli uomini dai crani oblunghi la presero e la portarono finalmente a conoscere i nomi e gli Dei e Le spiegarono TUTTO.

Ma questo nessuno lo ha mai dettato ad alta voce.

sabato 20 luglio 2024

Neve

 La neve si spargeva

larga sui fiori,

dei miei ricordi

eterni

primi amori.

Lucida neve 

nordici fiordi,

carezza lieve

sui tuoi capelli

lisci neri.

Occhi sinceri.

Nel basso

tu sorridi.

Chissà dove sei?

Ho lasciato

la tua mano,

non sono più tra i vivi.

venerdì 19 luglio 2024

Black money matters-zecca di stato-eurobond


Gran caldo la natura fa le sue valutazioni.

Io pure.

Mentre le cicale cantano in coro cercando di propiziare l'esplosione del sole a nova stellare, come tanti piccoli timer loro cantano assidue.

Meriggiare pallido e assorto diceva un tale.

Il più grande dei poeti italiani per me.

Cicale e formiche.

Diceva qualcun altro.

Qualcuno che diciamola tutta era un pò stronzo.

Un tedesco per intenderci.

O una tedesca.

Aveva sempre la pretesa di dire a tutti come stare al mondo.

Angela.

I neri andavano lavati, o chiamati negri e sbiancati con conegrina.

Gli italiani dovevano dimagrire (tu mancia!).

Un giorno ero nella bettola de Er regazzino a Pisa (neanche la sua, ma di quella disgraziata inqualificabile di sua madre).

Ero li seduto dentro il locale ( 'a bettola) che mi facevo i cazzi miei, coi miei problemi, col mio I pad di autocampo di autoconcentramento-isolamento digitale.

Un posto tristissimo ad alta concentrazione di sofferenza.

Erano tipo le 5 del pomeriggio.

Estate.

Il tedesco viene a chiedere di pagare a me (che oltretutto ero li perché aspettavo che Valerio er ragazzino terminasse di lavorare) quindi non ci lavoravo e non me ne fregava niente delle carbonare romane ai tedeschi a Pisa.

Parlo in inglese al ''genio teutonico'' e ovviamente lui, trova da lamentarsi perché er regazzino gli ha chiesto di pagare in contanti.

Nè io ne il ragazzino ne possiamo nulla.

E' quella sciagurata di sua madre e il suo compagno a gestire quello schifo.

Forse il ragazzino  non è molto intelligente.

Io che in teoria sono più intelligente cosa dovrei dire?

Il tedesco fa la battuta credendo di essere smart anglosassone ma risulta noioso come di prassi:

''Oh black money!''

Crede di aver detto una roba ironica.

Io commento saccente e gelido ''black money matters''.

Non capisce.

George Floyd al confronto è Einstein.

Il dramma dell'ironia feroce è che illumina chi già vede mentre non la mostra a chi è cieco.

Non capisce la battuta.

Non capisce niente.

Mica è negro...è un tedesco per Dio!

Lasciatemi essere razzista come decido io almeno maledetti anglosassoni....

Dai su smettiamola di censurare: black humour matters!

Ma la natura ha un ironia grottesca uguale e pronuncia la sua sagacia in forma di balck humour .

Due anni dopo, sempre di estate mi arrivano dei poveretti tedeschi in guardia.

Un tale Alex Hexagon British very British su YouTube mi strappa una risata.

''In Second World War Great Britain lose its empire, Germany its dignity''.

Black humour is black humour.

Pane al pane e vino al vino.

Erano tutti imperialisti inglesi compresi.

Soprattutto gli inglesi, non gli americani per paradosso, che al giorno d'oggi vengono definiti imperialisti.

La tedesca 30 anni fa quando avevo fatto detta osservazione mi aveva prontamente ricordato di Mussolini e io avevo ingollato pensando ''cretino di un popolo che crede sempre di fare fesso chiunque e prostituirsi all'impero più forte''.

Gli scemi italiani capeggiati dal principe dei ritardati, gli eterni ritardatari sulla storia.

Finita male, ahimè.

''Però sti tedeschi perché dopo che hanno perso, comunque ostentano superiorità? che cazzo vogliono da noi?''

E Churchill ... Benito lo ha giocato come la pedina mediocre che era.

Appunto.

Il duce dei mediocri.

Lo scemo degli ''eccellenti''.

L'eccellente degli ''scemi''.

Ma noi italiani lo abbiamo capito si o no?

Non si sa.

Le zecche italiane però hanno una chiara idea degli schieramenti geopolitici in termini di prosopopea e coglioneria in campo.

Le infografiche dei PIL e dei debiti pubblici non sono nulla in confronto a quelle delle puntura di zecca.

Non sto parlando in modo metaforico.

Sto proprio parlando di zecche vere e proprie.

Dell'insetto che ti punge e ti leva il sangue.

Chissà perché prende tre turisti tedeschi di seguito che mi arrivano lo stesso giorno.

Chissà perché nessun tedesco chiede se il servizio di guardia medica è gratuito.

Chi è il parassita di chi?

Un belga mi chiede se mi deve qualcosa (non per una zecca), ed è un belga io sorrido e dico ''nothing'' (non so il francese) mi guarda stupito e mi ringrazia.

