sabato 26 dicembre 2020

Neve a Marzo

C'era un ciliegio, si era appena risvegliato dal torpore dell'inverno, vide il sole, e i suoi occhi giovani, amarono di un amore puro il Sole che lo aveva risvegliato.
''Stella brillante, rubino del cielo,  io potrei dormire la notte, ma solo il vasto cielo nero, può contenere l'immensità del mio amore, e le stelle fremono di piacere.
Io sono tutto.
Ma io potrei dormire comunque, anche nei miei sogni, le stelle si precipitano ai miei piedi per realizzare i miei desideri, in verità io sono in trepida attesa del momento più bello, l'aurora rosa, i pilastri azzurri dell'oriente, il candido marmo dei picchi che si invermiglia per primo.
Io devo sentire la musica dell'alba, i custodi del paradiso dell'oriente possono riaprirmi il giardino dell'eden se guardando il cielo, sento la musica dell'alba, sarò innalzato e diventerò un cherubino.
E poi il sole quant'è meraviglioso quando nasce, come un bambino, i suoi raggi, le sue dita dorate giocano con le tenui brume sui prati!''
Il suo amore per l'alba e la sua dolcezza erano così meravigliose che dai suoi rami spuntarono splendidi fiori rosa.
E quando venne il mattino e il sole si innalzò, lui era già al colmo della gioia, e non avendo dormito tutta la notte si addormentò di un sonno profondo.
Sognò di essere un giovane ragazzo adolescente e di amare la ragazza bocciolo di ciliegio.
Ma egli non sapeva che non c'era nessuna ragazza bocciolo di ciliegio, i fiori, erano solo suoi, e la ragazza bocciolo di ciliegio era solo un sogno. 
E lo zefiro dolce della primavera lo inebriava.
Ma un giorno di Marzo lui attese l'alba invano.
Una notte mentre conversava con le stelle, ed esse gli promettevano già l'estate, vide che le dolci nubi d'argento diventavano sempre più fitte, fino ad oscurarle.
Era tutto d'un tratto nella tenebra più profonda.
Si disse fra sé e sé: ''le stelle sono bugiarde, hanno infranto le loro promesse''.
Poi quando fu il momento dell'alba lui vide la cosa più brutta che aveva mai visto: un grigiore pallido, nubi nemiche.
Dal cielo caddero fiocchi di neve.
Il ciliegio si riaddormentò e fece questo sogno:
Nevicava in un giorno di Marzo, un ragazzo stava impalato a guardare il suo sogno, e cercava di vincere la timidezza per aprire il suo ombrello e ripararla dalla neve.
La amava, amava la sua ragazza fiore di ciliegio, ma era talmente forte il suo amore che aveva paura che tenendo l'ombrello aperto la mano gli tremasse.
Rimasero impalati finché lei non se ne andò.
Il ciliegio si risvegliò nel cuore della notte gelida.
Aveva smesso di nevicare, ma i suoi boccioli erano ancora ricoperti di neve e lui non poteva vedere il cielo.
Ma lui credeva nella bellezza, e i suoi fiori di ciliegio si innamorarono dei cristalli di ghiaccio, erano gelidi ma belli.
Non gli importava che lo uccidessero congelandolo, i suoi fiori di ciliegio erano l'amore e amavano tutto ciò che era bello.
Ma venne un vento freddo e spazzò via tutti i suoi fiori e la neve sopra di essi.
Si dispersero nel cielo nero.
Lui vide le stelle e urlò loro ogni genere di improperi:'' mi avete mentito, avete infranto le vostre promesse, forse sono io che ho sbagliato a credervi, io amavo i fiocchi di ghiaccio ma loro mi avrebbero ucciso per questo io alla fine li ho odiati.''
Ma i fiori del ciliegio erano tutto ciò che egli riteneva di avere per cui provò a chiamarli nel buio della notte.
Provò a sentire con i loro petali, ed essi vagavano ancora nel cielo buio cercando di amare lo stesso i cristalli di ghiaccio.
Ma il vento gelido  faceva toccare i fiori con i cristalli di ghiaccio solo per un attimo, poi svanivano nell'oscurità.
Gridò alle stelle: ''ho creduto che fosse Primavera, ed ecco che mi ritrovo scheletrico albero d'inverno, in verità è già tutto finito, verrà un inverno peggiore di quello da cui mi sono destato, tanto vale che mi spenga nell'oscurità.''
Disperato stava per urlare alle stelle l'ignominia peggiore, quando vide una cosa insolita.
Un disco bianco, dolce si stagliava nel cielo e stendeva raggi d'argento sulla sconfinata pianura.
Lui parlò alla Luna e le disse:
''Ho paura del vento, l'amore ti porta nella tenebra più profonda, ci si incontra per un attimo per poi perdersi per sempre, non c'è crudeltà più grande.''
Ma lei lo rassicurò e gli disse:
''Prendi la mia mano e osservati dall'alto.''
Una nube sua ancella si fece a forma di mano e prese quella dell'anima del ciliegio, lui salì le scale d'argento dei raggi lunari e così lui vide che già si formavano nuove gemme sui suoi rami.
La Luna lo baciò e gli disse:
''Non avere paura del vento, sciocco, questa è solo una nevicata di Marzo, il sole ritornerà, mio bambino, il sole torna sempre ogni mattina.''
''No, sciocco, io ti amo, il vento serve a portare a me i tuoi fiori, ed è per questo che io ti ricompenserò, per ogni fiore che tu hai perso, per ogni cristallo di ghiaccio che hai inutilmente amato sperando di scioglierlo, io ti donerò un perla, una squisitezza chiamata ciliegia, e tu mio dolce amore sentirai il sapore dello zucchero e capirai quanta dolcezza c'è in te, e che nessun amore è invano:
Per ogni tuo fiore perso avrai una ciliegia.
Le gusteremo insieme.
L'Estate deve ancora iniziare.''


mercoledì 23 dicembre 2020

Il Comandamento

 L'unto del Signore ha detto: ''amate il vostro prossimo, come voi stessi, questo è il più grande comandamento'', ma io vi dico: ''badate di non sprecare il vostro amore subito, esso non è infinito, per il momento siete solo uomini, sapete amare, ma non in modo infinito, se amerete il cane, egli vi morderà, se amerete il maiale, egli vi insonzzera' di fango, se amerete il ragno egli vi pungerà e avvelenerà.

