giovedì 14 novembre 2019

Dolce pietra

Aveva bevuto tutta la notte coi rumeni,non aveva avuto niente di meglio da fare.
Perlomeno erano gentili socievoli e giovani e gli avevano offerto da bere.
Lui non si era fatto pregare.
Giocavano a ping pong nell'area gioco dei bambini fino alle 5 del mattino.
Ciondolavano ubriachi e una volta sì e l'altra anche, finivano per perdere la pallina.
Lui gliela recuperava meccanicamente come un cane da riporto.
Lo ringraziavano ridendo,dicendo delle parole in rumeno,forse lo sfottevano,forse no,che gliene importava a lui?
Era quanto di meglio la città aveva da offrire in quel quartiere:cioè nulla.
''Sai una cosa amico?'' disse il rumeno.
''Gesù presto amerà anche te''.
''Cosa?!?''
Il rumeno semiubriaco prese ad indicare la scena.
Davanti al muro dove campeggiava gigantica la scritta ''Gesù ti ama'' due negri stavano consegnando delle palline a un tizio non propriamente in forma.
''Sai chi ha fatto quella scritta?''chiese il rumeno.
Lui rispose indifferente:''i testimoni di geova''?
''Si certo!Te lo dico io chi l'ha scritta:''i testimoni della bonza''.
E colto dal dubbio chiese ancora:''si dice bonza in italiano?''
''Cosa?''
I rumeni risero dementi.
''Tu non sai cos'è bonza?'' chiesero in coro...
''No''.
Altre risate.
Un rumeno asciutto come un'acciuga dalla voce afona prese la pallina da ping pong e gliela mostrò.
''Loro usano palline per metterci dentro cocaina''.
''Ce l'hai 50 euro ci facciamo una strisciata?''
Lui mise le mani in tasca finse di cercare e disse:
''Ho dimenticato il portafoglio in macchina''
Penso dentro di sè:''mi hanno rotto il cazzo,che si fottano,per il momento Gesù non mi ama ancora''.
''Devo andare a pisciare''.
Purtroppo l'unico posto appartato era quel muro con la scritta ''Gesù ti ama''.
Spacciatori e clienti se ne erano andati.
Lui si slacciò la cintura e pensò ''certo che mi ami,guarda che vita di merda,che città di merda''.
Mentre il getto parabolicamente si riversava sul muro notò che nel muro si era formata una crepa tra le parole ''Gesù'' e ''ti ama''.
Si riallacciò e guardò la crepa sembravano lettere sembrava esserci scritto ''non'' in modo preciso.
Si allontanò e guardò bene.
Si c'era proprio un non tra le parole Gesù e ti ama.
Non l'aveva mai notato.
Rimase perplesso a guardarlo per un minuto poi andò dai rumeni e chiese da bere.
''Finisci bottilia''.
C'era mezzo litro di gin di pessima qualità.
Non si fece pregare,butto giù a gargarozzo il gin e nel giro di un quarto d'ora ebbe di nuovo l'impulso a orinare.
Questa volta però i rumeni gli indicarono un bagno pubblico.
Aprì con un certo sforzo la porta di metallo ed entrò.
C'era un tanfo inconcepibile,''rumeni di merda,possono tirare l'acqua'' pensò.
Sul muro si era creata una fenditura profonda che recitava la scritta ''rumeni di merda''.
''Oh cazzo!'',''devo aver bevuto parecchio stasera''.
Un sole insolente si alzò sulla città fra lo smog, i rumeni erano spariti.
Lui si sdraiò sulla panchina e prese sonno.
Fece un sogno strano c'era uno stranissimo essere acefalo vestito di tutto punto,con un completo beige stile ottocento e un orologio da taschino e una mano di pietra.
''Io sono il signore della terra,la terra prendi i miei poteri tutto ciò che questa mano tocca diventa di pietra,realizzzerai il tuo sogno,ma ti sarà fatale.
Prese un coltello gli tagliò la mano destra e la sostituì con quella in pietra.
''Buona fortuna''.
Si risvegliò che era già imbrunire e i rumeni erano già lì al tavolo da ping pong a bere e giocare.
''Merda l'alcool fa male''.
Li salutò e quelli manco gli risposero.
Si sedette triste e incominciò a piangere.
Quando fu ridestato dai rumeni che gli urlarono ridendogli in faccia:
''riprendi pallina italiano di merda,tutti gli italiani sono nostri schiavi,i rumeni comandano''.
Lui non aveva nessun orgoglio,non rispose agli insulti rivolti a lui e alla sua nazione.
Andò a prendere la pallina e gliela riportò.
''Ma cosa cazzo fai?Questa non è pallina è pietra''.
La guardò perplesso.
Il rumeno aveva già bevuto ed era in vena di violenza.