Bruxelles.

Inno alla gioia con stelline gialle bandiera blu.

Peyrani.

I tedeschi no.

Eurobond verboten! dicono dalla bundesbank.

Niente eurobond per la bundesbank ma il servizio medico gratuito per le zecche italiane che gli si sono attaccate ai loro corpi teutonici secondo loro deve essere gratuito.

A un certo punto ho un'intuizione.

E' sovranità monetaria!

La battuta su Draghi e il quantitative easing è scontata e in fondo il quantitative leasing ha creato l'inflazione e su questo la Bundesbank ha ragione mi dispiace...

Quantitative Leasing.

(intenzionale L lettera iniziale , specificare tutto )

Fanculo gli scemi italiani che ti correggono la pronuncia in inglese.

Fanculo il ''whatever it takes'' detto con la stesso accento di ''are you talking to me'' di De Niro... DEL COMANDANTE IN CAPO DRAGHI.

 Lo stiamo pagando con l'inflazione, comunque.

Ma...

Quelle zecche di stato appostate sui fili d'erba italiani...

L'ultima forma di sovranità monetaria che ci è rimasta...

Davvero l'ultima, l'ultima, l'ultima sovranità monetaria pretendere gli eurobond li nell'erba.

Come fanno a selezionare solo contribuenti i tedeschi? (che non pagano)

Come mai escludono inglesi e russi o americani?

Non potrò mai farci uno studio e allora ci ho fatto un racconto e nessuno ha veramente colto il punto.

Non esiste la ''Natura''.

Ne esistono diverse.

Se io vado in Germania gli eurobond insetti  tedeschi pungeranno me.

Se mi avessero ascoltato...

Diceva Tremonti.

Trent'anni fa.

(Lo avranno punto le zecche tedesche in Germania?)

Gli areali degli insetti definiscono un concetto di self- non self molto diverso da quello definito dall'immunologia.

Non è che il tuo sistema immunitario se la sta prendendo con una zecca...

E la zecca che se la sta prendendo con te.

L'unica immunologa vera:

E' quella che obbliga i tedeschi a emettere gli eurobond.

Altrimenti niente sovranità monetaria...

il più grande crimine dell'Europa.

Non capire il vero senso dell'immunologia.

Non te lo spiega l'immunologa.

Te lo spiega Tremonti.

Eurobond contro le punture di zecca ai tedeschi.


domenica 14 luglio 2024

Hotspot

 L'Africa che corre attraverso le savane del wi fi.

''Da dove telefona?''

''Da Capannoli via Volterrana 202.''

I miei colleghi sono così gentili da lasciarmi il turno notturno senza dirmi dove sono e chiavi del posto in cui lavoro.

Ergo partiamo male.

La situazione mi è pedagogica.

Quando tu ti trovi ad uscire da un posto e lasciare la porta semiaccostata è semplicemente perché tu sei un prigioniero.

C'è un modo più subdolo di chiudere qualcuno in una gabbia.

C'è sempre la chance di tenerti tu le chiavi e di rinfacciargli che se esce lascia la porta semiaperta.

Quando su Tinder la classica cogliona ti ricorda che se tu esci poi non puoi lasciare la porta semiaperta rispondile così:

Le chiavi le hai tu, ma non vuoi ammettere che vuoi solo prigionieri.

In generale alla donna vanno sequestrate le chiavi.

Io per contro:

non faccio prigionieri.

Tanto guerra non è no?

''Da dove telefona?'

''Via Volterrana 202 Capannoli''.

Ok vengo io.

Lascio la porta semiaccostata e fuggo dal mio canile municipale guardia medica lasciando la porta semiaperta.

Metto le coordinate su Maps.

Distopia afro-toscana wi-fi oniroide notturna.

''Via Volterrana 202 Capannoli non risulta, Selvatelle?''

Veloci e rapidi come i mosquito velenosi pieni di bytes tumescenti di visioni oniroidi di maps.

3 minuti e 42 secondi, arrivo alla via volterrana 202 di Selvatelle.

Ma il 202 è un numero a caso su di un muro.

L'entrata è al 204.

Suono?

A chi?

Ritelefono.

''AH quindi non è il 202 di Selvatelle, ma di Capannoli''.

''Mi mandi la posizione.''

Ci mette un minuto ad arrivare.

Sul vetro il condizionatore condensa l'umidità notturna.

Il pallino rosso-elfico si materializza su whatsapp.

Mi metto a correre seguendo le indicazioni.

Mi muovo avanti e indietro ritmicamente sulla Volterrana.

Un errore gravissimo farsi dare la posizione via whatsapp.

La confusione tra virtualità e realtà notturna oniroide alienata toscana diventa fatale.

A un certo punto mentre discutevo al telefono con la signora albanese che dovevo trovare al 202 della Volterrana:

''Scusi rimanga al telefono''

''Maps mi dice che sono arrivato a destinazione dove?''

In una pompa di benzina.

''SEI ARRIVATO A DESTINAZIONE, SEI ARRIVATO A DESTINAZIONE, SEI ARRIVATO A DESTINAZIONE.''

Oh meraviglia dell'angoscia di un quadro di Edward Hopper trasportato in Etruria.

