La ragazza dai capelli lunghi
li ha tagliati
nella fontana fredda
dei ricordi,
io li ho raccolti
e intrecciati
perché fossero alba nuova
del suo sorriso,
in queste albe di inverno.
Le sue lacrime
un timido riflesso
dell'arcobaleno dei suoi occhi.
E quando mille
e più destrieri
corrono verso
il dirupo della notte
con le trecce lei
li doma,
e con le sue carezze
gli dona ali
perché possano volare
fino alle vertigini
delle montagne
cui i suoi occhi si
rivolgevano
mentre giocava da bambina.
La ragazza dai capelli lunghi
è ancora riflessa nela fontana,
nella fontana delle mie lacrime
e il sole dei suoi capelli biondi
tra le gocce dei ricordi
è l'arcobaleno del mio sorriso
quando talvolta giocosa
con le sue dita
carezza il mio io narciso.
La fontana zampilla
gelida acqua,
i suoi capelli lunghi
dove sono?
Li ho intrecciati
nell'anello d'oro
dei miei ricordi,
mai più nessuno
dimenticherà
la ragazza dai capelli lunghi,
solo lei non lo sa,
ma il mio anello d'oro
per sempre glielo ricorderà.
venerdì 29 novembre 2019
martedì 26 novembre 2019
Lucifer lux est
''Il demonio ti ha penetrata?''
''No''
''Usate le tenaglie strappatele i seni finchè non confesserà''
''NOOOOOOOOOOOOOOOO!''
''Confesso mi ha penetrata''
''Da dove?''
''Dal...dal...dall'...''
''Da dove?Diccelo oppure useremo le tenaglie''
Lei guardò il soffitto come trasognata.
''Lucifero mi ha penetrata dall'ombelico''
''Perché menti?''
''Denudatela''.
Il suo corpo perfetto aveva un unico difetto.
Non aveva ombelico.
''Tu menti strega''.
''Io so riconoscere le menzogne di una strega''.
''Lucifero è luce,luce pura voi non capite''.
''Capire cosa?''
''Capire che era puro fuoco e la sua luce ha cauterizzato la ferita della mia nascita,il peccato originale è il concepimento nella carne che ha voluto il vostro Dio''.
''Bene e ora immagino che tu sarai incinta,prima di ucciderti dovremo farti abortire''.
Stette zitta,guardò il muro poi lanciò un urlo e si aggomitolò in posizione fetale.
''Lucifer lux est''.
Disse infine.
''Voi non potete farmi questo,lui non lo permetterà''.
''Neanche noi se tu ci mostri il luogo dove lo incontri''.
''Se io ve lo mostro voi mi lascerete il bambino?''
''Lo giuriamo su Cristus omnipotens Deus''.
''Ora portaci''.
''E vestiti prima''.
Le campane di San Pietro suonarono undici rintocchi.
Lei disse:''Al dodicesimo sarà lì''.
''Lì dove?''
''Nella chiesa di San Pietro,lì c'è il legno del Golgotha,la croce,il serpente e il Cristo sono la stessa cosa,per questo il vostro Dio ha deciso di ucciderlo''.
''Tu menti strega''.
''Legatela,tu non verrai con noi''.
L'Inquisitore Raimondo Bonalegia sentì la necessità di contattare il suo diretto superiore,il pontefice massimo, Cesare Borgia in persona.
Fu ricevuto a Castelgandolfo.
''Cristo sia con voi''
''E con il tuo spirito''.
''Vostra eminenza...''
''Che cosa dobbiamo fare di lei?''
''Slegala e conducila in San Pietro di fronte al trono,ma prima della dodicesima campana,io sarò lì ad attenderla''.
La portarono vestita di un cencio bianco scalza, e ciondolante per lo stordimento del dolore.
Quando lo vide si inginocchiò alzò gli occhi al papa poi alla croce e gridò:
''Lucifer lux est''.
Borgia soggiunse:''inchiodatemi alla croce''.
Le guardie obbedirono sotto gli occhi increduli del Bonalegia.
La donna ripeteva ritmicamente: ''Lucifer lux est.'' in una nenia estatica.
Una volta che l'ultimo chiodo fu piantato al legno della croce suonarono le dodici campane.
Ad ogni campana il corpo semiagonizzante inchiodato alla croce incominciava a fremere e il suo ventre ad espandersi e contrarsi,come se qualcosa si contorcesse al suo interno.
Borgia con una voce non umana disse:''la lancia''.
Una guardia lo colpì al costato ma dal suo ventre non uscì acqua e sangue, ma fuoco.
Un serpente di fuoco uscì dal costato del Borgia e incominciò a serpeggiare fra i presenti,ad uno ad uno presero fuoco ma rimanendone intatti.
Le guardie fiammeggianti e il serpente di fuoco in una San Pietro buia crearono un magico gioco di luci e di ombre di fronte all'inquisitore.
Borgia dalla croce pronuncò le fatidiche parole:
''Ardet nec consumator''.
Alla fine il serpente di fuoco entrò interamente nel ventre della donna.
L'inquisitore era atterrito,come una statua di pietra non sapeva darsi una spiegazione.
Il ventre le si gonfiò improvvisamente le vennero le doglie e partorì un bambino perfettamente.
Un bambino sano,normale identico nei lineamenti a Cesare Borgia.
Dalla croce Borgia disse queste ultime parole:
''Questo sono io,questo è il segreto dell'immortalità''.
''Conservalo e crescilo come un figlio,quando sarò morto ed egli sarà grande il papa sarà lui''.
Con una forza sovrumana si tolse i chiodi e scese dalla croce.
Camminò verso la donna tra le guardie fiammeggianti che si inginocchiarono al suo passaggio illuminandone il corpo muscoloso e sanguinante
La prese da terra la la rialzò e la baciò.
Lei sebbene avesse appena partorito si rialzò e lo prese per mano.
Al tocco delle labbra nel bacio, le fiamme cessarono.
Se ne andarono nudi mano nella mano scortati dalle guardie.
L'inquisitore rimase solo con il rumore del pianto del bambino che echeggiava per tutta una San Pietro mai buia come prima.
Si inginocchiò, si segnò,tagliò un lembo del suo mantello con la spada e avvolse il bimbo.
Infine lo alzò al cielo e disse:
''Compirò il mio dovere,ti crescerò tu sarai papa''
''Ora ho capito il segreto dell'immortalità''.
''Cristo è lucifero''.
''Ardet nec consumatur''.
''Lucifer lux est''.
''No''
''Usate le tenaglie strappatele i seni finchè non confesserà''
''NOOOOOOOOOOOOOOOO!''
''Confesso mi ha penetrata''
''Da dove?''
''Dal...dal...dall'...''
''Da dove?Diccelo oppure useremo le tenaglie''
Lei guardò il soffitto come trasognata.
''Lucifero mi ha penetrata dall'ombelico''
''Perché menti?''
''Denudatela''.
Il suo corpo perfetto aveva un unico difetto.
Non aveva ombelico.
''Tu menti strega''.
''Io so riconoscere le menzogne di una strega''.
''Lucifero è luce,luce pura voi non capite''.
''Capire cosa?''
''Capire che era puro fuoco e la sua luce ha cauterizzato la ferita della mia nascita,il peccato originale è il concepimento nella carne che ha voluto il vostro Dio''.
''Bene e ora immagino che tu sarai incinta,prima di ucciderti dovremo farti abortire''.
Stette zitta,guardò il muro poi lanciò un urlo e si aggomitolò in posizione fetale.
''Lucifer lux est''.
Disse infine.
''Voi non potete farmi questo,lui non lo permetterà''.
''Neanche noi se tu ci mostri il luogo dove lo incontri''.
''Se io ve lo mostro voi mi lascerete il bambino?''
''Lo giuriamo su Cristus omnipotens Deus''.
''Ora portaci''.
''E vestiti prima''.
Le campane di San Pietro suonarono undici rintocchi.
Lei disse:''Al dodicesimo sarà lì''.
''Lì dove?''
''Nella chiesa di San Pietro,lì c'è il legno del Golgotha,la croce,il serpente e il Cristo sono la stessa cosa,per questo il vostro Dio ha deciso di ucciderlo''.
''Tu menti strega''.
''Legatela,tu non verrai con noi''.
L'Inquisitore Raimondo Bonalegia sentì la necessità di contattare il suo diretto superiore,il pontefice massimo, Cesare Borgia in persona.