''Italiano di merda ti prendi gioco di noi''.
Prese una bottiglia e glielà spaccò in faccia.
Lui rimase impassibile,i cocci andarono per terra ma lui non sentì dolore.
I rumeni spalancarono gli occhi stupefatti le loro risate cessarono istantaneamente.
Uno prese una spranga di metallo e la brandì contro di lui.
Istintivamente lui la parò con la mano destra.
La spranga si piegò come fosse di burro.
Lui si guardò la mano.
Era di pietra come nel sogno.
La alzò e la guardò era come nel sogno,totalmente di pietra.
I rumeni fuggirono.
Prese la macchina e corse per la tangenziale.
Lo stupiva la frequenza con cui la scritta ''Gesù ti ama'' si ripetesse sui muri della città.
''Bhe ora so a cosa serve''.
''So anche a cosa servirà questa mano''.
Prese a guardare le prostitute che mostravano le loro grazie sotto i lampioni.
''Che schifo,ci vuole qualcosa di meglio''
Prese lo smartphone e digitò escort torino.
50 pagine di risultati.
Sfogliò con calma il catalogo dell'amore.
L'occhio le cadde su Sheila Chandra un'avvenente escort immigrata dal Pakistan.
Aveva un viso ovale,le sopracciglia disegnate sovrastavano due occhi alteri da principessa orientale,i capelli le cadevano lunghi e neri e morbidi lungo la schiena.
Era curiosamente chiara di carnagione per essere pakistana.
Aveva un tatuaggio sulla spalla destra e un ditale d'argento sull'anulare.
Si trovava in via dei mille 124.
Telefonò.
250 euro per mezz'ora però,la bellezza si faceva pagare, guadagna più di un primario.
Telefonò alla escort che rispose gelida dicendo che era tutto prenotato per una settimana.
''Te ne do mille per un quarto d'ora'', disse lui ''un quarto d'ora per mille picci non lo trovi?''
Attimi di silenzio.
''Va bene vieni alle 4''
''Alle 4 fatta.''
''Ma se mi dai pacco e non paghi io so chi informare per fartela pagare''.
Guidò con fretta verso lo stabile in centro e salì le scale a piedi.
Gli sembrava di salire le scale del paradiso, saliva uno scalino alla volta per assaporare il gusto di avvicinarsi a quella donna dalle forme perfette.
Alla fine dopo 2 minuti buoni in cui il suo cuore come un orologio impazzito scandiva lo scorrere del tempo suonò il campanello.
Era in accappatoio e scalza lo invitò con un cenno della mano a seguirlo, mentre camminava morbida e sinuosa come una pantera, senza dire nulla, si tolse l'accappatoio e con due dita lo fece ondeggiare e si girò verso di lui.
Puntò verso di lui lo sguardo assassino.
Lui rimase impietrito a guardarla in tutta la sua nuda sfolgorante bellezza.
Lei fece una smorfia.
''mille cash, muoviti non ho tempo da perdere''.
Lui prese i soldi e li depose ai suoi piedi come una specie di offerta votiva che si fa a una dea ,continuando a guardarla negli occhi,mentre lei con una mano sui fianchi lo guardava impassibile.
Quando si rialzò una forte erezione era ben visibile sui suoi pantaloni, aveva la fronte sudata.
Lei lo prese per la mano lo condusse verso il letto, lo fece sedere accanto a sé e disse:
''sono una professionista non avere timore ,lasciati andare''.
Poi leccò con la lingua il suo sudore sulla fronte e nel fare questo strofinò i seni sul suo corpo.
Lui si trattenne dal venire.
Lo spogliò mentre il suo cuore stava letteralmente esplodendo.
La penetrò mentre lei sinuosa ondeggiava sopra di lui.
A quel punto venne, e l'accarezzò con la sua mano di pietra.
Ebbe scosse di piacere e poi il dolce oblio.
Si addormentò.
Quando si risvegliò non sapeva dov'era ,poi si ricordò.
Sentì qualcosa di gelido totalmente inviluppato attorno al suo corpo.
La dea orientale di carne, ora era una statua di pietra che avvolgeva il suo corpo in una stretta mortale.
Non riusciva a divincolarsi e a uscire da quel gelido abbraccio di pietra.
Fece per urlare ma le sue labbra di pietra schiacciate sulla sua bocca impedivano qualsiasi suono.
Si ricordò del sogno e della profezia del signore della terra.
Morì di fame e di sete imprigionato dalla dea di pietra che aveva deciso di amare, dal desiderio fatale che aveva potuto realizzare.


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