Flash neon pompa di benzina diesel ''sei arrivato a destinazione''.

E poi dicono che il futuro è elettrico.

Ma il tempio dell'alienazione è la pompa di benzina di notte.

46 gradi celsius freddo umidità mano gelata del coltello alla gola della tecnologia.

E' la tecnologia a minacciare su di un suv tramite maps, non gli albanesi.

Climatizzatore umido diesel fantasmi neon che si manifestano sulle pompe di benzina della Volterrana.

''Guardi dottore lei è un ora che mi cerca di trovare io devo andare al lavoro alle 5''.

''Alle 5 mica adesso.''

''E allora per cortesia...''

''Su insomma.''

Pallino rosso conversazione chiusa.

Scendo dalla macchina.

La borsa con tutto quanto avevo dentro computer ecc...

Non c'è.

Panico.

Sto girando a vuoto e perdo la borsa non so dove è.

''Oh cazzo mo per 250 euro mi sputtano 1200 euro di danni più tutto il lavoro che ho fatto per anni su quel cazz di computer.''

Chip gelidi angoscia solitudine mani gelide morte angoscia anticiclone gelido tosco africano.

Gelidi mosconi di terabyte lucidi mordono le mie memorie con visioni oniroidi su maps nel vuoto siderale notturno delle strade toscane.

Ansimare dietro a un camion.

Merda.

Il turno da 24 h mi devasta.

''Facciamo h72?''

Ma poi diamine non è possibile.

''Dov'è la borsa?''

Telefono al regazzino.

L'unico che mi da corda nell'epoca dei muri digitali e delle cordate di terabytes assassini che come mosquitos africani guardano con i loro occhi insetticidi freddi e veloci le strade istericamente illuminate dai neon.

Pompe di benzina.

Questa storia è il nulla e in verità l'ho scelto io.

''Dottore prendo mia sorella di forza e la trascino alla guardia 10 minuti e sono li''

Forza di volontà albanese contro i dispetti dei fantasmi digitali idioti toscani.

Si lo so la colpa è mia sempre mia.

I colleghi assenti.

Sono la tua sorellona.

Hai giocato sporco, hai mentito.

Sarò sempre vicino a te in un modo diverso.

Io ci sono sempre.

Non hai mai avuto remore a mentire?


Alpha.

Chi mi risponde dall'altra parte della cornetta.

Er ragazzino.

''CIOE' SIMO, CIOE' NON TI FARE PRENDERE DAL PANICO, CIOE' STAI TRANQUILLO, CIOE' DATTI UNA LISTA DE PRIORITA'.

''MANNALI TUTTI A FARE IN CULO CHE TE SERVE A BORSA.''

''Ascolta Valerio sono 16 ore che vado avanti la cosa tragica è che temo di aver perso la borsa.''

''CIOE' NON E' POSSIBILE CIOE'.

Opel corsa nera arriva in guardia fari parcheggio.

3 minuti e 42 secondi.

Efficienza albanese.

Contro gli hotspot solo l'umanità albanese trionfa.

''Ascolta Valerio bho alla fine sono arrivati loro alla guardia li devo in qualche modo ricevere.''

La donna scende, piange è sconvolta ha male non riesce a camminare.

''Oh per Dio.''

Venga.

Trombosi.

Toradol e ''la accompagno io mia sorella al pronto domani?''

''Se non parla l'italiano è inutile mandarla in pronto da sola.''

Solo le persone sole capiscono le persone sole.

''Venga dottore io fare trovare lei borsa, tranquillo''.

Seguo l'opel corsa nera, ho capito che da solo sono un hotspot, tutta la mia speranza nell'umanità è il seguire ciecamente l'opel corsa nera della sorella albanese.

3 minuti e 42 secondi la borsa l'avevo lasciata al 202 volterrana di Selvatelle.

Maledetto Maps.

Inchiodo sulla Volterrana prelievo borsa.

Telefono Bluetooth ''cosa importante lei ha trovato borsa, mia sorella io accompagnerò pronto domani''.

Ho ritrovato l'umanità dentro una borsa grazie alla sorella albanese.

Grazie.

Hotspot TERMINATI.



venerdì 5 luglio 2024

Pisa

 Sintesi

Levata piazza dei miracoli e la torre storta, è un incrocio fra Mogadiscio e Calcutta (anche come clima purtroppo),  senza il fascino decadente orientale di queste ultime, essendo stata rasa al suolo dalle bombe anglosassoni durante la seconda guerra mondiale, la cosiddetta ''città d'arte'' ha lo charme di un immenso parcheggio dell'esselunga, cui gli studenti una volta laureati faranno da parcheggiatori abusivi, sotto il vigile occhio del nuovo padrone indiano.

Gli studenti vivono in delle favelas con wi-fi, si allenano a subire e a trasformarsi in casta subalterna ciandala, Dalit, intoccabili.

Il mondo l'università e i genitori gli promettono luminose carriere.


Ma questi poveretti dovevano ascoltare il grande maestro bello figo.

Io no pago afito, io no faccio operaio.