E quando giungerà qualcuno degno del vostro amore, voi sarete morsi, insozzati di fango e avvelenati, come potrete amarlo?

Solo il Signore Dio è perfetto e può amare tutte le creature, anche i cani, i porci e i ragni.

Ed è per questo che dà loro la vita e li ama per quello che sono.

Ma voi non credetevi simili a lui.

In ciò non peccherete tanto di superbia, quanto di ingenuità.

In verità, voi dovete imparare davvero ad amare, e siete su questa terra per questo.

Amare non significa dimenticarsi di se stessi, ma ricordarvi chi siete.

Voi siete nobili, siete i principi del creato, ma ve lo siete dimenticati.

Se tu potessi vedere te stesso con gli occhi di chi ti ama, non ti riterresti né un cane, né un porco, né un ragno, ma tu hai amato il cane, il porco e il ragno.

Siccome il cane ti ha morso, ti reputi simile a un cane.

Siccome il maiale ti ha insozzato di fango, ti reputi simile a un maiale.

Siccome sei pieno del veleno del ragno, e ancora inviluppato nelle sue ragnatele, ti reputi simile a un ragno.

Non siate prodighi del vostro amore, ma custoditelo come il gioiello più prezioso per poterlo donare a chi il Signore ha creato per voi, e voi per lui o per lei.

Giacché il Signore vi ha fatto nobili e principi, ma nella reggia non c'era alcuno specchio e voi non potevate vedervi.

Allora il Signore vi ha detto: ''errate nella terra fuori dai giardini celesti, la vostra più grande gioia saraà trovare lo specchio per potervi contemplare, solo allora saprete che non siete un mero errore, ma che tutto il creato si inchina ai vostri piedi.

Gli occhi di chi vi ama sono lo specchio, cogliete la vostra bellezza, e che i vostri occhi siano specchio a vostra volta di chi vi ama.

Due specchi che si riflettono creano l'infinito, in verità io Dio sono perfetto perché posso vedermi senza lo specchio ed è in ciò la mia infinita grandezza e perfezione.

Ma non sono diverso da voi.

Solo quando saprete vedervi senza lo specchio sarete soddisfatti come me.

Siete già perfetti, ma non sapete di esserlo.

Per questo vi ho mandato nel mondo.

Quando vi riconoscerete per quello che siete, e amerete voi stessi di un amore infinito, solo allora sarete pronti.

E sarete dei, e vi verrà affidato un intero universo da amare, ogni granello di polvere non cadrà invano perché voi amerete anche quello.

Se vi chiedete perché nel mondo ci sono il cane, il porco e il ragno, in verità io vi rispondo, io amo tutto perché il mio amo amore é infinito, ho conosciuto me stesso.

domenica 20 dicembre 2020

Il mio dono

 Quanto c'è di me

in te?

Quanto

io ho visto 

coi tuoi occhi?

Sono risuonati

in vano

quanti passi

prima 

che io ti trovassi?

E se io fossi

il tuo specchio,

devi soffiare

lo zefiro

del giovane eros,

per soffiare

via la polvere

del tempo

via da me.

Tu sei l'unica stella 

del mio cielo

il principe della luce

ha creato lo specchio,

ma il demone del tempo

lo ha coperto di un velo.

Gli aerei volano invano

se le mie mani

non possono sentirti.

Tu sei il mio cielo

io volerò nei tuoi ricordi.

No

tu non mi hai

mai incontrato,

io sono lo specchio

ti mostrerò il tuo volto.

Io sono

il fiore

tu il profumo

che svanisce

se il fiore

non viene colto.

Io sono

l'enigma

che non va risolto.

Tu non chiederti

chi io sono,

tu lascia

che il Dio dei deserti,

possa darti

il mio amore,

è questo il mio dono.

La pioggia

Non lasciare

che la pioggia

cada invano,

non lasciare

che i fiumi

scorrano nella notte

silenziosi

senza portare via

le lacrime

della vita.

Ricordati

che il mio sole

si nasconde

solo per paura

che i suoi raggi

si perdano

nell'oceano verde

dei tuoi occhi.

Le lancette dell'orologio

segnano il tempo

la clessidra

del cielo

a volte va rovesciata.

Cade la pioggia

e i verdi prati

si riempiono di specchi

che riflettono

le fronde dei salici.

Cade la pioggia

perché

quando verrà il mattino

le mie brume

accarezzino

i raggi dorati

del sole dei tuoi capelli.

Cade la pioggia

perché in me cresca

l'erba verde

che accarezzi

i tuoi piedi.

E se un giorno

ti dimenticassi di me,

cadrà la pioggia

e io sarò lo stesso

con te.

sabato 19 dicembre 2020

Io e Te

 Tu sei salice a Primavera

 io la pioggia,

cerco di afferrare le tue foglie

ma scivolo

nei rivi del passato,

grigie le nuvole

si riflettono

nello stagno dei tuoi occhi.

Sono un fiore

strappato

dalla terra

i miei petali

li ha presi la notte.

Se solo bastasse

seguire il sentiero

delle bianche montagne

e toccare

le nuvole

tu li ritroveresti.

Io dispero di nuove albe,

elettrici i fulmini

mi illuminano

per pochi attimi,

poi torno nell'oscurità.

Che senso ha

un fiore nella notte?

Mentre tento di rispondere

spero che la mia anima

riprenda fuoco.

Ma l'umida pioggia

dell'autunno 

è penetrata 

nelle mie ossa.

Un giorno i nostri rivi

si perderanno

nel mare,

io spero

sia prima del sorgere del sole.

Ora cade la pioggia

su di noi

e solo gli isterici

fulmini

mi illuminano per un istante.

Tienilo

nel tuo cuore.

giovedì 17 dicembre 2020

Credo nei fiori

Credo nei fiori

Nulla è concluso

Nulla è iniziato.

Per questo

Un fiore

Ti ho donato.

Credo 

Nella sublime

Bellezza.

Non c'è nulla da capire.

Danze di lucciole

D'estate.

Danze di costellazioni

D'inverno.

In verità 

Non c'è nessuna verità.

O candida rosa

Tu sei la rosa bianca.

La fata del meriggio

Ha lasciato

Un presagio

Non dimenticare

La tua fortuna.

Sei vivo.

Ma devi sentirlo

Per questo

Ti ho fatto assaggiare

La morte.

Il succo

Della rosa nera

Ti ha avvelenato.