Fu ricevuto a Castelgandolfo.
''Cristo sia con voi''
''E con il tuo spirito''.
''Vostra eminenza...''
''Che cosa dobbiamo fare di lei?''
''Slegala e conducila in San Pietro di fronte al trono,ma prima della dodicesima campana,io sarò lì ad attenderla''.
La portarono vestita di un cencio bianco scalza, e ciondolante per lo stordimento del dolore.
Quando lo vide si inginocchiò alzò gli occhi al papa poi alla croce e gridò:
''Lucifer lux est''.
Borgia soggiunse:''inchiodatemi alla croce''.
Le guardie obbedirono sotto gli occhi increduli del Bonalegia.
La donna ripeteva ritmicamente: ''Lucifer lux est.'' in una nenia estatica.
Una volta che l'ultimo chiodo fu piantato al legno della croce suonarono le dodici campane.
Ad ogni campana il corpo semiagonizzante inchiodato alla croce incominciava a fremere e il suo ventre ad espandersi e contrarsi,come se qualcosa si contorcesse al suo interno.
Borgia con una voce non umana disse:''la lancia''.
Una guardia lo colpì al costato ma dal suo ventre non uscì acqua e sangue, ma fuoco.
Un serpente di fuoco uscì dal costato del Borgia e incominciò a serpeggiare fra i presenti,ad uno ad uno presero fuoco ma rimanendone intatti.
Le guardie fiammeggianti e il serpente di fuoco in una San Pietro buia crearono un magico gioco di luci e di ombre di fronte all'inquisitore.
Borgia dalla croce pronuncò le fatidiche parole:
''Ardet nec consumator''.
Alla fine il serpente di fuoco entrò interamente nel ventre della donna.
L'inquisitore era atterrito,come una statua di pietra non sapeva darsi una spiegazione.
Il ventre le si gonfiò improvvisamente le vennero le doglie e partorì un bambino perfettamente.
Un bambino sano,normale identico nei lineamenti a Cesare Borgia.
Dalla croce Borgia disse queste ultime parole:
''Questo sono io,questo è il segreto dell'immortalità''.
''Conservalo e crescilo come un figlio,quando sarò morto ed egli sarà grande il papa sarà lui''.
Con una forza sovrumana si tolse i chiodi e scese dalla croce.
Camminò verso la donna tra le guardie fiammeggianti che si inginocchiarono al suo passaggio illuminandone il corpo muscoloso e sanguinante
La prese da terra la la rialzò e la baciò.
Lei sebbene avesse appena partorito si rialzò e lo prese per mano.
Al tocco delle labbra nel bacio, le fiamme cessarono.
Se ne andarono nudi mano nella mano scortati dalle guardie.
L'inquisitore rimase solo con il rumore del pianto del bambino che echeggiava per tutta una San Pietro mai buia come prima.
Si inginocchiò, si segnò,tagliò un lembo del suo mantello con la spada e avvolse il bimbo.
Infine lo alzò al cielo e disse:
''Compirò il mio dovere,ti crescerò tu sarai papa''
''Ora ho capito il segreto dell'immortalità''.
''Cristo è lucifero''.
''Ardet nec consumatur''.
''Lucifer lux est''.
venerdì 22 novembre 2019
Natale a Novembre
''Questi occhi hanno visto l'inferno'' disse Patrick.
''Sai cosa mi manca di più?''
''Cosa Patrick?''
''Il dolore''
''Questa merda di flebo mi sta rubando, l'ultimo reflusso di dignità.''
''Quale?''
''Il mio dolore,il mio dolore è la cosa più preziosa, significa che sono ancora vivo, che spero, che sogno, che qualcosa di me si ribella a questo schifo, che non lo accetta.''
''Secondo te la felicità sta in un po' di dopamina nello striato?''
''Tutto è chimica,Patrick ''.
''No ti sbagli''.
''Non tutto è chimica,noi abbiamo un'anima''.
''E che cos'è l'anima Patrick?''
''L'anima per esempio è preferire il proprio dolore a questa schifezza immonda che ti anestetizza,significa coccolare la propria amarezza,accendere una lucina di natale in una serata di novembre,pensando a tua madre morta''.
''La vedi questa lucina di Natale?''
''Sì''
''Me l'ha regalata un marrocchino''.
''Ma i marrocchini non festeggiano il Natale''
''Si ma lui mi ha visto triste e me l'ha regalata,è stato il mio più bel regalo di natale''.
''Hai fatto pena a un marrocchino Patrick?''
''Forse...''
''O forse lui sa cos'è l'anima''.
''Tieni prendila''
''Perché?''
''Perché questo è il segreto dell'anima''.
''Sono triste e mi tengo il mio dolore,è mio,solo mio,e sarebbe mortalmente ingiusto soffocarlo,c'è ancora un bambino dentro di me,e nonostante tutti i natali senza un regalo,ha deciso di regalarti il suo più bel regalo di natale''.
''A novembre?''
''In una giornata di novembre le lacrime finiscono nella pioggia''.
''Non la voglio è tua''.
''No è questo il bello dell'anima,che non è mia,non è tua,non è nel cervello,non è nel cuore''.
''E dov'è?''
''E' nella gioia di donarti il mio dolore,l'unica cosa che mi è rimasta''.
''Sei felice Patrick?''
''Si''.
''Perché?''
''Perché ti voglio bene e ti dono l'ultima cosa che mi è rimasta,il mio dolore''.
Si staccò la flebo e pianse.
Fuori smise di piovere.
mercoledì 20 novembre 2019
Vajont
Quel giorno non avevano fatto l'amore,un bacio di lei gli fu fatale,guidavano sulla statale lungo il lago artificiale aotto la diga quando lei presa da un impulso incomprensibile mentre lui guidava gli girò la testa e lo baciò.
Lui perse il controllo del mezzo e l'auto precipitò nelle acque profonde del lago artificiale sotto la diga.
L'auto affondava sempre di più ma lei presa da un impulso irrefrenabile continuava a baciarlo.
L'acqua cominciava ad entrare nell'abitacolo ma lei come impazzita si strappò i vestiti e si avvinghiò al suo corpo e lo cinse in una stretta d'amore mortale.
''Tu non lo senti il suono della dodicesima campana?''
Gli chiese mentre lui cercava di divincolarsi.
''Al suono della dodicesima campana sarà il nostro matrimonio''.
Lui la prese di forza,sfondò il parabrezza,l'acqua entrò rapidamente nell'abitacolo.
Prese con forza il suo corpo uscì dall'abitacolo e raggiunse la riva trascinandola.
''Al suono della dodicesima campana'' ripetè...
''Il nostro matrimonio...''
''Per sempre...''
''Ora lasciami nella corrente devo cercare la chiesa del nostro matrimonio''.
Lui la baciò e la abbracciò.
''Quando la troverò sarà l'anello a condurti nella chiesa del nostro matrimonio''.
''Prendilo amore''.
Lui le sfilò l'anello e lei spirò all'istante.
Guardò al cielo stellato che si rifletteva nel lago e maledì le stelle malvage che avevano voluto un simile destino.
Poi innalzò il suo corpo e lo gettò nelle gelide acque.
''Ti troverò''.
Arrivarono i soccorsi che lo raccolsero e lo portarono in ospedale.
La sua compagna di stanza era una vecchia in insufficienza renale,giaceva rantolante attaccata ai tubi.
Respirava a fatica.
Fino a quando si girò e con una strana forza che lui conosceva bene gli si avvinghiò addosso e lo baciò.
Ne fu schifato e si pulì le labbra.
''Non mi riconosci?Sono io''
''Io chi?''
''Mettimi l'anello...''
Lui prese l'anello e glielò infilò al dito.
Immediatamente la pelle divenne elastica e liscia i capelli da grigi a neri.
Era lei.
Si avvinghiarono in un dolce amplesso.
Il campanile suonò dodici colpi.
Lei urlò così forte dal piacere che i vetri si ruppero.
L'urlo come una violenta onda d'urto di piacere fece crollare le montagne sul lago della diga che si sfondò.
L'acqua sommerse il paese e l'ospedale.
''Ogni luogo è la chiesa del nostro matrimonio,il luogo dell'amore è ovunque perché l'amore ha il potere di rendere la giovinezza perduta''.
''Ma ora che l'hai capito è troppo tardi''.
