giovedì 17 ottobre 2019

Allah Akbar

Gli elicotteri si alzarono in una sontuosa danza di morte.
Le pale fendevano la notte e mentre le stelle ruotavano nel cielo e Venere il portatore di luce faceva la sua comparsa, loro avanzavano in un moto fluido e continuo.
Dalle ceneri della terra bruciata gli occhi di un bambino contemplavano lo spettacolo della guerra, il teatro che ha per attore protagonista la morte.
I ponti andavano abbattuti le case rasate al suolo, ma a tempo debito, noi siamo i buoni per il momento colpiamo ''solo il nemico''.
Tutti siamo potenziali nemici, sappilo.
E loro rubavano alla terra ogni attimo di silenzio con il loro rumore cupo e incessante.
La gente dormiva, qualche macchina tentava l'asfalto macerato, ustionato, dalle bombe.
Ora i ladri del silenzio, gli uccelli portatori di morte, gli elicotteri, si erano appostati e covavano la distruzione di qualcuno di qualcosa, no il liquido cherosene, il sangue nero che gli dava vita apparente non andava sprecato.
''Roger we have two targets''
''Roger select one only''.
Il suo destino era ad un bivio.
Per fortuna non era il suo turno, la città e l'umanità che l'abitava andava mangiata a piccoli pezzi per essere meglio digerita.
Tutto era sospeso, anche il suo destino.
Ma lui ansimava, la sua paura era anch'essa ladra del silenzio, il suo corpo sudato, ladro del gelo.
Urlo forte ''Allah Akbar'' e si mise a sparare in cielo.
Tanti piccoli puntini bianchi solcarono la notte e confusero le stelle.
''No, no che prendano me, non il bambino''.
Oggi muore un ''eroe''.
''Forse ho solo paura della vita...''...
''No''.
''Questa non è vita''.
Salì le scale del palazzo vuoto e si mise in cima attendendo il destino che si era scelto.
Ma gli elicotteri maligni, i loro occhi verdi a raggi infrarossi, avevano sete di vita vera.
Lo ignorarono.
I predatori uccidono solo i cuccioli, non chi si può difendere, non chi ha artigli di piombo e tritolo, e può graffiargli la bocca mentre stanno mangiando.
E fu la luce.
Vide un lampo.
Poi sollevarsi una solenne colonna di fuoco e una nube rosata.
Una falsa alba di morte aveva spento gli occhi del bambino e la sua cenere volteggiò per aria.
Lui vide tutto.
Si gettò in ginocchio sparò dei colpi in cielo, ma non per attirare più l'attenzione degli elicotteri, ma per uccidere quel Dio immenso che avrebbe dovuto accoglierlo.
Per uccidere quel Dio che aveva permesso questo e aveva sputato le ossa di un bambino sull'asfalto, lasciandolo divorare dai predatori di metallo.
La cenere e l'odore acre di carne bruciata si sparsero per la città.
Pianse lacrime amare, i corvi di morte avevano raggiunto il loro obbiettivo.
Aveva paura.
Nessun Dio buono c'era ad accorglierlo nel cielo nero e vuoto.
L'aveva ucciso lui.

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