Vieni

Sciocco

E fai sentire

Il tuo cuore

Battere

Alla tua amata.

A Lei basterà.

Sognano

Le piramidi

Sogni di eternità...

ma ti perdi

Nell'attimo

E sei già

Aldilà.

Sogna bambino

Di poter cambiare

Il passato.

Di poter cambiare

Il futuro.

Sei proprio sciocco

Non sai

Che è già scritto

Il tuo destino?

Ma è nell'istante

In cui io

Colgo te

Mia rosa bianca

Che io mi

Ritrovo

Vivo.

La vita

È un cammino

Non sai dove parti

Non sai dove arrivi.

L'importante

È avere te vicino.

La tua eternità

 Dolce è lo zucchero

Il sapore

Dei tuoi ricordi.

Io sono l'autunno.

Vengo,

Vento gelido

Degli spazi neri

Della notte più buia

a increspare

il mare

dei tuoi occhi verdi.

Le tue gote

Sorridenti

E morbide,

Sono colline

Dove sono cresciuti

I dolci vigneti

Di quando eri bambina.

Mio dolce amore

Io sono l'autunno,

Fredda è la mia anima

Perso mi sono

Nelle nebbie della vita.

Nemmeno i sogni

Dei folli

Possono raccontare

Il gelo che ho provato.

Ma io sono l'autunno

E se tu versi

I tuoi occhi

Nei miei

Nel nostro cuore

Le fredde brume

Faranno del mosto

Dei tuoi dolci ricordi

Il vino

Dell'amore

Che ti inebrierà.

In verità

Non pensare

Che menta,

Nel mio cuore

Tu potrai vivere

per sempre,

Io sono

La tua eternità.

mercoledì 16 dicembre 2020

Il cappotto 2.0

 

Il cappotto è la celeberrima novella del grande scrittore Nikolaj Gogol, io l’ho riadattata per i tempi attuali.

Il protagonista della novella di Gogol è Akakji Akakievic , il protagonista di questa è Akakj Simic.



Il cappotto 2.0



Rispetto a San Pietroburgo, Torino è una città meno aristocratica, meno artistica, meno poetica, ma sicuramente eguale se non superiore quanto a tristezza.

...

Akakj aveva appena finito di studiare,aveva studiato tutto il giorno ed era un pò stordito,aveva desiderato ardentemente per tutta la giornata di tornare a casa,ora che quel momento era giunto verso le 6 un malaugurato pensiero si infiltrò nella sua mente :xxxxxxx.

Per intenderci non c'era mai stato nulla tra i due, l'infatuazione era piuttosto unidirezionale (da parte sua), ma lui insisteva nell'andarla a trovare.

Quel giorno le telefonò e con sua somma sorpresa,sua altezza reale l'impegnatissima xxxxxx,principessa di crocetta, invece gli mandò un messaggio: ''sono a casa passa quando vuoi''.

Quasi per non perdere l'occasione, più unica che rara di trrovare la ragazza, il cui tempo prezioso era perennemente impegnato in un altrove immaginifico fatto di cene, feste e impegni inderogabili che lui poteva appunto solo immaginare, Akakj Simic si gettò nel traffico delle 6 del venerdì sera, per cercare di arrivare nell'isola felice di Crocetta.

L'impresa non fu da ridere perchè c'era persino lo sciopero dei mezzi, e il traffico era mostruoso, Akakj imprecava contro le macchine che non lo lasciava passare e contro i week-end lunghi degli autoferrotranvieri, nella sera i lampioni elettrici illuminavano una tenue pioggerellina che si sfarinava sopra la città e gli autoveicoli in coda, monotonamente pulita dal tergicristallo.

Akakj aveva sonno e tuttavia decide di continuare l'impresa e lentamente incedere nel mare magnum di automobili verso l'isola felice di crocetta.

Akakj viveva queste situazioni sgradevoli come se fossero delle gigantesche allegorie che servivano a fargli meglio comprendere la realtà del mondo, come se fosse in un fumetto e sotto l'immagine di lui chiuso nell'autoveicolo in coda ci fosse una didascalia, un aforisma che racchiudeva il senso della situazione.

Quello di oggi era:

''la maggiore affermazione e manifestazione del potere consiste nel fare aspettare la gente e la maggior manifestazione della mancanza di potere consiste nell'aspettare.'''

E lui ovviamente in questa dicotomia si collocava in coda, perennemente in coda.

Comunque sia, a un certo punto l'estenuante coda finì, e Akakj potè posteggiare nell'isola felice di crocetta.

Entrò con fretta nel palazzo e salì quegli scalini in marmo come se stesse scalando le scale del paradiso.

Ma ad aspettarlo non c'era il paradiso ma la noia che credeva di avere lasciato là fuori agli sfortunati automobilisti bloccati in coda alle 6 di sera del venerdì pomeriggio:

La ragazza lo accolse con disattenzione era davanti all'armadio che guardava vestiti, provandosi ora un cappotto e ora l'altro e buttando via quelli che considerava gli ''scarti''...

''Sai ho l'armadio pieno di roba e devo buttare via un pò di roba altrimenti non ci sta più niente''

''Proprio adesso però?''pensò Akakj Simic...

''E soprattutto non potevi dirmelo così mi evitavi di fare tutto 'sto sbattone,per venire fin qua e vedere questo spettacolo indecente'' penso Akakj...

Per terra c'erano almeno 1200 euro di roba buttata così via nel nulla.

Un pò scandalizzato dallo spettacolo, un vero insulto alla povertà (e lui in un certo senso si sentiva insultato), un pò terrorizzato dal dovere di nuovo ASPETTARE,che la ''gentil'' donzella lo degnasse finalmente di attenzione Akakj fuggì adducendo qualche scusa e in breve tempo discese gli scalini del ''paradiso'' nel frattempo degradato a mero ''purgatorio''e prossimo a trasformarsi in estenuante inferno se lui non avesse scelto di andarsene in fretta e furia da una nuova eterna attesa.

Era nervoso come quando sta per compiersi qualcosa, e tutto sul più bello scivola nel nulla e poi si sentiva arrabbiato per la mancanza di considerazione con cui l'aveva trattato la ragazza, ma ben presto la cosa gli passò, era aduso a questi comportamenti di lei e passando a San Salvario dovette arrendersi all'evidenza che se non puoi scopare una bionda è pur sempre meglio di niente bersela, così passò davanti al bangla aperto e si comprò una birra.