''Ma ora che l'hai capito è troppo tardi''.
I loro corpi sprofondarono nelle profondità dell'amore eterno.
lunedì 18 novembre 2019
Profondità
Le tue onde hanno cantato,
la melodia
dei nostri ricordi perduti
la melodia
dei nostri ricordi perduti
sulle immense
spiaggie bianche
sull'oceano
della vita.
Incantata dal dolce suono,
come balena
la mia anima
si è spiaggiata
sugli scogli aguzzi.
Ho cercato il lamento
di Nettuno,
ho trovato
la pioggia
delle tue lacrime.
Senza di esse
io morirò.
Nel dolce oceano
dei tuoi occhi
ho ritrovato
le profondità perdute.
Che il tuo sorriso
sia aurora
sul mare delle
tue lacrime dimenticate.
venerdì 15 novembre 2019
Nuovo manifesto marxista eugenetico:
''1)La famiglia è il centro di ogni ingiustizia.Va abolita
2)La genetica permette l'uguaglianza,non formale ma sostanziale
3)La fecondazione in provetta e lo sviluppo degli embrioni nelle macchine è obbligatoria
4)Non esistono padre,madre,fratello,sorella ma solo compagni.
Jim Chanos pure essendo di etnia han cinese era alto 1,95 aveva un quoziente intellettivo di 150 e lavorava presso la Celltech di Nanchino.
Era membro del partito comunista cinese ma era inviso da questo per le sue idee.
No,l'orribile aborto della rivoluzione maoista aveva dato origine all'abominio del regime capital-comunista che era durato più di un secolo.
Un secolo di città immense distrutte e rasate al suolo e poi ricostruite pur di mantenere la crescita del pil sopra il fatidico limite imposto dallo stato 3%,lontano dai fasti del boom,ma irreale.
Era come se gli egizi avessero conteggiato nella loro economia la costruzione delle piramidi.
La mongolia interna era stata tapezzata di pannelli solari,il deserto del gobi e quello del taklimakan idem,ma questa elettricità non serviva a niente,perchè l'america e l'europa si erano disintegrate sotto il peso dell'immigrazione.
Non potevano vendere più prodotti a nessuno.
Nel 2084 era avvenuta la rivoluzione copernicana della riproduzione:l'utero artificiale.
La Chiba dreamstate logics era stata la prima a a proporre questa tecnologia.
Tutti i telegiornali avevano proclamato la notizia con giubilo come si fa con qualsiasi diavoleria le magnifiche e progressive sorti portino all'umanità.
Ma questa volta era diverso.
L'utero artificiale era qualcosa che purtroppo per l'elite dominante sarebbe andata a scompaginare l'equilibrio sociale.
Miliardi di nuovi individui perfetti venivano concepiti con caratteristiche predeterminate, quello che non era riuscito al nazismo e al comunismo era riuscito al capitalismo.
La crisi languiva da oramai un secolo quando i primi esseri umani concepiti in modo artificiale divennero adulti e cominciarono a pompare linfa vitale nelle vene del gigante morente del capitalismo globalizzato.
Fallito l'esperimento dell'intelligenza artificiale rimaneva quello della vita artificiale.
Presto dalle catene di produzione della Chiba dreamstate logics vennero sfornati fior di ingegneri designer,medici,biotecnologi.
Tramite i processi di ingegnerizzazione genetica potevano venire prodotti individui praticamente perfetti,con caratteristiche preselezionate.
C'erano però dei limiti alla produzione di intelligenza oltre i 170 punti di quoziente intellettivo gli individui cominciavano a presentare malformazioni.
Purtroppo tali esperimenti erano stati condotti in gran segreto e avevano creato tristi mostri perfettamente consapevoli di essere tali,immobilizzati sulla sedia a rotelle e attaccati a un respiratore.
Vivevano per non più di 10 anni e poi morivano fra atroci sofferenze.
Solo uno era sopravvissuto,si chiamava Jalal nome scelto da lui stesso in omaggio al celeberrimo poeta persiano del tredicesimo secolo.
Quando la fratellanza eugenetica neomarxista capeggiata da Jim Chanos venne a conoscenza degli esperimenti della Chiba dreamstate logics,tentarono immediatamente di contattarlo.
Il permesso fu negato.
Jalal era la gallina dalle uova d'oro della Chiba e non se lo potevano lasciare soffiare via così dalla fratellanza eugenetica neomarxista.
Anche perché fra i governi del mondo e la fratellanza non correva più tanto buon sangue.
La Chiba subiva sempre di più le ingerenze del partito comunista cinese e aveva deciso di trasferirsi a Singapore,l'unica isola felice del capitalismo globalizzato.
Capitolo 2 comunisti contro comunisti
''1)La famiglia è il centro di ogni ingiustizia.Va abolita
2)La genetica permette l'uguaglianza,non formale ma sostanziale
3)La fecondazione in provetta e lo sviluppo degli embrioni nelle macchine è obbligatoria
4)Non esistono padre,madre,fratello,sorella ma solo compagni.
Jim Chanos pure essendo di etnia han cinese era alto 1,95 aveva un quoziente intellettivo di 150 e lavorava presso la Celltech di Nanchino.
Era membro del partito comunista cinese ma era inviso da questo per le sue idee.
No,l'orribile aborto della rivoluzione maoista aveva dato origine all'abominio del regime capital-comunista che era durato più di un secolo.
Un secolo di città immense distrutte e rasate al suolo e poi ricostruite pur di mantenere la crescita del pil sopra il fatidico limite imposto dallo stato 3%,lontano dai fasti del boom,ma irreale.
Era come se gli egizi avessero conteggiato nella loro economia la costruzione delle piramidi.
La mongolia interna era stata tapezzata di pannelli solari,il deserto del gobi e quello del taklimakan idem,ma questa elettricità non serviva a niente,perchè l'america e l'europa si erano disintegrate sotto il peso dell'immigrazione.
Non potevano vendere più prodotti a nessuno.
Nel 2084 era avvenuta la rivoluzione copernicana della riproduzione:l'utero artificiale.
La Chiba dreamstate logics era stata la prima a a proporre questa tecnologia.
Tutti i telegiornali avevano proclamato la notizia con giubilo come si fa con qualsiasi diavoleria le magnifiche e progressive sorti portino all'umanità.
Ma questa volta era diverso.
L'utero artificiale era qualcosa che purtroppo per l'elite dominante sarebbe andata a scompaginare l'equilibrio sociale.
Miliardi di nuovi individui perfetti venivano concepiti con caratteristiche predeterminate, quello che non era riuscito al nazismo e al comunismo era riuscito al capitalismo.
La crisi languiva da oramai un secolo quando i primi esseri umani concepiti in modo artificiale divennero adulti e cominciarono a pompare linfa vitale nelle vene del gigante morente del capitalismo globalizzato.
Fallito l'esperimento dell'intelligenza artificiale rimaneva quello della vita artificiale.
Presto dalle catene di produzione della Chiba dreamstate logics vennero sfornati fior di ingegneri designer,medici,biotecnologi.
Tramite i processi di ingegnerizzazione genetica potevano venire prodotti individui praticamente perfetti,con caratteristiche preselezionate.
C'erano però dei limiti alla produzione di intelligenza oltre i 170 punti di quoziente intellettivo gli individui cominciavano a presentare malformazioni.
Purtroppo tali esperimenti erano stati condotti in gran segreto e avevano creato tristi mostri perfettamente consapevoli di essere tali,immobilizzati sulla sedia a rotelle e attaccati a un respiratore.
Vivevano per non più di 10 anni e poi morivano fra atroci sofferenze.
Solo uno era sopravvissuto,si chiamava Jalal nome scelto da lui stesso in omaggio al celeberrimo poeta persiano del tredicesimo secolo.
Quando la fratellanza eugenetica neomarxista capeggiata da Jim Chanos venne a conoscenza degli esperimenti della Chiba dreamstate logics,tentarono immediatamente di contattarlo.
Il permesso fu negato.
Jalal era la gallina dalle uova d'oro della Chiba e non se lo potevano lasciare soffiare via così dalla fratellanza eugenetica neomarxista.
Anche perché fra i governi del mondo e la fratellanza non correva più tanto buon sangue.
La Chiba subiva sempre di più le ingerenze del partito comunista cinese e aveva deciso di trasferirsi a Singapore,l'unica isola felice del capitalismo globalizzato.