Stop.

martedì 2 luglio 2024

La valle arida del presente

La pioggia scivolava, lontano, molto lontano, di là dei deserti e degli oceani così lontana da potere essere raggiungibile solo tramite il ponte della memoria, e l'occhio azzurro del cielo lasciava il rubino del sole a chiudersi nel suo solipsismo luminoso, quasi che in fondo il sole avesse paura di essere rubato da una mano cosmica nell'abisso di tenebra chiamato universo.

Egli si concedeva di splendere per 12 ore per poi correre a nascondersi nella notte.

Egli scappava nella notte, perché temeva l'immensità dell'universo, e che da essa ne emergesse una mano a imprigionare la sua bellezza libera e a ridurlo a un un triste canarino giallo in gabbia a cantare la sua luce per chissà quali altri occhi, odiosamente più gelosi dei nostri.

Il rubino del sole incastonava la mano rinsecchita e vecchia della valle gialla, instupidita dalla calura.

Immobile.

Un vero spreco per certi versi che l'acqua che era scorsa in codesta valle in tempi molto arcaici ora dovesse essere solo più nelle nuvole dei ricordi, abbacinate dal sole e tiranneggiate dal vento volubile che li deformava.

I ricordi come le nuvole durano un attimo e poi diciamolo non esiste un ricordo uguale ad un altro.

Sarà questa cosa che noi chiamiamo presente?

Ma poi noi chi?

Io so solo di essere io solo che  camminavo scalzo e solo nella valle deserta e solitaria.

E più cercavo lo spirito di Allah e di Buddha o di Cristo o degli dei etruschi, e più sentivo semplicemente che lì in quella terra terribile violenta sulfurea e infuocata viveva nascosto nei milioni di anni lo spirito della pioggia. 

Io camminavo scalzo in questa valle sui ricordi della pioggia, dell'acqua che era scorsa chissà quanto tempo fa.

Lasciavo che la radiazione gialla anestetizzasse la malinconia di non essersi potuto più permettere una sana malinconia.

Solo depressione o ansia, che in realtà sono solo canti di guerra incompresi.

Mi inginocchiai verso la Mecca e pregai che tornasse l'acqua sulla valle ma nessuno rispose.

Pregai Cristo ed Odino.

Pregai tutti e pregai nessuno.

Dissi basta.

Cominciai a carezzare la terra riarsa, concessi al suolo riarso le mie dolci carezze.

Colui che riceve solo sputi dei naufraghi solitari e il paranoico solipsismo del sole bollente, io lo accarezzai stupidamente.

Lo accarezzai coi miei piedi.

E con le mie mani.

Lo baciai.

Cercai di consolarlo come un bambino o un amante distrutto.

Riuscii persino a piangere.

Quella fu la prima acqua che quella valle vedeva da millenni.

Me ne fu grata.

E parlò alla pietra del mio cuore facendogli ricordare che cos'era veramente l'acqua.

Me ne andai sollevato.

Non ero profeta di dei e nemmeno portavo croci impensabili o ero un mostro dell'inferno.

Ero solo un ragazzo carino dai begli occhi.

martedì 25 giugno 2024

La cos* di Carpenter, la schw* di Biden, l'atomica* di Kurt Putin Russell, eccovi che cos'è la TERZA GUERRA MONDIALE

Buongiorno a tutti.

Si torna sul pezzo.

Devo stoppare le cazzate tipo lavoro e altre puttanate perché temo di dovere aiutare me stesso e la razza umana a meglio metabolizzare sé medesima.

Non so se avete presente il cult di John Carpenter del 1982 ''La cosa'', ''The thing'' che non è la marvellata brufoloadolescenziale (quella supercazzola di supereroe fumetto chiamato alla stessa maniera) con cui molti equivocano il ''La cosa'' (the thing) cioè  il capolavoro di Carpenter.


Se non  lo avete presente iscrivetelo nella lista di film da vedere perché se correttamente analizzato può dare adito a meravigliose intuizioni sul genere umano.

Prima di tutto una breve introduzione del film:

Antartide, anno imprecisato, epoca contemporanea (reputo il 1982 epoca contemporanea alla faccia dei sociologi ''contemporanei'' che identificano presunte diverse generazioni ogni tre minuti di distanza tra una filiazione e un altra o in base all'ultima app uscita o neologismo partorito nell'epoca dell'aborto dell'embrione internet  all'interno della cisti  suppurativa necrotico emorragica definita ''social'')

Una base di scienziati nullafacenti si prepara ad affrontare l'inverno antartico fatto di isolamento radio e impossibilità di volo (totale isolamento dal resto del mondo) attraverso un insano cazzeggio fatto di 

1)ping pong

2)canne

3)serie tv

4)seghe

5)alcool

6)partite a scacchi con l'intelligenza artificiale che vince sempre e dunque va bruciata nel JB (scena in cui il protagonista viril ubriacone di Kurt Russel-Mc Ready viene presentato nello schema narrativo iniziale.)


Poi succede una cosa inaspettata.


Un intoppo.


Mentre i nostri eroi cazzeggiano allegramente (o comunque tentano di farsela passare) arriva l'intoppo.

L'intoppo è sempre nell'esterno.