Quel giorno doveva uscire con Fabio e nel mentre aspettava (era l'ennesima attesa) che i ragazzi arrivassero provò a ingannare il tempo sorseggiandosi la birra e telefonando a Henry.

''Ciao tossichello come va?''

Tossichello era il diminutivo con cui chiamava l'amico, un ubriacone di prim'ordine che era riuscito nell'impresa di trovarsi una ragazza non propriamente piacente,che gli pagasse vitto e alloggio e gli comprasse la birra,diciamo che se molti uomini sono tenuti dalla loro donna per le palle Henry NON era uno di questi , LUI ERA TENUTO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DAL BICCHIERE.

Henry era famoso per altri aforismi di fronte al cartone del vinello ''Brillo''comprato al LIDL PER 60 CENTESIMI,'' più che un vino,è il nostro futuro'', soleva dire in tono didattico, arduo dargli torto.

Ma lo sfortunato amico pagava caro il vinello, la fidanzata lo teneva recluso ad Arona.

Come sempre ogni volta che qualcuno gli telefonava tirò fuori una delle scuse che adduceva per spiegare la sua assenza da Torino,  assenza che peraltro Akakj Simic si guardava bene dal contestargli.

Parlava come tipico, in modo sconnesso:

''Eh sai,Giulia mi ha detto...

Perchè adesso ci sono anche i cani...

Eh lei è andata in vacanza,e quindi sono solo''

''La birra è quasi finita''

''E anche il cane è triste...''

Il tutto infarcito dal suo intercalare tipico che è:

''è una violenza, una viooooleeeeenzaaaa...''

''Ah quindi la tua fidanzata se n'è andata in vacanza e ti ha lasciato solo col cane?'' lo punzecchiò malignamente Akakj Simic.

''No, io non ho detto questo'', provò a difendersi, ma le punzecchiature si infittirono:

Il pungitopo era il passatempo preferito di Akakj Simic, punzecchiare i suoi compagni di sventura in situazioni in cui lui stesso, non è che se la cavasse egregiamente.

''Come non l'hai detto?l'hai detto prima...''

''No, questo l'hai detto tu''

''Allora...lei è andata in vacanza?''

''Bhe sì... è andata in Spagna''

''E il mezzo-topo, pardon, il suo cagnolino adorato, è con te a casa?''

''Bhe sì, gli devo dare anche la pappa..''

''E allora vuol dire che se n'è andata e ti ha lasciato solo col cane''

''Se tu vuoi pensarlo, pensalo, ma non è affatto così''

''Vabbe io non lo penso, però che ne dici se lo racconto agli altri, adesso devo giusto vederli''

Akakj Simic continuava imperterrito, era il suo modo di sublimare la frustrazione, sapeva benissimo che la sua vita non era troppo dissimile da quella dell'amico, ma trovava delizioso insistere con quelle punzecchiature del resto lui nel deridere l'amico, effettuava una catarsi in cui ridendo delle disgrazie dell'amico, rendeva meno gravi anche le sue.

Akakj Simic si divertiva comunque in particolar modo a fingere un certo tono di finta compassione,che serviva ulteriormente a mettere in ridicolo l'amico:

''Henry, lei se n'è andata in vacanza e ti ha lasciato solo coi cani a me puoi dirlo, io so quanto in basso possa arrivare la dignità di un uomo''

''Ma quale uomo, e soprattutto quale dignità?Ma di che cosa stiamo parlando?''

La risposta di Henry lo prese alla sprovvista, perchè non aveva tentato nessuna difesa e anzi si era autodileggiato in un modo che francamente neanche lui sarebbe stato capace.

Quando era così non c'era più gusto e ben presto gli si strinse il cuore e abbandonò l'amico al soliloquio con il cane della fidanzata:

''Caro cane,vuoi un pò di birrettin?

No?e allora niente birrettin,niente croccantin,e nel frattempo,visto che tu non la vuoi,questa,me la bevo io.''

Quando arrivò Fabio notò il muso di Akakj Simic e gli chiese cosa ci fosse, al che lui spiegò di come la ragazza non l'avesse cagato di striscio e di come per giunta fosse anche scandalizzato nel come avesse buttato via roba senza un perchè, per un totale di 1200 euro, a naso (stima che poi si rivelerà esatta come avrete modo di leggere più in là nella novella).

Al che Fabio gli sciorinò le sue perle di saggezza popolare,sembrava una sorta di libretto rosso di Mao, ma riadattato in versione Cina moderna turbocapitalista.

''Tu caro Akakj Simic,devi smetterla di fare il Savonarola indignato, l'indignazione è una merce talmente diffusa al giorno d'oggi da non valere più nulla.''

''Devi invece trasformare, il tuo dispiacere in profitto.''

''Il tuo dispiacere in profitto'', riecheggiò come a sottolineare l'importanza della frase, vera summa di questo libretto rosso di Mao in versione riaggiornata al capitalismo.

''L'essenza del successo al giorno d'oggi è quella di trasformare l'infelicità in business''

''Hai capito perchè in Svizzera sono così ricchi?''

''Perchè sono infelici?''

''Esatto se tutti fossero felici chi si sbatterebbe a lavorare tutto il giorno?''

''Ascolta Mao, io non sono propriamente felice, ma ti sembro ricco?''

''Tu non vedi dove dovresti vedere e non senti cosa dovresti sentire per questo sei ancora povero''

''Cosa intendi dire Mao?''

''Per terra non c'erano vestiti per 1200 euro?

''Perchè non hai detto che avevi un amico alla caritas,te li avrebbe dati,non avresti detto una bugia,perchè quei soldi sarebbero stati devoluti a persone molto bisognose.''

''Tu porti a me i cappotti io vendere su E-bay facciamo 50-50?



Akakj Simic era troppo preso dallo sconforto per considerare la proposta dell'amico,ma l'indomani,quello dei cappotti divenne un chiodo fisso la frase ''trasformare lo sconforto in profitto'' troneggiava nella sua mente come zeitgeist, spirito del tempo di un epoca e gli sembrava che almeno fosse la via d'uscita dal cul de sac in cui si era messo così ritelefonò all'amico:

''Ma secondo te le devo mentire?''

''Tu non devi mentire tu stai dicendo la verità,noi siamo più bisognosi della caritas''.