Capitolo 2 comunisti contro comunisti
giovedì 14 novembre 2019
Dolce pietra
Aveva bevuto tutta la notte coi rumeni,non aveva avuto niente di meglio da fare.
Perlomeno erano gentili socievoli e giovani e gli avevano offerto da bere.
Lui non si era fatto pregare.
Giocavano a ping pong nell'area gioco dei bambini fino alle 5 del mattino.
Ciondolavano ubriachi e una volta sì e l'altra anche, finivano per perdere la pallina.
Lui gliela recuperava meccanicamente come un cane da riporto.
Lo ringraziavano ridendo,dicendo delle parole in rumeno,forse lo sfottevano,forse no,che gliene importava a lui?
Era quanto di meglio la città aveva da offrire in quel quartiere:cioè nulla.
''Sai una cosa amico?'' disse il rumeno.
''Gesù presto amerà anche te''.
''Cosa?!?''
Il rumeno semiubriaco prese ad indicare la scena.
Davanti al muro dove campeggiava gigantica la scritta ''Gesù ti ama'' due negri stavano consegnando delle palline a un tizio non propriamente in forma.
''Sai chi ha fatto quella scritta?''chiese il rumeno.
Lui rispose indifferente:''i testimoni di geova''?
''Si certo!Te lo dico io chi l'ha scritta:''i testimoni della bonza''.
E colto dal dubbio chiese ancora:''si dice bonza in italiano?''
''Cosa?''
I rumeni risero dementi.
''Tu non sai cos'è bonza?'' chiesero in coro...
''No''.
Altre risate.
Un rumeno asciutto come un'acciuga dalla voce afona prese la pallina da ping pong e gliela mostrò.
''Loro usano palline per metterci dentro cocaina''.
''Ce l'hai 50 euro ci facciamo una strisciata?''
Lui mise le mani in tasca finse di cercare e disse:
''Ho dimenticato il portafoglio in macchina''
Penso dentro di sè:''mi hanno rotto il cazzo,che si fottano,per il momento Gesù non mi ama ancora''.
''Devo andare a pisciare''.
Purtroppo l'unico posto appartato era quel muro con la scritta ''Gesù ti ama''.
Spacciatori e clienti se ne erano andati.
Lui si slacciò la cintura e pensò ''certo che mi ami,guarda che vita di merda,che città di merda''.
Mentre il getto parabolicamente si riversava sul muro notò che nel muro si era formata una crepa tra le parole ''Gesù'' e ''ti ama''.
Si riallacciò e guardò la crepa sembravano lettere sembrava esserci scritto ''non'' in modo preciso.
Si allontanò e guardò bene.
Si c'era proprio un non tra le parole Gesù e ti ama.
Non l'aveva mai notato.
Rimase perplesso a guardarlo per un minuto poi andò dai rumeni e chiese da bere.
''Finisci bottilia''.
C'era mezzo litro di gin di pessima qualità.
Non si fece pregare,butto giù a gargarozzo il gin e nel giro di un quarto d'ora ebbe di nuovo l'impulso a orinare.
Questa volta però i rumeni gli indicarono un bagno pubblico.
Aprì con un certo sforzo la porta di metallo ed entrò.
C'era un tanfo inconcepibile,''rumeni di merda,possono tirare l'acqua'' pensò.
Sul muro si era creata una fenditura profonda che recitava la scritta ''rumeni di merda''.
''Oh cazzo!'',''devo aver bevuto parecchio stasera''.
Un sole insolente si alzò sulla città fra lo smog, i rumeni erano spariti.
Lui si sdraiò sulla panchina e prese sonno.
Fece un sogno strano c'era uno stranissimo essere acefalo vestito di tutto punto,con un completo beige stile ottocento e un orologio da taschino e una mano di pietra.
''Io sono il signore della terra,la terra prendi i miei poteri tutto ciò che questa mano tocca diventa di pietra,realizzzerai il tuo sogno,ma ti sarà fatale.
Prese un coltello gli tagliò la mano destra e la sostituì con quella in pietra.
''Buona fortuna''.
Si risvegliò che era già imbrunire e i rumeni erano già lì al tavolo da ping pong a bere e giocare.
''Merda l'alcool fa male''.
Li salutò e quelli manco gli risposero.
Si sedette triste e incominciò a piangere.
Quando fu ridestato dai rumeni che gli urlarono ridendogli in faccia:
''riprendi pallina italiano di merda,tutti gli italiani sono nostri schiavi,i rumeni comandano''.
Lui non aveva nessun orgoglio,non rispose agli insulti rivolti a lui e alla sua nazione.
Andò a prendere la pallina e gliela riportò.
''Ma cosa cazzo fai?Questa non è pallina è pietra''.
La guardò perplesso.
Il rumeno aveva già bevuto ed era in vena di violenza.
''Italiano di merda ti prendi gioco di noi''.
Prese una bottiglia e glielà spaccò in faccia.
Lui rimase impassibile,i cocci andarono per terra ma lui non sentì dolore.
I rumeni spalancarono gli occhi stupefatti le loro risate cessarono istantaneamente.
Uno prese una spranga di metallo e la brandì contro di lui.
Istintivamente lui la parò con la mano destra.
La spranga si piegò come fosse di burro.
Lui si guardò la mano.
Era di pietra come nel sogno.
La alzò e la guardò era come nel sogno,totalmente di pietra.
I rumeni fuggirono.
Prese la macchina e corse per la tangenziale.
Lo stupiva la frequenza con cui la scritta ''Gesù ti ama'' si ripetesse sui muri della città.
''Bhe ora so a cosa serve''.
''So anche a cosa servirà questa mano''.
Prese a guardare le prostitute che mostravano le loro grazie sotto i lampioni.
''Che schifo,ci vuole qualcosa di meglio''
Prese lo smartphone e digitò escort torino.
50 pagine di risultati.
Sfogliò con calma il catalogo dell'amore.
L'occhio le cadde su Sheila Chandra un'avvenente escort immigrata dal Pakistan.
Aveva un viso ovale,le sopracciglia disegnate sovrastavano due occhi alteri da principessa orientale,i capelli le cadevano lunghi e neri e morbidi lungo la schiena.
Era curiosamente chiara di carnagione per essere pakistana.
Aveva un tatuaggio sulla spalla destra e un ditale d'argento sull'anulare.
Si trovava in via dei mille 124.
Telefonò.
250 euro per mezz'ora però,la bellezza si faceva pagare, guadagna più di un primario.
Telefonò alla escort che rispose gelida dicendo che era tutto prenotato per una settimana.
''Te ne do mille per un quarto d'ora'', disse lui ''un quarto d'ora per mille picci non lo trovi?''
Attimi di silenzio.
''Va bene vieni alle 4''
''Alle 4 fatta.''
''Ma se mi dai pacco e non paghi io so chi informare per fartela pagare''.
Guidò con fretta verso lo stabile in centro e salì le scale a piedi.
Gli sembrava di salire le scale del paradiso, saliva uno scalino alla volta per assaporare il gusto di avvicinarsi a quella donna dalle forme perfette.
Alla fine dopo 2 minuti buoni in cui il suo cuore come un orologio impazzito scandiva lo scorrere del tempo suonò il campanello.
Era in accappatoio e scalza lo invitò con un cenno della mano a seguirlo, mentre camminava morbida e sinuosa come una pantera, senza dire nulla, si tolse l'accappatoio e con due dita lo fece ondeggiare e si girò verso di lui.
Puntò verso di lui lo sguardo assassino.
Lui rimase impietrito a guardarla in tutta la sua nuda sfolgorante bellezza.
Lei fece una smorfia.
''mille cash, muoviti non ho tempo da perdere''.
Lui prese i soldi e li depose ai suoi piedi come una specie di offerta votiva che si fa a una dea ,continuando a guardarla negli occhi,mentre lei con una mano sui fianchi lo guardava impassibile.
Quando si rialzò una forte erezione era ben visibile sui suoi pantaloni, aveva la fronte sudata.
Lei lo prese per la mano lo condusse verso il letto, lo fece sedere accanto a sé e disse:
''sono una professionista non avere timore ,lasciati andare''.
Poi leccò con la lingua il suo sudore sulla fronte e nel fare questo strofinò i seni sul suo corpo.
Lui si trattenne dal venire.
Lo spogliò mentre il suo cuore stava letteralmente esplodendo.