Così come esiste una fantascienza, bisogna anche spiegare una ''fantaepistemologia'' con cui insegnare che niente può essere vero perché nessun sistema è chiuso.

C'è sempre un elemento esterno che si inserirà all'interno o viceversa interno che si inserirà altrove.

E' sempre l'elemento esterno che distorce qualsiasi schema cognitivo per obbligare l'intelligenza reale (non artificiale) ad aprire il proprio schema interpretativo ad un universo per sua natura infinito ed illimitato.


L'intoppo cade nella forma classica dell'alieno mutaforma.

L'archetipo dell'essere proteiforme, il mutaforma, capace di assumere qualsivoglia forma per potere simulare di essere qualsivoglia essere vivente per mimetizzarsi avvicinarsi ''contagiare'' la ''forma vitale specifica'' con cui entra in contatto'' la quale a quel punto viene ''assimilata''dunque resa parte della sua esistenza biologica proteiforme aliena

Il mutaforma in questione ha questo approccio interessante all'altro, lo aggredisce si, ma non assassinandolo, sconfiggendolo o annichilendolo  tout court, a dirla tutta nemmeno umiliandolo, semmai usando il termine utilizzato dal film lo ''assimila'' , il che  significa qualcosa di più, ovvero assorbire integralmente l'essere altro da sé  rendendolo parte di se nel proprio continuum biologico.

In sostanza non ci avete capito niente?

Ok ricominciamo d'accapo perché il gioco montato da Carpenter è di tutto rispetto ed è normale che non ne siano immediatamente chiare le regole.

Cominciamo dall'inizio della sceneggiatura, me ne frego di spoiler e quant'altro.


Loro cazzeggiano nella base antartica.

Ok guardate la scena e fate prima:

Arriva lui, ''l'apparente norvegese pazzo che insegue il cane sparandogli tentando di ucciderlo urlando frasi incomprensibili nella propria lingua''.





A un certo punto 'l'apparente norvegese pazzo'' tentando di uccidere il cane husky con un fucile finisce per sparare e ferire uno dei membri della base antartica americana.


E' questo il momento in cui interviene un uomo degli americani che stava osservando la scena a distanza con la pistola in mano e decide (suo malgrado) di ''freddare'' con un solo colpo il norvegese.

Questo crea immediatamente una spaccatura narrativa, perché l'uomo degli americani se con la sua pistola è comunque riuscito a neutralizzare nell'immediato senza però dare il tempo di ''comprendere'' la natura della minaccia.

Perché il norvegese voleva uccidere il ''cane'' husky , era lui la minaccia o ''il cane husky medesimo''.

E infatti messo insieme ad altri cani essi lo riconoscono come elemento difforme e incominciano a ringhiargli al che lui si ''trasforma nella sua vera identità aliena'' e aggredisce e assimila gli altri cani.

Scena cult, osservate miei prodi :







Tutto ciò però non può che creare rumore e sveglia gli abitanti della base antartica i quali vedono l'orrore dell'essere mutaforma in azione e lo colpiscono col lanciafiamme tentando di distruggerlo e neutralizzarlo.

Il punto è che quando chiariscono nella loro mente umana che quel ''cane apparente'' ha vagato fra di loro libero di contagiare potenzialmente chiunque scatta la reazione di panico umana.

Che difatti è assolutamente caotica,  imprevedibile, difforme, irrazionale (chissà come mai eh...).

Lungi dal reagire compattandosi gli ''umani'' reagiscono in maniera ''egoista'' ognuno tentando in vari modi di salvare sé medesimi dall'essere mutaforma.

Fa parte dell'uomo farsi dominare dalla paura e dal tentativo di pararsi il culo e boh?

Di un certo tipo di uomo.

Quello inferiore.

Non di certo Kurt.

Kurt sa mediare tra il terrore di essere annichilito, la volontà di proteggere i suoi simili cercando di individuarli nascosti fra i non umani, e la rabbia cieca che lo potrebbe spingere ad affrontare a muso aperto ''la cosa mutaforme'' sterminandoli tutti col lanciafiamme (opzione Adolf) che lui domina in se ed evita.

Se esiste ancora un essere umano in Sodoma e Gomorra Kurt ha il dovere di non premere il grilletto sul lanciafiamme.

Questo E' un uomo.

E  poi qualche balabiot va a cercare ubermenschen o transumani finendo per ubriacarsi CON UN PIZZICO DI INFINITO senza capire più un cazzo.

Ma Kurt invece l'alcool lo regge molto bene e si ubriaca un pò dell'ebbrezza dionisiaca della volontà di potenza (OVVERO IL JB) senza però perdere il senno e il proprio ESSERE UOMO.

Saper reggere l'alcool è una cosa molto virile.

(Ho le mie riserve sugli arabi).

Caro signor Nietzsche che ti ubriachi dell'abisso dell'eterno ritorno tu butti via l'Uomo insieme a Cristo.

Mi diventi un astemio che frigge il pesce soteriologico ICHTYS (IESUS CHRISTOS YEROS SOTER) in acqua frizzante teutonica, perché sei  annichilito e terrorizzato da un semplice pensiero.

Che ovviamente è sbagliato.

Come tutti i pensieri del resto.