''Ma mi vergogno un pò a fare una cosa del genere''

''Noi caro Akakj Simic,che tu lo sappia o no,siamo eroi,solo che non siamo eroi romantici,in stile ottocento,siamo eroi post-romantici,l'eroe romantico rubava ai ricchi per dare ai poveri,noi non rubiamo ai ricchi ma prendiamo la loro spazzatura per rivenderla ai poveri,su e-bay, naturalmente''

''Un concetto opinabile di eroe'', ribattè Akakj Simic.

''Un concetto pragmatico,di eroe e del resto,chi in un momento di così greve tristezza con la ragazza di cui è innamorato che non lo caga di striscio e passa tutto il tempo a prendere roba dall'armadio e buttarla per terra penserebbe a prendere quella roba con una scusa e a venderla su e-bay, solo un eroe riuscirebbe in quell'impresa,e tu caro mio sei IL MIO EROE, un eroe particolare,non da tutti considerato tale ma da me certamente sì'' pronunciò in tono enfatico Fabio.

L'indomani l'eroe si presentò da xxxxxx per chiedere dei cappotti.

Era con la madre e la sorella e i cappotti fortunatamente erano ancora lì, lui provò distrattamente a toccare l'argomento.

''Sai ho un amico che lavora alla caritas,tu me li lasceresti,a lui servono...''

Lei si guardava allo specchio,e disse''ma no te li vedi dei morti di fame,andare in giro con roba di gucci,poi è roba da donne,tanto vale che la butto''.


In casa oltre a lei e la sorella c'era il cane, un ''alano branderbughese'' di fantozziana memoria,che affettava pose da dandy in stile Oscar Wilde e lo guardava con uno sguardo di sovrano aristocratico disprezzo come a dire:

''sei un proprio un morto di fame''

La ragazza era parecchio animalista e ne aveva diversi di cani,i quali erano uniti in quel momento,da uno stato di compunto disprezzo per il bipede di classe sociale inferiore,c'era qualcosa di profondamente classista in quelle bestie,più che nelle donne di casa,questo va detto,per coloro i quali sostengono che i cani sono migliori di noi.

C'è anche da dire a favore della causa animalista,che in quella casa di donne dall'intelletto scipito dall'inutilizzo che ne deriva da una vita in cui HAI GIA' TUTTO,l'unico che aveva capito quale sarebbe stato l'utilizzo dei cappotti,era per l'appunto,il cane.

Akakj Simic reagì al disprezzo dell'animale,ricordandogli che nonostante la sua inferiorità sociale,la sua specie,quella umana, era teoricamente (molto teoricamente) dominante e lo fece nel modo più cattivo che aveva a disposizione,prese la pallina ,affettò un finto sorriso e disse:

''bravo cane vammela a riprendere''

Il cane di fronte a questo intollerabile affronto,perpetrato peraltro da un essere di infima provenienza sociale,si alzò e si ritirò sdegnato nel suo appartamento (in quella casa i cani avevano un appartamento tutto per loro).

Felice di essersi sbarazzato dello spocchioso,ad Akakj Simic,venne da meditare sul cane:

''ma 'sti cazzo di cani,alla fin fine fanno una vita migliore di tanta gente,se trovano un cane perso si fiondano tutti a cercare di riportarlo a casa,ma se trovano un barbone senza casa voglio vedere in quanti tentano di trovargliene una alla fine la vera vita da cani,è la nostra...''

E in mezzo a cotante amare riflessioni tipicamente taurinensi con un retrogusto pietroburghese ad Akakj Simic venne l'illuminazione:

''Senti xxxxx sai,ho anche un amico che lavora al canile,lui mi ha detto che potrebbe riutilizzare dei vestiti usati per farne cappottini usati.''

La scusa era talmente pacchiana da sembrare a qualsiasi persona dotata di raziocinio una evidente presa per il culo condita anche di un velato rimprovero alla indifferenza verso i propri simili, ma la ragazza era animalista e in preda all'entusiasmo chiese in modo trafelato, risvegliata dal sonno in cui sembrava immersa mentre si guardava allo specchio:

''Di quale razza,sono questi cani?''

Ad Akakj Simic,mai nessuna domanda parve così insensata.

Stette per un attimo zitto,riflettè un secondo,dopodichè consegnò alla ragazza una risposta che fosse congeniale al suo delirio:

''CHIUAHAUA''

fu la risposta laconica.

Ad Akakj Simic pareva di essere in un sogno tutto era molto surreale e la risposta cinguettante al colmo della gioia della sua interlocutrice riecheggiò nel cervello in modo vano,come se lui non fosse lì presente come se stesse guardando un film e quello purtroppo non era un film,ma la sua vita.

''Dei chihaua con roba di Fendi,chiccosissimi''! trillò la ragazza.

Akakj simic caricò i vestiti.Con quel sacco gigante,sembrava Babbo Natale, quando arrivò a casa dell'amico con gli altri che sbevazzavano, fece la voce in stile Babbo Natale:

''Ciao bambini!Cosa gli portiamo a questi morti di fame da crocetta? Per te un cappotto di Gucci,vale più di casa tua, per te una felpa di Fendi, se vendi i reni te ne compri una uguale''

''E se vendo il fegato?''

''Non lo prende nessuno quel colabrodo al massimo ci puoi raccattare una pentola mondialcasa.''

''Prendi la cornetta c'è Mastrota che ti aspetta'', gli fece eco un altro.

Mentre i burloni ridevano e si fregavano le mani arriva l'inaspettata inquietante telefonata:

''Shhhhh.....è lei!''

Oh cazzo ha subodorato la cazzabubbola,zitti tutti...

''Ma anche tu... cappotti per un canile...''

''Zitti, diversamente non me li dava''

Akakj Simic ingoia saliva, respira e risponde con finta nonchalance che gli riesce bene:

''Ciao Akakj Simic,ti disturbo?''

''No dimmi...''

''Mi è piaciuta tantissimo questa tua idea volevo complimentarmi con te, così l'ho raccontato a mia mamma e mia sorella e loro erano anche loro entusiaste, così questo week end abbiamo pensato di venire a vedere i chihahua coi cappotti, chissà come sono chiccosi''

''Ma veramente non so se posso...''

''Si che puoi, dai te lo chiede xxxxxx, dai voglio venire a vederli, adesso scusami ma devo andare''

Telefonata riagganciata.



''E adesso?Il canile?Si scoprirà che era una balla e io farò la figura del morto di fame.''