La penetrò mentre lei sinuosa ondeggiava sopra di lui.
A quel punto venne, e l'accarezzò con la sua mano di pietra.
Ebbe scosse di piacere e poi il dolce oblio.
Si addormentò.
Quando si risvegliò non sapeva dov'era ,poi si ricordò.
Sentì qualcosa di gelido totalmente inviluppato attorno al suo corpo.
La dea orientale di carne, ora era una statua di pietra che avvolgeva il suo corpo in una stretta mortale.
Non riusciva a divincolarsi e a uscire da quel gelido abbraccio di pietra.
Fece per urlare ma le sue labbra di pietra schiacciate sulla sua bocca impedivano qualsiasi suono.
Si ricordò del sogno e della profezia del signore della terra.
Morì di fame e di sete imprigionato dalla dea di pietra che aveva deciso di amare, dal desiderio fatale che aveva potuto realizzare.
Perlomeno erano gentili socievoli e giovani e gli avevano offerto da bere.
Lui non si era fatto pregare.
Giocavano a ping pong nell'area gioco dei bambini fino alle 5 del mattino.
Ciondolavano ubriachi e una volta sì e l'altra anche, finivano per perdere la pallina.
Lui gliela recuperava meccanicamente come un cane da riporto.
Lo ringraziavano ridendo,dicendo delle parole in rumeno,forse lo sfottevano,forse no,che gliene importava a lui?
Era quanto di meglio la città aveva da offrire in quel quartiere:cioè nulla.
''Sai una cosa amico?'' disse il rumeno.
''Gesù presto amerà anche te''.
''Cosa?!?''
Il rumeno semiubriaco prese ad indicare la scena.
Davanti al muro dove campeggiava gigantica la scritta ''Gesù ti ama'' due negri stavano consegnando delle palline a un tizio non propriamente in forma.
''Sai chi ha fatto quella scritta?''chiese il rumeno.
Lui rispose indifferente:''i testimoni di geova''?
''Si certo!Te lo dico io chi l'ha scritta:''i testimoni della bonza''.
E colto dal dubbio chiese ancora:''si dice bonza in italiano?''
''Cosa?''
I rumeni risero dementi.
''Tu non sai cos'è bonza?'' chiesero in coro...
''No''.
Altre risate.
Un rumeno asciutto come un'acciuga dalla voce afona prese la pallina da ping pong e gliela mostrò.
''Loro usano palline per metterci dentro cocaina''.
''Ce l'hai 50 euro ci facciamo una strisciata?''
Lui mise le mani in tasca finse di cercare e disse:
''Ho dimenticato il portafoglio in macchina''
Penso dentro di sè:''mi hanno rotto il cazzo,che si fottano,per il momento Gesù non mi ama ancora''.
''Devo andare a pisciare''.
Purtroppo l'unico posto appartato era quel muro con la scritta ''Gesù ti ama''.
Spacciatori e clienti se ne erano andati.
Lui si slacciò la cintura e pensò ''certo che mi ami,guarda che vita di merda,che città di merda''.
Mentre il getto parabolicamente si riversava sul muro notò che nel muro si era formata una crepa tra le parole ''Gesù'' e ''ti ama''.
Si riallacciò e guardò la crepa sembravano lettere sembrava esserci scritto ''non'' in modo preciso.
Si allontanò e guardò bene.
Si c'era proprio un non tra le parole Gesù e ti ama.
Non l'aveva mai notato.
Rimase perplesso a guardarlo per un minuto poi andò dai rumeni e chiese da bere.
''Finisci bottilia''.
C'era mezzo litro di gin di pessima qualità.
Non si fece pregare,butto giù a gargarozzo il gin e nel giro di un quarto d'ora ebbe di nuovo l'impulso a orinare.
Questa volta però i rumeni gli indicarono un bagno pubblico.
Aprì con un certo sforzo la porta di metallo ed entrò.
C'era un tanfo inconcepibile,''rumeni di merda,possono tirare l'acqua'' pensò.
Sul muro si era creata una fenditura profonda che recitava la scritta ''rumeni di merda''.
''Oh cazzo!'',''devo aver bevuto parecchio stasera''.
Un sole insolente si alzò sulla città fra lo smog, i rumeni erano spariti.
Lui si sdraiò sulla panchina e prese sonno.
Fece un sogno strano c'era uno stranissimo essere acefalo vestito di tutto punto,con un completo beige stile ottocento e un orologio da taschino e una mano di pietra.
''Io sono il signore della terra,la terra prendi i miei poteri tutto ciò che questa mano tocca diventa di pietra,realizzzerai il tuo sogno,ma ti sarà fatale.
Prese un coltello gli tagliò la mano destra e la sostituì con quella in pietra.
''Buona fortuna''.
Si risvegliò che era già imbrunire e i rumeni erano già lì al tavolo da ping pong a bere e giocare.
''Merda l'alcool fa male''.
Li salutò e quelli manco gli risposero.
Si sedette triste e incominciò a piangere.
Quando fu ridestato dai rumeni che gli urlarono ridendogli in faccia:
''riprendi pallina italiano di merda,tutti gli italiani sono nostri schiavi,i rumeni comandano''.
Lui non aveva nessun orgoglio,non rispose agli insulti rivolti a lui e alla sua nazione.
Andò a prendere la pallina e gliela riportò.
''Ma cosa cazzo fai?Questa non è pallina è pietra''.
La guardò perplesso.
Il rumeno aveva già bevuto ed era in vena di violenza.
''Italiano di merda ti prendi gioco di noi''.
Prese una bottiglia e glielà spaccò in faccia.
Lui rimase impassibile,i cocci andarono per terra ma lui non sentì dolore.
I rumeni spalancarono gli occhi stupefatti le loro risate cessarono istantaneamente.
Uno prese una spranga di metallo e la brandì contro di lui.
Istintivamente lui la parò con la mano destra.
La spranga si piegò come fosse di burro.
Lui si guardò la mano.
Era di pietra come nel sogno.
La alzò e la guardò era come nel sogno,totalmente di pietra.
I rumeni fuggirono.
Prese la macchina e corse per la tangenziale.
Lo stupiva la frequenza con cui la scritta ''Gesù ti ama'' si ripetesse sui muri della città.
''Bhe ora so a cosa serve''.
''So anche a cosa servirà questa mano''.
Prese a guardare le prostitute che mostravano le loro grazie sotto i lampioni.
''Che schifo,ci vuole qualcosa di meglio''
Prese lo smartphone e digitò escort torino.
50 pagine di risultati.
Sfogliò con calma il catalogo dell'amore.
L'occhio le cadde su Sheila Chandra un'avvenente escort immigrata dal Pakistan.
Aveva un viso ovale,le sopracciglia disegnate sovrastavano due occhi alteri da principessa orientale,i capelli le cadevano lunghi e neri e morbidi lungo la schiena.
Era curiosamente chiara di carnagione per essere pakistana.
Aveva un tatuaggio sulla spalla destra e un ditale d'argento sull'anulare.
Si trovava in via dei mille 124.
Telefonò.
250 euro per mezz'ora però,la bellezza si faceva pagare, guadagna più di un primario.
Telefonò alla escort che rispose gelida dicendo che era tutto prenotato per una settimana.
''Te ne do mille per un quarto d'ora'', disse lui ''un quarto d'ora per mille picci non lo trovi?''
Attimi di silenzio.
''Va bene vieni alle 4''
''Alle 4 fatta.''
''Ma se mi dai pacco e non paghi io so chi informare per fartela pagare''.
Guidò con fretta verso lo stabile in centro e salì le scale a piedi.
Gli sembrava di salire le scale del paradiso, saliva uno scalino alla volta per assaporare il gusto di avvicinarsi a quella donna dalle forme perfette.
Alla fine dopo 2 minuti buoni in cui il suo cuore come un orologio impazzito scandiva lo scorrere del tempo suonò il campanello.
Era in accappatoio e scalza lo invitò con un cenno della mano a seguirlo, mentre camminava morbida e sinuosa come una pantera, senza dire nulla, si tolse l'accappatoio e con due dita lo fece ondeggiare e si girò verso di lui.
Puntò verso di lui lo sguardo assassino.
Lui rimase impietrito a guardarla in tutta la sua nuda sfolgorante bellezza.
Lei fece una smorfia.
''mille cash, muoviti non ho tempo da perdere''.