La realtà esiste fuori dalla nostra testa, la paura dentro, è questo che non capisce chi va fuori di testa.

Prima di cercare di superarci iniziamo a capire quanto è meravigliosamente duro e complicato ESSERE UOMINI.

Diffidate anche dagli astemi.

(Adolf beveva?Invece un tale suo nemico diceva che il suo più grande piacere era vendicarsi, mangiare carne cruda e bere vodka, tra un astemio che crede di essere civilizzato ma poi beve e sbrocca e un barbaro  che regge l'alcool chissà perché vince il secondo...)

Hanno paura di se stessi e di perdere il controllo.

E magari hanno anche ragione.

Tanto uomini non sono.

L'uomo è chi ha  compreso che l'unica paura che deve vincere è la paura di se stesso.

Non ti fa paura l'altro...l'alieno...o l'umano figlio di puttana, ti fai paura tu perché temi di non sapere reagire e di perdere il controllo.

Temi anche di andare in confusione.

Cosa che succede sistematicamente nel cervello delle femmine e dei maschi merdaccia nei momenti di stress.

Ma tu invece no.

Affronti e ti rendi conto che sei sfinito ma lucido.

E mantieni il controllo con un JB in mano e un lanciafiamme nell'altra (come appunto Kurt), i problemi di ''identità'' e di ''confusione'' li hai risolti semplicemente attraversando le forche caudine della vita e rendendoti conto che le tue ''paure'' sulla tua ''identità'', e ''capacità di mantenere il controllo'' le hai superate semplicemente attraversandole come un jet che attraversa il muro del suono, vibra che sembra esplodere e la massa grida:''bhu non sei all'altezza'' ma poi la mano e la voce smette di tremare (e anche il lanciafiamme smette di balbettare il suo fuoco) e il jet si libera veloce e silenzioso nella meraviglia del cielo azzurro, con la bellezza di un turboreattore silenzioso al servizio del tuo capriccio di bellezza in un cielo al tramonto.

Questa è la meraviglia incompresa di essere uomini.

La ragione per cui la Natura ci ha fatto il favore di darci un mondo di merda.

Saper vedere non oltre l'uomo, se stessi, la morte o gli dei, ma oltre la paura.

Ma è è lì che ''la cosa'' sostanzialmente  frega gli stolti (le merdacce).

Perché la ''cosa'' non frega gli UOMINI, frega le merdacce, per usare il santo lessico introdotto da Paolo Villaggio.


Chi è l'umano e chi no?

Che è poi la domanda aperta con cui l'opera di Carter deve lasciare ognuno di noi, perché in verità quello di Carpenter come tutti i capolavori, non è un opera chiusa, ma un opera aperta, in cui lo spettatore interrogato dalla mente di Carpenter ha il dovere, diritto, di rispondere a modo suo.

Perché la domanda ''che cos'è umano'' rimane a tutt'oggi aperta e la fantascienza è la filosofia dei moderni, e socraticamente Carpenter lascia che ognuna delle nostre menti tenti di addivenire alla SUA risposta.

Cerco di dare la mia che come di prassi è tutt'altro che semplice, perché ricordatevi che solo le bugie sono semplici, mentre ogni verità ha il diritto-dovere di essere inaccessibile alla nostra stessa mente che cerca di afferrarla, figuriamoci quella degli altri.

A un certo punto i ''superstiti'' umani, guidati dal capobastone Kurt Russell (macready) vengono radunati insieme e di fronte a tutti Mac ready da istruzioni precise che fa rispettare in modo violento tirannico razionale e meticoloso in un equilibrio di autotutela ed altruismo verso gli altri umani esistenti che è ciò che conferisce in lui il carisma del capo.

Io proprio mi sento lui.

(Il cosiddetto ''maschio alpha''  in realtà è una barbarie linguistica fraudolenta pseudoscientifica, il CAPO, è SEMPLICEMENTE CHI METTE IN EQUILIBRIO LA PROPRIA ESIGENZA DI AUTOTUTELA CON L'ALTRUISMO VERSO LA COMUNITA' E IN VIRTU' DI CIO' NEL MOMENTO DELLA CRISI ASSURGE AL SUO RUOLO NATURALE, dimenticate vi prego i trilioni di terabyte di pagliacci chad con lambo palestra mascella tatuaggi soldi e altre realtà virtuali ludiche di bassa qualità )

Kurt Russell ovviamente per inciso è una figura poco contemporanea ''semplicemente è un uomo virile degli anni 80'' (a me piace contraddire me stesso prima che mi contraddicano gli altri).

JB in mano sinistra e lanciafiamme nella destra Kurt Russell alpha istruisce le pecore rincoglionite dalla paura:

Le raduna simbolicamente  e dice loro (libera traduzione):



''Io so di essere umano ma non so se voi lo siete, (razionalmente) se voi foste tutte ''cose'' mi avreste aggredito già adesso, dunque, fra di voi vi sono ancora dei miei simili e ho anche il dovere di tutelare loro in ragione del fatto che di sta minaccia (esterna ma entrata in mezzo a noi e mimetizzata) non ne posso venire a capo da solo, ho il dovere di spiegarvi come stanno le cose e adesso assisterete alla fine che fanno le ''cose'' in presenza di altri umani con me capo'':

E sai che fa?