Fabio prova a rincuorare Akakj Simic ''va bhe metti in chiaro le cose Akakj Simic,tu sei un morto di fame non è che potevi nasconderlo per sempre e poi credi che lei non lo sappia?''

Ne fu ''molto rincuorato''.

Akakj simic tuttavia sta zitto, ignora gli altri e si concentra come in preda ad un brainstorming...

Improvvisamente ha di nuovo l'illuminazione:

''Henry!'' grida trafelato.

''Henry cosa?''

''Henry ha i cani,i chihauhua, la sua tipa è in vacanza, un pò di birra e glieli fottiamo.''

''Ma lo ucciderà se viene a saperlo...''gridano tutti.

''Fanculo Henry, fanculo lei, fanculo le animaliste e fanculo quei mezzitopi di merda''fu la serafica risposta.

Ci furono applausi scroscianti.

Seduta stante i nostri eroi si fiondano al supermercato per l'occasione non si bada a spese Akakj Simic compra in persona la Old Boucanier,9 gradi di irresistibile bontà doppio malto e già che il nostro ubriacone non si ubriaca subito ci mettiamo anche un pò di xanax così il nostro amico dorme un pò.

La old boucanier era una scelta non casuale,il logo della birra,una rinomata trappista belga,era quello di un pirata con l'occhio balengo,inquietantemente simile ad Henry,vero e proprio spauracchio di come ti può ridurre l'alcool:

Sulle sigarette c'è scritto ''il fumo uccide'' sulla Old Boucanier c'è Henry che ti dice:''l'alcool mi ha ridotto così:''




Si fiondarono sull'A4 e in breve tempo furono da Henry ad Arona,il ragazzo li aspettava fuori dalla porta facendogli le feste come un cagnolino a cui hanno portato i croccantini,i cagnolini veri invece si guardavano bene dall'uscire fuori alla pioggia incessante e scrosciante.

''Avete fatto bene a venire adesso altre 2 settimane così e dovevate venirmi a trovare in canoa'' esordì Henry

''Effettivamente deve essere questa la famosa crisi idrica di cui parlavano i telegiornali'' aggiunse Akakj Simic,''comunque guarda cosa ti ho portato per il tuo compleanno'' e gli mostro la Old Buccaneer da 9 gradi e mezzo.

Quel giorno in effetti NON era il compleanno di Henry,a essere sinceri,ma Henry alla visione della bottiglia fu talmente pervaso dalla contentezza che tralasciò completamente questo dettaglio lanciandosi in smancerie verso gli ospiti:

''Entrate,entrate,il garage è allagato ma il piano terra è asciutto,per ora''

Dalla finestra, il lago,inquietantemente pieno e grigio,ricordava agli ospiti che non dovevano attardarsi troppo,ma dovevano portare a termine la missione in breve tempo,o altrimenti sarebbero dovuti davvero tornare in canoa.

Non fecero a tempo a calare lo xanax nella bottiglia di Old Buccaner,che Henry l'aveva già bevuta.

Così puntarono a versargliela nel vinello che Henry aveva comprato all'INS.

Henry si versò un bicchiere e ne versò agli altri che tuttavia non parevano contentissimi del vinello di Henry

''Non è così male,poi dai'' li incalzò Henry

''Henry,ma come fai a dire che non è così male,sembra gasolio!''

''No,no, non è poi così male'' disse Akakj Simic,e ridendo in modo maligno versò lo xanax neanche troppo di nascosto nel bicchiere,ma Henry era troppo invasato nelle sue invettive tipiche da esaltazione etilica,per rendersene conto:

''Perchè è tutta colpa del neoliberismo ci hanno rubato il futuro!E' da quando è arrivata qua la raccolta differenziata che continuano a succedere cose strane!''

''Henry ma cosa c'entra la raccolta differenziata con il neoliberismo?''

A questo punto Henry ebbe una di quelle incazzature tipiche degli ubriaconi quando vengono contraddetti,quando si dimenticano quello che avevano detto 1 minuto prima,e si arrabbiano più che altro,non per la contraddizione in sè,ma perchè la contraddizione gli fa perdere il filo già labile del loro discorso lasciandoli in un intollerabile vuoto di contenuti di pensieri e di parole.

''Basta!'' urlo Henry ''E' tutta colpa di quelli come te,che non vogliono accettare l'evidenza,e non accettano il contraddittorio...''

Stava decisamente per finire in una classica, tipica lite fra ubriaconi di Porta Nuova, in cui alla fine al momento di menare le mani i contendenti si accasciano fingendo di essere stati colpiti e dormono per terra, oppure,se è presente una donna fingono di farsi trattenere e separare da lei, ma in realtà la usano per sostenersi perchè in realtà non starebbero neanche in piedi, e già che ci sono, ovviamente, per palpeggiarla.

Akakj Simic si ricordava bene di quel tizio al Valentino che mentre fingeva di essere trattenuto da una tipa, gli lanciava minacce:

''Se non ci fosse lei che mi tiene...'' e si interruppe accasciandosi esanime con la faccia sulle sue tette.

Akakj si divertiva a vedere gli ubriaconi in azione,perchè lo facevano sentire a casa, ma non era quello nè il momento nè l'occasione di darsi al delirio etilico.

''No, no Henry,stai tranquillo, quelli sono ignoranti, non li ascoltare adesso bevi e non ci pensiamo più''

E gli porse il vinello caricato di xanax,Henry bevve,Akakj Simic, anche,così per non dare nell'occhio.

Il vinello era una pietosa contraffazione chimica della bevanda nobile chiamata vino,Akakj pensò dentro di sè che la comunità europea avrebbe dovuto togliere la terminologia vino a quella roba e piuttosto chiamarla ''bevanda al gusto di vino'',come accade per la cioccolata che prendi alle macchinette,che non è cioccolata,tuttavia fece finta e disse:

''Buono,eh,Henry alla fine questi vini che compri tu all'INS non sono poi così male''

Fu guardato malissimo dagli altri.

''intendo per il prezzo che hanno...'' provò ad aggiustare Akakj Simic...

''Sì per 35 centesimi non è niente male'' soggiunse Henry

''35 centesimi,per 2 litri!?!!?!?!? disse Akakj Simic e nel mentre lo disse non potè fare a meno di sputazzare quella ''bontà'' servitagli da Henry.

Akakj Simic ebbe molta paura per la sua salute, giustificata,almeno in questo caso,e cominciò a massaggiarsi nervosamente il fegato.