Lui prese i soldi e li depose ai suoi piedi come una specie di offerta votiva che si fa a una dea ,continuando a guardarla negli occhi,mentre lei con una mano sui fianchi lo guardava impassibile.
Quando si rialzò una forte erezione era ben visibile sui suoi pantaloni, aveva la fronte sudata.
Lei lo prese per la mano lo condusse verso il letto, lo fece sedere accanto a sé e disse:
''sono una professionista non avere timore ,lasciati andare''.
Poi leccò con la lingua il suo sudore sulla fronte e nel fare questo strofinò i seni sul suo corpo.
Lui si trattenne dal venire.
Lo spogliò mentre il suo cuore stava letteralmente esplodendo.
La penetrò mentre lei sinuosa ondeggiava sopra di lui.
A quel punto venne, e l'accarezzò con la sua mano di pietra.
Ebbe scosse di piacere e poi il dolce oblio.
Si addormentò.
Quando si risvegliò non sapeva dov'era ,poi si ricordò.
Sentì qualcosa di gelido totalmente inviluppato attorno al suo corpo.
La dea orientale di carne, ora era una statua di pietra che avvolgeva il suo corpo in una stretta mortale.
Non riusciva a divincolarsi e a uscire da quel gelido abbraccio di pietra.
Fece per urlare ma le sue labbra di pietra schiacciate sulla sua bocca impedivano qualsiasi suono.
Si ricordò del sogno e della profezia del signore della terra.
Morì di fame e di sete imprigionato dalla dea di pietra che aveva deciso di amare, dal desiderio fatale che aveva potuto realizzare.
domenica 10 novembre 2019
I poeti della stella nera
Le automobili passavano sul viadotto incuranti dello strano spettacolo che si stava verificando.
I lampioni incominciarono a emettere luce a intermittenza,tutta le luci della città avevano cominciato a pulsare e a emettere luce in modo discontinuo secondo una sequenza stranissima che aveva il potere di scuotere il cemento armato di cui era fatta e farla vibrare.
Questa musica era stranissima e tutti potevano sentirla nella testa senza che tuttavia fosse realmente presente.
La città, i grattacieli altissimi avevano cominciato a essere scossi da questo fremito elettrico fino a perdere calcinacci mentre la gente incredula guardava verso l'alto vedendo le luci seguire la vibrazioni.
Improvvisamente dai cavi dei tralicci si alzarono archi voltaici che seguivano la vibrazione e incominciavano a prendere diverse forme sconosciute.
I teleschermi di qualsiasi tipo incominciarono a emettere immagini deformate che via avevano preso i contorni di una spirale.
Tutti avevano tentato di accendere la tv o il pc per capire cosa stava succedendo ottenendo unicamente di venire confusi dal moto di una spirale pulsante.
Il tg diceva parole allarmate ma queste prendevano i contorni della pulsazione oscura.
Tutta la città,l'asfalto, il cemento vibrava di questa pulsazione, anche le suonerie dei cellulari.
Improvvisamente fu il buio black out.
La gente ansimava, le forze dell'ordine non sapevano cosa fare,l'esercito non aveva obbiettivi contro cui puntare il fuoco.
Poi tutto si riaccese,solo i teleschermi rimasero bui poi si riaccesero comparve un immagine di Marylin Monroe con degli occhi completamente neri che scandì la seguente frase con il suo tono melodico e sensuale un po' giulivo:
''siamo i poeti della stella nera solo chi è in grado di calcolare e ripetere a mente le prime mille cifre del pi greco sarà preso in considerazione per colloquiare con noi,ripeti le prime mille cifre di pi greco e vedrai la stella nera''.
Nessuno aveva idea di cosa stesse succedendo, c'era forse all'opera qualche pazzo hacker che aveva preso il controllo dell'intera rete internet e dei mezzi audiovisivi,nonchè della rete elettrica?
Inutilmente molti cercarono di usare smartphone e computer per fornire il dato,i calcolatori erano bloccati per quella funzione.
Aishwarya Chandrasekar una bambina indiana che si trovava a Kuala Lumpur incominciò a scandire le cifre di pi greco una ad una per più di due ore e mezza fino ad arrivare al limite di mille.
Improvvisamente dal teleschermo riemerse la Marylin dagli occhi alieni.
''Brava'' disse.
''Ora rispondi a questa domanda e ti affideremo le redini del mondo: perché non è possibile quadrare il cerchio?''
Aishwarya Chandrasekar rispose candidamente:
''Perché la mente dell'uomo è scissa nei principi del bene e del male''
La Monroe dal teleschermo sorrise:
''Bene sorella noi siamo venuti dalla stella nera per riformulare le vostre leggi e prenderemo il migliore di voi di voi e ne faremo l'ambasciatore del nostro regno,ma solo se risolverai l'ultimo enigma''
''Tu sarai regina di questo pianeta,noi siamo la fratellanza della stella nera.''
La bambina era al settimo cielo,lei lavorava come giovane addetta alle pulizie dei grattacieli Petronas Twin Tower.
''Si disse,finalmente mi prenderò la mia rivincita''.
Ma non aveva capito cosa intendevano realmente fare i ''poeti della stella nera''.
Marilyn incominciò a svanire dal teleschermo,rimasero solo i due occhi neri.
Improvvisamente la vibrazione ricominciò le Petronas incominciarono a vacillare.
Il teleschermo divenne una membrana sottile che si incominciò ad arcuare fino al punto che incominciò a prendere le forme di un essere alieno.
L'essere alieno uscì dal teleschermo totalmente accovacciato e inviluppato in quella pellicola nera.
A un certo punto lacerò la pellicola e si innalzò.
Solo gli occhi neri erano identici a quelli di Marylin per il resto era completamente diverso da qualsiasi cosa sulla terra.
Aveva 4 braccia con una le porse due pietre nere che avevano una luminescenza blu.
''Infilale nelle orecchie tu non devi sentire il rumore della vibrazione perché sarai la regina''
Lei se le infilò nelle orecchie.
A quel punto l'alieno pose un dito sopra una piramide nera che aveva estratto da un anfratto del suo corpo.
Dalla piramide incominciò a propagarsi una vibrazione violentissima che fece vibrare l'intero edificio e da lì al resto del mondo.
Il resto della popolazione morì all'istante quando sentì la vibrazione.
Uscì dalla stanza e vide i corpi riversi che guardavano nel vuoto privi di vita.
Si girò verso l'alieno e gli urlò ''che avete fatto mi avevate promesso di diventare regina del mondo?Non di uccidere il resto dell'umanità''.
L'alieno rispose:''è l'enigma''
''Ora che tu sei sola sei simile a uno di noi''.
''Quale enigma?Pazzo!''
''L'enigma è tu ti appartieni?...In tal caso sarai regina del mondo.''
Lei rimase silenziosa e guardò verso il basso.
''Non lo so'' alla fine rispose.
''Bene'',disse l'alieno ''benvenuta fra noi''.
''Ognuno di noi ha risolto i primi due enigmi matematici ma non questo,ognuno di noi ha visto morire i propri fratelli e rimanere signore solitario del proprio mondo''.
''Ma chi risolverà il terzo diventerà signore dell'universo e rimarrà solo a troneggiare sul proprio io''.
A quel punto si inginocchiò verso la bambina e le chiese:
''Io sono signore di me stesso?''
Lei lo accarezzò con le lacrime agli occhi,gli rispose:
''Io non voglio risolvere l'enigma, voi siete l'ultima cosa che mi rimane''
''Bene'' disse l'alieno...
''Io ho pensato la stessa cosa,ma quando verrà un essere assetato di conoscenza ci ucciderà tutti e rimarrà solo a troneggiare su se stesso, l'unico vero universo''.
''Un giorno toccherà a te porre l'enigma, spera che chi sta di fronte sia sufficientemente intelligente da capire il valore dell'ignoranza''.
''Nessuno sa veramente se si appartiene o sia il prodotto di un insieme di circostanze'' disse Aishwarya,''per cui vai sicuro, tu vivrai in eterno''.
''Io ho posto l'enigma a te,un giorno toccherà a te porlo,poi a chi hai scelto tu,e così via,ma l'universo è infinito e un giorno sapremo la risposta'' disse l'alieno.
''Ora devo andare.''
''Tieni le due pietre salveranno dalla vibrazione chi sceglierai per risolvere l'enigma''.
Lui aprì le 4 braccia e creò una sfera di luce.