Fa imbevere i residui della ''cosa'' di cherosene e ordina al boia di dare fuoco alla ''cosa''.

Rogo.

Fuoco.

Ricorda nulla?

Ebrei?

Cristiani?

Christall nacht?

Giordano Bruno?

O Gesù Cristo?

Chi è umano e chi no?

Chi brucia?

O chi è bruciato?

Chi assimila?

O chi è assimilato?

Uno aggredisce assimilando e l'altro si difende bruciando.

Chi è umano e chi no?

Identità definita contro assimilitori.

Fuoco contro bios neuronale a specchio.

Neuroni a specchio che in fondo se usati male sono la radice della disgrazia dell'umanità.

La radice della confusione babelica.

Ancora una volta lo spettatore consapevole viene ''assimilato'' nella domanda, e ''bruciato'' nella risposta.

Se la domanda è aperta il cerchio ha il dovere di essere chiuso nel mondo limitato dell'umano e dunque a mio avviso è già esso stesso una buona risposta.

Gli umani si mettono insieme e bruciano la ''cosa'' e la ''cosa'' è insieme a loro e loro ne sono consapevoli così come ne è consapevole la cosa.

L'unico modo con cui Kurt Russell tutela se stesso, gli altri e più o meno consapevolmente le altre ''cose'' è quello di radunarle in cerchio e di bruciare la ''cosa'' che è stata ''sgamata'' perché in pratica, in privata sede, al riparo da occhi altrui stava tentando di ''assimilare'' un umano.

Beccata e bruciata di fronte a tutt* (traduco sto prendendo un pò per il culo il mutaforma lgbtqi proteiforme, non sto venendo ''assimilato'' dalla loro ideologia, io so di essere umano come diceva il buon Kurt Russell, voi un zi za).

Ed è qui che cascano tutti gli asini del mondo, compreso quella che portava sulla groppa il messia nella Domenica delle palme.

L'insieme degli umani che cos'è?

E' un insieme di persone che deve imparare a vincere insieme la paura di se stessi.

Perché quel terrore atavico che noi sentiamo nei confronti degli altri in realtà è rivolto verso noi stessi.

Abbiamo paura di noi.

Di essere ''la cosa'', il mostro.

E più ne abbiamo paura più gridiamo del mostro a qualcuno.

Io personalmente dubito molto di quegli sciocchi che sventolano turetti mostri in giro.

HANNO PAURA DI SPARARE.

Di uccidere.

E prima di uccidere , di vivere.

Siamo presi da un isteria collettiva sollecitati da infinite provocazioni URLIAMO IN CONTINUAZIONE MOSTRO A QUALCUNO PERCHè DESIDERIAMO INCOSCIAMENTE O CONSCIAMENTE FARE LE MEDESIME COSE CHE HA FATTO COSTUI.

ECCO SPIEGATA LA RELIGIONE DEL ''MOSTRO'' TURETTA che in fondo è solo un poveretto, ma se dici mostro tu mi desti qualche...SOSPETTO.

Perché gli umani sentono la necessità di mettersi ''insieme''?

Sopratutto nei momenti di stress?

Io dico che rispetto il diritto dell'umano di bloccare l'empatia e i neuroni a specchio.

Sopratutto quando si è insieme a ''tutt*''.

2+2 fa 5 solo nella mente di chi non ha saputo stabilire un argine all'empatia all'emozione e al terrore e non ha usato in modo corretto quei fottuti neuroni a specchio.

Argine Katechon.

Contro le potenze infere della manina che ti trema.

La schw* non ti uccide mica, ti assimila solo...ti fa credere che tremare è bello, e che non devi attraversare il muro della paura di non sapere chi sei.

La schwa odiosa che tutti noi Kurt Russell umani con un identità precisa definita bruceremmo all'istante con tutto il cherosene del mondo mica ti brucia, ti vuole assimilare dall'interno usando i neuroni a specchio delle manine che tremano e delle lacrime, che si purtroppo esistono, ma noi siamo qui per dirvi che se premete la cloche del jet al massimo della sua potenza essa tremerà come tutto il jet all'avvicinarsi del muro del suono, superato il muro della paura, la sopra sarà pace silenzio bellezza e potenza, sarete arcangeli che volano sopra il cielo azzurro del dolore e della tristezza.

No more blues.

Solo il rosso fuoco del lanciafiamme di Kurt.

Però alcuni non empatizzano con Kurt Russell...

Ti sta solo chiedendo di adeguarti, di fare finta di niente se vengono dette sesquipedali idiozie, in fondo, la logica è umana o no?

Maledetti neuroni specchio?

Maledetti angolassi.

C'era una parola così bella che nel mondo di oggi è stata abolita per essere sostituita da quell'orrore di termine anglodecerebrato ''EMPATIA''.

Prima si diceva PIETA'.

E' importante sapere provare pietà.

E' importante che qualcuno la sappia provare per noi.

L'empatia è la radice della rabbia e del dolore.

Della guerra, del male e dell'incomprensione.

Abbi il coraggio di avere pietà.

Anche se sembra che io ce l'abbia con gli anglosassoni ciò è falso, io detesto la degenerazione moderna della lingua nobile di Shakespeare.