Henry tracannò il bicchiere e soggiunse da vero sommellier di ''bontà'' etiliche

''Sì,non è davvero niente male''

Lo xanax era sufficientemente amaro da rendere imbevibile anche del succo di ananas zuccherato,ma Henry non sembrava averlo notato,quella era la prova definitiva che aveva le papille gustative completamente fottute,e che i suoi giudizi sulle bevande alcoliche erano decisamente da prendere con le molle.

Il fegato di Henry era una vera ''potenza'' termonucleare svezzato a vinelli e ''paelle pronte'' surgelate comprati al LIDL o all'INS aveva resistito senza troppi complimenti allo xanax ed Henry ad un'ora esatta dall'assunzione della benzodiazepina, pareva addirittura ringalluzzito,e continuava imperterrito nei suoi discorsi, lo xanax invece di addormentarlo lo aveva reso soltanto più sbiascicante,ma aveva aumentato la sua verve,e il blateramento alcolico aveva tutta l'aria di continuare ad libitum.

Akakj Simic guardò nervosamente l'orologio,poi guardò fuori dalla finestra e quel che vide non gli piacque per niente,fuori continuava a piovere,e il lago era salito paurosamente di livello,anche i cani guardavano preoccupati fuori dalla finestra.

Uno aveva cominciato a raspare sulla porta che dava alla cantina, Akakj vide chiaramente che da sotto la porta passava dell'acqua.

Akakj prese in disparte Fabio e gli disse:

''Basta qui si mette male, prendiamogli i cani e fuggiamo o saremmo sommersi dall'acqua''

Akakj Simic e Fabio presero i cani uno a uno, e li caricarono in macchina,quando fu il momento di

prendere l'ultimo ,Henry,che aveva continuato la sua filippica senza accorgersi di nulla, mentre gli altri gli prendevano i cani sotto il naso,si riscosse,li guardò,e chiese:

''Ma cosa state facendo?''

Non fece a tempo a dirlo che la porta della cantina esplose,e un fiume di acqua e bottiglie vuote tintinnanti allagò la stanza.

''Presto via, prima che chiamino Bertolaso, non voglio essere salvato da lui!Non mi avrà mai!'' urlò Akakj Simic e si fiondarono tutti fuori.

Mentre si allontanavano con la macchina videro un triste spettacolo, Henry sopra un tavolo, che galleggiava in mezzo al Lago di Arona, completamente ricoperto di bottiglie vuote galleggianti specie di limoncello e vodka polacca.

Henry si stagliava sul suo tavolo, e in una scena in stile Odissea,come Polifemo,malediva i fuggiaschi urlando frasi sconnesse,brandendo minacciosamente la scopa contro di loro:

''Bastardi!Siete come quelli dell'Europa!Mi hanno rubato il futuro!Anzi,mi hanno rubato i cani!''

Poi si accorse che in mezzo alle bottiglie vuote ce n'era una di limoncello mezza piena e immediatamente si acquietò e aiutandosi con la scopa di casa come remo,il naufrago fu tutto preso dallo sforzo di avvicinarsi alla bottiglia.

L'indomani mattina il tg3 diede l'annuncio che Enrico xxxxx dato per disperso sul lago di Arona era stato ritrovato nel Polesine.

Probabilmente,in quella landa di ubriaconi storici, Henry si sarebbe trovato meglio, pensò Akakj Simic, cercando di soffocare il senso di colpa per l'infausto destino a cui aveva abbandonato l'amico, ora tuttavia,aveva ciò che gli serviva e tanto gli bastava, bisognava solo dare una veste credibile al tutto e portare la buffonata fino alla fine.

''Solo che i cappotti sono troppo grossi per i cani,non so se se la beve...'' disse Simic mentre teneva in mano il chihuahua,girandolo varie volte e soppesandolo come se fosse un oggetto inanimato,e guardandolo chiedendosi perchè ci fosse gente disposta a spendere centinaia di euro per quel coso senza nessun senso.

''No'',disse,Ravi,''stai partendo con il piede sbagliato'',''tu devi buttarla sull'animalismo,e anche se sarà una stronzata supercolossale e vedrai che lei sarà contenta''.

''Prova a dire,che è una cosa organizzata da quelli di Green Hill, per riutilizzare le pellicce usate per i poveri animali abbandonati''

Akakj Simic,meditò un attimo,poi prese un cartone,prese un pennarello e scrisse a caratteri cubitali:

''RESTITUIAMO IL PELO DEGLI ANIMALI AGLI ANIMALI-

firmato:COMITATO PER GREEN HILL LIBERA''

''Secondo te ha senso, Ravi?''

''No,non ne ha nessuno,ED E' PER QUESTO CHE E' PERFETTO''

''Dici?''

''Sì devi solo sforzarti di non riderle in faccia, e poi è perfetto,vedrai, farai persino un figurone''

''Ma a me non viene da ridere, solo da piangere'' disse Akakj Simic,che nel frattempo aveva ribaltato il Chihuahua come se fosse non un cane,ma un cubo,di Rubik,capire cosa ci trovassero in quell'affare era un vero rompicapo, eppure era adoratissimo.

Prepararono le cucce e misero i cani nei cappotti, poi visto che non ci volevano stare, furono tutti sistemati con la medicina che aveva provato il loro padrone,e a differenza di lui si addormentarono rapidamente.

Furono sistemati come meglio potevano, perchè la cosa sembrasse il più possibile credibile,ma ad Akakj la cosa continuava a sembrare troppo assurda.

Quando le donne annunciarono di essere arrivate Akakj trasalì: ''che figura di merda,che figura di merda!'' penso tra sè.

La ragazza guardò Akakj poi guardò la scritta a caratteri cubitali, poi i cani dormienti nei cappotti di Gucci...

''Merda ora si incazza!'' pensò Akakj e chiuse gli occhi,pronto a sentirsi riempire di nomi.

''Uahu non sapevo che tu fossi nel comitato di Green Hill...''

Se l'era bevuta.

Akakj riaprì gli occhi incredulo.

Mentre riapriva gli occhi ebbe di nuovo la stessa sensazione che quella NON FOSSE LA REALTA',MA UN FILM.

Guardò la ragazza quasi un pò allucinato, poi si chiese come aveva fatto a innamorarsi di lei, era completamente senza senso.

Poi guardò il chihuahua e si rese conto che il mondo era pieno di cose e persone senza senso, e forse era questa la ragione per cui piacevano.