Poi vi si immerse dentro.
La sfera scomparve e con essa l'alieno.
A quel punto lei andò al balcone e vide i milioni di cadaveri e pianse.
Poi si guardò allo specchio e si riassettò i capelli.
Aveva gli occhi neri come quelli dell'alieno.
''Ora capisco perché sono neri''
''Non vogliono vedere sé stessi''.
''Chi è signore di sé stesso è il signore del mondo,ma è solo''.
sabato 9 novembre 2019
Nirvana
Avevano lasciata un pick up sotto la pioggia.
Le lacrime del cielo scintillavano ai fari accesi dell'auto.
I bombardieri scesero silenziosi dalle montagne e mentre le auto urlavano a 200 km orari sull'asfalto per sfuggire dalla città, loro calavano sulla centrale elettrica.
Un bagliore, una colonna di fuoco si riflesse nelle pozzanghere, mentre mille scintille, tizzoni ardenti del fuoco che aveva inondato il cielo si spensero nel buio improvviso dei mille lampioni privati del sangue elettrico pompato dalla centrale.
Ora la colonna di fuoco si innalzava sulla città rubandone le mille luci e portandole verso la vetta del cielo come in un olocausto, un sommo sacrificio.
Ora i bombardieri già si allontanavano dalla città, era il turno degli apache il loro cupo rumore incessante aveva iniziato a echeggiare nelle periferie.
Ma la città era piena di trappole e le montagne sopra di essa avevano gli occhi di mille guerrieri appostati tra gli alberi umidi che silenziosi lucidavano il loro mitragliatore.
Il pick up aveva i fari accesi che insolenti tagliavano come coltelli il mantello di tenebra che era sceso sulla città.
Immediatamente vennero adescati, virarono a destra dove quell'unico fascio di luce tagliava la notte in due.
Si appostarono e immediatamente un torrente di piombo fuso incandescente scese dal cielo sull'auto solitaria vuota.
Il metallo sul metallo schizzò mille pallini di luce nel buio, immediatamente prese fuoco e le fiamme si accesero sopra il mezzo.
''Done, do it''
Un ultimo guizzo di luce, il razzo fece saltare ciò che rimaneva.
Contenti del loro operato gli elicotteri fecero per alzarsi quando le migliaia di formiche vietnamite fecero per uscire dai loro nascondigli nel fitto dell'umido della foresta.
Dalle nere montagne che sovrastavano la città si accesero mille flash, i vietcong avevano atteso che gli elicotteri fossero adescati dai fari dell'auto per lanciare l'urlo di vendetta dei loro caricatori contro gli empi assassini che giacevano sospesi nella pioggia scrosciante.
Mille flash azzurri, le verdi colline vietnamite si illuminarono a giorno.
Istericamente le gocce di pioggia formarono un oceano di cristalli sospesi mentre riflettevano i flash degli spari.
Gli elicotteri cominciarono a essere forati in ogni parte, i vetri saltarono, incominciarono a sbandare, a cadere in spirali mentre i flash illuminavano a intermittenza la scia di fumo che lasciavano i loro abitacoli in fiamme.
Quando giungevano al suolo le loro pale si staccavano andando a divellere la vegetazione.
Furono abbattuti tutti dalle cascate blu di morte scese dalle montagne.
La statua del buddha impassibile aveva osservato tutto.
E sapeva che questo affronto non sarebbe rimasto non vendicato.
Furono allertati i bombardieri che giacevano al di sopra delle nuvole in attesa che qualcuno li chiamasse.
Silenziosi i guerrieri vietcong si radunarono davanti alla statua del buddha e incuranti della pioggia madidi fradici ,si inchinavano e sorridendo rispettosamente deponevano uno ad uno un fiore ai piedi della statua.
Era il loro modo di festeggiare composti la caduta degli elicotteri.
Ma loro sapevano qual era il destino che li attendeva.
In picchiata vertiginosa i jet stavano giungendo come aquile pronte a ghermire con artigli di fuoco la tenebra sotto di loro.
I loro altimetri roteavano a velocità vertiginosa quando sganciarono la bomba al napalm.
Il guerriero vietcong sorrise e lascò cadere il fiore.
Un istante infinito, la mano aperta del vietnamita stava lasciando cadere ogni legame con la vita.
E in quell'istante infinito sollevò lo sguardo e lo portò agli occhi del buddha, impassibili astratti vivi e al tempo stesso oltre la vita e la morte.
Il vietcong ebbe un brivido lungo la schiena.
Quegli occhi erano troppo profondi, lo lacerarono da parte a parte.
Quando il fiore fu a terra nello stesso istante la bomba al napalm raggiunse il suolo ed esplose.
Lui vide il buddha supremo accendersi fra le fiamme che il liquido napalm aveva generato.
Il buddha lo guardava con le fiamme che salivano dal suo corpo, fu rapito in estasi.
Rimase ritto immobile mentre la statua fiammeggiante con i suoi occhi vuoti si alzò e mosse passi verso di lui.
Il buddha innalzò le braccia e dove passava le fiamme si sollevavano rosse a bruciare tutto.
Rimase in piedi in quell'istante infinito fino a quando il buddha sorridente dagli occhi vuoti reclinò la testa e alzò il braccio di pietra fiammeggiante fino a toccargli la fronte con un dito.
Vide un rubino e il volto del buddha.
Gli occhi del buddha si aprirono e furono due luci una simile al sole dell'alba, l'altra simile a quella del sole del tramonto che illuminarono il rubino il quale si accese in una luce rossa simile a quella del tramonto.
Inondò lo spazio nero di quella luce.
Lui fu preso da un fremito di beatitudine quando la sua carne prese fuoco e divenne tutt'uno con le fiamme della statua del buddha.
Fu elevato al paradiso dell'occidente del buddha Amithaba dove giacque per sempre illuminato con il buddha fiammeggiante innanzi e una stella tra le sue mani giunte.
La stella della vita perduta in cui una bomba al napalm lo aveva trascinato ai vertici dell'universo nella luce del nirvana.
rosso
Rosso è il colore del sangue
gelido il tuo corpo esangue
gelida il vento sui grattacieli
tu Venere suprema
le tue forme senza veli.
Hai accolto con occhi di ghiaccio
il mio piacere,
il mio abbraccio.
Morte vita si intrecciano nella città
non ha più segreti per me
questa ignobile scarna età
Ergiti nel vento
ergiti suprema
ascolta il mio lamento.
martedì 5 novembre 2019
Dell'amore pagato 2
A te dedico il gelo assoluto
a te fredda algida dea
i tuoi occhi alteri
non neghi l'amore
non conosci il rifiuto.
Nelle vie di questa città
eserciti il mestiere
che non ha età.
Io dedico questi versi
al gelo bollente
ai corpi riversi.
Trine di ghiaccio
sul parabrezza
gelido il mio alito
fredda la tua carezza.
Soffio gelido
il vento nella periferia
in un mare di sguardi
lubrici
hai perso la via.
I tuoi tacchi alti
sul selciato
sono la poesia
dell'amore pagato.
I tuoi tacchi nella neve
sono la poesia
di questo autunno lieve.
E se i grattacieli
sfidano l'orizzonte
chi suggerisce questi versi
è Saturno il signore
il sibillino arconte.
lunedì 4 novembre 2019
Venere sola 2
Tu Venere assisa
tu Venere sola
rincuori il mio spirito
che ai più
si consola.
Non essere
avara
di soli morenti
di sguardi molesti
insolenti occhi spenti.
Alla fontana dell'oro
è si la mia pace
ordunque
in questa città maledetta
giacerà il mio ristoro.
Del piacere tu sei la vetta
il bianco tuo pianto
non rigettare ai posteri
non rigettare il mio canto.
E se della notte
le stelle
hanno da dire,
da dire
cose più belle,
io non voglio sentire
il lamento ribelle,
di una rosa spezzata,
di te Venere sola
Venere dimenticata.
Guida le mia mani
che possano cantare
sonetti arcani
d'amore le onde
le corde profonde.
Innalza un altare
ai fuochi spenti
di un culto dimenticato
quello dell'amore,
l'amore mai nato.
Io getto i fiori
i petali nel vento
di ghiaccio è il mare
te o diva
il tuo gelido fremito
nel caldo io sento.
Venere algida
delle stelle il silenzio
inebriante assenzio
sguardo pietoso
il mare eterno
la corrente dei desideri
il destriero ritroso
nel giardino delle esperidi
io ho cavalcato.
