martedì 3 aprile 2018

I soliti errori su dollaro,globalizzazione e crisi




Sgombriamo il campo da possibili fraintendimenti, io non aderisco a nessuna teoria monetaria particolare nè la MMT nè la scuola austriaca,nè niente.
La mia è diciamo così, analisi indipendente. Credo che sia fondamentale dire ciò perchè pur avendo setacciato la rete non ho mai trovato questo tipo di analisi,sebbene, ne sono quasi certo, questo tipo di analisi è stato alla base delle scelte della classe dirigente americana e occidentale degli ultimi 40 anni.
La globalizzazione infatti non è un incidente di percorso,o la somma degli appetiti dei singoli investitori,ma una scelta economica deliberata che privilegia le elites americane e occidentali a scapito delle masse lavoratrici.
Quando John Maynard Keynes propose come valuta di riserva mondiale una valuta neutra emessa dalla banca mondiale come il bancor e non il dollaro, non lo fece per campanilismo inglese, ma perchè aveva a cuore il destino delle classi lavoratrici americane e occidentali in genere e perchè sapeva che una politica ''keynesiana'' in un paese detentore di una valuta di riserva,avrebbe avuto l'effetto di ingigantire il deficit commerciale senza creare reali posti di lavoro in quel paese,nè tantomeno inflazione.
Il risultato infatti di detenere una valuta di riserva mondiale è quello di indebolire l'industria manifatturiera del paese che detiene il ''privilegio'' di emettere quella valuta.
Bisogna capire che se c'è una forte domanda a livello internazionale di una valuta,il paese che la emette inizierà ad esportarla ed esportare valuta significa importare merci, ovvero rendersi dipendenti dall'estero diventando un paese dalla bilancia commerciale negativa che importa la maggior parte dei beni e servizi che consuma.
Una crisi del dollaro a dir la verità c'è già stata alla fine degli anni 70 ed è stata derubricata come crisi petrolifera,quando in realtà l'incremento dei prezzi del petrolio fu dovuto ad un rifiuto dei paesi arabi del dollaro, chiedendo direttamente di essere pagati in oro.
La classe dirigente americana reagì a questa crisi in tre modi:
1) uscì dal gold-dollar exchange standard, ovvero la finestra di conversione del dollaro in oro (rispose ''ciccia'' agli arabi)
2)mise tassi d'interesse altissimi al debito Usa in modo da attrarre investitori
3)diede avvio al processo di globalizzazione ovvero trasferimento del processo produttivo fuori dal territorio nazionale, questa politica ebbe come conseguenza la dollarizzazione del mondo.
Una volta dollarizzato il mondo la logica conseguenza fu il reimpiego di questi dollari investendo nel debito Usa facendo scendere gradualmente i suddetti tassi.
Importazione di merci=esportazione di dollari
Prima coinvolsero il Giappone e ''le tigri asiatiche'',poi la Cina e il resto del mondo.
La globalizzazione fu l'escamotage per salvare il dollaro, funzionò ma creò le premesse per una crisi dovuta alla perdita di posti di lavoro dagli Usa alla Cina e altri paesi a basso costo di manodopera.
Oggi Trump vuole invertire questa tendenza perchè la sua base elettorale è nella classe lavoratrice americana, ma è ovvio per chi mi ha seguito che questo ritorno di posti di lavoro negli Usa non sarà senza conseguenze per il ruolo del dollaro come valuta di riserva.
La classe dirigente Usa,che finora ha beneficiato della globalizzazione-dollarizzazione del mondo sia in termini di potere (il dollaro Usa si è rafforzato negli ultimi trent'anni) sia in termini di profitti (la globalizzazione è stata per loro un grosso affare) ora lancia l'allarme e minaccia Trump, se tu continui con la rilocalizzazione dei posti di lavoro in patria, esaurirai la domanda mondiale di dollari e il tuo debito non lo vorrà più nessuno.
Lo fa tramite articoli sul Washington Post in cui non spiega quanto detto precedentemente perchè se lo spiegasse rivelerebbe i propri interessi e la propria debolezza,nonchè la propria forza.

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