Ravi provò a rispondere al posto suo:

''si noi siamo del comitato per la liberazione di Green Hill'', Ravi era sufficientemente freak da risultare credibile, la collana brasiliana,la barba lunga, lo zainetto e il cappellino che gli davano un aspetto in stile Raoul Castro, lo rendevano sufficientemente credibile per quella parte.

La ragazza si rivolse nuove ad Akakj Simic:

''Perchè non me l'hai mai detto?''

Akakj provò a giustificarsi:

''eh,sai sono una persona riservata, io mi vergogno a parlare delle mie cose''

''Ma a xxxxxx puoi dire la verità ,Akakj lo sai,con me ti puoi confidare...''

''Certo '' pensò Akakj ''così mi sputi in un occhio...''

Insomma la ragazza era al colmo della gioia e Akakj fece un figurone, che gli fece acquistare dei punti presso di lei.

Le donne se ne andarono, promettendo che avrebbero comprato personalmente almeno un'altra decina di cappotti firmati, perchè quelli che usavano adesso erano un pò usati,e i cagnolini si meritavano di più.



Quel giorno Akakj tornò a casa,contento e confuso.

Contento,perchè aveva salvato la faccia e anzi contrariamente alle sue aspettative aveva fatto il figurone,confuso,perchè aveva mentito in modo spudorato e lui non era abituato a quel genere di cose.

Passarono alcuni giorni e Fabio,gli telefonò:

''Uno dei cappotti è stato venduto'',se vieni a casa mia ti dò i soldi.

Mentre arrivava a xxxxxx,si chiese come avrebbe speso quei soldi,così piovuti dal cielo,e si diede la risposta.

Fabio prese il denaro, tanti bei centoni verdoni,e fece per darglielo,ma quando Akakj provò a prenderlo Fabio lo ritirò:

''Non così,devi mettere le mani a mò di comunione,io ti dò i soldi,e tu dici a me:Fabio,io,ho imparato la lezione''

''Qual'è la nuova corsa all'oro,la nuova New economy?

''Lo sconforto, la depressione'', rispose gelido Akakj egli in quel momento ne sembrava davvero,la prova vivente...

Allora Fabio prese il denaro lo innalzò al cielo e glielo mise nelle mani,a mò di comunione blasfema, perchè Fabio aveva un gusto particolare nel fare questo genere di cose blasfeme.

''Qual è il tuo unico Dio,Akakj? rispondi,bene...''

''Quello che ti dovresti sbrigare a darmi perchè ho fretta e sono stufo delle tue cerimonie''

''Bravo Akakj ecco il tuo nuovo Dio, è un padrone esigente, ma sa come ricompensarti'',e con questa frase prese il denaro e glielo chiuse fra le mani.

''A proposito'', sorrise maligno il filosofo,''perchè hai fretta,Akakj?''

''Non sono cose che ti riguardano'', lo liquidò Akakj.

''Bravo Akakj devi sperimentarlo in prima persona,che il denaro rende liberi''.

Akakj accarezzava i centoni verde fruscianti e sembrava come elettrizzato, cambiato da quella materia malefica.

Mise la macchina in moto, e accese il riscaldamento,la pioggia non accennava a diminuire e se avesse continuato così tutta la pianura padana sarebbe stata inondata.

In quel momento arrivò la telefonata,era xxxxxx,la ragazza,Akakj Simic rispose quasi scazzato.

''Sì,che c'è?''

''C'è che sei un morto di fame''

In altri momenti Akakj sarebbe scoppiato a piangere dinanzi a quella candida rivelazione,ora invece si limitò a rispondere:

''Bhe si certo,hai scoperto l'America, brava...''

'I cappotti,l'ho visto adesso,sono tutti in vendita su e-bay,tu sei proprio un morto di fame,e io che pensavo di fare del bene a ...''

Akakj la interruppe in modo brusco:

''Io sono un morto di fame e tu sei una cretina ricca viziata morta di sonno,perchè solo una cretina come te poteva bersi quelle palle.''

xxxxxxx ebbe un attimo silenzioso di sorpresa,non se le aspettava quelle parole da Akakj,non gli sembrava neanche lui,appena ebbe modo di organizzare nel suo cervello che Akakj per la prima volta nella sua vita l'aveva presa per il culo e per giunta insultata,divenne isterica e incominciò a rifilargli una serie di nomi urlando nel telefono all'inverosimile.

Akakj staccò il telefono e accese il tergicristallo perchè il diluvio stava peggiorando e non si vedeva nulla,a scusarsi ci avrebbe pensato poi,ma ora no.

Ora no, il denaro, padrone che aveva servito per la prima volta nella sua volta, gli aveva graziosamente concesso un giorno di libertà.

Ad attenderlo al fondo della strada c'era un troione di tutto rispetto,Akakj sapeva che ora poteva sfogarsi, libero tranquillo e soprattutto questa volta,subito,senza inutili attese,e rompimenti di coglioni, potere,e magia del denaro che aveva in mano.

La prostituta era su dei tacchi vertiginosi,scosciata,e in mezzo alle pozzanghere, con il suo ombrellino blu,sembrava un essere anfibio,

quei tacchi più che accendere la miccia dell'eros dei passanti,sembravano soltanto un inevitabile escamotage per non bagnarsi dato che l'acqua formava uno strato di vari centimetri sul'asfalto.

''Quanto vuoi?''

''100 euro''

''Va bhe ci hai provato...50 e sali sopra.''

Salì.

La prostituta aveva visto il viso di Akakj Simic,e aveva pensato che lui non era il tipo che faceva spesso quel genere di cose,e ci aveva visto giusto,e così aveva provato a spennarlo,ma Akakj pareva diverso e non gli andava di farsi trattare da babbeo.

Ad Akakj pareva di avere imparato qualcosa di fondamentale e nuovo che gli faceva vedere le cose in un altra luce.

Mentre passava guardava monte pattume,la discarica tra Borgaro e Falchera,così soprannominata per la sua altezza vertiginosa, illuminato spettralmente dai fuochi fatui,rilucevano tenui danzando sotto la pioggia, maleodoranti esalazioni dei gas di putrefazione...

e ora non gli pareva più di vedere,monte pattume,il simbolo della città ''peggiore'' e di tutte le sue tristezze e infelicità,no,quello non era monte pattume,era l'eldorado,il nuovo eldorado inesplorato delle oceaniche infelicità di quella città.