Ho preso il tuo sangue
e nel mare ho versato
aurore rosa
nasceranno tra i venti
d'amore i
gemiti
di dolore i lamenti.
E mentre ti innalzi
a bianca pura vetta,
te ho amato
o Venere sola
o Venere maledetta.
tu Venere sola
rincuori il mio spirito
che ai più
si consola.
Non essere
avara
di soli morenti
di sguardi molesti
insolenti occhi spenti.
Alla fontana dell'oro
è si la mia pace
ordunque
in questa città maledetta
giacerà il mio ristoro.
Del piacere tu sei la vetta
il bianco tuo pianto
non rigettare ai posteri
non rigettare il mio canto.
E se della notte
le stelle
hanno da dire,
da dire
cose più belle,
io non voglio sentire
il lamento ribelle,
di una rosa spezzata,
di te Venere sola
Venere dimenticata.
Guida le mia mani
che possano cantare
sonetti arcani
d'amore le onde
le corde profonde.
Innalza un altare
ai fuochi spenti
di un culto dimenticato
quello dell'amore,
l'amore mai nato.
Io getto i fiori
i petali nel vento
di ghiaccio è il mare
te o diva
il tuo gelido fremito
nel caldo io sento.
Venere algida
delle stelle il silenzio
inebriante assenzio
sguardo pietoso
il mare eterno
la corrente dei desideri
il destriero ritroso
nel giardino delle esperidi
io ho cavalcato.
Ho preso il tuo sangue
e nel mare ho versato
aurore rosa
nasceranno tra i venti
d'amore i
gemiti
di dolore i lamenti.
E mentre ti innalzi
a bianca pura vetta,
te ho amato
o Venere sola
o Venere maledetta.
Dea dell'amore pagato
Corre l'elettricità
nelle vene
scalpitano cavalli
di acciaio
nitriti benzopirene.
Muore il giorno
o forse non è mai nato
il giorno della tua nascita
io non ho dimenticato.
Si fra le stelle
io cerco la Luna sola
si il mio desiderio
un proiettile
nella notte,
tu la mia pistola.
Abbracciami mesta ancella
di Venere la serva triste
i tuoi occhi
nelle oscene riviste.
Abbracciami
come in un film porno
finchè tu fingi
non sarà mai giorno.
Ma il destino
lo decide il denaro
di amore il signore della città
oh si non è avaro,
nelle vene
scalpitano cavalli
di acciaio
nitriti benzopirene.
Muore il giorno
o forse non è mai nato
il giorno della tua nascita
io non ho dimenticato.
Si fra le stelle
io cerco la Luna sola
si il mio desiderio
un proiettile
nella notte,
tu la mia pistola.
Abbracciami mesta ancella
di Venere la serva triste
i tuoi occhi
nelle oscene riviste.
Abbracciami
come in un film porno
finchè tu fingi
non sarà mai giorno.
Ma il destino
lo decide il denaro
di amore il signore della città
oh si non è avaro,
ma mai di pietà.
C'è poesia in un amore pagato
più che in un uno mai nato.
C'è poesia nel sangue versato
dagli spari
un urlo nella notte
mi ha lacerato.
Si i tuoi occhi tristi
giorni migliori
non hanno mai visti.
Io ti contento
mio dolce desiderio
ascoltami o diva
qui sono serio
io ti contento
amore celato
gli sguardi silenti
il cupido mai nato.
No celami il tuo sguardo
non avere un simile azzardo
rompi l'incanto
di ghiaccio il tuo pianto
le trine luminose
le spine senza rose
io canto nel vento
di un amore pagato
io più non mi pento
di un amore solitario
Anche del più breve viaggio
bisogna sempre pagare
pagare,
pagare il pedaggio.
C'è poesia in un amore pagato
più che in un uno mai nato.
C'è poesia nel sangue versato
dagli spari
un urlo nella notte
mi ha lacerato.
Si i tuoi occhi tristi
giorni migliori
non hanno mai visti.
Io ti contento
mio dolce desiderio
ascoltami o diva
qui sono serio
io ti contento
amore celato
gli sguardi silenti
il cupido mai nato.
No celami il tuo sguardo
non avere un simile azzardo
rompi l'incanto
di ghiaccio il tuo pianto
le trine luminose
le spine senza rose
io canto nel vento
di un amore pagato
io più non mi pento
di un amore solitario
Anche del più breve viaggio
bisogna sempre pagare
pagare,
pagare il pedaggio.
Sola Venere
Sono qui io dolce dea dell'amore.
Mentre il vento fra i grattacieli
porta le nuvole lontano dalla città,io busso alla tua porta.
Ho sognato sogni di cielo
qui più io non riesco a vederlo.
L'ho visto negli occhi di una puttana
appoggiata un lampione
silente e scaltro il suo utero
gemeva della vita mai nata
dell'amore consumato
come in una vetrina
umida e fredda
la sua v.
Non sigillare il tuo spirito
non sigillare l'amore
giace spento
il tuo morto cuore
fra l'asfalto
mentre lei riversa ansima.
No più i nostri ricordi
si intrecceranno
in un tocco di mani
una banconota paga
il tuo sputo mentre ti lascio.
Corrono solitarie
sull'asfalto
le ruote del desiderio
Porsche Cayenne
carne fresca
si inarca
mentre il finestrino
scivola giù.
Vieni ci sono 300
cavalli che scalpitano
per vedere le tue forme.
Ma si Lei Venere
rosa è il suo manto
mentre piange dispregiata
dagli uomini.
Alle are dimenticate
io accendo
il mio fuoco
e ricordo quando tu
adolescente
hai pianto
per un bigliettino
buttato via in una risata.
Ti amo
ora tu lo cerchi
pagando
ora tu ami sogni di potere.
Ma quel biglietto
dov'è?
L'hai lasciato alle sirene
perché cantassero
una canzone di metallo
inciso nel cielo
fra i grattacieli distanti.
Non amarmi per davvero
dell'amore io ho paura
soltanto nei tuoi occhi
e nelle tue viscere
io ho visto la forma pura.
No gli empi tuoi gridi
sotto luci
al neon
e canne di pistola
di un albanese
che finisce chi non paga
sono l'urlo che io cerco
per dimenticare il silenzio
di quella giornata di pianto.
Dov'è quel biglietto
dammelo
lo voglio stracciare
sola venere il portatore di luce
assisa sul suo trono
io voglio baciare.
Mentre il vento fra i grattacieli
porta le nuvole lontano dalla città,io busso alla tua porta.
Ho sognato sogni di cielo
qui più io non riesco a vederlo.
L'ho visto negli occhi di una puttana
appoggiata un lampione
silente e scaltro il suo utero
gemeva della vita mai nata
dell'amore consumato
come in una vetrina
umida e fredda
la sua v.
Non sigillare il tuo spirito
non sigillare l'amore
giace spento
il tuo morto cuore
fra l'asfalto
mentre lei riversa ansima.
No più i nostri ricordi
si intrecceranno
in un tocco di mani
una banconota paga
il tuo sputo mentre ti lascio.
Corrono solitarie
sull'asfalto
le ruote del desiderio
Porsche Cayenne
carne fresca
si inarca
mentre il finestrino
scivola giù.
Vieni ci sono 300
cavalli che scalpitano
per vedere le tue forme.
Ma si Lei Venere
rosa è il suo manto
mentre piange dispregiata
dagli uomini.
Alle are dimenticate
io accendo
il mio fuoco
e ricordo quando tu
adolescente
hai pianto
per un bigliettino
buttato via in una risata.
Ti amo
ora tu lo cerchi
pagando
ora tu ami sogni di potere.
Ma quel biglietto
dov'è?
L'hai lasciato alle sirene
perché cantassero
una canzone di metallo
inciso nel cielo
fra i grattacieli distanti.
Non amarmi per davvero
dell'amore io ho paura
soltanto nei tuoi occhi
e nelle tue viscere
io ho visto la forma pura.
No gli empi tuoi gridi
sotto luci
al neon
e canne di pistola
di un albanese
che finisce chi non paga
sono l'urlo che io cerco
per dimenticare il silenzio
di quella giornata di pianto.
Dov'è quel biglietto
dammelo
lo voglio stracciare
sola venere il portatore di luce
assisa sul suo trono
io voglio baciare.
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