Lo stupro che il politicamente corretto sta facendo di una lingua, che francamente riesce a raggiungere vette di sottigliezza molto superiori all'italiano, che in fondo è solo un fiorentino omogeneizzato e falso.

Io compresi cos'era l'amore quando Otello, il passionale, l'uomo di fuoco, l'accendibile dai neuroni a specchio incontrò Desdemona e gli raccontò di quelle che la gente chiamava le sue gesta ma erano le sue disgrazie...

E Desdemona ebbe pietà di lui.

L'unica Donna al mondo ad avere pietà di lui.

E l'amò.

Se noi non reintroduciamo il concetto di pietà, anche cristiano ma non solo cristiano, può essere Avalokhitesvara , nome orribile per carità pure quello, ma sempre meglio di empatia.


E' qui che secondo me sta la grandezza dell'opera di Carpenter, che non è semplicemente ''contemporanea'' è come tutti i capolavori, immortale ed eterno, come il dilemma che egli pone all'umanità.

Diceva un tale che il Cristianesimo fu seminato da qualcuno per distruggere l'impero romano, da menti molto fine che avevano compreso che lo scontro immediato e diretto avrebbe solo portato a Masada.

Quel qualcuno sbagliava.

Oggi l'impero NATO chissà perché gioca la carta dell'indifferenziazione della mostruosa schw*, che in fondo, parliamoci chiaro è la svastica della nostra epoca.

La radice primordiale brutale di un ideologia non più basata sulla paura dell'altro, ma sul sottile dubbio che aleggia in noi sulla nostra ''identit*''.

L'identità è necessaria a un individuo .

E anche a una società.

Una società liquida metamorfica proteiforme che tenta di assimilare tutti, attraverso i neuroni a specchio la disgustosa ''empatia'' neutra, politicamente corretta è la ''cosa'' che sta cercando di assimilare il gregge umano che pazzeggia in occidente attraverso il suo proteiforme LGBTQI+.

Non c'è limite alla paura se uno non ha il coraggio di provarla per capire sul serio quale di questo fottuto alfabeto indistint* TU SEI.

E' anche e sopratutto una guerra odiosa verso i ragazzi e le ragazze di oggi, creature schiacciate primadall'egoismi dei vecchi pandemici che non volevano crepare, adesso dal gesto deliberato di muovere una guerra che apparentemente è militare e usa il fuoco, ma nella realtà dei fatti, l'occidente e la Nato stanno tentando di assimilare il gregge umano anche al di fuori dell'occidente attraverso l'utilizzo della paura di sé stessi e della mancanza di identità.

E Kurt Russell Putin con la bottiglia di vodka in mano e il lanciafiamme atomico dall'altra deve esercitare il suo self control.

Ma io vi dico.

Non sottovalutate mai la mostruosa logica che sono in grado di produrre gli anglosassoni quando muovono guerra a un popolo.

Io non sono così sicuro che Kurt Putin Russell e Xi JB riusciranno a gestire la cosa metamorfica capitalista LGBTQI*.

Perché quella si trasforma.

Prima era Dio patria famiglia.

Adesso chissà perché le multinazionali promuovono LGBTQI+.

E un domani...

E un domani chissà.

Come diceva Marx sono stati evocati demoni che l'evocatore forse non è neanche più in grado di controllare.

Non è vero niente di quello che dicono i sedicenti caporioni della geopolitica.

Il dollaro è più forte che mai ed è quello che tiene per i coglioni il resto del pianeta, non i cannoni Nato che poi, in tutta onestà sono certamente di diversi ordini di grandezza migliori di quelli russi o cinesi.

Nessun cinese Rico in totale onestà deposita i suoi soldi in Yuan.

TAIWAN circondata è un bluff.

Per cercare di arginare la cos*. 

Non contiamoci sciocchezze.

L'America è l'araba fenice.

La terza guerra mondiale sarà una lotta tra la schva assimilatoria e le identità imposte dall'alto delle autocrazie non NATO.

Loro possono tenere le atomiche nella mano finché vogliono.

Ma non è su un campo militare che si definirà la terza guerra mondiale.

Tutta questa ansia di vedere le atomiche che scoppiano per aria è solo la nostalgia verso quando noi eravamo semplicemente uomini e adesso siamo ''maschi tossici.''

Mi sbilancio.

Non scoppierà nessun nuovo fronte.

Fatevee una ragione.

Niente atomiche ad accendere le cicche con cui trastullarci dello stupro della nostra identit* operata dalla schw*.

Si può solo avere pietà.

A dirla tutta non ho mai visto così tanto razzismo verso gli americani stessi, i quali sono probabilmente semplicemente un popolo come tutti gli altri, ma con un meccanismo infernale che sta contagiando l'universo mondo e la cui forma muta più veloce di quella di un virus.

L'atomica di Biden è la schw* il virus dell''insicurezza sulla propria identità che come quello di Wuhan, prima contagierà e danneggerà l'America e l'occidente ma una arrivato aldilà della barricata se ne vedranno delle belle.

Signori, io so solo che sono uomo.

Cercate di rimanerlo anche voi.

Non sarà semplice.