Nella riflessione sul problema metabolico ci si concentra sempre sul sovraccarico calorico.
È un interpretazione, un interpretazione che può risultare fuorviante.
Non necessariamente si osserva in soggetti affetti da sindrome metabolica un sovraccarico calorico.
Ma non si riflette sul significato evolutivo, per questo si va a vuoto nella gestione del problema metabolico.
Non necessariamente ci siamo evoluti in un ambiente con meno disponibilità calorica, ma una cosa è certa, difficilmente ci siamo evoluti in un ambiente con questa omogeneità di distribuzione di calorie, di pasti, e di temperatura.
L’organismo umano è stato strutturato per resistere ad oscillazioni estreme sia a livello calorico di periodi di digiuno prolungato altervallati a periodi di sovralimentazione, per una ragione molto semplice, in quanto predatori dovevano sopportare grossi periodi di digiuno a cui facevano seguito una volta catturata la preda una sovralimentazione che rischiava di uccidere più del periodo di digiuno in sé.
Ciò che i campi di concentramento hanno insegnato alla storia anche della medicina e che chi non muore di fame muore della conseguenza della fame una volta avuto a disposizione il cibo:
La cosiddetta refeeding syndrome.
Dovendo gestire questa disomogeneità violenta di distribuzione di risorse caloriche ma anche di spesa calorica in funzione della temperatura esterna (oscillazione termica estate inverno giorno notte) il corpo ha determinato degli adattamenti.
Il fatto stesso che il tumore si presenti con maggiore frequenza presso i carnivori rispetto agli erbivori suggerisce la sua genesi evolutiva come adattamento a sopravvivere alla “refeeding syndrome” non tanto come superiorità dell’alimento vegetale in sé rispetto alla carne, affermazione non valida ne’scientifica, ma come erraticita’ nella distribuzione calorica del tempo tipica degli animali carnivori.
L’erbivoro bruca e rumina, è in una sorta di glucosata in infusione continua, per il suo organismo mantenere lo steady state è molto più semplice.
Più complesso per il carnivoro che la preda la deve cacciare, il suo organismo deve sopravvivere non tanto al digiuno ma alla violenta e repentina oscillazione metabolica che subentra una volta catturata e divorata la preda, in natura non esistono frigoriferi e conservanti.
A dirla tutta si esistono anche in natura, perché a seconda degli ambienti in cui ci si è evoluti si hanno oscillazioni termiche più o meno cospicue.
Se la Balena è l’animale che sviluppa meno tumori ciò è dovuto alla natura omogenea della sua alimentazione e dell’ambiente termico in cui vive ( l’acqua garantisce una temperatura più uniforme rispetto agli animali terrestri.)
Se dovessimo definire l’alimentazione della balena essa carica una costante di plancton nel tempo, se è vero che la dimensione maggiore dell’animale favorisce un metabolismo basale più contenuto rispetto ad animali a piccola taglia ( rapporto superficie - volume) è anche vero che la parte non analizzata in cui risiede la sua maggiore salute metabolica risiede nell’uniformità di accesso alle risorse caloriche ovvero la continuità dell’assunzione di prede di taglio piccolissimo ( il plancton)rispetto al volume della balena.
Il punto è che però non bisogna cadere negli equivoci, non esiste un meglio o un peggio, esistono strategie di sopravvivenza evolutive.
L’essere umano non è né un erbivoro ne un animale marino, si è evoluto in condizioni sia di forte erraticita’ di accesso alle risorse caloriche e idriche, sia di forte erraticita’ di oscillazione termica, ergo è questa “ balenizzazione” che sta mettendo in crisi l’essere umano calato nella civiltà, non tanto la sovrabbondanza calorica in sé ma la sua continuità nel tempo, non tanto il caldo o il freddo in sé, ma l’esistenza in spazi a temperatura continua gestita in modo artificiale.
Non esistono giusti mezzi in natura, o meglio, talvolta esistono, la questione è sempre come ci si è adattati.
Analizziamo il rapporto fra emocromatosi e continuità termica e la vicinanza fra sindrome metabolica.
Ci si chiede perché nella sindrome metabolica la ferritina incrementi.
La risposta giusta NON è l’infiammazione.
Cancelliamo questo concetto non scientifico dai nostri radar se vogliamo comprendere il problema.
Il punto è che in Europa sussistono 2 mutazioni che portano l’organismo a trattenere più ferro e si trovano tutte e due in un gradiente ovest est.
La prima mutazione C282Y è la mutazione cosiddetta celtica, si trova principalmente in Irlanda e nelle isole britanniche e si trova in Europa con un gradiente nord- ovest.
Sono i celti originari delle isole britanniche.
La seconda mutazione H63D ha sempre un gradiente ovest-est ed ha come territorio di maggiore diffusione la Spagna.
Può anch’essa essere ricondotta ad una popolazione celtica.
Ricordiamoci che malgrado la Spagna sia classificata come paese mediterraneo le popolazioni che la abitano non hanno tanto in origine mediterranea quanta celtica.
I cosiddetti celtiberi come li classificavano i romani.
Tendenzialmente il gradiente del ferro non è nord-sud ma ovest est.
L’Atlantico inteso come stabilizzatore termico ha portato le popolazione dell’Europa occidentale sia del nord che del sud ( i cosiddetti celti) ha immagazzinare mediamente più ferro di quanto ne immagazzinano le popolazioni a oriente, sia a nord che a sud.
Non è un gradiente di temperatura, ma di oscillazione di temperatura.
Questa cosa va capita.
L’accumulo di ferro è la risposta adattativa alla stabilità, sia di temperatura esterna, sia di calorie introdotte.
L’ossessione per una dietistica in cui viene ricercato “ il cibo corretto e sano” porta a trascurare l’importanza fondamentale dell’ erraticita’ nella distribuzione calorica nel tempo.
I musulmani hanno costruito le loro abitudini secondo delle norme di igiene calorica che vanno comprese appieno dal mondo industrializzato.
L’abitudine ad una sorta di digiuno intermittente ( il cosiddetto Ramadan) l’esclusione del suino e dell’alcool sono pratiche igieniche che delle popolazioni nomadi a forte erraticita’ calorica, idrica e di escursione termica che hanno dovuto darsi nel momento in cui si sono civilizzati e organizzati in strutture non nomadi con continuità calorica di assunzione e termica di vicinanza al mare che eliminava l’escursione termica.
La civiltà normalizza.
Taglia gli estremi della curva della gaussiana e distribuisce uniformemente le risorse nel tempo, avendo a disposizione qualche milione di anni di evoluzione l’essere umano avrà meno problemi metabolici e tumorali come la balena, attualmente sta patendo e ne ha di più.
E l’uniformità del mondo moderno che lo uccide.
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